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Autore: irene862    04/06/2013    1 recensioni
INTERROTTA - IN FASE DI REVISIONE
Sookie (Sara) è adottata, ancora in fasce, dai vampiri Godric ed Eric. Questa è la storia dei suoi poteri, della sua crescita (da bambina neonata a giovane ragazza 27enne) e dell'evolversi del rapporto tra i tre con la creazione di legami molto profondi.
Dal 3° Capitolo:
"Le fate, come ben saprai sono creature leggendarie ormai diffuse in tutto il mondo ma ho trovato figure mitologiche affini nei racconti medievali dell’Europa dell’est. Vi sono moltissimi miti sull’ origine di queste creature. Alcuni racconti parlano di un piccolo popolo, di fate che hanno avuto contatti con la razza umana altri racconti si riferiscono a loro chiamandoli fairies, per loro il contatto con gli umani è proibito. La durata di vita di queste creature è incredibilmente lunga, sono dotate di doti particolari legate alla creatività o doti intellettive superiori. La loro indole è buona, certo questo non per tutti gli esemplari. Caratterialmente sono vanitose ed un poco egocentriche e fortemente permalose.”
“Ma questa è Sara!” esclamò Eric colpito “Lei è vanitosa, permalosa e adora che il mondo le giri intorno! Lei è buona e allegra!”
“E incredibilmente sveglia e intelligente” gli fece eco Godric con un sorriso sereno
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric Northman, Godric, Sookie Stackhouse
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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6° Capitolo

6° Capitolo Effusioni

 

Mi inumidì le labbra e alzando il volto verso Pam, iniziai. Le raccontai tutto di Sara, certo molto brevemente, ma non tralasciai nulla: menzionai del suo arrivo, dell’ebrea che l’aveva cresciuta subito dopo la morte di sua madre, della sua infanzia con noi, dei suoi poteri, della sua natura ed infine arrivai a Gloria.

Per tutto quel tempo, Sara era rimasta in silenzio a singhiozzare pacatamente ancora abbarbicata a me. Ma quando arrivai a parlare di Gloria, la sentì stringersi maggiormente al mio petto e tentare, inutilmente, di soffocare una crisi di pianto.

Pam rimase in piedi, di fronte a noi, in completo ed assoluto silenzio sino alla fine

“Riesci a percepire anche i nostri pensieri?” le domandò

La sentì mugugnare qualcosa, in risposta, per poi muoversi e rivolgere la sua attenzione a Pam

“No, le vostre menti no” rispose asciugandosi gli occhi e facendo un respiro profondo

Penso volesse sembrare forte di fronte a Pam. In effetti, indossava ancora i vestiti di scena, quelli con cui lavorava e che non amava particolarmente preferendo decisamente abiti dai toni pastello, quindi ammisi anche a me stesso che faceva un certo effetto vestita così. Sorrisi di quel minuscolo sfoggio di determinazione e, spinto forse dall’abitudine o forse dalla sola voglia di farlo, le lasciai un bacio dolce sui capelli passandole un braccio attorno alla vita e stringendola maggiormente a me.

Pam sgranò gli occhi ma evitò di commentare. Prendendo in mano la questione e rivolgendomi direttamente a Sara dichiarai  “Prendi le tue cose. Ce ne andiamo”

“Ho solo quella borsa” rispose indicando un piccolo borsone gettato in un angolo di quel tugurio  “Sono così felice di averti trovato perché non sono riuscita a rintracciare Godric e… e non sapevo cosa fare … e ho pochi soldi perché Gloria mi ha detto di scappare subito … ed io non so dove li teneva … non sapevo dove andare perché qua non conosco nessuno”

“Non preoccuparti di questo” dissi scostandole qualche ciocca di capelli dal viso “Starai con me”

“Davvero?”

Annuì con un sorriso “Non vuoi?”

“Oh, si. Certo che voglio!” replicò ancora per poi sorridere in quel suo modo tanto speciale.

Ignorando la presenza di Pam e avvicinando i nostri volti aggiunse “Mi sei mancato tanto Eric” e alzando con lentezza esasperante una mano mi accarezzò il viso, la fronte, gli zigomi e le guance, la mascella e il collo “Sei sempre bellissimo come sempre … peccato”

“Non sei cambiato per niente…” sussurrò poi con un sorriso impertinente

“Tu si invece” replicai  “Sei molto cambiata”

La vidi sorridere raggiante  “E sono ancora bellissima?” domandò presuntuosa

“Molto di più” le sussurrai, baciandole la punta del naso

“Ok, basta con tutte queste smancerie” ci interruppe Pam sbuffando scocciata “Eric, io torno al locale”

Annuì senza smettere di fissare Sara e solo quando sentì la porta sbattere mi decisi ad alzarmi e portarla a casa con me.

 

 

 

“Ecco, puoi sistemare le tue cose in questa stanza” annunciai aprendo la porta dell’unica camera da letto

La stanza era pulita ed accogliente. Il letto era grande e sistemato al centro della stanza, con la testata a ridosso del muro. Pesanti tendaggi color vinaccia oscuravano le finestre, sbarrate comunque da imposte in ferro e persiane blindate.

“Tu dove dormi?” domandò entrando dopo di me

“Di sotto” risposi con tono neutro  “Buonanotte, Sara”

“Notte” aveva già chiuso gli occhi e sistemata sotto le coperte

 

 

 

Nemmeno venti minuti dopo me la ritrovai in camera mia. Bussò ed entrò dato che avevo lasciato accostata la porta. Si guardò attorno per molto tempo prima di parlare.

Dormivo in una piccola stanza, in pietra, residuo delle rovine di un vecchio maniero. Avevo fatto ristrutturare l’intero edificio ed ero riuscito a ricavare un piccolo vano, sotto terra. Era poco illuminato ma a me andava benissimo. Nessuna finestra solo una porta d’acciaio rinforzata a sigillare la stanza. Non avevo mobili, specchi o altro, solo dei piccoli faretti di luce collocati direttamente sopra il letto. Quest’ultimo era riccamente decorato, quasi sontuoso a differenza della stanza; la struttura era in legno e ferro di colore nero, le lenzuola bianche con coltri e cuscini color vinaccia.

“Mi piace questo posto” esordì avvicinandosi

“Anche a me”

“Ho visto il tuo locale e pensavo che la tua stanza avesse il medesimo stile” continuò lei

“Lo stile dark del Fangtasia lo ha deciso Pam … e sembra che funzioni. Per quanto mi riguarda preferisco riposare un tutt’altro ambiente”

“Mhm… si, in effetti non mi piace molto … con tutto quel nero, quei lacci, cinghie e borchie ovunque … non credo faccia per me”

“Sono d’accordo” replicai sollevandomi a sedere ed appoggiando la schiena alla morbida imbottitura che ricopriva la struttura del letto

“Cosa ci fai qui?” domandai curioso

“Ti spiace se dormo con te?”

“C’è qualcosa che non va nel tuo letto?”

La vidi scuotere la testa e abbassare lo sguardo “No, no affatto. E’ solo che … ecco preferirei non rimanere da sola … a dormire … e mi chiedevo se potessi farlo assieme a te … sai io, alcune volte … ecco quando avevo degli incubi dormivo con Gloria … e stasera vorrei ch…”

“Russi?” domandai fermando quel flusso inarrestabile e complicato di parole

Lei alzò la testa e mi guardò forse pensandoci davvero  “No, non credo”

“Molto bene, allora. Accomodati pure”

Mi regalò un altro di quei suoi sorrisoni e con una breve corsetta mi raggiunse. Il letto era molto grande tuttavia lei si accucciò vicino a me, proprio come quando era bambina.

“Non so se riuscirò a dormire però” sussurrò raccogliendosi su se stessa

Tornai a sdraiarmi e mi poggiai su un fianco, una mano a reggere la testa ed una a sfiorarle il volto

“Pensi a Gloria?”

Lei assentì col capo avvicinandosi ancora “Mi sento così triste … e colpevole … e mi vergogno”

“Perché?”

“L’ho lasciata lì … per strada … da sola” scosse ancora il capo  “Sarei dovuta rimanere con lei … n-non avrei dovuto lasciarla sola”

“Hai fatto bene, invece”

“Non si abbandonano così quelli a cui vuoi bene ed io volevo molto bene a Gloria. Ho avuto paura … e sono stata una vigliacca!” replicò lei alzandosi a sedere, in mezzo al letto, e prendendosi il viso tra le mani

“No, non lo sei. Sara, hai fatto quello che andava fatto. Scommetto che anche Gloria te lo avrebbe detto”

“Che ne sai di quello che ha detto?” sibilò tra i denti

Era arrabbiata e forse aveva solo voglia di sfogare questo suo dolore

Sorrisi e avvicinando il mio viso al suo, le soffiai  “Perché ti voleva bene… e perché è quello che avrei fatto io”

“Perché?” domandò con tono stanco ma poi con un ghigno triste, che non le avevo mai visto, aggiunse  “Ah, giusto … perché sono speciale!”

“Lo sei, Sara!”

“Smettila di chiamarmi Sara … il mio nome è Sookie”

Quella nuova rivelazione mi lasciò perplesso e lei se ne accorse dato che poco dopo aggiunse, solo a mio beneficio “Me lo ha detto mia madre, Saphira. Il mio nome è Sookie… e sembra essere un nome piuttosto importante tra le fate”

Il tono della sua voce era basso, sussurrava quasi, il suo viso triste e gli occhi inondati nuovamente di lacrime

“Non mi importa del nome che ti hanno dato i tuoi. Per me sei e rimani Sara … la mia Sara” le soffiai sulle labbra chinandomi a baciarle una guancia

“Perché non posso essere normale come tutti gli altri?”

“La normalità è sopravvalutata” replicai  “Preferisco di gran lunga essere ciò che sono piuttosto che essere umano”

“Un tempo, però, lo eri anche tu… io invece sono sempre stata strana … e diversa”

Mi avvicinai di nuovo a lei e questa volta l’abbracciai e la strinsi con forza baciandole il collo

“Niente e nessuno a questo mondo è solo normale, Sara … siamo tutti qualcos’altro oltre a noi stessi”

“Vorrei solo poter smettere di sentire tutto quello che sento e fare quello che faccio. Sono così spaventata … e a volte ho quasi paura di me stessa!”

Tornai a sdraiarmi a letto e la portai con me

“Ora ci sono io, penserò io a te. Chiudi gli occhi e dormi”

“Non voglio dormire … non sono stanca” mugugnò in risposta per poi sbadigliare subito dopo. Diceva lo stesso quando io o Godric la mettevamo a dormire, da bambina.

Sorrisi “Ma certo” coprendola con l’unico lenzuolo “Smetti di parlare, spegni il cervello”

“Mi sei mancato così tanto” sussurrò ancora sollevando a fatica le palpebre per richiuderle subito dopo

“Tu per nulla”

“Bugiardo!” ridacchiò poi si mise su un fianco, dandomi le spalle  “Ti sono mancata anche io, Eric” mi prese una mano e se la portò vicino al petto 

Avevo un braccio attorno alla sua vita, la sua schiena premuta al mio petto e le sue gambe sfioravano le mie. I suoi capelli biondi andarono ad unirsi e confondersi con i miei mentre un sorriso sereno si faceva largo sulle mie labbra.

Decisamente si … mi era mancata molto anche lei!

“Sogni d’oro” sussurrammo entrambi nello stesso momento

  
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