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Autore: ladygagas heart    08/06/2013    1 recensioni
Inferno è la storia di Andrea, un ragazzo a cui viene strappata ogni cosa a cui tiene. La sua psiche verrà completamente rasa al suolo e per più volte raggiungerà l'apice della follia per poi riprendere il senno di se. Un viaggio nell'inferno del mio immaginario (ispirato a quello Dantesco e Virgiliano) dove troverai riferimenti alla classicità e non.
«Non riuscirai a sfuggirmi, verrai con me fino all’inferno! »
Genere: Horror, Malinconico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Inferno

«Non riuscirai a sfuggirmi, verrai con me fino all’inferno!»
 

La mattina dopo l’omicidio di Chiara fu, per Andrea, la più terribile della sua vita ma non sapeva al pericolo contro di cui stava andando. Dopo aver notato la scritta di sangue sulla vetrata della cucina, l’aveva cancellata senza perdere tempo e si era rimesso a letto, credendo che fosse tutto uno scherzo della sua mente. Non riusciva a crederci. Eppure quel dolore era così tangibile. Aveva perso tutto quello che gli rimaneva di bello per cui lottare e per cui andare avanti. Ogni giorno, ogni ora, ogni singolo minuto era sempre più dura continuare ad andare avanti. Si svegliò qualche ora più tardi e in ogni piccola azione quotidiana vedeva il viso della persona che amava e che aveva perduto, il dolore era lacerante. Si conoscevano da qualche anno e solo qualche giorno prima si erano confessati i propri sentimenti reciprocamente, sembrava tutto andare per il verso giusto fino alla giornata conclusa una trentina d’ore prima. L’animo del ragazzo era vacillante, il suo cuore quasi fermo, si sentiva completamente atarassico, i suoi occhi erano spenti, imbevuto di tristezza fino alla testa, rigato dalle lacrime più amare che ebbe versato in tutta la sua sfortunata vita. Doveva farla pagare a quella sporca assassina, aveva rovinato il più bel sorriso del mondo, l’unico capace di scaldargli il cuore come nessun altro, l’ira prese il possesso del corpo del ragazzo che, impulsivamente, prese un cappotto, poiché fuori era molto freddo, e, si diresse fuori, nel suo giardino.
«So che ci sei, DEMONE!»
A quel grido, nessuna risposta.
«VIENI FUORI!»
Continuò il ragazzo sgolandosi la gola per la rabbia che provava in corpo. L’ira ormai sembrava l’unico sentimento che il giovane provava, un senso d’ira sia per la morte della fidanzata che per la frattura al polso messa a punto dall’assassina la sera prima. Rassegnato dall’assenza di risposto, Andrea decise di rientrare: forse l’aveva finalmente lasciato in pace! E invece sentì un tonfo dietro alle sue spalle, era lei ne era certo. Anche se fino a un momento prima urlava d’ira e sembrava quasi che potesse sconfiggere qualsiasi cosa, al solo sentire i passi di Kometeria le gambe gli tremarono. Anche il più coraggioso tra i leoni diventava un agnellino impaurito nel sentire la sua risata raggelante che scorreva nelle orecchie della povera vittima, quasi ipnotizzandola.
«Non riuscirai a sfuggirmi, verrai con me fino all’inferno!».
Fu la risposta agghiacciante della ragazza accompagnata da un’altra delle sue risate demoniache. Se prima le gambe di Andrea tremavano ora, lo facevano ancora di più, sembrando indomabili, il sudore cominciava a scendere, gli occhi a tentennare nello svolgere il proprio dovere. Naturalmente, la vittima era terrorizzata quanto inquietata dalla risposta della ragazza che le era dietro e di cui avvertiva solo la presenza. Infatti, temeva girare lo sguardo. Andrea non avrebbe mai pensato che la risposta della giovane era così letterale, ma lo scoprirà, per sua sfortuna, molto presto.  La paura bloccò ogni arto del ragazzo, paralizzandolo. Che cosa doveva fare? Inutile provare a resisterle. Kometeria sapeva essere malvagia, crudele, inquietante ma anche veramente sensuale. La sua voce poteva essere pungente quanto una spada e delicata quanto una piuma. Doveva fuggire. La sua vita non poteva continuare così! Quella stalker lo stressava, lo inquietava, lo rendeva schiavo di una libertà assente. Non le rispose, si limitò a chiudersi in casa e preparare una valigia mettendoci dentro quale provvista, tutti i soldi che aveva e tutti i vestiti che potevano entrare. Il suo treno, stando al sito internet, sarebbe stato in stazione per le diciassette ma il ragazzo non poteva resistere ancora in quella casa, sapendo che lei lo guardava, che lo osservava sempre e dovunque. Dopo un pasto veloce, alle quattordici era già in stazione. Il treno non tardò di molto e si diresse verso la sua meta: Cuma, in Campania. Fin da piccolo aveva tanto amato i laghi e aveva sempre desiderato vederne uno, forse con una piccola gita al lago d’Averno lo avrebbe tranquillizzato e si sarebbe divagato. Forse con un po’ di svago sarebbe riuscito a dimenticare, almeno per un giorno, le orrende cose che gli erano accadute nel corso della sua vita. Chi poteva mai immaginare che quello sarebbe stato l’inizio della sua rovina? Andrea, ignaro di ogni cosa, osservava il paesaggio. Non aveva mai viaggiato in treno. È incredibile –pensò tra se e se– come i paesaggi pur cambiando da regione a regione restano così simili e monotoni. Che sia davvero così? Beh, forse era solo la grande disperazione che circondava la sua vita che gli impediva di vedere ogni paesaggio come unico, riuscendo a vedere solo cosa accomuna posti e non cosa li rende unici e irresistibili. La sua mente, offuscata da tali pensieri, non riusciva più, mancando dell’allegria classica dei ragazzi, di vedere la realtà come dono per l’umanità. Quella nube velenosa che aleggiava intorno alla sua anima sembrava ferire i suoi occhi rendendoli malati e inadatti alla vista del bene e delle cose giuste. La sua vita, scossa in precedenza da altre disgrazie di vario tipo, ora trovava il culmine della sua tristezza assoluta nella più profonda e intima solitudine. Dal finestrino del treno poteva scorgere un bellissimo tramonto che sembrava dipingere l’aura intorno di se di un color rossastro rendendo il paesaggio come fiabesco. Niente, neppure quella meraviglia, sembrava rallegrare il cuore di Andrea, i suoi occhi erano spenti e privi di ogni luce e guardavano senza emozione o sentimento il paesaggio fuori dal finestrino del treno. Il suo cellulare emise una breve suoneria accompagnata da una graziosa voce: nuovo messaggio. Cercò il cellulare nel suo zaino provando a puntare alla zona da dove proveniva la suoneria e in men che non si dica, aveva il suo cellulare in mano. Quando aprì il messaggio per leggerlo rimase pietrificato.
‘Tesoro, ci vediamo all’hotel Cuma tra mezz’ora
-Kometeria’
Come sapeva la sua destinazione? Non gli aveva nemmeno rivolto la parola e ora lei, magicamente sapeva la destinazione del suo viaggio ed era già sul posto. In più sapeva dell’hotel, dove aveva prenotato per una notte. Non poteva rivederla, non voleva. Rivedere quel sorriso e quegli occhi demoniaci… No, avrebbe dormito anche per strada ma non con lei. Avrebbe preferito la morte. Arrivato a Cuma, non si diresse all’albergo ma prese immediatamente l’autobus per andare al lago. In realtà nei suoi programmi doveva andare domani dopo una dormita all’hotel ma non voleva rivedere quella bestia infernale. Salì in fretta e furia sul pullman apposito e si sedette il più lontano possibile dai finestrini e abbassando di molto il capo. E se lei lo avrebbe riconosciuto? Non sapeva come avrebbe potuto reagire e, a dirla tutta, non voleva nemmeno saperlo. Solo immaginare il suo viso infuriato bastava per fargli sobbalzare il cuore, lasciandolo inquieto. Il lago non era molto distante dalla città di Cuma, infatti, arrivò in poco tempo. La vista era da mozzare il fiato, ma neppure questa sembrava far colpo sul ragazzo che un minuto prima era entusiasta di vedere il lago. Il sole era ormai calato e si avvicinava una sera fredda, non aveva un letto, dove dormire e nemmeno una coperta per ripararsi dal freddo. L’unica cosa che poteva usare come coperta era un telo da mare, ma non lo avrebbe coperto molto. Gli serviva un luogo chiuso, possibilmente. Il tempo non era dei migliori sembrava che diluviasse a momenti. Per sua grande (s)fortuna video che, vicino al lago, delle coltri di fumo, quasi impercettibili, uscivano da qualche specie di caverna. Si avvicinò per vedere più da vicino quel particolare fenomeno e vide che la sua intuizione era giusta. C’era una grotta al di sotto che a occhio nudo sembrava molto profonda e senza illuminazione. Ma la cosa che a lui più interessava era il fumo caldo che perlomeno lo poteva riscaldare più che un misero telo da mare. Per questo motivo si avvicino all’entrata a strapiombo della grotta e si sedette per usufruire del caldo tepore proveniente da essa. Si stava già riscaldando quando la roccia dove era seduto cedé e cadde nella grotta riparandosi con le mani, una volta toccata terra, svenne. Si risvegliò circa sei ore più tardi, anche se era difficile a dirsi perché la grotta era buia come la pece e senza un filo di luce. In più Andrea non riusciva più a trovare l’entrata da cui era entrato. Provò più volte a cercare una possibile via di fuga ma invano. Non c’era nulla. La caverna in se era molto ampia e grande e gli ci volle un bel po’ per analizzare ogni luogo e cercare un’uscita che non c’era. In più il ragazzo fu costretto ad abituarsi a quel buio che per alcuni minuti lo rese completamente cieco. Dopo ore di giri in tondo, ed estenuanti ricerche vane ritrovò il "fumo" caldo che lo aveva attirato fino in quel posto e per il quale era caduto. Forse conduceva all’uscita. Andrea cominciò a rassicurarsi e parve quasi divertito. ‘Ma certo! – Pensò – è ovvio! Questo calore viene da un fuoco di qualche banda di boy-scout che staranno facendo un campeggio! Però poi sorsero i primi dubbi. Un campeggio. A Dicembre. Suonava strano. Magari non erano boy-scout ma esploratori che amavano andare all’avventura in situazione estreme proprio come quelli in tv! Woah! – Pensò Andrea mentre sorrideva come un ebete – magari avrebbero potuto fargli anche un autografo! Apparirò in tv – si ripeteva con viso emozionato forse in preda alla follia – diventerò famoso e tutti mi saranno amici perché sono apparso in televisione! Ormai non c’era più alcun dubbio. Dopo le sue sfortunate esperienze, comprese le ultime vissute, era diventato completamente pazzo. E allora anche Chiara… – Si disse da solo in un ennesimo scatto di pazzia – ritornerà sicuramente per vedere l’autografo! Segui una risata raggelante. Aveva completamente perso il senno della ragione. Le sue mani presero a posarsi su i suoi capelli neri che con violenza venivano spettinati mentre estraeva dalla tasta il coltellino, regalo del nonno morto, da cui non si separava. Mi farò bello per Chiara e…e…e ci ameremo per sempre! PER SEMPRE! Quest’ultimo ‘per sempre’ suonava più come una minaccia che come una dichiarazione. Quando le mani finirono di spettinare i capelli del ragazzo, impugnando il coltellino incisero un enorme sorriso nel viso di Andrea che in seguito si staccò a mani nude e con una certa violenza la carne a mani nude. «Le palpebre sono inutili! Oscurano solo la mia vista!» Queste le sue ultime parole prima di bruciarsele con l’accendino e mentre esse andavano a fuoco, lui rideva rilasciando tutte le emozioni che aveva dentro come pazzia. «Cosa ci faccio ancora qui? Gli esploratori mi aspettano!» ed eccolo sfrecciare verso la direzione da cui proveniva quel caldo tepore. Si fermò di colpo. «Un minuto! La mamma diceva sempre di non correre mai con un coltello in mano, che stupido che sono! Potrei ferirmi!» detto questo cercò inutilmente di infilarsi il coltellino nella tasca per poi decidere di infilzare il mento con il coltellino lasciandolo lì per ogni evenienza, così era comodissimo, bastava mettere una mano sotto il mento per sentire il manico d’argento e con mossa agile far uscire la lama dalle carni. Semplice, no? Riprese la sua folle corsa e si fermò davanti ad una porta da cui proveniva quell’immenso calore che s’intensificava man mano che si avanzava. Una scritta in latino, sopra la porta, recitava:

“Incipit peccatorum peccatorumque coemeterium. Satanae, Draconis Falsi Vatis Christi Satanque, imperium.’’

(Inizia il cimitero dei peccati e dei peccatori. Il dominio di Satana, il Dragone il falso profeta e l’avversario di Cristo)

Alla lettura di questa scritta una scossa fece cadere alcuni massi dietro Andrea che gli bloccarono la via del ritorno e improvvisamente, quasi per sconvolgere ancora di più una mente che i dolori aveva portato alla pazzia, Andrea riprese conoscenza, il senno gli tornò, non si sa come e non si sa perché, ma c’era qualcuno dietro tutto ciò che si divertiva e, voleva vedere come avrebbe sopportato il giovane tutto quello che i suoi occhi stavano per vedere, tutta quella sofferenza e quella dannazione. Il suo cuore e il suo spirito sarebbero rimasti canditi e puri oppure il seme del peccato germoglierà nel corpo di un ragazzo fino a quel momento puro?
 
   
 
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