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Autore: Aura    12/06/2013    2 recensioni
Charlie Weasley si definisce un matto.
Perché solo un matto potrebbe, in un mondo che ancora si riassesta dopo la guerra contro Voldemort, in un mondo che è in procinto di combatterne un'altra, innamorarsi della ragazza di suo fratello.
Perché Hermione sarebbe sempre appartenuta a Ron, era chiaro anche a lui: per cui era solo un matto, a continuare ad amarla.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlie Weasley, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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quel matto 1






E solo adesso me rendo conto, che non c'è nessuno in giro,
e che è soltanto quel che penso,
mentre poi mi guardo intorno ciò che vedo è il mio riflesso
su uno specchio,
troppo stanco di morirmi sempre addosso.

(Quel matto sono io, Negramaro)




LUI.


- È in gamba, ce la possiamo fare: tre Manticore sono tante, Gerard, non possiamo rischiare che quegli scherzi della natura feriscano qualcuno.
Mi allontanai, prima che potesse dire altro, prendendo il mio posto in formazione.
- Non abbiamo parlato di quale sarebbe il mio compito. - Si fece sentire lei, dopo qualche istante.
- Cercare di non cadere. - La liquidai semplicemente. Mi strattonò i fianchi,
- Piantala, Charlie: dico sul serio.
Raccolsi le idee: le unità erano molto eterogenee, il compagno del cavaliere non aveva un ruolo prestabilito, i due trovavano l'intesa giusta dopo scontri e allenamenti in maniera naturale, in base alle predisposizioni di ognuno.
Albert, il mio vecchio compagno, faceva da diversivo, ma mai avrei suggerito a Hermione una cosa simile.
- Mi fido di te, non devi fare niente di speciale. 


Mi abbassai sulla schiena di Moskosky, preparandomi alla planata decisa, e lei mi imitò.
La formazione si divise, seguii Igor, la prima ala, e puntammo su una Manticora, lui a destra e io a sinistra. Quell'esemplare era parecchio più grosso di quelle che avevo visto fino a quel momento, la sua coda in particolare era più lunga e non ci permetteva di avvicinarci troppo, se non volevamo essere colpiti. Era in posizione di attacco, pronta a lanciarci addosso i dardi che come pungiglioni generava dalla punta della sua estremità, e sapevamo entrambi per esperienza che il fuoco dei nostri draghi a quella distanza avrebbe solo scaldato la spessa crosta di pelle.
Guardai Igor con la coda dell'occhio, velocemente, riportando subito lo sguardo sulla coda della Manticora: anche lui stava pensando a un modo per avvicinarsi, rimanendo sempre in movimento affinché lei non potesse colpirci con i suoi aculei.
- Che succede? - La sua voce mi colse di sorpresa, mi ero già dimenticato di averla dietro di me.
- Dobbiamo avvicinarci per attaccarla, ma se ci colpisce con i suoi aculei siamo andati. Non cercherà di combattere, è pronta per spararli.
- Questo lo vedo. - Mi rispose, con un tono di voce vagamente petulante, che nella confusione del momento mi portò a chiedermi perché me lo avesse chiesto, allora. - Ho un'idea, fai dei cerchi attorno a lei, in modo che possa puntare la bacchetta.
- Gli incantesimi non... - iniziai, ma subito mi zittì:
- Lo so benissimo, ho un'idea: tieniti pronto ad attaccare, non riuscirò a distrarla a lungo.

Avevo detto che mi sarei fidato, ma non mi aspettavo che partecipasse attivamente; eppure il segreto del successo delle unità era proprio quello, la collaborazione dei compagni che li portava a combattere all'unisono, e se lei era la mia compagna ero in qualche modo costretto ad accettare il suo contributo, o non ce l'avrei fatta. Iniziai a fare quello che mi aveva detto, ci piegammo sul fianco destro e le volammo attorno, mentre Igor e Albert si tiravano al di fuori della nostra traiettoria, capendo che avevamo qualcosa in mente. La sentii sporgersi con cautela, dietro di me, per avere più libertà di movimento, e se da un lato iniziavo ad avere dei dubbi sulla sua proverbiale intelligenza, non del tutto sicuro di quello che stava facendo, d'altra parte ero curioso di scoprire cosa aveva pensato.
-
Confringo!- disse, sicura, provocando un terremoto.
Non aspettai di vedere la Manticora disorientarsi, con il terreno che le franava sotto alle zampe, non appena captai l'incantesimo ne approfittai per avvicinarmi con una rapida inversione di marcia, e così fece Igor.
La infiammammo a una distanza tale da tramortirla, e Moskosky, che amava fare le cose per bene, le planò addosso, infilzandola da parte a parte con le sue zanne velenose. Gli scivolai sul fianco, tenendomi grazie a una specie di briglia, e mozzai la coda alla bestia con la spada, per evitare che in un'ultima esalazione o movimento involontario lo colpisse.
Moskosky sputò il cadavere a terra, trovandolo probabilmente ripugnante, e riprese quota, pensando forse di essere stato l'eroe di quello scontro; gli diedi qualche pacca bonaria sul dorso, e mi girai leggermente verso Hermione.
Il vento del volo le aveva scompigliato i capelli, liberando ciocche di ricci che le sbattevano alla rinfusa davanti agli occhi: assomigliava ben poco alla ragazza che avevo notato al matrimonio di Bill, eppure in quel momento seppi che se non poteva essere lei l'altra metà di me, non avrebbe potuto esserlo nessun'altra.
Non era tanto la sua abilità a colpirmi, quanto la sua determinazione, la forza che faceva su sé stessa per combattere anche in un momento che per lei era tutto fuorché naturale, come essere in groppa a un drago in volo. Non ci potevo fare niente, quella cosa per me era letale.
Diedi un'occhiata verso le altre unità, impegnate in scontri a prima vista più semplici, e Igor e Albert mi volarono accanto.
- La novellina ha fatto la sua parte, tornate all'accampamento. - disse, e nell'appellativo sentii una nota di cameratismo nella voce. Hermione aveva fugato ogni dubbio che era passato nella testa di tanti, al suo arrivo, e avrei scommesso che Igor non pensava più che lo scambio era stato così spudoratamente in suo favore.
Annuii, e virammo verso la base: Igor sarebbe andato in aiuto della squadra più in difficoltà, ma a occhio e croce era tutto sotto controllo.
Sentii lo stomaco di Hermione rilassarsi contro la mia schiena, a quelle parole, ma non disse niente: un altro punto a suo favore.
Una volta arrivati scesi per primo, aiutandola poi a fare lo stesso. Hermione scivolò con poca grazia lungo il fianco di Moskosky e poi mi caracollò addosso, momentaneamente senza equilibrio; trattenendo una risata mi misi accanto a lei, sull'erba. Presto sarebbe scesa la sera, gli altri cavalieri sarebbero tornati, ero contento di avere un momento solo con lei. Dovevo ancora dirle che era stata brava.

- Ci possiamo spostare? - ruppe il silenzio, incerta. La guardai interrogativo, - Non sono ancora del tutto a mio agio a stare così vicino a lui. - disse poi, indicando il drago.
Risi,
- Ma se ci eri a bordo fino a poco fa!
Aggrottò la fronte,
- Mi sono impegnata, - si giustificò, - ma non è facile.
Per me era ormai facile dimenticarmi che quegli esemplari erano classificati, fino a un anno prima, come quadrupla x, totalmente inaddomesticabili.
Sospirai platealmente, per mascherare quanto la sua incertezza mi inteneriva, e ci spostammo verso le tende, lontane dalle zone dove lasciavamo i draghi.


LEI.




Mi seccava fare la parte della fifona, ma non ero per niente tranquilla accanto a Moskosky, per quanto durante il volo mi avesse dimostrato di essere un essere senziente e tutto sommato in armonia con Charlie.
Lui mi mostrò l'accampamento, e la tenda dove avrei dormito; in qualche modo rimasi insoddisfatta del fatto che lui avesse fatto nessun accenno a come erano andate le cose contro la Manticora. Non che pretendessi di sentirmi dire:
“wow, Hermione, sei bravissima!”, ma lui non aveva detto proprio nulla. Almeno qualcosa mi aspettavo.
- Domani partiamo. - Mi disse, distogliendomi dai miei pensieri.
- Per dove? - Cercai di non dare a vedere che attendevo un riconoscimento, in fondo era una cosa così infantile. Charlie proseguì a spiegarmi:
- In realtà ci incontriamo qui solo una volta ogni due settimane, la maggior parte del tempo andiamo in avanscoperta: le Manticore non si trovano in una zona precisa, se un'unità trova qualcosa lo comunica agli altri.
Effettivamente era un buon piano.
Gli altri suoi compagni non furono così parchi di complimenti come lui, e non mi offesi troppo, quando arrivarono alla spicciolata come di ritorno da una scampagnata, a sentirli dichiarare che avevano tutti pensato che la mia presenza sarebbe stata più un peso che altro, ma che avevo disatteso il loro pregiudizio.
Charlie ribatté, senza troppa convinzione, che era perfettamente al corrente delle mie abilità, e che il Ministro stesso non mi avrebbe mai permesso di unirmi all'operazione se avessi potuto essere d'intralcio.



Dopo la serata di festeggiamenti post battaglia intorno al fuoco, sebbene la giornata fosse stata densa di avvenimenti, non riuscii a prendere sonno facilmente.
Illuminai la mia stanza della tenda che dividevo con Charlie, e non sapendo che altro fare iniziai a scrivere una lettera a Ron.
Gettai alcune pergamene iniziate, accorgendomi che senza volere avevo fatto riferimenti a draghi, manticore o al fatto che fossi con suo fratello; e quando finalmente arrivai alla fine, rileggendo le righe che avevo scritto, sentii la freddezza delle parole vaghe, degli eventi costruiti su supposizioni di quello che avrei dovuto fare stando a quanto gli avevo raccontato. Ron, dopo un giorno mi mancava così tanto, ma più che il poco tempo dall'ultima volta che lo avevo visto era proprio il fatto che non potevo condividere quello che vivevo con lui. Avrei voluto che mi fosse accanto, eppure per via della promessa che avevo fatto al Ministro, e per il desiderio di proteggerlo, lo avevo lasciato fuori.
Mi ero avvicinata all'ingresso della tenda, per permettere al gufo di volare via e andare a consegnare il mio messaggio, quando la voce severa di Charlie mi colse alla sprovvista.
- Che fai?

Sussultai,
- Mi hai spaventato. - dissi, richiudendo la tenda dietro di me.
- Non è il caso di fare passeggiatine al chiaro di luna: ti dimentichi che qua fuori è pieno di draghi? Ognuno di loro rispetta solo il proprio cavaliere, alcuni mostrano tolleranza anche per il compagno, ma ti assicuro che non si farebbero molti problemi a utilizzarti come dessert. - Mi rimproverò, aspro.
- Non era mia intenzione, uscire. - Mi giustificai, mettendomi sulla difensiva. - E poi, Charlie Weasley, so badare a me stessa, anche se tu non te ne sei accorto.
Sì, era infantile ma mi pungeva il fatto che, proprio quello che avrebbe dovuto essere il mio compagno, non sembrava essersi accorto che ero in grado di affiancarlo e combattere come tutti gli altri. Il suo volto si incupì:
- Vuoi sentirti dire che sei stata brava? Sì, sei stata brava, non sarà una passeggiata ma tu sei in gamba, l'ho sempre saputo. Ma ti ho promesso di proteggerti, e questo vuol dire che non posso considerarti come mia pari, fine della discussione.
Le parole gli erano uscite stridenti, sputate, nervose: rimasi sbalordita da quella dichiarazione che non capivo.
Non aspettò che potessi ribattere, e si ritirò nella sua zona, spegnendo la lanterna.



La luce mi colpì gli occhi, prepotentemente, mi rigirai: avevo la sensazione di essermi addormentata da non più di qualche minuto.
- Forza, Hermione, - mi pungolò la voce di Charlie, - dobbiamo partire, ora. Ho già preparato tutto, vai a lavarti la faccia che richiudo la tenda.
Mi misi a sedere, crucciata,
- Non mi devi trattare come una bambina. - Lo rimproverai.
Di umore migliore rispetto a quella notte, Charlie rise:
- Come una bambina? Mi hanno insegnato che il lavoro sporco spetta ai maschi, per galanteria: dimmi un po', non dirmi che facevi la schiavetta a mio fratello e Potter?
- No. - Borbottai, stranita nel vedere che effettivamente la tenda era stata sgombrata da tutto, fuorché i miei oggetti personali.








Nda:
Ecco il terzo capitolo, dove, nell'ultimo pezzo, la parola "matto" legata a Charlie inizia ad avere più significato.
Scusate se gli aggiornamenti non sono così veloci, ma spero che l'evoluzione, per quanto lenta, della trama possa compensare.
Spero che stiate continuando a leggerla, fatemi sapere cosa ne pensate! Alla prossima, grazie mille per chi ha recensito lo scorso capitolo!

   
 
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