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Autore: lady hawke    10/06/2013    1 recensioni
Nell'Ungheria del 1300 essere una strega o un mago non è impossibile, ma decisamente complicato. Bisogna nascondersi, fingere di non avere niente a che fare con pratiche considerate demoniace e bisogna farla franca davanti ad Inquisitori e ministri di Dio. Di uno Statuto di Segretezza si continua a parlare, ma niente è stato deciso. In questo clima è cresciuta una bambina che, da adulta, verrà ricordata come Guendalina la Guercia, colei che finì sul rogo ben trentasette volte.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Note: come di consueto mi scuso per l'immenso ritardo con cui mi accingo a pubblicare. Certo sempre di mantenere il ritmo di almeno un capitolo al mese ma il destino, altre storia, ma soprattutto la vita di tutti i giorni, mi risucchiano via più tempo di quanto vorrei. Spero non mi odierete per questo e spero che apprezzerete anche questo capitolo che, anche se non sembra, è stato scritto con tanto amore. Al solito, segnalatemi pure svarioni vari, vedrò di correggerli!

Capitolo venti: il processo

Ser Wilhelm si era Materializzato nella cella delle prigioniere all’alba, cogliendole nel sonno. Era in piedi, avvolto da un lungo mantello scuro, al centro della piccola prigione, con bacchetta in mano, per illuminare un poco la stanza.
- Oggi è un gran giorno, fanciulle, dovreste svegliarvi. – le chiamò.
- Ci sarà il processo? – Agnuska sbadigliò aprendo gli occhi.
- Sì, la vostra condanna sarà certamente emessa entro il pomeriggio.
- A quando l’esecuzione? – Guendalina si era alzata in piedi, assonnata.
- Entro pochi giorni, sarà uno spettacolo molto atteso. Per questo sono qui, devo verificare i vostri progressi con l’Incantesimo Freddafiamma, ed è meglio farlo in fretta, prima che qualcuno noti qualcosa.
Le ragazze, ormai tutte sveglie e armate di bacchette, evocarono delle fiamme e le resero innocue; Guendalina ridacchiò, quando passò il braccio in mezzo al fuoco, fresco e piacevole. – Non è stato facile. – disse, non riuscendo però a nascondere la sua soddisfazione.
Wilhelm annuì, soddisfatto: il fatto che fossero tutte riuscire a destreggiarsi con la magia in quel modo avrebbe certamente reso le cose più semplici.
- Rendo omaggio al vostro merito. Per oggi, intanto, preoccupatevi solo di quello che accadrà in tribunale.
- C’è qualcosa che dovremmo dire? – s’informò Iwona.
- Non in questo caso, siete libere di dire quello che preferite. Io sarò lì, e sarò tra i vostri accusatori più feroci.
- Ma… - Megarda rimase interdetta, anzi sorpresa da quelle parole. Si aspettava che Ser Wilhelm avrebbe fatto parte della difesa.
-  Io devo rimanere insospettabile, mie giovani. Difendo solo i Babbani ingiustamente accusati di stregoneria, non altri.
Fece un inchino e si Smaterializzò con un crack, lasciando le sei giovani sole.
Ormai sveglie, Guenda e le sue amiche si ritrovarono ad aspettare la chiamata per il processo, chiamata che, quando giunse, le fece trasalire. Fu una delle guardie che le aveva arrestate ad aprire la porta della loro cella e ad apostrofarle in malo modo.
- E’ giunta per voi l’ora del processo. – si fece avanti, facendo entrare nel campo visivo delle streghe altre due guardie, che si avvicinarono per incatenarle. – Questo serve ad evitare sorprese. – disse. Poi fece un cenno ai suoi compari, e tutti e tre spinsero fuori le ragazze.
Per quanto fosse spiacevole ricevere di nuovo epiteti raccapriccianti dagli altri prigionieri era un piacere invece riemergere dalla pancia del castello rivedere il sole e l’aria fresca. Una volta giunte al cortile, vennero scortate in un palazzone isolato, rispetto agli altri, cupo e minaccioso: il palazzo di giustizia. Di nuovo, tornarono ad avere a che fare con ambienti cupi e stretti, ma decisamente meno maleodoranti delle prigioni, e infine si ritrovarono in un aula di tribunale.
La sala era gremita: i banchi di legno per il pubblico sembravano ospitare tutta Stoccolma, ed occupavano tre lati dello stanzone rettangolare; loro si erano intrufolate con le guardie da una porticina laterale, accanto agli scranni dove stavano i giudici; Draga, che alzò lo sguardo su di loro, ne rimase impressionata: tra loro c’era lo stesso Ser Wilhelm, una maschera di impenetrabile severità.
Furono portate tutte quante, con discreta malagrazia a dire il vero, al centro dell’aula, mentre il fragore e, di nuovo, gli insulti, la facevano da padrone. Fu solo quando i giudici si alzarono in piedi per iniziare il processo che il caos cominciò lentamente a scemare, lasciando spazio ad un brusio di sottofondo. Le streghe si scambiarono un’occhiata, poi abbassarono gli occhi a fissare le loro mani legate: sarebbero rimaste così ancora per poco.
- Si chiede silenzio in aula per procedere nell’esaminare le accuse rivolte a queste sei donne. – uno dei sei giudici, un prete, a quanto si poteva intuire dall’abito scuro, aveva preso la parola. La voce era ferma e chiara, dallo sguardo trapelava puro odio. L’impressione dovette essere notevole, poiché nella sala calò il gelo. – Costoro, - riprese, a voce alta. – sono state arrestate perché colte sul fatto mentre eseguivano atti di stregoneria, contro natura e contro Dio!
- Padre Ian, è ora dunque di interrogare le imputate. – rispose uno degli altri giudici, alzandosi a sua volta. - Draga Claes, è questo il vostro nome? – chiese, rivolto ad una delle ragazze.
Draga, preoccupata, alzo lo sguardo verso Ser Wilhelm; il cavaliere era stato chiaro, negare la loro natura avrebbe solo portato alla tortura e comunque alla condanna a morte. Sospirò, e si preparò a rispondere.
- E’ questo, sì.
- Siete stata condotta qui davanti alla corte con le vostre compagne perché accusata di avere compiuto atti di stregoneria al porto, non più di pochi giorni orsono. Ammettete la vostra colpevolezza o vi dichiarate innocente nei riguardi di queste accuse?
Draga si guardò intorno: le sue compagne erano imperscrutabili, mentre il pubblico attorno a lei manteneva un silenzio carico di curiosità.
- Mi dichiaro colpevole. Tutti coloro che erano al porto mi hanno potuto vedere.
Un brusio eccitato fece rumoreggiare i cittadini di Stoccolma; in genere gli accusati negavano a lungo prima di cedere all’evidenza delle prove, la cosa rappresentava un’inconsueta novità. Uno degli altri giudici cominciò a scrivere con una sottilissima piuma bianca il resoconto delle prime domande, mentre anche alle altre cinque veniva chiesto il loro nome e la veridicità delle accuse.
Iwona Mazur, Izabela Wojcik, Agnuska Lund, Megarda  De Vos e Guendalina Godefroid divennero dunque molto presto nomi associati a pericolose creature maligne. Tutte confessarono serenamente, senza tentennare nemmeno un secondo, ma ciononostante furono introdotti in aula diversi testimoni, tra cui il baro che, per primo, aveva urlato a tutti di essere stato aggredito da streghe.
- Io sono un uomo onesto, e sono invece stato accusato di essere un baro, per colpa di queste figlie del demonio! – aveva uggiolato come un cagnolino, fingendosi sincero e spaventato. Guendalina non era riuscita a chiudersi la bocca. – Tu baravi, io ti ho semplicemente smascherato!
- Con l’aiuto del demonio!
- Lo rifarei oggi stesso, se ti vedessi in strada!
Sconvolto, l’uomo si rivolse alla corte: - Quella ragazza è il Maligno stesso! Mi minaccia perfino ora, davanti ai suoi giudici!
Guendalina alzò lo sguardo verso ser Wilhelm; non aveva paura di continuare a dire ad alta voce ciò che pensava di quell’uomo, ma temeva di esagerare. Il cavaliere, però, sembrava avere un contegno decisamente tranquillo, e la giovane ungherese capì di poter continuare. – Mi ha minacciata con un coltello, a questo mi serve la magia, difendermi da quello che potrebbe arrecarmi offesa. Ho forse sbagliato nell’avere a cuore la mia vita?
- Oltraggio! – tuonò padre Ian. – Oltraggio alle leggi umane e divine, oltraggio alla brava gente di questa città. Ascoltate, brave persone di Stoccolma, questa è una manifestazione del maligno! Queste sei giovani sono state mandate qui per irretirci e minacciarci, e noi non lo permetteremo!
La folla presente rumoreggiò per un bel pezzo e dovettero aspettare che il caos scemasse, prima di riprendere quella farsa di processo. Altre persone vennero chiamate a testimoniare: racconti di come il terrore si fosse impossessato dei presenti mentre le ragazze fuggivano, della paura mortale che avrebbe sicuramente fatto venire i capelli bianchi a molti di loro, del bisogno di confessarsi e mettersi l’anima in pace dopo il contatto con cotale crudeltà… testimonianze eccessive, ridicole e francamente poco plausibili che vennero però debitamente trascritte su pergamena da uno dei sei giudici. Lo scricchiolio della penna rimase un sottofondo continuo e costante, fastidioso ed inevitabile; Megarda si ritrovò perfino a sbuffare, quasi dimentica delle corde che le trattenevano i polsi e della paura che aveva provato fino al giorno prima. L’ottusità dei Babbani era micidiale. Mantenne però il suo contegno, e così tutte le altre, fino a che…
- E’ chiaro che questi poteri di natura demoniaca sono stati ricevuti in dono in cambio di atti carnali con il Demonio stesso!
- Questo no! – tuonò Izabela. – Questo mai! – era disposta a dare spago a quella messinscena ridicola, ma non avrebbe mai accettato che insinuassero atti del genere.
- Oh, non mentite, donzella – insistette padre Ian. – Non c’è altro modo per cui voi possiate aver raggiunto una tale crudeltà e un tale potere. Come Eva vi siete fatta irretire, avete ceduto, e siete state deboli, tutte voi.
- Siete voi il bugiardo, in quest’aula. E non è per mezzo del maligno che io possiedo i miei poteri!
- Siete lontane dalla luce del Signore, streghe. Per voi non c’è che l’abisso dell’Inferno, dal quale potreste sfuggire solo con il pentimento, l’abiura e la penitenza.
- Dovrei credere di essere in torto, per scegliere di pentirmi. E io non credo di esserlo, nessuna di noi lo crede. – lo interruppe bruscamente Guendalina, alzando la voce.
- Potessi bruciare, piuttosto che darvi ragione. – aggiunse Draga.
- Non conosciamo torti se non i vostri. – dissero quasi insieme Agnuska e Iwona, mentre le altre annuivano. Alzando lo sguardo verso Ser Wilhelm riuscirono a scorgere per un brevissimo istante un sorriso colmo di soddisfazione, mentre l’aula esplodeva di nuovo in urla e grida; padre Ian era semplicemente congelato da tale malvagità d’animo.
Il cavaliere ne approfittò per prendere la parola e sovrastare tutti con la sua voce: - E’ chiaro a tutti che costoro hanno perduto ogni via per la salvezza e il perdono. C’è una sola strada, per creature del genere, ed è il rogo!
Fu una decisione che piacque molto al pubblico presente, che approvò con applausi, nuove grida e altre manifestazioni del genere. Guendalina e le sue compagne erano al centro di quella baraonda davvero infernale, tese ma non spaventate. La parte semplice era alle loro spalle, ora si profilava il difficile. Recitare la parte delle fedeli di Satana era nulla di fronte all’inscenare la propria morte davanti ad un pubblico numeroso, scampando alle fiamme e agli occhi dei presenti.
Nella confusione generale furono riportate nella cella che le aveva ospitate nei giorni precedenti. Presto ci sarebbe stato un rogo.

Hilda e Franz giunsero a Stoccolma quel pomeriggio, in una città che fremeva per i preparativi di quello che, si diceva, sarebbe stato uno spettacolo come non se ne vedeva da almeno una generazione. Rinfrancati dalla sosta a Durmstrang non persero tempo e si recarono a loro volta da Ser Wilhelm. Com’era accaduto a Maria, furono accolti dal suo elfo, Crispin, che li condusse dal suo padrone, nel suo piccolo e affollato studio.
- Ero stato avvisato della vostra visita, siate i benvenuti.
- E’ possibile per me vedere Guendalina? – Hilda ormai aveva avuto il tempo di sbollire del tutto la rabbia nei riguardi di quella sorella così propensa ai guai, e la preoccupazione era ciò che la spingeva.
Wilhelm scosse la testa, sconsolato. – Sono prigioniere molto ben sorvegliate, temo che questo sia impossibile, ma posso dirvi che è in salute e che presto sarà libera, non appena verrà eseguita la condanna.
- Saranno in grado di cavarsela? – chiese Franz.
- Ho avuto modo di istruirle io sull’incantesimo Fredda Fiamma, ma sarà necessario creare incantesimi di Disillusione per la folla. Loro dovranno credere che tutto ciò sia vero.
- Possiamo essere d’aiuto? – c’era una nota nervosa, nella voce di Hilda, che non riusciva a celare. Questa volta il cavaliere annuì: - Naturalmente, ma vi prego di rimanere concentrata e tranquilla. È stata avventatezza, quella di vostra sorella e delle sue amiche, ma a tutto c’è rimedio e queste giovani impareranno una lezione che voglio sperare non dimenticheranno mai.
I due giovani annuirono e ringraziarono il cavaliere per il suo impegno, e si prepararono a congedarsi, ma a quel punto Wilhelm si mise in piedi.
- Vi prego di accettare la mia ospitalità per questa notte, il palazzo è grande abbastanza per ospitarvi.
Franz e Hilda si guardarono negli occhi, imbarazzati. – Siamo grati della vostra offerta, ma avremmo una persona da vedere, qui a Stoccolma, si tratta della ragazza che è venuta ad avvisarvi dell’accaduto, devo porgerle i ringraziamenti per quanto ha fatto per me e la mia famiglia. – spiegò Hilda, sentendosi scortese e inadeguata.
Wilhelm, in realtà, reagì tranquillamente. – Ma è naturale, siete ospiti, non prigionieri, qui. Una galeotta in famiglia immagino basti ed avanzi. Sentitevi liberi di andare dove volete, ma permettetemi di insistere per avervi come ospiti a cena e questa notte.
Di fronte ad una tale cortesia fu impossibile sottrarsi, e Franz e Hilda alla fine si convinsero ad accettare.
 
 
  
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