Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: aki_penn    11/06/2013    7 recensioni
“Fare il bagno nel sangue delle vergini mi mantiene giovane” disse, guardandosi le mani dalle dita lunghe e affusolate, sporche di rosso. “Quella ragazza che ti sei portato appresso quando sei arrivato a Rosenrot, è vergine?” domandò poi, guardandolo. Tinkerbell strabuzzò gli occhi e balbettò “Ru-Ruthie? Io non…non so…non ho mai chiesto…” incespicò, preso alla sprovvista, per poi accigliarsi e sbottare “E comunque non ho alcuna intenzione di farti dissanguare la mia assistente, se permetti!”
Genere: Azione, Horror, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Make a wish-

Capitolo sei-

Il diavolo e i semi d’ortica-

 

Ruthie aprì gli occhi, c’era qualcuno che la stava toccando, non riusciva a capire bene cosa stesse succedendo, si sentiva intorpidita.

“Ehi, signorina” disse quel qualcuno e lei si sentì schiaffeggiare non troppo forte. Batté qualche volta le palpebre e si guardò in giro, cercando di focalizzare cosa stesse succedendo. L’unica cosa che identificò, quando iniziò a vedere qualche cosa e non a percepire solo luce, fu la faccia di un tizio con le sopracciglia aggrottate.

“Ben svegliata!” esclamò l’uomo. Ruthie si tirò sui gomiti, per poi scoprire che non era una buona idea. Emise un urlo di dolore e ricadde sdraiata dov’era.

“Credo che il tuo gomito sia rotto, signorina. Fai attenzione” e così dicendo la tirò un po’ su, cercando di tenerle fermo il braccio il più possibile. Ruthie si lasciò aiutare, intorpidita, per un attimo, dal dolore.

 Erano per terra e, con un’occhiata veloce alla stanza in cui si trovavano, si rese conto di essere ancora all’interno del castello, in una camera non troppo luminosa, diversamente da quello che le era sembrato, e affrescata. Doveva essere una specie di corridoio, un punto di passaggio comunque. C’erano un paio di porte e nessun arredamento, le finestre piccole e alte e i muri dipinti di colori scuri.

“Ti ho trovata appesa come un salame nella camera di una che ama sbudellare la gente, ma mi sembri tutta intera” sentenziò allegro, chinato su di lei. Ruthie annuì “Io credo di doverti ringraziare, ma sono piuttosto perplessa…tu chi saresti?”

L’uomo, che doveva avere cinque o sei anni in più di lei, portava in testa una bandana fiorata e i capelli che spuntavano da essa, in un codino corto e crespo, erano rosso fuoco. Libera dal copricapo aveva una trecciolina che gli scendeva sulla spalla, alla quale erano attaccate diverse conchiglie e fili di lana. Per il resto era vestito con una camicia leggera a maniche corte e dei pantaloncini chiari. Le braccia e le gambe erano tatuate, ma il colpo di grazia lo davano la collana di fiori tropicali e un laccio di cuoio con una conchiglia madreperlacea, che aveva appesi al collo. Ruthie si chiese se quello non fosse un delirio della sua mente. Forse la bestia, che Tinkerbell cercava, la stava macellando e quello era una specie di limbo sereno.

Il ragazzo si tolse un cappello immaginario e simulò una riverenza, per quanto potesse, dato che era già inginocchiato “Io sono Diablo, umile marinaio. Qui per servirla, signorina” fece, per poi sorriderle ancora.

“Io sono Ruthie” disse, ancora frastornata, non era sicura di volergli dare troppa confidenza.

Diablo le sorrise di nuovo, sembrava che stesse realmente cercando di tranquillizzarla, l’aiutò a mettersi seduta meglio. A uno dei polsi aveva appesa una chiave grossa dall’aria antica. Si domandò ancora che razza di persona fosse una conciata così, piena di chincaglieria, che spuntava nel covo di una bestia, dicendo di essere un marinaio.

“Cosa ci fai tu qui?” chiese poi lei, seria. Diablo parve non aspettarsi la domanda, ma non sembrò affatto preoccupato perché, con estrema calma, si mise a dire “Beh, direi che la padrona del castello sia una bestia…io inseguo le bestie…per così dire” spiegò con fare ammiccante. Ruthie lo guardò perplessa “Le volete uccidere? Ma c’è già Tinkerbell” fece, un po’ indisposta. Diablo scosse il capo fulvo e fiorato “No, no, no! A essere sinceri non è che mi piacciano molto, da vive, le bestie, ma loro possiedono..” e non fece in tempo a finire la frase perché si ritrovò con la bocca del revolver di Ruthie proprio sotto al mento, costretto a guardare verso l’alto. Alzò le mani, arreso “Siamo irritabili, eh, signorina?” fece, fin troppo spavaldo per uno a cui stanno per saltare mascella e cervello in un sol colpo.

“Non osare mettermi le mani in tasca. Guarda che non ho paura a spararti in testa” minacciò la ragazza. “Non dovresti strafare, il tuo gomito è rotto, se continui ad agitarti così finirà per uscirti l’osso. Per la donnina-macella-vergini, che sta di là, sarà solo più divertente” continuò Diablo, guardando in basso, verso di lei, per come poteva. Ridacchiava, era preoccupato, ma la cosa non gli impediva di fare lo sfrontato.

“Perché volevi i miei semi d’ortica?” chiese Ruthie, e quello aveva tutta l’aria di essere un interrogatorio. Il sorriso di Diablo si allargò “Perché no? Dico io”

Fu proprio il quel momento che l’uomo fu letteralmente sbalzato via, Ruthie sparò e cadde all’indietro, mentre il proiettile si conficcava nell’occhio di un uomo dipinto nell’affresco.

Ruthie urlò di dolore, quando involontariamente cercò di nuovo di fare forza sui gomiti per mettersi seduta. Tinkerbell era in piedi davanti a lei, con le mani lungo i fianchi e la mascella contratta. La ragazza lo guardò e poi si voltò a guardare Diablo, accasciato contro la parete, che si teneva la mano insanguinata sulla faccia. Tinkerbell doveva avergli tirato un calcio, forse gli aveva rotto il naso.

“Ehi” fece l’uomo, con la voce che era a mezzo tra il canzonatorio e l’amichevole “la donna-bonsai vuole farmi saltare le cervella, poi arrivi tu che mi spacchi il naso, non sarete troppo gentili, oggi?”

“Lo sai che da me non avrai niente” disse Tinkerbell, serio, senza muoversi di un passo. “Ma infatti non ti stavo chiedendo niente, me lo stavo prendendo da solo. Non c’è nulla di male a provarci, no, Tinkerbell?” chiese, divertito, nonostante il sangue gli colasse copioso tra le dita. Ruthie vide una vena pulsare sulla tempia del genio, sembrava proprio che non gli piacesse il modo in cui lo sconosciuto pronunciava il suo nome.

Batté le palpebre, passando lo sguardo da uno all’altro, era chiaro che si conoscessero, probabilmente Diablo aveva cercato di saccheggiare lo stesso Tinkerbell, quando ancora lavorava da solo.

“Immagino che non sia il mio giorno fortunato allora, il tuo famiglio è più vispo di quanto mi aspettassi” disse, alzandosi, fu allora che Ruthie notò la tracolla alla quale aveva attaccato una strana cosa di metallo, con delle ammaccature, che a un occhio esperto si sarebbe rivelato essere un hangdrum. Diablo barcollò un po’ rimettendosi in piedi e si appoggiò all’unica porta della stanza, era vecchia e in legno, stava proprio in mezzo all’affresco, come se facesse parte di esso.

“Vorrà dire che mi toccherà tornare alla Kensington Gardens a mani vuote” disse, con un mezzo sorriso, per quanto potesse, il naso doveva fargli male, aveva tutta la bocca sporca di sangue. Tinkerbell non mosse un muscolo, teneva le mani chiuse a pugno e lo sguardo fisso sull’uomo coi capelli rossi.

“Allora a presto” salutò, afferrando la chiave che aveva al polso e mettendola in mostra come se fosse stata una spada. Poi veloce, si voltò infilando la chiave nella toppa e sgusciò oltre l’uscio.

“Non lo rincorri?” domandò Ruthie, ancora per terra, che si teneva su solo con un gomito. Tinkerbell scosse la testa e la guardò, stancamente. Era sporco di sangue ovunque “Non ho nulla da fare inseguendolo e poi non sarà già più qui, ormai” spiegò, grattandosi la testa.

“Come stai?” chiese poi, inginocchiandosi accanto a lei. La smorfia di dolore sul viso di Ruthie si manifestò prima della risposta, doveva aver fatto un movimento sconsigliabile e il gomito ricominciava a dolerle come se glielo stessero tagliando.

“Ah” piagnucolò lasciando cadere la testa in avanti “il gomito” disse e Tinkerbell lo prese tra le mani. Ruthie emise un lungo respiro, mentre le mani calde e sporche di sangue del ragazzo le prendevano il braccio. Fu doloroso, per un secondo, mentre le sue dita lo stringevano, ma poi sentì solo tepore e il dolore sparì completamente.

Tinkerbell  si rimise in piedi, mentre Ruthie lo guardava dal basso, lui cercava di pulirsi le mani sulla giacca militare, che era già troppo sporca di sangue. La ragazza allungò il braccio verso di lui, per essere aiutata ad alzarsi e lui la tirò su in silenzio, senza sforzo.

Sul suo maglioncino erano rimaste le macchie di sangue per il tocco delle mani di Tinkerbell.

“Cosa è successo?” chiese infine, lei. Tinkerbell emise un lungo sospiro, stanco. Gli faceva male la schiena.

“La bestia era la signorina” disse stancamente. Ruthie sbuffò “Lo sapevo già, le ho anche sparato e le è esplosa la testa, ma poi si è subito ricomposta” brontolò lei, incrociando le braccia.

“Non fare tanto la saputa, se ieri sera eri convinta che fossero tutti innocenti! E, tanto per la cronaca, anche il maggiordomo era a conoscenza della cosa, non escludo che fosse lui a scegliere le ragazzine per la bestia” disse, come per sgridarla, poi aggiunse “Gli ho spaccato la testa”

Ruthie non fece una piega, la sua espressione non cambiò, ma chiese “Esistono umani che collaborano con le bestie?”

Tinkerbell, che aveva incrociato le braccia a sua volta scosse la testa, ma non si riusciva a capire se fosse un o un no.

“E’ piuttosto raro, ma a volte succede. È la prima volta che ne vedo uno di persona, ma mi era stato detto. È come quando i serial killer che, in carcere, si ritrovano pieni di fan che mandano loro lettere d’apprezzamento. È una cosa che la maggior parte della gente non riesce a capire, ma la natura dell’uomo è strana… Comunque, nella maggior parte dei casi, le bestie li ammazzano quando si sono stufati di loro”disse, sfumando il discorso nel vago. Ruthie fece poi un cenno verso la porta “E lui? Ha detto di chiamarsi Diablo”

Tinkerbell annuì “So come si chiama. È un pirata”

Ruthie alzò le sopracciglia “Un pirata?” chiese ridacchiando e lui scrollò le spalle “Noi li chiamiamo così, loro si fanno chiamare così. Fondamentalmente sono dei ladri, li chiamiamo pirati perché viaggiano in nave. Non è l’unico, sono qui per prenderci i semi d’ortica, devi starci attenta come se ne andasse della tua vita.” bofonchiò, dando una pacca al fianco della ragazza, proprio dove stava il vasetto che Diablo aveva cercato di sottrarle. “A proposito, ho una cosa per te” disse, frugandosi nelle tasche. Ne tirò fuori il seme striato che aveva preso dal corpo della signorina Böhm, impedendole di ricomporsi.

“Il seme di oggi” disse, mostrando il suo trofeo all’aiutante. Ruthie si affrettò ad estrarre il barattolo dalla tasca e a svitarlo perché Tinkerbell ci mettesse dentro il seme. Era una barattolo piccolo, somigliava a quelli in vetro per la marmellata.

“E cosa ci fanno con quei semi che rubano? Li usano per dar vita a delle bestie, come fanno le Ortiche…?” Ruthie non sapeva bene come porre la domanda, Clay non sembrava avere troppa voglia di far chiacchiere sull’argomento.

“No” rispose infine “a loro servono perché il cielo non gli cada in testa e per combattere contro di noi. In ogni modo, indipendente da cosa ci facciano, quella roba è mia e DEVE restare mia”concluse, grattandosi il collo, mentre guardava un punto indefinito con sguardo serio. Ruthie si rimise il barattolo in tasca e lo guardò in silenzio, finché lui non ricambiò lo sguardo e sorrise “Senti, se ci prendessimo una settimana di vacanza, dopotutto tra poco è Natale. Ti porto in Connecticut” propose.

Ruthie scosse la testa “Non ho granché da fare a casa mia, preferisco venire via con te e prendere l’aereo da casa tua per andare a casa mia, così avrò la sensazione di star facendo qualche cosa”

Tinkerbell annuì senza insistere o fare domande.

“Come vuoi. Passiamo a prendere i nostri bagagli al Bed & Breakfast e andiamo, non voglio più essere qui quando Greta arriverà in paese”

***

Tinkerbell aprì la porta di un armadio a muro e si ritrovò in una stanza da adolescente, con le lucine di Natale attaccate alle pareti e gli striscioni della squadra di football del liceo.

Ruthie fece qualche passo nella stanza, tenendo la borsa con entrambe le mani, avanzava come se fosse stata in un museo. Fu mentre lei fissava una foto dove si trovavano tre ragazzini, di cui due avevano praticamente la stessa faccia, che Tinkerbell cacciò un urlo disumano. Ruthie urlò a sua volta e cadde in avanti, sotto il peso del ragazzo, che le teneva le mani sugli occhi. Atterrarono sul gomiti di Clay e Ruthie sentì il fiato mozzarsi quando sbatté duramente il petto sul parquet.

Seguì un attimo di silenzio, durante il quale Tinkerbell non spostò le mani dagli occhi di Ruthie, ne si degnò di gravare meno su di lei, col proprio peso.

“Ruthie” sussurrò con aria da cospiratore “non ti ho detto una cosa”

“Cosa?” chiese lei, più scocciata che preoccupata, mentre cercava di togliersi dalla faccia le mani del ragazzo. “Quando avevo quattordici anni, facevo il babysitter”

“Oh, wow. Quindi?” chiese lei, per nulla impressionata. Tinkerbell continuò a bassa voce “La bimba si chiamava Amanda, e mi ha fatto un ritratto”

“E sei imbarazzato al pensiero che io possa vedere il tuo ritratto dove hai un corpo fatto a rettangolo?” chiese Ruthie, che ormai si era arresa ad avere le mani di lui in faccia, cercando di girarsi nella direzione del ragazzo, il petto di lui era ancora appoggiato alla sua schiena, e per quanto non fosse un ragazzo grosso, in quella posizione, non era per nulla leggero.

“A dire il vero sono un triangolo, ma non è quello il punto: c’è scritto sopra il mio nome. Potresti aspettare a occhi chiusi finché non lo stacco?” chiese, sempre a bassa voce.

Ruthie si accigliò, sotto le mani di Tinkerbell “Tanto casino solo per questo? Vai, basta che ti alzi da me e mi fai respirare” brontolò.

“Grazie” esclamò lui con rinnovato entusiasmo, e in un secondo la ragazza poté respirare di nuovo.

“Fatto, puoi guardare” disse un attimo dopo. Ruthie sentì un rumore di cassetto che si apriva e si chiudeva.

Ruthie si guardò di nuovo in giro ridacchiando “Che c’è?” chiese lui, contrariato.

“E’ la stanza di un ragazzino” ridacchiò. Tinkerbell s’imbronciò e sbuffò, incrociando le braccia “Che ci posso fare? Appena ho finito il College ho finito per trovarmi in ‘sto casino, non sono mai tornato a casa e camera mia è rimasta come quando avevo diciotto anni. Mia madre non ha toccato niente” spiegò. Con ‘sto casino, Tinkerbell intendeva l’investitura di genio, Ruthie lo sapeva.

La ragazza gli si avvicinò di qualche passo, con aria divertita, per poi mettersi seduta sul piumone bianco del letto di Clay “Di tuo padre so la storia della Tailandia, eccetera, ma non mi hai mai parlato tanto di tua madre” fece notare lei, curiosa. Clay scrollò le spalle “Non c’è molto da dire. Diciamo pure che la signorina Böhm, in confronto a mia madre, è un tipo che invecchia serenamente” disse lui, tranquillo. Ruthie ridacchiò.

“Spero davvero che non anneghi nel botulino” aggiunse poi, come parlando a sé stesso, guardando fuori dalla finestra. L’albero del loro giardino era spoglio, ma Ruthie pensò che comunque, quella che aveva dalla sua finestra con gli infissi bianchi, fosse una bella vista.

“Glen, tesoro? Non hai sentito anche tu un rumore strano venire dal piano di sopra?” si sentì dire da una donna, dal piano di sotto. Clay drizzò le orecchie, riconoscendo la voce di sua madre che parlava col suo fidanzato.

“Via” ordinò e in un secondo erano saltati entrambi dalla finestra per atterrare nel cortile pieno di foglie, Ruthie in braccio a Tinkerbell.

La prese per un gomito e la condusse fino allo steccato bianco, si piegarono in avanti per essere sicuri di non essere visti da Glen, il fidanzato della madre di Clay, che era rimasto al piano terra e fischiettava preparandosi uno spuntino.

Entrambi uscirono e corsero fino al confine del giardino, dove si ergeva l’alta siepe del giardino dei vicini, che interdiceva la vista sia dalla finestra della camera di Tinkerbell sia da quella della cucina. Si guardarono per un attimo imbarazzati “Ehm…bene…quindi tu te ne vai da tuo padre” disse poi lui. Ruthie annuì  “L’ultima volta che mi ha telefonato, mi ha detto che l’orario di visita è un pochino meno rigido e che magari potremmo perfino stringerci la mano” disse Ruthie, con una nota ironica e un velo di tristezza.

“Questo certamente dopo che il secondino ti avrà perquisito fin nelle mutande per essere sicuro che tu non abbia una lametta per le unghie con le quali lui potrebbe tagliare le sbarre e scappare” commentò lui, con lo stesso sarcasmo, senza guardarla.

“Tu ci scherzi, ma è vero. Sarà un bel Natale in solitudine” rispose lei “Tu divertiti con la tua famiglia” fece lei, e si fece sfuggire una nota di risentimento. Tinkerbell aveva ancora una famiglia degna di essere definita tale, era giusto che volesse passare il Natale con loro, invece che con lei. Avrebbe passato la vigilia mangiando popcorn e guardando l’ennesima replica di Mamma ho perso l’aereo.

“Allora a presto, ti vengo a prendere a casa quando dobbiamo tornare a lavorare” disse lui, sforzandosi di ignorare l’ultima frase di lei. Ruthie annuì “A presto” disse, senza sapere bene cosa aggiungere, prima di girarsi e incamminarsi lungo la strada fredda. Non aveva idea di dove fosse l’aeroporto, avrebbe chiesto al primo passante che le fosse capitato a tiro.

Clay si morse il labbro guardandola andare via, si sentiva un po’ in colpa, ma voleva assolutamente vedere Jessie e, perché no, anche sua madre. Si voltò di nuovo verso casa propria e varcò il cancelletto dal quale era appena uscito, attraversò il vialetto in ghiaia, salì i tre gradini della veranda e spinse la porta di casa propria.

 

Aki_Penn parla a vanvera: Questo capitolo è un po’ più corto dell’altro, un bel po’ più corto, ma mi faceva piacere spezzarlo, e poi dall’ultima volta che ho aggiornato è già passato un po’, quindi ci tenevo.

Il capitolo è decisamente più tranquillo dell’altro e anche il prossimo non sarà all’insegna dell’adrenalina, ma mi serve un po’ di stacco, prima di tutto volevo che si vedesse la famiglia di Clay. Purtroppo ho un debole per le situazioni familiari intricate. XD

Spero che Diablo vi sia piaciuto, mi sono impegnata abbastanza per renderlo al meglio, ma ancora non mi convince del tutto, spero ne abbiate una buona impressione, io me lo immagino come un tipo perennemente in vacanza.

Grazie mille per aver letto fino a qui, non sapete come mi avete reso felice!

P.S.: Vi eravate tutti preoccupati, ma Ruthie sta bene. XD

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: aki_penn