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Autore: Marti Lestrange    07/06/2013    4 recensioni
[STORIA SOSPESA]
1° settembre 2022: inizia un nuovo anno scolastico alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Un anno che sconvolgerà parecchi equilibri, e parecchie vite, riportando a galla incomprensioni, antipatie, malcontenti, gelosie e amori vecchi e nuovi, mentre qualcuno trama segretamente nell'ombra per alimentare litigi e misunderstandings. Intanto, sembra che sia stato escogitato un "complotto" per gettare "qualcuno" nel fango... riuscirà a rialzarsi e a dimostrare la sua innocenza?
{Dal testo:
« La pagheranno, lui e Scamandro e tutti i loro amici Serpeverde dei miei stivali » sussurrò Lucy.
Albus la guardò. A volte sua cugina sapeva spaventarlo.
Le sorrise. Annuì. }
Genere: Generale, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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CAPITOLO 3

SCORPIUS IN REAL LIFE

 

 

 

My pride, my ego, my needs and my selfish ways
Caused a good strong woman like you to walk out my life
Now I never, never get to clean up the mess I made
And it haunts me every time I close my eyes.”

 

 

 

 

~ Sabato 3 settembre 2022 – Hogwarts

« Octavia, aspetta! »
« Octavia! »
Scorpius procedette lungo il corridoio scarsamente illuminato, i passi che risuonavano sulla pietra fredda. Octavia era solo una macchia indistinta nelle ombre che lo precedevano. Solo il fermaglio che portava nei capelli ne indicava la presenza poco più avanti. Il rumore dei suoi passi era fievole, come se galleggiasse sospesa a mezz’aria.
All’improvviso, un tonfo sordo spezzò l’immobilità dello scalone di marmo che conduceva ai piani inferiori e Scorpius raggiunse un’Octavia mezza sconvolta, seduta sullo scalino più basso, proprio di fronte al salone d’ingresso. Si teneva una caviglia, come se fosse scivolata, e l’altra mano era poggiata sulla fronte, la schiena china sulle ginocchia.
« Ti sei fatta male? » le chiese Scorpius raggiungendola e chinandosi accanto a lei, una mano sulla schiena.
Octavia sobbalzò, come se l’avesse appena punta un’Acromantula, e guardò Scorpius con gli occhi spalancati. Era sconvolta.
« Non toccarmi! » esclamò scansando la mano di lui. « Vattene via! »
« Ti accompagno a letto, Octavia, ti sei fatta male e sei sconvolta » insisté il ragazzo.
« Ti ho detto di andartene, capito? » continuò Octavia alzandosi in piedi e fronteggiandolo. La sua voce riecheggiava per tutta la sala, andando a rimbalzare come un’eco sulle pareti di pietra del castello.
« È per il bacio di Rosalie? » chiese Scorpius cauto. Non ne era sicuro. Con Octavia non era mai sicuro di nulla. Si pentì all’istante di averglielo chiesto. Il viso di lei si contrasse e una strana espressione di rabbia mista a dolore le increspò le labbra. Come una bimba piangente e capricciosa. Solo che non c’era niente di infantile, niente di rarefatto e affettato. I sentimenti di Octavia straripavano fuori dalla sua anima impetuosi e violenti, e lei non sembrava minimamente in grado di tenerli a bada. E nemmeno voleva.
« Octavia, io- » lei non lo lasciò finire, perché gli si avventò contro e, per la sorpresa, Scorpius scivolò all’indietro, aggrappandosi al corrimano della scala.
« Sei uno stupido! Uno stupido, capito? »
Ormai Octavia stava gridando, e Scorpius era immobile e sconvolto, incapace di replicare. Non l’aveva mai vista così fuori di sé. Gli tempestava il petto di pugni e nemmeno si era accorta di quanto in realtà fossero vicini, il corpo di lei addosso al suo, la fronte a pochi centimetri dalle sue labbra. Scorpius riusciva ancora a sentire il dolce profumo di Octavia, un misto di rose e vaniglia che lo faceva impazzire.
Fu quando lei perse definitivamente il controllo e gli assestò uno schiaffo in piena faccia che Scorpius decise di prendere in mano la situazione e reagire. La afferrò tenendola ferma per i polsi e cercò di immobilizzarla, inchiodandola contro il muro.
« Sei impazzita, per caso? » esclamò, furibondo. « Che ti è preso, si può sapere? »
« Non capisci niente, Malfoy! Dannato te! Non ci arrivi, eh? » replicò lei, il suo viso così vicino, le sue labbra così piene e rosse, le guance infuocate, i capelli sconvolti. Era bellissima.
« Cosa dovrei capire, Octavia? Insomma, quel bacio non era niente, perché fai così? » continuò lui. « Perché non parli chiaro, per una volta? »
« Parlare chiaro? E tu? Baci la mia migliore amica, lei praticamente ti si struscia addosso, alla mia festa, e non capisco perché tu l’abbia incoraggiata, sei un idiota! »
« Smettila di insultarmi, capito? Non ho incoraggiato proprio nessuno, chiaro? E poi, il problema è solo che ti ho fatto fare brutta figura davanti a tutti, eh? Cosa speravi, di esibirmi come un trofeo e tenermi al guinzaglio, Octavia? Speravi che, stando con me, avresti avuto un elfo domestico invece che un fidanzato? Smettila, non puoi tenere tutto sotto controllo, per Salazar! »
Scorpius non aveva mai perso il controllo a quel modo. Non aveva mai invaso Octavia di parole dure e mezzi rimproveri, non si era mai arrabbiato con lei, non per davvero.
Octavia smise di dimenarsi e lo guardò. Nei suoi occhi si leggeva un nuovo dolore, forse una delusione, o lo spegnersi di una luce, il lento dissolversi di un miraggio per lungo tempo anelato. Abbassò le mani e Scorpius la lasciò andare. Aveva il fiatone, ed era assolutamente incapace di aggiungere alcunché, almeno fino a quando Octavia non avesse replicato.
« È questo che pensi di me? » gli chiese allora lei alzando gli occhi su di lui. « Pensi che io ti voglia solo perché sei il famoso Scorpius Malfoy, Cercatore e spezza cuori? Davvero pensi che io sia così subdola… così… così vuota? »
« Octavia… » cominciò lui.
Lo schiaffo lo raggiunse rapido e veloce.
« Ti odio, Malfoy! » esclamò lei. « Ti odio! »
Così dicendo, svicolò dalla presa di Scorpius e corse via, diretta verso i sotterranei.
Scorpius rimase lì, a fissare la parete di fronte, una mano sulla guancia arrossata e dolorante, l’altra stretta a pugno lungo il fianco, impotente. Ecco come si sentiva: impotente. E stupido. Ed era un codardo. Un codardo, sì: era riuscito a far scappare via la parte di se stesso che amava di più al mondo, solo perché non era stato capace di trattenerla. Solo perché aveva paura.

 

~

 

 

~ Domenica 4 settembre 2022 – Hogwarts, Sala Grande

Cassandra Zabini si versò una tazza di caffè fumante e sbadigliò vistosamente. Era strano, trovare il caffè all’ora di pranzo. Molto probabilmente gli elfi domestici giù nelle cucine sapevano che il dormitorio di Serpeverde si sarebbe svegliato in massa solo per le ore dodici - per essere ottimisti.
La festa della sera prima aveva portato parecchio scompiglio e la maggior parte dei presenti era andato a letto per le due di notte, trascinandosi fino ai sotterranei senza la minima voglia di dormire. Cassandra, dal canto suo, aveva bevuto un paio di bicchieri, uno dei quali corretto da Agnes Montague in persona – l’anima di ogni party – e aveva ballato tantissimo, prima con Trevor¹, poi con Lorcan e altri amici. Aveva anche improvvisato un ballo con Ophelia Nott, prima che suo fratello Trevor la portasse a letto di peso, mezza brilla e delirante. Anche Ryan e Owen avevano dato il meglio di loro stessi. Owen aveva addirittura ballato con lei, da bravo fratello maggiore, per lo stupore di tutti i presenti. Owen Zabini non ballava mai, alle feste, si limitava ad osservare.
Quello che era successo tra Octavia e Scorpius aveva destabilizzato tutti. Octavia era corsa via, evidentemente sconvolta dopo il sorprendente bacio di Rosalie Greengrass a Scorpius, bacio che nessuno si sarebbe mai immaginato e aspettato. Rosalie non sembrava aver mai manifestato interesse per Scorpius Malfoy, prima di quel momento. E nemmeno Scorpius, nonostante Rosalie fosse a tutti gli effetti molto bella e desiderabile. Cassandra non conosceva Scorpius tanto quanto conosceva Lorcan, ma poteva asserire con sicurezza che la cosa aveva colto alla sprovvista anche lui. Era scappato dietro a Octavia, per poi rientrare dopo mezzora, visibilmente alterato e livido. Non aveva voluto parlare con nessuno, nemmeno con Lorcan, e aveva rivolto a Rosalie uno sguardo di fuoco. La ragazza, dal canto suo, aveva girato sui tacchi e aveva lasciato la stanza, probabilmente per tornarsene in sala comune. La canzone che Evan² aveva messo intanto era ricominciata da capo e nessuno sembrava essersene accorto. Evan stesso era pietrificato, immobile dietro la postazione musicale.
“Basta starvene lì immobili a bocca aperta, la festa continua”, aveva gridato Ryan Pucey per ristabilire l’ordine. E così, qualcuno aveva sostituito la musica dei Rolling Cauldrons con quella di Lady Witch³, molto più moderna e “ballabile”, e gli altri si erano immediatamente scatenati nella danza.
Agnes li aveva raggiunti, barcollando leggermente, e chiedendo notizie di sua sorella. Era poi uscita, scansando Scorpius che le diceva di lasciarla stare, ed era scomparsa. Cassandra non riusciva a smettere di fissare Trevor, in piedi di fronte a lei, sconvolta. Lui le aveva cinto le spalle con un braccio – come faceva sempre quando era scossa per qualcosa – e le aveva riempito di nuovo il bicchiere, questa volta senza nulla di alcolico all’interno. La festa era ripresa, ma tutto sembrava rarefatto e finto, dopo quello che era successo. Nessuno di loro si era più divertito, non davvero.
« Buongiorno » sussurrò una voce alle sue spalle, riscuotendola dai suoi pensieri sulla festa. Cassandra si voltò e si trovò di fronte Trevor Nott, alto nei suoi jeans e nella sua camicia azzurra, in un perfetto stile informale da fine settimana. I suoi capelli scuri erano spettinati, come se si fosse appena alzato dal letto, e le guance erano colorate da un velo di barba. I suoi occhi però lampeggiarono per un istante, mentre le rivolgeva un sorriso. Trevor era sempre stato un buon amico, si erano trovati in sintonia fin dal primo giorno a Hogwarts. La capiva al volo e sapeva sempre quando era meglio tacere, con lei, e quando consolarla o rimproverarla. Con Trevor si sentiva come a casa. Un po’ come con Lorcan, anche se forse non proprio uguale.
« Ciao » lo salutò sorridendogli e osservandolo mentre prendeva posto al suo fianco e si passava le mani tra i capelli e sul viso stanco. « Hai dormito male? »
« Non riuscivo a prendere sonno » rispose lui guardandola. « Mi sono addormentato per poi svegliarmi subito dopo e scoprire che era già mezzogiorno, così mi sono imposto di alzarmi, vestirmi e scendere a mangiare qualcosa. E avevo voglia di vedere se ci saresti stata anche tu. »
Un’altra ragazza avrebbe potuto interpretare le parole di Trevor come un implicito riferimento ad un qualche strano sentimento che provava per lei, un interesse latente che covava sotto la superficie, o un tentativo di dimostrarglielo. Invece Cassandra sapeva bene che non era niente di tutto questo. Trevor e lei erano amici, e le bastava. E poi non era la classica ragazza da vaneggiare per qualche moina o emozionarsi per un sorriso sghembo in stile “bello e tenebroso”.
« Sai che mi alzo sempre presto » disse lei sorseggiando il suo caffè.
« Anche quando festeggiamo, lo so » rise lui togliendosi un ciuffo di capelli ribelli dalla fronte.
« Insomma, dai, sembra che io mi alzi prima che canti il gallo » rise anche lei posando la tazza. « Io ho dormito come un ghiro, invece. Mi spiace darti questa notizia. »
Trevor rise, e il suo sorriso perfetto illuminava la sala. Un paio di ragazzine del primo anno si girarono a guardarlo, evidentemente ammirate. Cassandra lanciò loro un’occhiata svogliata prima di tornare a guardare Trevor.
« Come sta Octavia? » chiese lui assaggiando dell’uovo strapazzato.
« Non lo so, veramente. Ieri sera, quando sono rientrata, sia le tende di Octavia sia quelle di Rosalie erano tirate. E stamattina solo il letto di Rosalie era vuoto. Octavia dormiva ancora, e ho preferito non disturbarla. Sai quanto sia intrattabile quando è sconvolta o triste per qualcosa. »
« Ricordo bene la scenata del Natale scorso, sì » rispose Trevor alzando le mani. « Della serie: si salvi chi può dalla furia di Octavia Montague. »
Il Natale dell’anno prima, Octavia aveva organizzato la sua prima festa di Capodanno a casa sua, visto che i suoi genitori erano partiti per l’Italia. Era andato tutto storto quando Agnes era comparsa a sorpresa, ubriaca e in compagnia di due ragazzi sconosciuti. Octavia aveva dato di matto, urlandole contro di averle voluto rovinare la festa. Agnes se n’era andata ridendo e Octavia aveva concluso la serata singhiozzando sul divano, la testa in grembo a Rosalie e Scorpius seduto ai suoi piedi. Eccoli lì, Rosalie e Scorpius. Cassandra li ricordava sempre pronti ad aiutare la loro comune amica Octavia, soprattutto perché la conoscevano entrambi da quando erano piccoli. Tutti loro si conoscevano da sempre, facendo parte del solito giro di famiglie Purosangue e Serpeverde, le solite da secoli.
« Octavia è fatta così, è estrema nei suoi sentimenti » disse Cassandra per spezzare una lancia a favore della sua amica. « Questa volta mi preoccupa, però. Non immaginavo che la cotta per Scorpius fosse così radicata e profonda, davvero. »
« Nemmeno io » aggiunse una voce alle loro spalle.
Rosalie Greengrass torreggiava su di loro, alta e bellissima, anche se indossava solo un paio di pantaloni e un maglioncino verde scuro e sembrava fosse appena rientrata da una seduta di volo intensivo sulla scopa.
Cassandra la guardò abbassare gli occhi e rialzarli su di lei, in silenzio. Un’espressione contrita le oscurava il volto. Si torceva le mani in grembo, visibilmente agitata.
« Dove sei stata? Stamattina non eri a letto » disse invece Cassandra.
« Sono uscita presto, per pensare » rispose Rosalie sospirando. « Ti prego, Cass, devi credermi quando ti dico che non immaginavo. »
« Non sono io a doverti credere » disse scuotendo la testa. « È Octavia. »
Rosalie sospirò nuovamente e si guardò attorno, forse alla ricerca della sua amica, ben sapendo che non l’avrebbe trovata. Non c’era traccia nemmeno di Scorpius, quel giorno. Sembravano tutti spariti dal pianeta.
« Hey, voi! » esclamò una vivace Ophelia piombando loro addosso. Fece leggermente barcollare Rosalie, alla quale lanciò un’occhiata stranita, quasi non la riconoscesse, così vestita in modo sobrio, e poi si lanciò verso suo fratello Trevor, sommergendolo nel suo abbraccio e scoccandogli un sonoro bacio sulla guancia.
« Oph! » esclamò lui. « Sei già sveglia, sorellina? »
Trevor era parecchio protettivo nei confronti di sua sorella Ophelia, nonostante dei due fosse lei la più grande. Era strano, ma bello. La stessa cosa si poteva dire di lei e Owen.
« Certo » rispose lei ridendo. « Ciao, Cass, come va? » aggiunse rivolgendosi alla ragazza. Quest’ultima le sorrise, annuendo e scrollando le spalle. « Non c’è male. »
Ophelia fece scorrere lo sguardo da Cassandra a Rosalie e ritorno, prima che Trevor le sussurrasse che non era proprio il momento. La ragazza si alzò, sollevò le braccia e bofonchiò un «ops, scusate », prima di allontanarsi e raggiungere Xavier, che l’aspettava lì vicino.
Trevor scosse la testa in silenzio, mentre Rosalie si sedette di fronte a loro dall’altra parte del tavolo di Serpeverde.
« Sentite, ho fatto una cavolata, lo so » cominciò. « È che… ho fatto tutto per… » esitò « per far ingelosire una persona, ecco. »
Cassandra la fissò, sconvolta.
« Per far ingelosire una persona? » ripeté. « Per Salazar, Rosalie! Hai fatto soffrire da cani Octavia, solo per un stupido gioco di gelosie, te ne rendi conto? E sentiamo, chi sarebbe il fortunato? »
Rosalie lanciò un’occhiata a Trevor e Cassandra per un momento temette potesse trattarsi proprio di lui. Non rifletté sulla fitta che le aveva preso lo stomaco al pensiero. Ci avrebbe pensato poi.
La sua amica abbassò lo sguardo e poi lo rialzò su di lei. « Evan. »
Cassandra per poco non cadde dalla panca.
« Evan? » esclamò. « Quell’Evan? Evan Rosier? »
« Evan? » esclamò anche Trevor, lo sguardo fisso, sconvolto. « Tu ed Evan… » non finì la frase e per un momento la fitta attanagliò nuovamente Cassandra. Sembrava quasi che Trevor ci fosse rimasto male. No, impossibile. Era solo sconvolto quanto lei, soprattutto perché si trattava del suo migliore amico.
« Teniamo la cosa segreta » sussurrò Rosalie chinandosi verso di loro sul tavolo. « Mia madre non approverebbe, sapete com’è fatta. E nemmeno Octavia approverebbe. Non fa che criticare Evan per il suo comportamento e i suoi modi, ma insomma, ci amiamo, è così sbagliato? »
Cassandra scosse la testa. « No, non lo è. È sbagliato quello che hai fatto, Rosalie. E poi perché non ce l’hai detto? »
« Non sarei riuscita a mantenere il segreto troppo a lungo, in ogni caso. Presto o tardi ve lo avrei detto. È solo che ho visto Evan flirtare con una ragazza, l’altro giorno, e mi è andato il sangue al cervello. Ieri sera ho agito d’impulso. Scorpius era accanto a me, faceva al caso mio, e poi è bello e sembrava un potenziale rivale per Evan, e così l’ho baciato. Non sapevo che per Octavia costituisse molto di più che una semplice cotta. Insomma, non ci hai mai raccontato nulla. »
« Sai com’è fatta Octavia. Non rivela mai troppo, sta’ agli altri capire e leggere tra le righe. »
Rosalie annuì. « Mi sento uno schifo, Cass. L’ho combinata grossa e non so se Octavia riuscirà mai a perdonarmi. »
« Provi qualcosa per Scorpius? » le chiese Cassandra senza tanti giri di parole.
L’altra scosse decisa la testa. « Assolutamente no. Cioè, è un buon amico, gli voglio bene, ma amo Evan, con il quale tra l’altro dovrò anche chiarire le cose. Lo avete visto? »
« Dormiva ancora » rispose Trevor. « Se vuoi però il dormitorio è vuoto, c’è rimasto solo lui. Raggiungilo e parlate. »
Rosalie gli sorrise e si alzò. Poi si rivolse a Cassandra. « Mi dispiace tanto, davvero. »
Così dicendo si allontanò per poi uscire dalla Sala Grande. Cassandra la guardò andare via, senza aggiungere altro.

 

~

 

 

~ Domenica 4 settembre 2022 – Sala comune di Grifondoro

« Finta Wronski. »
La sala comune di Grifondoro era tranquilla, a quell’ora del giorno. Tutti gli studenti erano fuori, nel parco, a godersi quella domenica pomeriggio di sole, l’ultima libera prima dell’inizio vero e proprio del nuovo anno scolastico.
Alexander stava cercando Dominique Weasley e sapeva che l’avrebbe trovata nella sala comune, già seduta a fare i compiti. Quell’anno avrebbe affrontato i MAGO e, a differenza dei suoi compagni – James e Ava, passando per sua cugina Roxanne – aveva preso di petto l’inizio dell’anno, com’era sua abitudine.
Alex la trovò circondata da fogli di pergamena sui quali aveva tracciato diagrammi e schemi e aveva schizzato disegni di qualche strano animale studiato a Cura delle Creature Magiche. Se ne stava seduta ad un tavolo accanto alla finestra aperta, che regalava l’armonica visione del prato verde, dolcemente digradante verso la Foresta Proibita, del lago nero e di nutriti gruppetti di studenti impegnati ad oziare e prendere il sole.
Alex si chiese perché Dominique non volesse godere di quella giornata, ma poi si rispose da solo: Dominique era fatta così, era sempre stata una studentessa diligente e attenta e preparata, pur non essendo una secchiona o un topo da biblioteca. Organizzava ogni dettaglio della sua carriera scolastica – e della sua vita – con un atteggiamento pratico e razionale, nonostante a volte risultasse essere la persona più fantasiosa e sognatrice del mondo. Alex la conosceva bene e nutriva per lei un affetto sincero e profondo, che lo spingeva a proteggerla e difenderla come una sorella. Infatti la stava cercando proprio per parlarle di Benjamin Corner e di una relazione che giudicava rischiosa e controproducente.
Dominique, forse percependo il suo sguardo, alzò gli occhi da un foglio, e il suo sguardo si illuminò, non appena lo vide. Gli sorrise.
Era sempre stata bella, Dominique: capelli lunghi e biondi, occhi azzurri e un sorriso solare e incantevole. I geni Veela ereditati dalla madre Fleur – e quindi da qualche lontana antenata – avevano aiutato, senza dubbio, ma Dominique sapeva essere assolutamente adorabile e dolce di suo, senza rivendicazioni genetiche.
« Hey » lo salutò lei. « Che ci fai qui? Pensavo fossi nel parco con gli altri. »
Alex prese posto sul divano accanto alla sedia di lei e le fece cenno di raggiungerlo. Dominique poggiò la piuma d’oca che stringeva in mano sul tavolo e gli si sedette accanto. Indossava un semplice paio di jeans corti alla caviglia, scarpe da tennis rosa e un leggero maglioncino di cotone della stessa tinta, ma Alex la trovò lo stesso incantevole, come al solito.
« Ti stavo cercando, a dire il vero » rispose lui.
Gli occhi di Dominique si spalancarono per la sorpresa. « Mi stavi cercando? E perché? »
« Volevo parlarti di una cosa. »
Dominique si sistemò meglio sul divano mezzo sfondato dalla fodera rossa scolorita, che aveva visto passare generazioni di studenti, anche i loro genitori.
« C’è qualcosa che non va, Alex? » gli chiese lei, la voce leggermente incrinata.
« No, no, sta’ tranquilla » la rassicurò lui mettendole una mano sul braccio. Il maglione rosa era morbido al tocco, e Alex riusciva a percepire un tenue profumo di fiori nell’aria.
La ragazza annuì, continuando a guardarlo, in attesa. Alex fece un respiro profondo, prendendo coraggio. Non che avesse bisogno di coraggio, per affrontare Dominique: sapeva leggerla come un libro aperto, e poteva dirle tutto.
« Si tratta di Benjamin » cominciò. « Lo so che adesso ti sembra tutto perfetto e fantastico e il tuo entusiasmo è a mille, ma lo conosco. So come si comporta con le ragazze: le seduce, ci sta insieme per un po’ facendo loro credere di amarle e poi le scariche bellamente, senza nemmeno preoccuparsi delle conseguenze. E sento le sue battutacce, quando dividiamo lo spogliatoio durante le partite. Non è un bell’elemento, Domi. »
Alex tacque, mentre Dominique abbassava lo sguardo e si torceva le mani in grembo. Passò un attimo di silenzio, fra loro, un attimo nel quale Alex temette davvero di averla ferita o, peggio ancora, di averla fatta arrabbiare. Si aspettava quindi di vederla alzarsi, indignata, e gridargli addosso di smetterla di offenderla e di trattarla come una bambina, che sapeva benissimo “difendersi” da sola. Si aspettava di aver rovinato tutto.
Invece lei alzò di nuovo lo sguardo su di lui e gli sorrise. Gli poggiò una mano sulle sue. Era calda e sapeva di rassicurazione e amicizia e affetto.
« Sei un tesoro, Alex, davvero » cominciò lei. La sua voce era tranquilla, quindi non era arrabbiata?
« Ma…? » replicò lui, in attesa.
« Ma non c’è bisogno che tu ti preoccupi per me, sul serio » rispose Dominique. « Conosco tutte le voci che girano su Ben. Non me ne importa. Mi importa solo di come lui si comporta con me, di quello che prova, e di quello che provo io. Il resto non ha importanza. Non per me. »
« Per te, ma ne ha per me, invece » replicò Alex alzando la voce. La sala comune era deserta: anche i primini avevano disertato quella pace per il parco e il sole. « Ha importanza perché non voglio vederti soffrire, quando ti scaricherà come ha fatto con tutte le altre. »
A quel punto, un’altra ragazza si sarebbe arrabbiata davvero. Alex aveva appena detto a Dominique che, senza ombra di dubbio, Benjamin l’avrebbe scaricata, e tanti saluti. Non le aveva propriamente detto una bella cosa, se ne rendeva conto, ma Dominique sembrò non farci nemmeno caso.
« Non puoi sempre proteggermi, Alexander » gli disse con dolcezza, carezzandogli un braccio. « Lo so che ti preoccupi, anche Louis ha bofonchiato una cosa simile, ieri a cena, anche se non ho ben capito il suo pensiero, ma penso che abbia voluto dirmi di starci attenta. E io ci sto attenta, non dovete preoccuparvi. »
Alex scosse la testa. « Sei testarda, Domi. Finirai per soffrire, lo sai, vero? »
Lei scosse la testa, distogliendo lo sguardo e vagando fuori dalla finestra aperta, nel parco soleggiato. Poi ripuntò gli occhi azzurri su di lui.
« Tutti voi pensate che io sia innamorata o cose simili, lo capisco, ma non è così. Sto bene con Ben, e non importa quanto durerà. Per adesso mi va bene così. »
Alex annuì. Non era convinto. Per niente. Dominique era dolce, incantevole, fantastica e adorabile, e Ben era… beh, un maiale. Avrebbe tanto voluto sbagliarsi, davvero. Anche se, la prospettiva di vedere Domi e Benjamin Corner felicemente sposati e con dei pargoletti, in un futuro prossimo, lo spingeva a sperare in una pronta rottura tra i due. Un groppo indistinto all’altezza dello stomaco gli risalì lungo la gola, quasi soffocandolo. Non poteva essere. No, non era geloso. Era solo eccessivamente premuroso e attento. Desiderava che Domi fosse felice, tutto qui. Tutto qui.

 

~

 

 

 

 

 

˜ Lunedì 5 settembre 2022 – Sotterranei, Hogwarts

Lorcan non era solito arrivare a lezione in anticipo. La maggior parte delle volte precedeva il professore di pochi minuti – per non dire secondi. Gli unici che preferiva anticipare con ampio respiro erano la professoressa Cross⁴ – la temibile insegnante di Incantesimi – e il professor Upson, direttore di Serpeverde, che non esitava a punirlo per i suoi continui ritardi. Dopo cinque anni – e tante punizioni -, Lorcan aveva decisamente imparato la lezione ed evitava quindi di provocare l’uomo.
Quel lunedì, quindi, era già seduto nella spaziosa classe di Pozioni nei sotterranei, debolmente illuminata da alcune candele e dalla luce verdastra che caratterizzava quella zona del castello. Accanto a lui, Cassandra riordinava distrattamente gli appunti, mentre davanti a loro, Scorpius discuteva animatamente con Charles di alcune nuove tattiche di Quidditch introdotte dagli irlandesi dei Ballycastle Bats durante una recente amichevole pre-campionato giocata contro i Falmouth Falcons. Nel banco accanto a Cassandra, Rosalie sedeva da sola, forse in attesa che qualcuno riempisse il vuoto accanto a lei.
Cassandra gli aveva raccontato tutto quello che era successo tra Rosalie, Scorpius e Octavia, concludendo con la sbalorditiva rivelazione della storia segreta tra Rosalie ed Evan Rosier – che doveva rimanere tale, altrimenti “lo avrebbe appeso per i pollici nelle segrete” – e della sua decisione di “perdonare” l’amica. In fondo, « Rosalie aveva litigato con Octavia, non con lei », queste le sue parole. Lorcan condivideva il suo pensiero, pur criticando quello che Rosalie aveva fatto ad Octavia.
Xavier Pucey, Trevor Nott ed Evan Rosier fecero il loro ingresso in aula, subito seguiti dal professor Upson, che indossava un mantello foderato di seta giallo brillante e un cilindro dello stesso colore. Teneva un pappagallino giallo appollaiato sulla spalla, pappagallo al quale veniva quotidianamente trasfigurato il colore del piumaggio, per meglio adattarlo ai completi del suo stravagante padrone.
Xavier sedette accanto a Trevor, ed Evan, dopo aver lanciato un’occhiata a Rosalie e al banco vuoto lì accanto, prese posto dietro i suoi amici, in silenzio. Lorcan diede una leggera gomitata a Cassandra, che mugugnò un “uhm-uhm” di risposta che voleva dire “okay, ho capito”.
Upson si schiarì la gola e svolazzò fino alla lavagna. Agguantò un gessetto – rigorosamente giallo – e si apprestò a scrivere qualche parola nella sua calligrafia fitta e stretta. Si allontanò dalla lavagna e Lorcan poté leggere le parole “Distillato della morte vivente”, impresse a chiare lettere sul nero della lavagna.
« Aprite pure il vostro libro a pagina dodici, cominceremo dal principio » disse Upson.
Tutta la classe si apprestò ad aprire i testi di Pozioni Avanzate. Lorcan sentì Albus Potter, dalle file dei Grifondoro, borbottare qualcosa contro Upson, per poi piombare nel silenzio.
« Lorc » bisbigliò Cassandra mentre Upson tornava a scrivere alla lavagna.
Lui si girò a guardarla, interrogativo. Aveva tracciato dei piccoli ghirigori sul bordo del testo, e la faccia severa di Merlino⁵ lo fissava dalla cima della pagina, rimproverandolo.
« Dov’è Octavia? » chiese Cassandra sbarrando gli occhi. « Non è ancora arrivata… »
In quel momento, la porta dell’aula si spalancò e una trafelata Octavia Montague comparve sulla soglia. Tutti la fissavano, compreso Upson, che teneva il gessetto sospeso a mezz’aria, evidentemente sbalordito.
Charles borbottò un « ma è impazzita? », mentre Scorpius era pietrificato, immobile a fissarla. Rosalie si mosse sulla sua sedia, in imbarazzo. Solo Cassandra sembrava tranquilla, nonostante si fosse preoccupata per la sua amica giusto un secondo prima.
« Montague » cominciò Upson ritrovando la parola « ti sembra il modo di piombare in classe? Oltretutto in ritardo » e diede un’occhiata allo stravagante orologio da polso che teneva al braccio destro, tutto pianeti e stelle traballanti.
« Mi dispiace, professore » disse lei, tranquillamente, senza quel suo solito tono vagamente lamentoso e adulatorio che sfoderava con i professori quando voleva difendersi e giustificarsi per qualcosa, o quando pregava il vice preside di concederle un’aula vuota per una festa improvvisata. « Mi sono svegliata tardi. Non ho giustificazioni. »
Tutta la classe seguiva le sue parole, e tutti erano visibilmente scioccati. Octavia non si era mai comportata così, men che meno davanti ad un folto gruppo di studenti, che avrebbe poi raccontato tutto in giro, rovinando la sua reputazione. A quanto pareva, non le importava più.
« Va bene, Montague, ma solo perché ti conosco e perché sei un Prefetto responsabile » concluse Upson sospirando e indicandole i banchi. « Va’ a sederti, adesso. »
Octavia gli riservò uno sguardo riconoscente e lanciò un’occhiata ai banchi e alle sedie rimaste libere. Nessuno dei Grifondoro spiccicò parola o mosse un’obiezione contro le parole del professore, nemmeno Lucy Weasley. Sembravano pietrificati.
Tecnicamente, Octavia avrebbe potuto scegliere di sedersi accanto a Rosalie, Evan oppure Alice McLaggen, che la fissava adorante dal primo banco di fronte alla cattedra. Cassandra si sbracciò nella direzione della sua amica, forse per farle capire che c’era un posto libero proprio lì a fianco. Octavia non si siederebbe mai accanto a Rosalie, pensò Lorcan, nemmeno se fosse l’unico posto disponibile. Infatti, lanciò un’occhiata vuota a Cassandra, come se nemmeno la vedesse, e prese posto accanto ad Alice, che cominciò subito ad inondarla di parole, per poi zittirsi all’istante, in seguito ad un’occhiata severa di Octavia. Cassandra riabbassò lentamente il braccio, delusa.

 

Oh, I know I'm probably much too late
To try and aplogize for my mistakes.”

 

 

CONTINUA…

 


Marti's

Buongiorno! Eccomi qui con il capitolo 3 :D

Devo dire che mi sento parecchio soddisfatta della mia puntualità nelle pubblicazioni. Voi che dite?

Finalmente, con questo capitolo terminiamo la presentazione dei personaggi, con gli ultimi due POV: Cassandra Zabini e Alexander Baston. Che ne pensate? Inoltre, ritroviamo Scorpius, con la sua discussione con Octavia: direi che è piuttosto lampante che cosa prova Octavia, Scorpius, sveglia! Okay, parlo con i personaggi, STO MALE. Veniamo anche a scoprire perché Rosalie ha baciato Scorpius. Quella ragazza ha dei problemi seri u.u

Inoltre, Alexander non ce la conta giusta, con Domi... è solo un'amica, ma sembra parecchio preoccupato della relazione di lei con Ben, una preoccupazione che puzza di bruciato, direi. Infine, Octavia sembra prediligere la compagnia di Alice McLaggen a quella dei suoi amici... perchè, Octavia? In fondo, loro non ti hanno fatto niente. O no?

 

Veniamo alle note:

  1. vi ricordate di Trevor? Trevor Nott, il “fratellino” di Ophelia. L'ho nominato nel capitolo due, è lui che trascina Cassandra a ballare alla festa. Segnatevi il suo nome ;-)

  2. Evan Rosier Jr, anche lui nominato nel capitolo due. Mette la musica dei Rolling Cauldrons ;-) Ricordatevi anche di lui. Se il nome non vi suona nuovo è perché Evan è il mio personale discendente – e omonimo - del più noto Evan Rosier, Mangiamorte e sostenitore del Signore Oscuro.

  3. Beh, Lady Witch è ovviamente Lady Gaga XD ormai ci siete abituati, alle mie invenzioni strambe u.u

  4. Avete conosciuto la Cross nel capitolo due: ha messo in punizione James Potter e Chris Thomas.

  5. Cito Merlino come possibile inventore del Distillato. Su Wikipedia, nella pagina dedicata alle figurine delle Cioccorane, viene citata una certa Leticia Somnolens, una megera risalente all'epoca Medievale, che utilizzò il Distillato, quindi ho pensato che l'invenzione di tale pozione dovesse risalire come minimo al Medioevo, e chi meglio di Merlino avrebbe potuto portare a termine un compito così arduo?

  6. Il titolo – come sempre – fa riferimento al titolo di un episodio di Gossip Girl, precisamente il settimo della seconda stagione. Il titolo originario era “Chuck in real life”.

  7. Le citazioni iniziali e finali sono versi della bellissima “When I was your man” di Bruno Mars.

 

 

Penso di aver detto tutto. Aspetto come sempre i vostri riscontri, sperando di avervi scritto un capitolo interessante. Io ci provo.

Vi aspetto con il capitolo 4, che è già tutto plottato, quindi devo solo cominciare a scriverlo. Mi metterò all'opera presto.

Ringrazio come sempre tutti i recensori e i lettori, silenziosi e non. Vi adoro <3

Ringrazio in modo particolare Alice Dolohov, per il fantastico banner-collage del capitolo *^* e Clare Riordan per il collage su Cassandra Zabini, che trovate a questo link: https://www.facebook.com/photo.php?fbid=324338401029675&set=gm.671528386196645&type=1&theater

Vi ricordo il mio gruppo Facebook, per chiunque voglia entrarvi: https://www.facebook.com/groups/503476756335143/

Trovate il link al mio profilo Facebook nella mia pagina autore ;-)

 

Love, M.

   
 
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