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Autore: Dernier Orage    11/06/2013    0 recensioni
Raccolta di testi, di frammenti, di poesie e di deliri. Dediche a noneroi, visi dimenticati. Ostalgie.
Genere: Poesia, Slice of life, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Niklas ballava nel suo cappotto di panno bianco.
Suo padre, il signor Yehoyakim, danzava con un cappello nero in testa.
Le loro dame, Linnéa e Marenica, sorridevano con il viso rivolto a destra.
Dritte sulla colonna vertebrale, sulle punte delle loro scarpette di nastri intrecciati.

Prima un passo, poi un altro. L’uomo guida, la donna di più. Lui si abbassa sui talloni. Non sono giravolte di facile comprensione.

Linnéa era la donna che gli promise la luna.
Ed io strimpellavo il violino barocco che il principe delle correnti mi aveva insegnato ad amare.

Le pareti di legno della stanza si restringevano a due estremità, il rettangolo diventava quadrato.
Il quadrato diventava rombo, il rombo diventava cerchio, il cerchio erano loro che danzavano.

Avevo dipinto lo schienale della sedia con una fantasia tradizionale.
Rosso e verde e bianco e nero e avevo proseguito sulle mie dita.
Sui miei palmi, sui miei polsi, sui miei avambracci, sui miei gomiti e poi nei suoi.
Sulle sue valli e colline vibranti di forza e le sue spalle bellissime.

Niklas nonostante le mandorle nere dei suoi occhi e i suoi capelli bianchi, riusciva a curare la mia gelosia.
Linnéa si armava sbottonando la camicetta pallida e facendo tintinnare i fermagli dorati, un telo le nascondeva i capelli color corteccia.

Roteavano.

Lei non osservava i suoi sguardi assenti. Io dal mio sgabello controllavo tutto.

Yehoyakim e Marenica svanirono al centosettantesimo giro.
Quattro vortici dopo anche Linnéa scomparì.

Niklas lasciò cadere le braccia ai fianchi, poi le risollevò e si tolse il cappotto.
Cadde con un fruscio al suolo e si assestò in spire bianche.
Niklas indossava una camicia di seta e un gilet rigido rosso scuro.

Girava, girava, girava, girava e il mio violino suonava da solo, girava, girava, girava.
Girava la stanza, giravo io, girava, girava.
Girava Niklas, girava, tutto tremava, girava, girava, girava.
Vibrava il mondo, le onde sonore diventavano scariche elettriche, girava, girava, girava. Dato per perso, la stanza si dissolse in fragili scintille.

Niklas mi stava donando un temporale interno.

Niklas sussurrava storie di ultimi baci, grandi spazi, dive dimenticate, corde intrecciate, vele ammainate, distratti ricordi, vite spente, foreste blu, volontà di resa o di morte o di salvezza, prossime volte e scorsi visi.
Battiti del cuore colti. Lui il mio. Io il suo.

Il mio violino suonava da solo.

La tempesta infuriava.











   
 
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