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Autore: VenerediRimmel    11/06/2013    4 recensioni
Harry e Louis sono migliori amici che vivono insieme. Hanno una casa, insieme.
Ecco, soltanto a questa notizia non vi vengono in mente tanti piccoli flash sulla loro vita quotidiana?
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“Andiamo a vivere insieme?” Aveva chiesto con voce roca, stupito dai suoi stessi pensieri.
“Perché?” Louis sorrise. Si accoccolò maggiormente sul petto di Harry e poi “Perché voglio dormire così bene come sono riuscito a fare soltanto questa notte” rispose, mentre sentiva il cuore dell’altro battere inquieto.
Harry aveva abbracciato Louis con entrambe le braccia e aveva sorriso, carico di dolcezza. “Approfittatore” soffiò tra i capelli dell’amico.
“Sei tu quello che mi ha obbligato a spogliarmi” Specificò, sarcastico, Louis.
“Harry?” Continuò Louis, poco dopo.
“Mh?” Mugugnò, socchiudendo gli occhi e respirando l’odore che Louis emanava e che sapeva terribilmente di buono.
“Lo prendo per un sì” Continuò, pacato.
“Mh, mh” Assentì, sorridendo sulla pelle di Louis.

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E allora Louis capisce.
Capisce che non è tanto un tetto a fare una casa, ma la persona che ti fa sentire a casa a esserlo.
E Harry è la casa di Louis.
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Fluff!Larry - 26k
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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At Home
All about my interpretation.

 

 



 









Uno dei motivi che ha azionato la bomba, tra Harry e Louis, è stato un temporale.
Ma dobbiamo partire dal principio, altrimenti non mi spiego.


Harry e Louis sono amici che si beccano, pungolano fino a quando non si dividono ognuno per andare a dormire nel proprio letto, la notte, quando è davvero tardi.
Passano le giornate a sbrigare i loro impegni, a volte nello studio di registrazione, oppure a girare per tutto il mondo con gli altri della band; però quando tornano a Londra, nella loro casa, trascorrono il tempo come due persone normali.
O almeno ci provano, a essere normali.
A volte sembrano più una vecchia coppia sposata, altre due fidanzatini al primo mese di convivenza, altre ancora semplicemente due migliori amici – ma quest’ultimo accade di rado, solo quando litigano e non sanno far pace.

Ma sto divagando…
Insomma, Harry e Louis vivono insieme, e fanno qualsiasi cosa, insieme: Giocano, guardano film, parlano, mangiano pop corn davanti alla Tv, ridono… Lo abbiamo già detto, no?
Sì, l’abbiamo detto.
Harry e Louis dormono sotto lo stesso tetto, ognuno nella proprio stanza.
Sì, nella propria stanza.
Beh? Non ci credete?
…Fate bene.






Il brutto di quella città era senza dubbio il temporale. Abituato alla pioggerella di Londra, quando Louis aveva sentito un vero e risonante tuono era saltato tra le coperte gelide del suo letto.
Louis non aveva mai tremato in vita sua a causa di qualcosa, ma soprattutto non aveva mai avuto paura del brutto tempo.
Aveva vent’anni, era diventato un cantante, girava il mondo insieme al suo gruppo e… aveva paura di un fottuto temporale.
Si tirò su le coperte fino a coprirsi il volto, tentando di estraniarsi dalla realtà che, per quanto non volesse ammetterlo, lo stava spaventando. Sbuffò, seccato dai suoi stessi pensieri.
Erano le due di notte ed era stanchissimo, Louis. Eppure quel maledetto temporale non voleva farlo dormire. Appena si calmava un poco, accingendosi a dormire, un tuono lo faceva sussultare, svegliandolo.
Aveva iniziato a tremare, sotto le coperte, nonostante continuasse a darsi dell’idiota. Lui, Louis Tomlinson, che prendeva in giro Zayn e la sua paura del buio; anzi, e la sua paura per qualsiasi cosa, ora invece stava tremando, lui, per un paio di tuoni.
L’ennesimo, che risuonò con forza sviscerando fin nelle ossa con una vibrazione inquietante, lo turbò nell’animo e lo fece alzare a sedere sul letto.
“Cazzo!” Sbuffò, stringendo i pugni attorno alle coperte. Tornò supino, girandosi d’un fianco, socchiudendo gli occhi per osservare il vuoto.
Non avrebbe chiuso occhio, era quella la realtà dei fatti.






La prima volta, però, non risale nella loro casa. Quindi, perdonatemi se faremo un grande salto – temporale e spaziale – finendo in una città – di cui non ci interesseremo particolarmente – e in un albergo – che non citerò perché non mi pagano per far pubblicità!
Insomma questa famosa notte risale ai primi viaggi, ai primi tour, quando di tempo tra il loro primissimo incontro ne è passato poco. Quando girano il mondo ed sono dei ragazzini, tutti e cinque.
Louis è il più grande, ma non sempre il più grande è quello senza paure.
Già, Louis.
Louis, che non conosce le sue paure e nemmeno quelle due braccia che sanno farlo dormire, come mai è riuscito a fare in tutti i suoi anni di vita.
Louis che non conosce ancora Harry, ma che già si sente profondamente legato a lui.




Torniamo nell’albergo, dove Louis, da sveglio, con l’insonnia a renderlo teso e nervoso, è veramente capace di far qualsiasi cosa.
Per esempio, svegliare anche chi dorme beatamente, nonostante il diluvio universale.
Per esempio, uno a caso, Harry Styles.




Hey honey you could be my drug
[Everybody talks – Neon Trees]

 



Le fortune di quella città, per Louis, o meglio di quell’albergo erano state le camere adiacenti.
E a Louis e Harry, (s)fortunatamente, gli erano state date due camere adiacenti.
L’idea di andare a disturbare quello che, fin troppo velocemente e in meno di un anno, era diventato il suo migliore amico, non si era attardata a balenare tra i pensieri del ragazzo, che aveva paura dei tuoni.
Così, quando Louis si alzò dal letto per andare alla porta, condivisa con la stanza di Harry, non si fece ulteriori scrupoli ad aprirla e a sgattaiolare verso il letto del migliore amico.
Un altro tuono lo colse alla sprovvista proprio quando stava per dire sottovoce il nome del ragazzo che dormiva beatamente.
Sussultò, trattenendo le urla e salvaguardando il suo orgoglio. Non poteva di certo urlare come una checca isterica - benché poco c’era mancato che lo facesse sul serio.
Inspirò, piuttosto, tentando di darsi un contegno.
“Harry…” Lo chiamò, poco dopo, con la sua voce tenera, quanto roca, afferrandolo per una spalla da sopra la coperta. “Harry…svegliati” Tentò nuovamente, scuotendolo.
Un sussulto, un lamento e poi Harry si era girato, supino, con gli occhi ancora mezzi chiusi.
“Cos…?! Boo Bear? Sogno o son desto?” Farfugliò Harry, ironico, con la voce bassa, stropicciandosi gli occhi per tentare di mettere a fuoco Louis; anche mezzo addormentato, Harry riusciva a essere il solito smaliziato.
Uno sbadiglio, un altro stropicciamento e, poi, puntò le iridi verdi sul ragazzo che l’aveva svegliato.
“Ne avrai ancora per molto con quel maledettissimo soprannome?” Chiese a denti stretti Louis, mentre iniziava perfino a sentire freddo.
“Non penso che tu sia venuto qui a svegliarmi, nel cuore della notte, per rimproverarmi sulla mia intenzione di continuare, per molto tempo ancora, sì, a chiamarti Boo Bear, piccolo Boo Bear” Borbottò, piccato, con un sorriso in volto che pronunciava le due tenere fossette ai lati della bocca – per quanto, ormai da tempo, fossero prive di innocenza.
“No, ecco, non sono qui per questo” Ammise Louis, grattandosi il capo mentre ciondolava sul posto, indeciso sul da farsi.





La storia di quel nomignolo per Louis Tomlinson è veramente imbarazzante e Harry, venutone a conoscenza grazie a una fan, non fa altro che chiamarlo con quell’appellativo ogni qualvolta se ne presenti l’occasione.
E Louis, ogni volta, alza gli occhi al cielo, sbuffa, lo fulmina con lo sguardo ma non si arrabbia davvero. No, si sente soltanto profondamente imbarazzato.
Quell’epiteto, che la madre usava quando era un bimbo, lo fa vergognare incredibilmente. E Harry lo sa, per questo motivo si diverte con così poco.






“Quindi, perché sei qui, Boo Bear?” Sussurrò Harry, alzandosi a sedere e accendendo la luce dell’abatjour.
Soltanto in quel momento Louis notò il petto nudo e liscio di Harry, e soltanto in quel momento Harry notò la disperazione nel volto di Louis.
Louis, dall’altra, strabuzzò gli occhi, infastidito dall’improvvisa luce; balbettò facendo fuoriuscire aria e vocali e, soltanto dopo, si decise a rifilare uno sguardo arrabbiato all’altro; il quale, però, non si era perso affatto nemmeno un dettaglio delle tante espressioni – sempre più sconvolte – del migliore amico.
Si osservarono e tra il verde e l’azzurro trovarono un modo per studiarsi e capirsi.
“Cosa succede?” Domandò Harry, eliminando ogni traccia di impertinenza, sia nell’espressione del viso che nel tono di voce, osservando Louis, preoccupato.
“Non ridere” Supplicò Louis, torturandosi le mani e fissandole con ostinazione.
Harry annuì semplicemente, perché non avrebbe riso – o per lo meno avrebbe tentato di non farlo.
Ciò nonostante non fu necessario che Louis si spiegasse, perché l’ennesimo tuono lo fece sussultare, spazientito.
E Harry, allora, capì. Così “Vieni, infilati sotto” affermò semplicemente, alzando la coperta per permettere al migliore amico di eseguire il suo invito.




A quel gesto, non solo Louis constata il fatto che Harry, quando dorme, non indossa il pigiama, ma anche che Harry, quando dorme, ha l’abitudine di farlo completamente nudo.
Non dice una parola, però, perché farlo renderebbe chiara l’idea che, per lui, sia un problema.
E per Louis non è affatto un problema che Harry dorma nudo.
Si agita, piuttosto, dondolandosi ancora per qualche secondo sul posto; tentenna tra l’idea di tornarsene nella sua stanza e urlare al maniaco… Poi, alla fine, cede.
L’idea di un altro tuono, il freddo e la stanchezza lo conducono a spegnere la luce e a ficcarsi sotto le coperte, accanto al suo migliore amico.






“Non lo dire a Zayn” Sussurrò, mentre Harry si muoveva tra le coperte, affinché Louis potesse stare tranquillo nella sua parte di letto.
“Cosa non dovrei dire? Che hai dormito con me? Non penso sia geloso…” lo provocò Harry, sarcastico; il tono di presunzione nuovamente a tingere la sua voce bassa e nasale.
“Intendevo…” Ribadì Louis, dopo avergli dato una gomitata sul fianco. “Non dirgli che ho paura dei tuoni. Me lo rinfaccerebbe per tutte le volte che l’ho preso in giro per le sue stupide fobie” Brontolò, girandosi d’un fianco e dando, così, le spalle all’altro.
Harry sospirò, “Ognuno ha le sue paure, Boo Bear” ribadì, imitando Louis, dandogli così le spalle e chiudendo gli occhi.
Avevano taciuto entrambi, senza nemmeno darsi la buonanotte.
“Tu?” Ruppe, poi, il silenzio Louis, dimostrando una certa curiosità nel tono della voce.
Harry sorrise, prima di rispondere. “Sì, delle montagne russe e dei serpenti
Louis colse quel sorriso con cui Harry si era espresso e sorrise di conseguenza.
“Io non ho mai avuto paura dei temporali…è questa città” Riprese, dopo pochi attimi di silenzio, rattristato.
Harry sembrava ascoltarlo con piacere, forse perché una volta perso il sonno era difficile che questo gli ritornasse.
Ho paura di crescere. E… ho paura degli uccelli, ecco, questo l’ho sempre saputo. Crescere e gli uccelli mi terrorizzano” Ammise Louis, chiudendo gli occhi, mentre lasciava che una sua mano strisciasse sotto al cuscino.
Erano rimasti in silenzio per qualche secondo ancora, prima di rendersi conto di ciò che avevano detto e di scoppiare a ridere.
Harry aveva paura dei serpenti, Louis aveva paura degli uccelli.
“Ho la vaga idea che i nostri inconsci stiano tentando di dirci qualcosa, sai?” Ironizzò Louis, mentre finalmente iniziava a tranquillizzarsi, insieme ai suoi muscoli fino a poco prima tesi.







Non lo sa ancora, Louis, se quel giorno si sia sospinto in camera di Harry perché aveva l’idea in testa che il suo migliore amico sapesse tranquillizzarlo.
Ricorda soltanto, quando ci pensa, che Harry è riuscito a fargli dimenticare il temporale, in quel momento. E che tutto ha avuto senso, in quel letto. E che quelle braccia hanno saputo renderlo spensierato a tal punto da sentirsi bene. E che non c’è bisogno di vergognarsi delle proprie paure. Perché si può sempre ridere su di esse.

Anche se la paura di crescere, eh, quella per Louis sarà sempre un problema.






Avevano riso ancora, schiena contro schiena, e le loro risate erano risuonate soavemente per la stanza, come se si stessero cantando una ninna nanna per addormentarsi.
C’era qualcosa che il subconscio di Louis gli stava sicuramente suggerendo a gran voce: Harry Styles era la sua cura contro i temporali.
Proprio nell’istante in cui, però, stava per abbandonare questo mondo, insieme a Morfeo, un altro boato in lontananza lo fece sussultare. “Dannazione” imprecò, alzando il capo e sistemando invano il cuscino, mentre Harry affianco a lui si muoveva senza dire nulla.
Quando Louis tornò a posare la testa sul cuscino, con il braccio ancora sotto di esso, sentì anche un altro braccio – non suo – cingerlo all’altezza della vita.
“Cos…?!” Aveva tentato di dire, girandosi verso Harry.
“Shh” Esalò all’orecchio di Louis, che, colto alla sprovvista, era semplicemente diventato di sale. “Ora, chiudi gli occhi e dormi. Il temporale è fuori, noi siamo qui” Gli sussurrò Harry, mentre baciava una guancia per tranquillizzarlo; poi sì avvicinò maggiormente, addossandosi sulla schiena del migliore amico, mentre faceva strisciare il braccio, libero, sotto il cuscino, accanto a quello di Louis.


You could be my new prescription
Too much could be an overdose
[Everybody talks – Neon Trees]





Noi siamo qui, ha detto Harry. E, mai, Louis, in vita sua, ha sentito tanto vere quelle tre parole.
Loro sono lì nello stesso letto, vicini, abbracciati, in un paio di coperte, in un respiro solo e in due cuori che palpitano nella stessa corsa, durante un temporale.
Louis, in un primo momento, si smuove tra quell’abbraccio forzato, un po’ imbarazzato, sebbene, improvvisamente, si sia sentito bene, tranquillo – a casa.
Oltretutto il temporale in lontananza si è completamente attenuato quando le labbra di Harry si sono posate, caste, sulla sua guancia.
Nonostante fuori l’inferno tuonasse impetuoso, lì, al chiuso, in quella stanza d’albergo, Louis ha trovato il paradiso; e sì, l’ha trovato tra le braccia di Harry.




And I’m afraid I wont get out alive
No, I won’t sleep tonight.
[Animal – Neon Trees]






Chiunque potrebbe fraintendere, se li scovassero in quel letto, uno completamente nudo e l’altro accoccolato tra le sue braccia.
Chiunque. Per Harry e Louis, invece, di fraintendibile non c’è mai stato niente.
Sono soltanto due amici che dormono insieme.



Take me to your love shack
Mamas always gotta back track
When everybody talks back.
[Everybody talks – Neon trees]





Così aveva chiuso gli occhi, Louis, e sospirato, mentre si stava – nuovamente – per riaddormentare, cullato dal respiro di Harry sul suo collo e dal battito del cuore che bussava dolcemente sulla sua schiena.
Non aveva trovato il sonno nemmeno in quella oasi di pace. Perché ben presto Harry aveva iniziato ad agitarsi dietro di lui, sbuffando e sospirando.
Così Louis aveva aperto gli occhi, nuovamente, pensando che qualcun altro avesse deciso per lui che non avrebbe chiuso occhio.
E non aveva fatto nemmeno in tempo a domandare cosa accadesse, perché Harry l’aveva preceduto, stupendolo e facendogli sbarrare gli occhi nel cuore terso della stanza. “Spogliati” Gli ordinò, incolore e piuttosto seccato.
Una parola che difficilmente poteva essere confusa con altre. Ciò nonostante, Louis “C-cosa?” chiese sbigottito.
Doveva essere uno scherzo. Strano che non c’aveva pensato lui, per primo, a scherzare in quel modo.
“Emani calore con questo pigiama e se ho caldo non riesco a dormire… Perciò, spogliati” Ripeté, chiarendo l’arcano mistero che, tuttavia, non aveva convinto ancora l’altro.
“Harry, se è uno scherzo non…” Iniziò Louis con un sorrisetto sarcastico, seppur titubante, stampato in volto.
Harry, però, lo fermò: “Che tu ci voglia credere o no, non riesco davvero a dormire. Fa troppo caldo. Spogliati” Insistette, scostandosi dal corpo del migliore amico.
“Ma…” Rispose, esitante, Louis, girandosi verso Harry; che nella semioscurità erano appena percettibile, lui e il suo broncio.
“Allora tornate nel tuo letto” Lo minacciò con tono amareggiato e severo.






Restano in silenzio e fermi per qualche secondo. Harry con le braccia conserte, piuttosto seccato, ha atteso sapendo già di averla vinta, mentre Louis, dubbioso, ha pensato seriamente di tornarsene nella sua stanza.
Il tuono successivo è stato il complice del primo, perché Louis, saltando spaventato, si alza dal letto, celere, iniziando a togliersi la cannoniera.
È stato un innocente, Louis, perché avrebbe potuto vincere quella partita evitando di farsi abbracciare da Harry; eppure eccolo lì, Louis, mentre si toglie i boxer e torna rapido sotto le coperte, evitando di freddarsi.
In realtà, Louis c’ha pensato, eccome se l’ha fatto.
Lui, con la sua mente sveglia, l’ha pensato immediatamente.
Eppure non si è mai sentito così bene, in vita sua, se non accoccolato tra le braccia di Harry. Quindi è stato più furbo, Louis. Fingendo di essere seccato ha obbedito alle direttive del suo migliore amico, spogliandosi, e poi si è condotto tra le braccia dello stesso. Hanno vinto entrambi, sebbene Louis lo abbia fatto in silenzio.

E hanno dormito insieme, nello stesso letto di una stanza d’albergo, completamente nudi e abbracciati.





Quando tornarono ad abbracciarsi, avevano sorriso, inconsapevoli che lo stessero facendo allo stesso modo.
“Tieni a bada il tuo coso” Lo schernì, a quel punto, Louis.
Harry rise, soffiando sul collo del migliore amico che, sperando di non farsi accorgere, era rabbrividito.
“Difficile, Boo Bear, sei così sexy” Lo beffò – o forse no? – l’altro.
Risero ancora, tornando a cullarsi con la melodia delle loro voci.
“Sì, quel nomignolo poi mi rende ancora più sexy” Brontolò, fingendo di essere seccato.
La verità era che iniziava a piacergli il modo in cui le labbra e la voce di Harry pronunciavano quel vezzeggiativo imbarazzante.
“Mi leggi nel pensiero” Rispose, mentre con i capelli ricci solleticava leggermente le spalle di Louis.
“ ’Notte, Harry” Gli augurò, poco secondi dopo, sistemandosi ancora meglio tra le braccia del migliore amico.
“Buonanotte, Louis” Gli sussurrò in risposta Harry, stringendo la stretta e abbandonando il capo sul cuscino dell’altro.
Così, finalmente, al sopraggiungere dell’alba, si addormentarono.

No, I won’t sleep tonight.
[Animal – Neon Trees]



E al risveglio sono ancora abbracciati allo stesso modo – a cucchiaio.
E al risveglio entrambi non hanno il coraggio di aprire gli occhi e far cessare quell’incanto.
E al risveglio, dopotutto, aprono gli occhi, assonnati e confusi.
Harry respira l’odore di Louis dalla sua spalla e Louis, si rannicchia, sorridendo, nell’abbraccio del migliore amico.
Harry, così, ha la forza di volontà di abbracciarlo con maggiore forza, avvicinandoselo con avidità.
Se fosse per Harry rimarrebbero in quel letto per tutto il giorno.
Se fosse per Louis resterebbe tra quelle braccia per tutta la vita.
Così, Louis Tomlinson non ci pensa molto e agisce senza raziocinio. Si gira verso il suo migliore amico e gli sorride maggiormente, gli occhi appena socchiusi e ancora addormentarti, la voce impastata dal sonno e la gioia di aver dormito poco, ma bene.
Bene, come non accadeva da tempo.
Poi parla.






“Andiamo a vivere insieme?” Aveva chiesto con voce roca, stupito dai suoi stessi pensieri.
Harry lo fissò incredulo e ancora assonnato.
Si schiarì la voce e si stropicciò un occhio con la mano libera. Poi incespicò sui suoi stessi pensieri prima di parlare.
“C-cosa?” Chiese, per assicurarsi di non aver perso il senno.
Louis aveva così sorriso, spensierato e felice.
“Hai capito…” Esalò, abbracciando il migliore amico, incurante del fatto che fosse completamente nudo e ripeté: “Andiamo a vivere insieme, quando torniamo a Londra?”
“Perché?” Chiese, ancora, Harry, aggrottando la fronte. Louis sorrise, sotto lo sguardo confuso dell’amico. Si accoccolò maggiormente sul petto di Harry, prima di parlare, e poi “Perché voglio dormire così bene come sono riuscito a fare soltanto questa notte” rispose, ammettendo con sincerità, mentre sentiva il cuore dell’altro battere inquieto.
Harry Styles era rimasto in silenzio per qualche minuto, poi aveva abbracciato Louis con entrambe le braccia e aveva sorriso, carico di dolcezza.
“Approfittatore” soffiò tra i capelli chiari dell’amico.
“Sei tu quello che mi ha obbligato a spogliarmi” Specificò, sarcastico, Louis. Risero all’unisono.
“Harry?” Continuò Louis, poco dopo, con la sua voce delicata – sebbene ancora assonnata – senza la minima intenzione di allontanarsi da quell’abbraccio.
“Mh?” Mugugnò l’altro in risposta, socchiudendo appena gli occhi e respirando l’odore che Louis emanava e che sapeva terribilmente di buono.
“Lo prendo per un sì” Continuò, pacato.
“Mh, mh” Assentì, sorridendo sulla pelle di Louis, che lo seguì a ruota.
Rimasero in quel letto per un po’, così, accoccolati, prima di alzarsi e tornare alla vita di tutti giorni.
La loro, che non era affatto normale.

Oh, oh
What are we waitin’ for?
[Animal – Neon Trees
]
 

Così iniziano a scattare i secondi, lentamente, in una corsa all'indietro di un conteggio che porta all'esplosione.
BOOM.

Ma non sempre le esplosioni sono un cattivo presagio.
Non sempre.
A volte esistono anche i lieto fine.
A volte.

Ci sono state altre prime volte, ma mi dilungherei troppo perciò rimandiamo al prossimo capitolo.






------ Angolo DolceVenereDiRimme -------

Finalmente mi decido a parlare! :)
Ciaoo! ** Allora? Vi piace questa storia?
Non pensate anche voi che Harry e Louis siano l'amore? XD
Vi consiglio di ascoltare a ripetizioni le due canzoni che ho citato perché... mi hanno ispirato tantissimo e sono la colonna sonora perfetta per questa storia. Difatti torneranno anche più avanti.
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un commento, un piace o che semplicemente hanno aggiunto questa storia alle preferite/seguite.

Un abbraccio,
a presto,
DolceVenereDiRimmel.

   
 
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