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Autore: Sophie_Niall    13/06/2013    1 recensioni
Sophie ha quasi 17 anni e si è trasferita in Irlanda dopo le medie. Prima viveva a Milano, dove ha conosciuto Marco (per cui ha una cotta da anni) e Margherita, la sua migliore amica. Sophie fantastica su una possibile storia con Marco, ragazzo di Sonia e amico stretto di Elena. Un giorno Sophie conosce Niall, che si innamora di lei, che però non lo degna di uno sguardo.
Margherita, aspirante ballerina, è cotta di Louis, ma un ragazzo, Federico M., proverà a farle deviare la strada cercando di farla innamorare di lui...
Riusciranno le due ragazze a trovare la persona giusta per loro, in mezzo a tante avventure? E riuscirà Niall a conquistare il cuore di impegnato di Sophie?
Dedicata alla mia migliore amica
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: Triangolo
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CAPITOLO 3 – GIORNATA NO
 

Niall

La mattina (quella che tutti normalmente chiamano mattina) mi svegliai alle otto. Andai nella mia stanza a vedere se la mia principessa stava ancora dormendo, ma la trovai sveglia mentre osservava attentamente i miei poster. Sophie: “Niall!” Io: “Sei sveglia vedo! Vieni a fare colazione?” Sophie: “Con te? Devo proprio?” Io: “No, se non vuoi non devi...” Sophie: “Ma le capisci le battute? Ok, va bene, lo so che a farle sono pessima, però potresti darmi la soddisfazione di ridere, anche per finta, qualche volta!” Io: “Sì, sì, facciamola breve, vuoi venire a fare colazione oppure no?” Sophie: “Ma guarda te che domande fai! Certo che sì, ho una fame blu!” Io: “La fame è una cosa astratta... non può essere colorata…” Sophie: “Avere una fame blu è un modo di dire. Non si usa qui?” Io: “No... Dai, scendiamo giù, la colazione dobbiamo andarcela a comprare.” Sophie: “Aspetta un attimo, che ore sono?” Io: “Le otto e dieci più o meno.” Sophie: “Oh caspiterina sono in ritardo per gli allenamenti!” Io: “Quali allenamenti?” Sophie: “Mi porteresti a Dublino? hai la macchina, no?” Io: “Certo, certo, ma...” Sophie: “Aspetta che devo prendere la borsa! Cavoli, ci mancava anche il ritardo, adesso sì che sono fritta!” Io: “Ma potresti dirmi cosa...?” Sophie: “Ieri, cioè oggi alle quattro, mi sono dimenticata che tra un’ora devo essere a Dublino quindi ti scongiuro portami tu.” Io: “Va bene, ma cosa devi fare? Perché sei così di fretta?” Sophie si precipitò per strada. Sophie: “La tua auto?” Io: “Quella lì in fondo.” Non feci in tempo a chiudere casa che era già entrata. Io salii dall’altra parte. Io: “Scusa, ma come sei entrata?” Sophie: “Questo non importa, adesso vedi di accendere quel motore e di portarmi a Dublino il più velocemente possibile!!” Io: “Ok.” Accesi il motore della macchina e partii assieme a lei per Dublino. Io: “Ma adesso mi spieghi?” Sophie: “Allora... Devo essere a scuola alle nove perché ho gli allenamenti di nuoto di un’intera giornata e se arrivo tardi quella scema della mia allenatrice mi sfracella. Quella mi odia e io odio lei con tutto il mio cuore, la mia anima e la mia mente.” Io: “Wow, e perché non smetti di andare in piscina se quella ti secca tanto?” Sophie: “Per due motivi: perché voglio terminare il campionato giovanile e perché il nuoto e i cavalli sono la mia vita. Per queste due cose do tutta me stessa.” Io: “Ho capito che per il compleanno dovrò regalarti un cavallo.” Sophie: “No, ti scongiuro, ne ho quattro e penso che siano già troppi da gestire!” Io: “E dove li tieni?” Sophie: “In Belgio, da mia cugina, è lei che me li ha regalati. Purtroppo però li vedo un giorno su trecentosessantacinque dell’anno e quindi mi consolo con il mio coniglietto.”

Sophie

In quel momento mi squillò il cellulare, era Sonia che aveva appena letto la mia mail. Io: “Soniiiiiiiiiii! Ciao!!!!!!!!!!!” Sonia: “Ciauuuuuu Soph! Come stai?” Io: “Bene bene, grazie. Allora, tu e Marco?” Sonia: “Non me ne parlare neanche! Ci siamo lasciati, non potevo neanche studiare con un amico che lui mi diceva che ero già la sua ragazza, non sai quanto lo detesto quando fa così. Per fortuna abbiamo chiuso per sempre.” Quella notizia non mi fece alcun effetto. Perché non sto esultando? Marco ha lasciato Sonia, caspita! Io: “Come posso capirti, i ragazzi gelosi sono sempre uno stress!” Sonia: “Ora basta parlare dei miei problemi con quell’imbecille, passiamo a te. Secondo me hai fatto bene a rifiutarlo, ma dimmi, l’hai fatto per un altro ragazzo, vero?” Io: “Uhm... Sì e no, ecco. E’ stato strano, non so se mi piace il mio vicino di casa o se allontanarmi è stato semplicemente un impulso.” Sonia: “Ah, lo sapevo che c’entrava qualcuno dei tuoi amori!” Io: “Vacci piano a parlare al plurale, ti ricordo che io ho avuto una sola relazione ‘seria’ tralasciando che sono stata con quel tipo solo ed esclusivamente perché mi conveniva.” Sonia: “Dai, dimmi, chi è? Come si chiama?” Io: “Non posso dirti il nome in questo momento perché è di fianco a me, ma è un cantante di quel gruppo che piace tanto a te e a Margherita. E sembra che anche io piaccia a lui, ma certe cose vanno gestite con cautela.” Sonia: “Sì, sì, hai ragione. Sai che tra due settimane vado a Londra?” Io: “No, non ci credo.” Sonia: “Invece devi crederci! E verrà anche Marco perché siamo in vacanza insieme da soli io e lui per un regalo che ci hanno fatto i nostri genitori. Se me lo avessero fatto ieri e non tre mesi fa l’avrei rifiutato, ma per fortuna che c’è Ellie.” Io: “Tra due settimane io sarò lì per degli impegni con il campionato giovanile di nuoto, forse ci possiamo vedere.” Sonia: “Speriamo di sì! Ora devo andare a musical, ci sentiamo un’altra volta, ok?” Io: “Ok. Ciao!” Sonia: “Ciau!” E che stress questo ‘ciau’!!!!! Forse è meglio che glielo dica la prossima volta. Niall: “Chi era?” Io: “Sonia, una mia amica italiana. Tra due settimane va a Londra e io andrò a trovarla perché sarò lì per le gare dell’inizio del campionato. Vuoi venire con me?” Niall: “Certo, ma posso invitare i miei amici di ieri sera a vederti nuotare?” Io: “Ovviamente sì!” Dopo un’ora Niall mi depositò davanti alla mia scuola, entrai, indossai il costume velocemente sapendo di essere in ritardo e mi precipitai alla piscina. Le mie compagne erano già in acqua. Io: “Mi scusi per il ritardo allenatrice, ma ho avuto un contrattempo...” Allenatrice: “Ma ‘mi scusi’ cosa? Sei in ritardo di un quarto d’ora, l’altra volta non sei venuta agli allenamenti e adesso dici ‘mi scusi, ho avuto un contrattempo’? Pensi che io creda a queste menzogne da bambini? Ti informo che sei esclusa definitivamente dal campionato e che non sei più il capitano della squadra.” Io: “Lei non può farmi questo!” Ho l’impulso di rispondere, non posso farci nulla. Allenatrice: “Infatti avresti dovuto dire ‘lei non può farmi solo questo’ perché io posso fare questo e molto altro, vuoi che continui?” Io: “Che continui pure! Lo sa benissimo che senza di me la squadra perderà il campionato e non trovo affatto grave arrivare in ritardo ad una lezione e saltarne un’altra su un milione che ne ho fatte!” Allenatrice: “Ti farò ripetere l’anno se continui! Adesso vattene via, tornatene a casa, qui non c’è posto per chi scherza con lo sport!” Adesso me ne vado e se lo faccio è solo perché c’è Niall con me, ma dimostrerò a quella stronza deficiente di merda che io non mi arrendo, lei non mi fa nessuna paura, io non ripeterò l’anno per quello che è appena successo. Tornai nello spogliatoio a cambiarmi e uscii di corsa piangendo. Avevo bisogno di Niall, ma non lo volevo, ero convinta che piangere da soli fosse meglio. Mi vergognavo troppo a farmi vedere da lui in quello stato, sicuramente mi avrebbe chiesto il perché di quella situazione. Nathan, il mio best! Lui sapeva consolarmi sempre, mi dava degli ottimi consigli e... perché non andare da lui in quel momento? Tornai indietro fino al collegio, entrai, incontrai Niall, ma non gli diedi alcun peso, salii le scale fino al terzo piano e bussai alla porta della sua camera. Lui mi aprì e io entrai come se fossi a casa mia. Federico: “Ehm... Ciao!” Io: “Ciao. Mi posso sfogare?” Federico: “Sì...” Mi stesi sul suo letto e piansi ancora più di prima affogando la mia testa nel suo cuscino. Federico: “Ma cos’hai? Scusa, ma tu adesso dovresti essere in piscina, che ci fai qui?” Io: “Quella cretina...! Deve sempre rovinare tutto! Deve rovinare la mia vita, il campionato giovanile, la squadra femminile di nuoto di Dublino e pure la mia media dei voti! Ma chi cavolo si crede di essere quella!!!!!?” Fede mi venne vicino e anche lui si sdraiò sul letto, guardando il soffitto però. Federico: “L’allenatrice?” Io: “Per me da ora in poi si chiama ‘quella cretina’.” Federico: “Ti faccio notare che tu l’hai sempre chiamata ‘quella cretina’… e che non l’hai mai stimata di una virgola, forse è per questo che ce l’ha con te.” Io: “E magari anche perché le rispondo sempre...” Federico: “Anche. Quando imparerai ad essere un’alunna diligente?” Io: “Io non voglio esserlo. Io voglio essere me stessa, quello che sono realmente. Non voglio più indossare la maschera della brava bambina che hai conosciuto alle medie. Ora sono più grande, sono cambiata e so quello che sono e quello che faccio.” Federico: “Non ti riconosco più... tu non sei così e lo sai bene che sei diversa. Quello che sei ora è quello che vorresti essere ed è una strada sbagliata.” Io: “Neanche tu mi capisci adesso?! Sai cosa ti dico? Che me ne vado! Se non mi capisci più è inutile che siamo amici, io con te ho chiuso per tutto il tempo che resterò ancora in vita! E per quanto riguarda la ricerca... fattela da solo!” Federico: “Non intendevo dire questo...” Io: “Tieniti le parole per un’altra occasione.” Me ne andai arrabbiata ancora più di prima o, come è più solito dire, incazzata nera. Mi rinchiusi a chiave nella mia stanza e feci strage di tutte le cose che mi aveva regalato Fede per i miei compleanni. Dopo aver visto ciò che avevo fatto piansi, piansi e piansi all’infinito. Mi guardai allo specchio e feci una gran fatica a riconoscermi. Cosa sono diventata...? Un mostro. In che parte del mio corpo sono nascosti i miei sentimenti d’affetto per gli altri? Dove si trova la vera bambina che c’è in me? Sono scomparsa, non esisto più! Sentii bussare alla porta. Io: “Non ci sono.” Niall: “Sì che ci sei, adesso aprimi per favore.” Io: “Ho detto che non ci sono!” Niall: “Aprimi dai, che ti ho fatto di male?” Io: “No, non mi hai fatto niente tu. Non ti apro perché non ti voglio vedere.” Niall: “E perché adesso non vuoi vedermi?” Io: “Entra e non rompere.” Girai la chiave nella serratura e aprii la porta facendolo entrare. Niall: “Perché ce l’hai con me?” Io: “Non ce l’ho con te, sono arrabbiata con me stessa e tutto il resto non t’importa.” Niall: “Sì che m’importa. Io sono tuo amico e quello che ti succede mi interessa.” Io: “Allora vedi di fartene una ragione, ma questa cosa non te la racconto.” Niall: “Tu stai piangendo. E che hai fatto alla tua stanza? Sembra che ci sia passato un uragano!” Io: “Forse la mia pronuncia inglese non è eccellente, ma credo di essere stata abbastanza chiara: io non ho intenzione di dirti nulla.” Niall: “Perché hai deciso di studiare in un collegio?” Io: “Per stare lontana il più possibile dai miei genitori. Loro devono capire che io sono grande.” Niall: “Tu grande? Sei ancora una bambina, non lo vedi da sola?” Io: “E ti ci metti anche tu adesso! Dimmi ora, di me ti interessa ogni cosa che faccio e che penso e poi mi sottovaluti?” Niall: “Volevo sapere perché eri arrabbiata e l’ho capito. Hai litigato per lo stesso motivo con un’altra persona, vero?” Io: “Sì... e mi sono pentita.” Niall: “Ora puoi raccontarmi perché non sei in piscina a nuotare?” Io: “L’allenatrice mi ha esclusa dal campionato e mi ha tolto il ruolo di capitano della squadra femminile di nuoto di Dublino... perché sono arrivata in ritardo oggi e ho saltato la scorsa lezione.” Niall: “E’ colpa mia, io non lo sapevo che fosse così severa con voi.” Io: “Non è colpa tua.” Sentii bussare di nuovo alla porta della mia stanza. Io: “Avanti.” Entrò Fede. Niall: “Forse è meglio che vi lasci soli, non voglio intromettermi.” Lui se ne andò e si chiuse la porta alle spalle. Federico: “Non posso credere a quello che i miei occhi stanno vedendo. Sei cambiata troppo Sophie.” Io: “Non sono cambiata per niente, sono rimasta la stessa. Sei stato tu a dirlo e mi hai convinta.” Federico: “E perché hai distrutto tutti i regali che ti ho fatto per i tuoi compleanni?” Io: “Ero fuori di me e non sapevo quello che stavo facendo...” Federico: “Non ti ricordi quanto eri felice il giorno che ti ho regalato quel vestito rosa? Guarda che fine ha fatto.” Io: “Davvero, Fede, mi dispiace tantissimo averlo strappato e mi sono pentita di tutto quello che ti ho detto prima, ho capito che ho sbagliato e ti prometto che non farò più niente del genere... per favore, credimi...” Federico: “Non ti ho mai visto più triste e sincera di così. Vieni.” Mi consolai in un suo caldo abbraccio. Io: “Però, voglio che tu sappia una cosa: non sono più la stessa di prima, non puoi più considerarmi la ragazzina di 14 anni che hai lasciato partire per Dublino tre anni fa. Quella ormai è scomparsa per sempre.”
  
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