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Autore: hanabi    29/12/2007    4 recensioni
Kabuto Yakushi racconta la propria vera storia: il percorso di un ragazzo dalle origini misteriose, dominato da un maestro che lo guida attraverso la caccia alla propria libertà... fino alle estreme conseguenze.
E' il mondo di Naruto visto da un'altra prospettiva: quella di un personaggio dalla personalità forte e fluida, alle prese con una realtà dura, crudele e sensuale.
Nota: La storia nel suo globale non contiene dettagli hard, ma per le situazioni a volte descritte, e per tutelare anche "in eccesso" chi gestisce gentilmente questo spazio, ho cambiato il rating da arancione a rosso (NC17).
Nota 2: Annotazioni, spiegazioni e ringraziamenti sono in calce all'ultimo capitolo.
Genere: Drammatico, Azione, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kabuto Yakushi, Orochimaru
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 8: (Hanashi)

(Racconti)




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Al primo fruscio ero balzato in ginocchio sul futon, un kunai pronto nella manica dello yukata.

Non mi fidavo di nessuno. Tantomeno degli uomini che prendevano il posto dei miei cugini, alloggiati da qualche parte nella casa degli Yakushi.

Una vecchia cameriera era in piedi vicina alla porta, rigida nel suo kimono, grigio come i capelli raccolti sul capo. Portava un vassoio con una teiera e una tazza.

"Non riuscite a dormire, Kabuto-sama?"

La voce tremula e compita, mentre posava il vassoio e richiudeva il pannello shouji.

Quindi era avanzata nella stanza, i bianchi tabi ai piedi che occhieggiavano sotto l'orlo del vestito. E mentre lo faceva, il suo corpo si raddrizzava, le membra si allungavano. Le sue mani erano salite a togliere la parrucca, liberando una cascata di capelli neri. Poi si erano premute sul volto rugoso, come per tirare la pelle... e infine si erano abbassate.

Davanti a me c'era lui.

Orochimaru-sama!

Per un istante l'avevo fissato, sorpreso. Non mi ero aspettato quel travestimento, era stato pressoché perfetto.

"E' tempo di farmi rapporto, Kabuto-kun."

Abbigliato da donna, con quei lunghi capelli neri sul volto pallido, il mio maestro aveva una grazia equivoca e affascinante. E la sua assoluta disinvoltura rivelava in che poco conto tenesse il fatto di essere il ricercato numero uno del villaggio.

Mi ero inchinato. "Sì, signore. Benvenuto..." Mi era sfuggito un gemito e mi ero portato la mano all'orecchio.

"Ahhh... ti fa ancora male, vero? Ho saputo della tua discussione con i ninja del Suono." La sua voce suonava quasi divertita. "Piuttosto impulsivi, i miei genin..."

"Perché mi hanno attaccato?"

"Non certo dietro mio ordine." Si era avvicinato, un passo maschile che sembrava bizzarro in quella figura ancora inguainata dall'alto obi stampato a quadri. "In effetti, mi hanno disobbedito: avevo ordinato loro di non farsi notare."

"Li perdonate, dunque?"

"Perdonarli?..." Si era accomodato davanti a me, le mani sulle ginocchia. "Faccio di meglio: li uso per i miei scopi." Un sorriso astuto. "E tu dovresti imitarmi, sfruttando a tuo vantaggio le situazioni che i tuoi nemici creano, invece di pensare a qualcuna delle tue insidiose vendette."

"Io non..."

"Attento, Kabuto-kun. In questo momento non hai gli occhiali dietro a cui nascondere quel tuo certo, adorabile sguardo."

Avevo chinato la testa, arrossendo.

"Ti conosco troppo bene dopo tutti questi anni, e non avrei problemi a lasciarti fare... se la situazione fosse diversa." Una carezza al kimono, un gesto quasi femminile. "Ma quei tre mi servono vivi, e tu sai benissimo il perché. Inoltre ho dato loro alcune istruzioni particolari, e infine il mio obiettivo è portarne almeno uno fino alla prova finale di quest'esame. Per cui ti ordino di stare alla larga da loro."

"Sì, signore."

"Ti hanno ferito seriamente?"

Avevo sospirato, ingoiando il mio risentimento. "Se fossi una persona comune, rimarrei sordo da una parte per il resto della vita. Ho cercato di curarmi col potere di rigenerazione, ma non ce l'ho fatta a completare l'opera. Ho solo ripristinato un po' di udito e di equilibrio..."

"Vorrà dire che il resto lo farò io. Vieni," aveva detto, indicando le proprie ginocchia. "Posami la testa in grembo."

Il mio cuore aveva sussultato di gioia inaspettata.

In grembo al mio maestro?!

Mi sarei precipitato a obbedire... se non avessi ricordato certe dolorose lezioni.

"Signore, io..."

"Su, fai come ti dico," mi aveva incoraggiato lui, con un sorriso.

Con cautela mi ero steso su un fianco, posando la testa sulle sue cosce inguainate di seta. Sembravano di marmo.

Orochimaru mi aveva scostato i capelli dall'orecchio, osservandolo. Poi aveva composto una serie proibita di sigilli, seminascosta dalle maniche ampie del suo kimono. E tra le sue mani era apparso un piccolo serpente bianco, quasi luminoso.

"Resta immobile e non guardare," mi aveva sussurrato, girandomi la testa di lato.

Avevo sentito quella creatura scivolare sul mio collo, sorprendentemente leggera. La carezza di una lingua biforcuta lungo l'orecchio. Avevo dovuto lottare per resistere all'impulso di scrollarmela di dosso.

"Intanto parlami di questa prima prova."

"Era diretta da Ibiki Morino." Mi sforzavo di ignorare quella lingua sottile che ora entrava nell'orecchio... "Aveva l'aria di un normale esame scritto, ma le soluzioni erano difficilissime... spesso al di sopra delle competenze di un genin. Questo ha provocato una grande tensione tra i candidati e ho capito che non era un effetto casuale. Ho abbinato la sensazione al fatto che gli esaminatori avevano creato le condizioni ideali per spingerci ad aggirare le regole..."

"E hai concluso che non era una prova sulle nozioni, ma sull'abilità nello spionaggio."

"Esatto, signore."

"Ibiki mi sta deludendo. I suoi sistemi obliqui per raggiungere i risultati che vuole sono così prevedibili."

Sentivo calore nell'intera zona temporale. E uno strano fruscio nell'orecchio, quasi liquido: la voce di Orochimaru mi giungeva come un'eco.

"Nondimeno la stragrande maggioranza dei presenti non ha raccolto la reale natura del test, e si è data da fare per ottenere le risposte come se da esse dipendesse il proprio successo. In questo modo molti sono caduti nella trappola che i chuunin avevano preparato: perché sorprendere anche un solo membro della triade a tentare di barare costava l'espulsione di tutta la squadra. Man mano che il tempo passava, aumentavano i candidati che venivano allontanati dall'aula. Ibiki interveniva per aumentare la pressione psicologica, scandendo il tempo che mancava alla fine dell'esame, deridendo i genin e scambiando cenni ironici con i chuunin esaminatori..."

"E tu cos'hai fatto?"

Mi era venuto da sorridere. "Tutti mi sottovalutavano, vedendomi ferito e con la classica espressione persa del miope con gli occhiali rotti; ma voi mi avete insegnato a compensare il mio handicap, e se voglio so curvare il cristallino dei miei occhi fino a raggiungere definizioni superiori a quelle degli occhi sani. Una dei genin di Konoha stava ingegnosamente spiando un ragazzo che sembrava possede le soluzioni, utilizzando un gioco di riflessi. Ho captato anch'io i dati e li ho memorizzati, poi ho usato un codice di gesti che avevo concordato in precedenza con i miei compagni, e ho passato loro le informazioni."

"Nonostante l'attenzione dei chuunin intorno a te?"

"Sono abituato da anni a sviare l'attenzione dei jounin, signore. E rischiando ben più di una bocciatura..."

"Già." Orochimaru si era chinato su di me. "Se ti catturassero di nuovo come mia spia, sai che non te la caveresti così a buon mercato come la prima volta. Ibiki avrebbe in serbo per te... l'inferno."

Un brivido mi era sceso nella schiena.

"E tu lo sai fin troppo bene, non è vero, Kabuto-kun?..."

Avevo chiuso gli occhi.

Sì, è vero.

Mio padre custodiva nel suo studio i testi riservati alla Sicurezza. Avevo frugato in segreto tra di essi, trovandone uno sul trattamento medico dei soggetti sotto interrogatorio. L'avevo letto tutto; e poi mi ero chiuso nella mia stanza e avevo pianto dal terrore, chiedendomi come avrei potuto andare avanti ora che sapevo cosa mi avrebbero fatto se mi avessero scoperto...

Ma poi avevo imparato a convivere quotidianamente con quel pensiero terribile, facendone la mia forza. Solo sapendo appieno cosa rischiavo, il mio essere elevava la propria consapevolezza al limite superiore, dandomi una nuova dimensione dell'esistenza e consentendomi di essere il ninja che ero.

E ho appreso quanto sia magnifico vivere danzando sulla lama di una katana...

"Continua." La voce di Orochimaru mi rivelava quanto avesse goduto nel dirigere i miei pensieri dove voleva lui.

Avevo riaperto gli occhi, fissando il vuoto davanti a me.

"Sì, signore." Una pausa. "E' vero che i chuunin ci osservavano, ma inconsciamente seguivano l'incalzare di Ibiki e la loro attenzione era focalizzata sui movimenti rapidi dei candidati. Io ho semplicemente rallentato i miei, impiegando tutto il tempo disponibile per trasmettere le soluzioni ai miei compagni. In questo modo non sono riusciti a cogliere lo schema dei miei gesti."

Una quieta risatina. "Molto abile da parte tua."

"A questo punto Ibiki ha annunciato che avrebbe dato un'ultima domanda, la definitiva. Ma chi avesse risposto in modo sbagliato... non avrebbe mai più potuto presentarsi all'esame di chuunin. E ormai la rarefazione tra i banchi era tale per cui non era più possibile pensare di poter copiare o passare la soluzione. L'alternativa era gettare la spugna per ritentare alla successiva sessione... e infatti la metà dei presenti si è alzata e ha preferito rinunciare. Ma non i nuovi genin di Konoha, e questo mi ha stupito sinceramente."

"Tutti e nove?"

"Sì. E questo benché abbia notato che almeno tre di essi erano in grosse difficoltà e che uno in particolare non aveva scritto una parola per tutta la durata dell'esame."

"Notevole baldanza."

"Non aveva senso rischiare di compromettere tutto quando si avevano così tante altre possibilità. Io al loro posto avrei rinunciato." Avevo sorriso appena. "E avrei sbagliato... perché Ibiki ha annunciato che l'ultima domanda era quella a cui avevamo appena risposto, decidendo di affrontare comunque l'esame. E ci ha dichiarati ammessi all'esame successivo: del centinaio di squadre che si erano presentate ne erano rimaste ventisei... settantantotto candidati."

"Così tanti."

L'udito ora era perfetto, cristallino.

Sentivo qualcosa che mi scivolava giù dal collo, e la sensazione di calore... lo accompagnava. Si era infilata nello scollo del mio yukata, ed ero trasalito involontariamente.

"Stai fermo, non vuole farti del male." Orochimaru mi accarezzava tra i capelli, pensosamente, come se fossi un grazioso animale domestico sul suo grembo. "Chi sarà il jounin responsabile della seconda prova?"

"Una kunoichi... Anko Mitarashi."

Il calore si era fermato sul mio petto.

"Oh." Orochimaru aveva ridacchiato. "La dolce Anko..."

"Mi è sembrata una donna tutt'altro che dolce." Sentivo quella strana creatura sotto la stoffa pulsare, insieme al mio cuore. "Ha fatto irruzione nell'aula e ha rimproverato aspramente Ibiki per aver fatto così poca selezione. L'ha accusato di aver lasciato passare di proposito un gran numero di candidati, sapendo che così l'esame sarebbe passato alla storia come uno dei più cruenti. Ci ha apostrofato in malo modo ordinandoci di presentarci all'alba alla porta del villaggio per condurci in uno speciale campo d'addestramento chiamato Foresta della Morte. E con una risata da pazza ci ha detto che chi teneva alle vita avrebbe fatto meglio a restare a letto..."

"Vedo che non è cambiata." C'era un tono paterno nella voce di Orochimaru. "E' stata una mia discepola, lo sai?"

Avevo voltato la testa, per guardarlo con stupore.

"Una bambina adorabile e straordinariamente dotata. La prima sopravvissuta al Segno Maledetto."

"Segno... Maledetto?"

"Così chiamo un agente mutageno da me estratto, che provoca importanti cambiamenti fisiologici aumentando la potenza del chakra del possessore. Ha l'effetto collaterale di rendere instabili certi tipi psichici, ma è un prezzo trascurabile per trasformare un ninja in un superguerriero." Un sospiro. "Ha un solo, deplorevole difetto: il tasso di successo è miseramente basso. L'ho provato su centinaia di soggetti e finora ne sono sopravvissuti solo sei. Richiede corpi... più che perfetti perché ci sia anche solo una speranza di evitare il rigetto. La dolce Anko possedeva uno di questi corpi."

"Vi ha tradito?"

"No, l'ho abbandonata io. Non è mai stata in grado di sviluppare appieno la mutazione che volevo, un esperimento deludente. Lei... non l'ha presa molto bene." Un sorriso maligno. "E' estremamente suscettibile verso i soggetti del mio interesse, e sicuramente non si è dimenticata dello scandalo che ha unito i nostri due nomi... sarà meglio che tu sia più che prudente in sua presenza, Kabuto-kun."

"Lo sarò, signore."

"Se Anko ha detto che la seconda prova è cruenta, così sarà... noi non la deluderemo, vero?" Un rapido passaggio di lingua sulle labbra. "Anch'io domani voglio divertirmi: prenderò il posto di un ninja dell'Erba e provvederò a eliminare un po' di concorrenti ai soggetti del mio interesse... le matricole di Konoha. Sembrano materiale di inconsueta buona qualità, e molti sono eredi di clan importanti: forse hanno corpi che possono essermi utili. Li aiuterò a passare l'esame, ma senza rendere loro le cose troppo facili... specialmente per uno di loro."

"Intendete Sasuke, vero?"

"Sì. Ho avuto a che fare con suo fratello Itachi, a suo tempo. E ho imparato che con gli Uchiha c'è solo una politica: o portarli dalla mia parte.. o eliminarli. Non sono soggetti da lasciare crescere come nemici."

Avevo sorriso. Da quel poco che avevo visto, Sasuke non sarebbe cresciuto affatto.

"Kabuto, tu sarai come sempre i miei occhi là dove io non potrò essere. Passerai questa prova, senza farti troppo notare. Può darsi che anche tu abbia l'occasione di giocare un po' con questi genin miserabili, ma se ti capitasse di farlo... scegli con attenzione le tue vittime. Non i giovani di Konoha, non i ninja della Sabbia, e soprattutto... non quelli del Suono." Un dito davanti a sé. "A questi non deve succedere nulla, soprattutto per mano tua. Ti avverto che se mi disubbidirai..."

Il calore che avevo sul petto si era mosso, e avevo sentito una stilettata di dolore. Ero scattato con un grido, ma la mano di Orochimaru me l'aveva bloccato trasformandolo in un mugolio.

"Ssst... non vorrai che ci scoprano insieme, no?" Un sorriso amabile verso di me. "E non succederà... se io non lo voglio. Hai capito?"

Un brivido nella schiena. Avevo capito perfettamente.

"Non amo minacciarti, ma da te mi aspetto qualcosa in più rispetto agli altri. In fin dei conti... ti do anche qualcosa in più rispetto a quel che do a loro."

Ansimavo, contro la sua mano. La creatura magica che aveva evocato mi aveva morso sul capezzolo sinistro, ma ora la lingua biforcuta dardeggiava dolcemente intorno alla ferita...

"Ahhh... gradisce il sapore del tuo sangue." La mano di Orochimaru era scesa sul mio petto, ad accarezzarlo attraverso la stoffa. "Non arrabbiarti con lui, gli dovevi questo piccolo piacere... come giusto compenso per averti risanato."

Avevo socchiuso gli occhi, eccitato mio malgrado da quella sensazione dolorosamente erotica.

E sapevo benissimo che lui se ne accorgeva: il suo volto avido era chino su di me, potevo sentire il profumo d'incenso del suo respiro.

"Ti senti bene, non è vero, Kabuto-kun?"

Mi ero inumidito le labbra, un gesto di istintivo invito sensuale che non avevo potuto fermare.

"Orochimaru-sama," avevo mormorato, quasi implorandolo...

Lui mi aveva sorriso. E aveva schioccato le dita.

Istantaneamente la sua creatura era svanita, come se non fosse mai esistita.

"Adesso devi riposare."

No!...

Avevo portato la mano sul capezzolo, stringendomelo con un gemito carico di segreta delusione.

Lui mi aveva spinto giù dalle sue ginocchia, con un'aria divertita in quegli occhi dorati.

"Il miglior predatore è l'animale affamato, Kabuto-kun. Domani avrai più energia per quel che ti aspetta." Si era rialzato, nascondendo le mani dentro le maniche del kimono. "E... anch'io." Di nuovo si era leccato le labbra. "Non vedo l'ora che sorga il sole."

"Signore!..."

"Buonanotte," aveva detto, in tono definitivo, allontanandosi da me e andando verso le ombre della stanza...

E in un istante era svanito.





"Kabuto-san!..."

La figuretta appariscente di Naruto Uzumaki mi aveva raggiunto di corsa, mentre aspettavo come tutti davanti alla porta del villaggio, nell'aria frizzante dell'alba.

Gli avevo sorriso. "Buongiorno, Naruto-kun."

Singolare, questo ragazzino. Sembra attaccarsi a chiunque mostri un minimo di gentilezza verso di lui.

A me andava benissimo, mi consentiva di stare vicino alla sua squadra... e all'ombroso Sasuke, che come al solito se ne stava con le braccia incrociate sul petto, perso nei suoi pensieri e sprezzantemente indifferente all'attenzione delle ragazze intorno a lui.

"Come stai?" mi chiedeva premurosamente quel piccolo seccatore. "Sono contento che ce l'abbia fatta anche tu... nonostante quei bastardi là", e aveva indicato col pollice il terzetto del Suono, che si teneva appartato. "Hai già fatto riparare gli occhiali?"

"No, sono un paio di riserva." Me li ero sollevati con due dita. "Ne ho sempre di scorta, visto che mi capita abbastanza spesso di romperli."

"E l'orecchio?"

Avevo alzato una spalla. "Ne ho un altro. Ho deciso di andare avanti lo stesso, o almeno... di provarci. Dopo tanti fallimenti..."

Naruto mi aveva rivolto un sorriso tutto fossette, e poi aveva alzato un pugno al cielo.

"Ce la faremo!..."

"Vedremo," aveva detto una voce femminile, roca da dietro di lui.

Anko Mitarashi era apparsa come dal nulla, le braccia ai fianchi in una posa scanzonata. Il suo corpo seminascosto da una giacca mascolina mandava chiari segnali sessuali intorno a sé, calamitando l'attenzione erotica dei maschi, e anche la mia: notavo le squisite proporzioni di quel fisico perfetto.

Ma gli occhi contenevano una febbrile follia, e il suo sorriso era una cordiale minaccia di morte.

Naruto non ne sembrava minimamente impressionato. "Io di sicuro ce la farò, cara signora-san. Ho superato la prova più difficile per me, quella da secchioni. Ora è tutto in discesa! E' inutile che provi a farmi paura..."

"Oh, quanta energia! Mi piacciono i ragazzi esuberanti come te."

Neanche un decimo di secondo dopo, un kunai si piantava nel tronco di un albero alle spalle di Naruto, e lui fissava il vuoto con la guancia sanguinante, un taglio trasversale sulle tre scarificazioni che la ornavano.

Anko gli si era avvicinata, sinuosamente; gli aveva preso la faccia tra le mani come se avesse voluto baciarlo... e invece aveva leccato il sangue che colava dalla ferita.

"Mmmh, che buon sapore... mi eccita," aveva sussurrato, schioccando le labbra in faccia all'esterrefatto ragazzino.

Mi ero sentito avvampare, ricordando Orochimaru che aveva fatto la stessa cosa con me.

E probabilmente... anche con lei, in passato.

Tutti erano rimasti raggelati dalla scena. Tranne un ninja dell'Erba, uno strano personaggio smilzo e androgino, con la testa coperta da un ampio cappello di paglia a cupola nello stile dei genin di quel paese. Era andato tranquillamente a scalzare il kunai dall'albero, riportandolo ad Anko in un modo singolare... tenendolo con una lingua incredibilmente lunga e prensile.

La jounin l'aveva guardato, sempre con quel sorriso feroce sulle labbra.

"Oh, grazie. Vedo che il biondino non è l'unico candidato peculiare di questa sessione." Aveva tolto il kunai dalla bocca del genin, guardando disgustata il manico intriso di saliva. "La prossima volta che ti avvicini a me con quella lingua troppo lunga, te la taglierò."

"Vi chiedo perdono, signora." La voce era morbida, un contralto insinuante che mi aveva mandato un brivido nella schiena.

Orochimaru!

La sua ex allieva non aveva mostrato di averlo riconosciuto. Ed era pressoché impossibile farlo, senza sapere in anticipo della sua presenza. Era incredibile la sua capacità di trasformarsi, era come se il suo corpo avesse una duttilità inumana. E la sua pelle era liscia e luminosa come quella di una ragazza, su un corpo quasi adolescenziale.

Quanto era affascinante ieri vestito da donna...

"Bando alle chiacchiere," aveva sospirato Anko, lasciando andare Naruto che era arretrato spaventato, una mano sulla faccia. "Vi spiego in cosa consiste la seconda prova. E' un test di sopravvivenza."

"Ottimo," aveva mormorato qualcuno vicino a me.

"Davvero?" aveva detto lei, ironica. "Non sarà un pic-nic sull'erba, cari esaminandi. Così come siete, cioè senza altro approvvigionamento di quello che vi siete portati dietro, vi condurrò a diverse ore da qui, in un campo d'addestramento recintato, di forma circolare e circondato da aperture a distanza regolare. Si tratta di una foresta lasciata volutamente incolta e con tutti i suoi pericoli... intatti." Un sorriso. "In realtà ne abbiamo aggiunti degli altri, tanto per rendere più interessante la prova. Vi troverete ad affrontare animali pericolosi, insetti velenosi, piante tossiche... paludi indisiose e voragini. Non esiste una cartografia della Foresta della Morte, e voi non avrete idea della sua estensione: l'unica cosa che dovrete sapere è che è attraversata da un fiume... e che al centro c'è una torre, il luogo a cui dovrete arrivare entro il tempo limite di cinque giorni."

"Cinque giorni?!" avevano mormorato tutti.

"Vi sembrano tanti, vero?... Ma vi voleranno tra le mani, quando saprete la condizione alla quale sarete ammessi nella torre."

Aveva estratto dalla giacca due rotoli.

"Dovrete possedere questi. Uno è il Rotolo della Terra e l'altro il Rotolo del Cielo. Solo con entrambi potrete entrare e quindi passare la prova. Il problema per voi sarà... che ogni squadra avrà un solo rotolo. Siete in ventisei triadi, quindi tredici avranno il Rotolo della Terra e tredici quello del Cielo. La consegna del rotolo avverrà in segreto, cosicché nessuno di voi saprà gli abbinamenti tra squadre e rotoli... dovrete darvi la caccia a vicenda, cercando di sottrarvi il rotolo giusto."

Un silenzio agghiacciato era calato su di noi.

"Un'altra condizione è che i rotoli arrivino alla torre intatti. Se diventerete chuunin, vi saranno affidati documenti riservati: dovrete dimostrare di saper consegnare un messaggio senza cedere alla tentazione di leggerlo. Se lo farete, anche di nascosto... avrete qualche brutta sorpresa." Un sorriso divertito. "Infine, dovrete presentarvi tassativamente in tre. Sarete squalificati se perderete un compagno perché ferito gravemente, o anche... morto."

"Come sarebbe a dire?!" aveva chiesto il ragazzo del clan Nara, tra lo sgomento generale.

La jounin si era abbandonata a una risata selvaggia. "Per che cosa credete che quel posto si chiami Foresta della Morte, sciocchi?... Laggiù sarete completamente da soli, e noi esaminatori non entreremo per tutti i cinque giorni della prova, lasciandovi al vostro destino. Ogni sistema sarà lecito: preparare trappole e agguati, sabotare le altre squadre, rubare e rapinare i rotoli, anche... uccidere gli avversari, perché no? Tutto sarà ammesso, una volta che avrete dato il vostro assenso a proseguire nell'esame e sarete rinchiusi in quel recinto. Mi aspetto una bella battaglia, con tutte queste squadre: sarà una sessione molto divertente!"

Avevo colto un sorriso di gioia segreta da parte di Orochimaru... e la totale indifferenza del terzetto della Sabbia.

Sono assassini anche loro...

"Ma come faremo a nutrirci?" aveva esclamato uno dei genin neopromossi.

"E se restiamo feriti, come faremo a essere soccorsi?"

Diverse paia di occhi si erano appuntate sul mio saio di medico con ansioso interesse...

"Siete ninja!" aveva tuonato lei. "Come osate farmi domande così sciocche?!"

I giovani genin erano ammutoliti.

"Vi procurerete acqua e cibo per conto vostro, vi curerete da soli e altrimenti... cercherete di sopravvivere comunque! Ed è inutile che guardiate quel ninja medico con gli occhiali: anche lui sarà un vostro potenziale nemico da cui dovrete guardarvi... come tutti gli altri!"

Avevo fatto un sorriso remoto.

Anko si era guardata in giro. "Cosa credevate, branco di stupidi, che l'esame di Konoha per diventare chuunin fosse uno scherzo, uno degli stupidi test scritti di Ibiki?!... La mia prova è una simulazione di guerra. E voi tra poco comincerete questa guerra... tutti contro tutti!"

Ed era avanzata sulla strada, mettendosi in testa al gruppo.

Poi si era voltata verso di noi, con un'ultima occhiata sardonica.

"Allora, chi di voi ha voglia di mettere in gioco la propria vita per essere chiamato chuunin venga con me. Gli altri... restino al villaggio a marcire!"

Ma nessuno di noi era rimasto indietro.



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