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Autore: Lens    08/06/2013    2 recensioni
«Il nostro non è il primo amore proibito della storia.»
«Sarà però ricordato come uno dei più tragici, Ted. Stanno arrivando.»
Stavano arrivando, lo sapeva. Ma la guardò e capì che, finché lei sarebbe stata al suo fianco, non avrebbe temuto nulla: né il suo sangue, né la sua famiglia.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Andromeda Tonks, Bellatrix Lestrange, Lucius Malfoy, Ted Tonks, Un po' tutti | Coppie: Ted/Andromeda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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»12 Aprile 1969.

 



Ted e Andromeda si erano conosciuti nell’unico modo in cui un Nato Babbano e la figlia di un Black potessero conoscersi: ad un party di Lumacorno.
Lui aveva raccolto ogni secondo di quell’episodio, e l’aveva custodito nel cassetto del suo cervello dedicato ai pensieri che rispolverava nei momenti in cui gli sembrava che niente andasse per il verso giusto.
Perché quella sera tutto era andato per il verso giusto.

Ted Tonks non era decisamente lo studente migliore del corso di Pozioni, anzi più di una volta aveva fatto esplodere un calderone a causa di una dose sbagliata, suscitando le risate e le gentilezze delle sue compagne che correvano subito ad aiutarlo, e gli sbuffi dei suoi compagni. “Quel Tonks, come riesce sempre a conquistare così tante ragazze?! Secondo me fa esplodere apposta ogni calderone!”
La verità era che a Ted Tonks non interessava andare a caccia di ragazze; loro, semmai, andavano a caccia di lui.  Una carnagione pallida, due occhi azzurri e dei lineamenti marcati gli conferivano una ragionevole bellezza che non solo le sue compagne Tassorosso avevano notato. Questo faceva sì che Ted Tonks non avesse bisogno di conquistare una ragazza: solitamente quando la suddetta ragazza lo vedeva sorridere, lui aveva già vinto la partita. 
O almeno, questo era quello che aveva creduto  fino a quel momento.
Era Novembre, e questo tutti e due lo ricordavano. Lei perché il giorno dopo sarebbe stato il suo compleanno, e lui perché il giorno prima Tassorosso aveva battuto Corvonero per la prima volta dopo due anni.
 Il loro Cacciatore Noel Jewed era stato però letteralmente spedito in orbita da un bolide, e questo aveva provocato la rottura di parecchie ossa e denti, più la sua scopa, determinando la sua impossibilità a fare da cameriere durante la festa di Lumacorno che si sarebbe tenuta quello stesso sabato.
«Suvvia amico, fammi questo favore! Lumacorno sarà felice di averti lì. Sempre se prometterai di non portare nessun vassoio troppo prezioso: non credo gli farebbe piacere vedere le sue rinomate pietanze spalmate sulla giacca di Rosier. Non hai idea di quanto si tratti bene, il vecchio.»
Ted apprezzava le osservazioni e le battute di Noel. Era un ragazzo sincero e ben piazzato, con lunghi capelli corvini che la McGranitt non faceva che guardare con una smorfia di disappunto stampata sul viso. E poi l’aveva sempre aiutato durante l’ora di Incantesimi a non trasformare il professor Vitious in una ranocchia - nonostante la classe apparente, Ted era un ragazzo piuttosto impacciato – come dirgli di no?
«Va bene, rispolvererò il mio abito migliore. Ma cerca di rimetterti presto, non vorrei che diventasse un vizio.»
Ted quindi si presentò all’ora stabilita nei sotterranei, con le mani in tasca e un’espressione di assoluta tranquillità stampata sul volto mentre, dentro di sé, sentiva il solito senso di inquietudine che i bassifondi del Castello gli provocavano. Lumacorno fece capolino dalla porta del suo studio con un sorriso amichevole stampato sul volto, e gli fece cenno di entrare.
«Non sia timido, signor Tonks. Entri pure!»
Ted non era mai entrato nell’ufficio del Professore di Pozioni, anzi aveva sempre creduto che non sapesse nemmeno il suo nome. Il suo sguardo vagò per un salotto che voleva ostentare eleganza e classe e che gli ricordò lo studio di suo nonno Francis; quasi quasi riusciva a immaginarlo: seduto su quella poltrona foderata color verde scuro, a sorseggiare qualche strano e dolce liquore d’annata. Sì, se chiudeva gli occhi la sua fantasia gli appariva così reale da poterla quasi toccare con mano.
«Complimenti giovanotto, ottimo completo, ottima fattura! Stasera farai un figurone. Diciamo che lei e il signorino Chambers potreste occuparvi delle bevande, nulla di troppo complicato, che ne dite?»
Ted voltò il capo verso il suo compagno e alzò le spalle mentre il ragazzo dalla pelle olivastra annuiva solennemente dirigendosi verso gli immacolati tavoli posti al centro dell’ufficio.
«Su, su, veloci! Gli invitati arriveranno tra un quarto d’ora.»

-


«E ora che mi metto?»
«Oh Cissy, non preoccuparti! Sono sicura che Malfoy ti spoglierà con lo sguardo qualsiasi cosa tu ti metta indosso.»
«Andromeda!»
«Che c’è sorellina? Ha ragione. Quel ragazzo dovrebbe frenare i suoi impulsi.»

Andromeda e Bellatrix si scambiarono uno sguardo complice mentre, nel Dormitorio del Quinto Anno, una quindicenne Narcissa Black arrossiva fino alle punte del capelli biondi, stringendo al petto un vestito color acquamarina.
«E non arrossire come una Babbana qualunque! Sei una Black, e i Black  non arrossiscono come la feccia più immonda.»
Andromeda sentì l’aria raggelarsi all’interno della stanza e un lungo brivido percorrerle la schiena.
Le tre sorelle erano cresciute imbevute di discorsi di quel tipo, ma era sempre strano sentirne parlare quando erano solo loro; ovviamente Bellatrix aveva ragione, ma Andromeda riconobbe la smorfia di disappunto sulle labbra rosee della sorella minore. Si era offesa.
«Oh, andiamo! Non te la sarai mica presa? Te la sei presa?! Peggio per te. Vado a cambiarmi per la festa di Lumacorno, andremo tra un’oretta, sarà una noia pazzesca.»
Bellatrix aveva una dote particolare per mettere a disagio le persone. Spesso era altera e fredda anche con le sue sorelle, e questo Andromeda non l’aveva mai capito fino in fondo. Tuttavia aveva solo diciotto anni e stava per terminare il suo ultimo anno al Castello, l’estate prossima avrebbe preso marito e la sua vita sarebbe cambiata radicalmente. La sorella di mezzo cercava di non prendersela troppo.
«Bellatrix ha ragione, è ora di prepararsi. Ci vediamo nella Sala Comune.»


Più o meno un’ora e mezza dopo le tre sorelle Black, seguite da una manciata di altri invitati elegantemente vestiti, facevano ingresso nell’ufficio del Professor Lumacorno. Erano naturalmente eleganti e aggraziate, fredde e distaccate nei loro abiti di buonissima fattura. Fin da bambine era stato insegnato loro come muoversi, come tenere il mento, che portamento avere e come camminare con grazia, quando restare in silenzio e quando prendere parola. Le feste del Professore erano una prova per quelle cui avrebbero partecipato una volta fuori dal Castello. Andromeda, che ormai sapeva lo schema perfettamente a memoria, posò la propria mano sul braccio portole da Bosie Selwyn e si fece accompagnare fino al posto assegnatole: tra il suo accompagnatore e Galphyra Bulstrode, fasciata in un orribile vestito color porpora.
La giovane storse il naso e si guardò intorno, individuando le sue sorelle sedute tra una sfilza di Mezzosangue, Purosangue, Serpeverde e Grifondoro che solo durante quelle “piccole riunioni” avevano occasione di stare nella stessa stanza senza cercare di affatturarsi a vicenda. Andromeda sentì un moto di disgusto all’idea che Narcissa stesse seduta ad un posto di distanza da Ernie Jones, ottimo studente di Pozioni e nipote di un importante giornalista della Gazzetta, nonché babbanofilo di prim’ordine. Bosie percepì questo fastidio da un movimento scattante delle spalle della giovane, l’aveva osservata così tante volte che, nonostante la compostezza che doveva dimostrare in ogni occasione, la capiva al volo.
«Stasera c’è troppa feccia in giro, non trovi?» Le sussurrò all’orecchio.
«Ancora mi chiedo perché Bellatrix ci costringa a partecipare ad ogni festicciola organizzata dal vecchio.» Rispose lei, qualche secondo dopo che la prima portata venne adagiata sul tavolo riccamente apparecchiato.
«Ancora mi chiedo perché Bellatrix ci costringa a partecipare ad ogni festicciola organizzata dal vecchio!» Andromeda sentì una voce maschile scimmiottarla alle sue spalle con un tono acuto e stridulo che, era certa, non le apparteneva.  Si voltò; Ted Tonks stava in piedi dietro di lei, con un elegante completo scuro e un vassoio tra le mani, e un’espressione divertita dipinta sul bel volto.
Feccia. 




»Spazio della "cosiddetta" autrice:

Salve! 
Vi ringrazio immensamente per aver letto questo primo capitolo; e chiedo scusa alle persone (se esistono) che seguono la storia per il mio deplorevole ritardo. Ma oggi è ufficialmente finita la scuola, e d’ora in poi avrò molto più tempo per scrivere e aggiornare! 
L.
  
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