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Autore: ljbrary    15/06/2013    6 recensioni
Lui era un ragazzo importante, era Harry Styles. Il ragazzo più popolare della scuola, forse dell’intera città. Apparteneva ad una famiglia importante, era ricco.
E invece lei era una ragazza immigrata da poco dal Marocco, leggermente in sovrappeso, tanto povera da non potersi permettere nemmeno dei vestiti decenti, insicura, che camminava sempre a testa bassa.
Erano l’opposto.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Loving her was brown.

 

Ad Annalucia, mia cugina, che c'è sempre stata, e ne sono sicura, ci sarà per sempre.

Capitolo 2 – To save you.



 

“Styles, concentrati!”, glistava gridando il coach di basket in un orecchio per l’ennesima volta in un’ora. “Ma cos’hai per la testa oggi?”.
Cos’aveva per la testa quel giorno non era la domanda giusta che avrebbe dovuto porsi. Più che altro chi aveva per la testa.
Rachel.
Sempre lei.
“Mi scusi, mister”, farfugliò Harry e cercò di concentrarsi.
Finito l’allenamento, Louis raggiunse Harry negli spogliatoi. Lo guardò per qualche istante, aspettando che dicesse qualcosa, ma Harry non proferì parola, quindi fu Louis a farlo.
“Harry..”.
“Mmh..”.
“Come stai?”.
“Boh”.
“Eh?”.
“Boh”, ripeté.
“Ok, Harry, credo sia il momento che tu sappia una cosa. Ultimamente mi stai rompendo altamente il cazzo. Non sto esagerando: è così. Prima ti fai mettere in punizione, poi fai la croce rossina con quella poveraccia, e, come se non bastasse, sei distratto durante gli allenamenti. Che cazzo ti prende?”. Louis era scoppiato in una delle sue solite crisi isteriche. Harry pensò che a quel ragazzo servisse una camomilla.
“Non ho niente, ok?”. Harry cercò di sorpassare Louis per uscire dallo spogliatoio, ma l’amico lo bloccò per un braccio.
“Tu non te ne vai di qui finché non mi avrai spiegato tutto”, gli intimò.
Harry si liberò della stretta di Louis e, senza degnarlo di uno sguardo, uscì.
Salì sul suo motorino e sfrecciò verso casa. Durante il tragitto ripensò alla giornata scolastica appena trascorsa. Non aveva avuto modo di parlare con Rachel, a meno che non sembrasse programmato, e non poteva rischiare che qualcuno pensasse che parlava con lei di sua spontanea volontà.
Parcheggiò il motorino nel garage della sua villa, dopodiché entrò in casa.
“Sono tornato!”, avvisò.
Nessuna risposta.
Nessun rumore.
Posò lo zaino sul pavimento e si diresse in cucina. Stava per aprire il frigorifero per prendere qualcosa da bere, quando notò un post-it attaccato su di esso. Lo staccò per leggerlo meglio.
“Siamo fuori città per un giorno. Torneremo domani sera tardi. Il frigo è pieno e c’è una lasagna nel microonde. Baci, i tuoi genitori”.
E sua sorella era a fare shopping, quindi non sarebbe tornata molto presto.
Figo.
A casa da solo.
Che cosa poteva fare?
Pensa, Harry, pensa.
Una festa?
Si scocciava di pulire tutto il disordine dopo la fine del party.
E poi gli venne in mente.
Scarlett.
La sua ex ragazza.
Era vero, la schifava in modo assurdo, ma non poteva negare che a letto fosse brava, e una bella scopata era proprio quello che gli serviva in quel momento.
Afferrò il cellulare e sfogliò la rubrica fino ad arrivare alla lettera S. Cliccò sul nome ‘Scarlett’, e dopodiché sulla cornetta verde.
Attese qualche istante.
“Pronto?”, squittì lei.
“Scarlett, sono Harry”.
“Che cosa vuoi?”, gli chiese, cercando di assumere un tono duro, ma che rivelava la sua sorpresa e la sua soddisfazione di sapere che Harry la cercava.
“Ho bisogno di te”.
“Come?”.
“Ho detto che ho bisogno di te, Scarlett, cazzo, vieni a casa mia”, le ripeté, un po’ bruscamente.
“Oh..”, lei indugiò un istante. “Si, certo, arrivo tra poco”.
“Fai in fretta, però”.
“S-si..”.
Agganciò e si sdraiò sul divano, aspettando l’arrivo di Scarlett.
 
Fu svegliato da un suono irritante. Aprì gli occhi, pensando fosse il campanello, ma ascoltando meglio si rese conto che era il telefono di casa a produrre quel suono. Andò in cucina per rispondere, e, dando un’occhiata all’orologio sulla parete si accorse di aver dormito circa due ore. Era da due ore che aspettava Scarlett, e lei ancora non arrivava.
Afferrò il telefono.
“Pronto?”, grugnì con la voce impastata dal sonno.
“Salve, sono Marta della Eminflex..”.
“Non li voglio i vostri cazzo di materassi!”. E agganciò.
Che rompipalle.
Riposò il telefono al suo posto. Stava per prendere il suo cellulare e chiamare Scarlett, quando sentì un altro suono.
Quello era sicuramente il campanello.
Attraversò la cucina a grandi passi fino ad arrivare in salotto ed aprire la porta. Si ritrovò di fronte alla figura esile e ben vestita di Scarlett.
“Ciao”, la salutò indifferente, e si spostò per farla entrare.
“Ciao, Harry”, replicò lei, mentre varcava la soglia. “Posso sapere perché mi hai chiamato?”.
Lui le cinse i fianchi e le rivolse un sorriso malizioso.
“Mi sentivo solo”, rivelò, o almeno in parte.
Lei tolse le mani di Harry dai propri fianchi.
“Harry, ieri mi hai fatto capire che non te ne fotte un cazzo di me, e adesso mi chiami perché ti senti solo, quando hai una marea di amici con cui potresti divertirti”. Lo guardò quasi severamente. “C’è qualcosa sotto, ne sono sicura”.
Harry rimise le mani sui fianchi di Scarlett, questa volta un po’ più in basso.
“Perché lo credi?”.
“Perché ti conosco”.
“Mi conosci tanto da intuire cosa sto per fare adesso?”. Scarlett arrossì, ed Harry capì che aveva abboccato.
Si leccò le labbra, sapendo che la eccitava tantissimo, dopodiché le poggiò su quelle di lei, e la baciò con foga. Lei ricambiò il bacio, e lui ne fu più che soddisfatto.
Senza aspettare, la portò verso il divano. Si sedette su di esso e lei divaricò le gambe per mettersi comoda su Harry.
Continuarono a baciarsi con foga, finché lui non la fece distendere sul divano. Si tolsero i vestiti in fretta, senza smettere di baciarsi. Harry rimase solo con i boxer, mentre Scarlett era coperta semplicemente dal reggiseno e dagli slip.
Stavano per fare in modo che rimanessero completamente nudi e continuare quello che avevano iniziato, quando si sentì il rumore della porta che si apriva e delle voci che chiacchieravano.
Gli sguardi di Harry e Scarlett scattarono immediatamente verso la porta d’ingresso, dove si trovavano i genitori di Harry, letteralmente scandalizzati alla vista del loro figlio e una ragazza sconosciuta mezzi nudi sul divano.
Scarlett, in preda all’imbarazzo, si alzò e raccolse i suoi vestiti.
“Ehm..”, balbettò. “E’ meglio se tolgo il disturbo. Ciao, Harry”.
“Ciao”, replicò lui con voce roca.
Dopo che la porta si fu chiusa dietro Scarlett, ci furono alcuni istanti di silenzio.
“Siamo rientrati in anticipo”, spiegò la madre di Harry. Quest’ultimo fece un segno d’assenso.
Ci furono altri attimi di totale silenzio imbarazzante, quando si sentì il suono di una chiave che veniva inserita nella toppa della porta, e Juliet Styles entrò in casa reggendo impacciatamente varie buste contenenti la roba appena comprata.
Inizialmente non si accorse della tensione che aleggiava nel salone, troppo presa dall’eccessivo peso delle buste che stava mantenendo. Ma dopo averle appoggiate temporaneamente sul pavimento, alzò lo sguardo, che andò subito a poggiarsi su suo fratello mezzo nudo, e successivamente sui suoi genitori.
“Che succede?”, chiese, in un misto tra lo stupito e il divertito.
“Harry, glielo vuoi spiegare tu?”, lo invitò il padre.
In tutta risposta, lui emise qualcosa simile a un grugnito.
“Va bene, te lo spiego io”, decise, notando che suo figlio non reagiva. “Sapevi che eravamo fuori città per via del lavoro, giusto?”.
Juliet annuì.
“Siamo tornati in anticipo, e abbiamo trovato Harry con una ragazza – mezza nuda anche lei – sdraiati sul divano”.
Juliet si trattenne dallo scoppiare a ridere. “E adesso dov’è la ragazza?”.
“Se n’è andata”.
Non riuscendo più a resistere, scoppiò in una risata isterica. “Tu.. eri.. sul divano..”, diceva tra le risate.  “A fare.. sesso.. con una.. ragazza.. e mamma e papà.. ti hanno.. sgamato?”. Non riusciva a smettere di ridere. Passò vicino ad Harry e gli diede una pacca sulla spalla. “Così si fa, fratello”.
Si diresse verso le scale, ma a metà strada si girò. “Ah, Harry, mi aiuteresti a portare la roba che ho comprato in camera mia?”.
 
“Che.. cosa hai.. detto?”, stava dicendo Louis tra una risata e l’altra. “Non.. ci credo.. Oddio”.
Si trovavano nei corridoi della scuola, vicino agli armadietti, e Harry gli aveva appena raccontato la vicenda del giorno prima.
Louis aveva totalmente dimenticato la discussione avuta negli spogliatoi, ed Harry ne fu sollevato.
La campanella che segnava l’inizio delle lezioni sarebbe suonata nel giro di pochi minuti.
“Hai avuto la stessa reazione di mia sorella”.
“Tua sorella?”.
“Si, Juliet, mia sorella. Ha continuato a ridere per un sacco di tempo. E sai poi cos’ha fatto?”.
“No, cosa?”, chiese Louis.
“Mi ha dato una pacca sulla spalla e mi ha detto ‘Bravo, così si fa, fratello’, o qualcosa del genere”.
“Wow, forte tua sorella”, commentò l’amico. “Magari un giorno di questi me la fai conoscere”.
“Contaci”, lo assecondò Harry in tono ironico.
“Dico sul serio”.
“Mmh.. sisi, ok”.
La loro conversazione fu interrotta dal suono della campanella. Si diressero in classe.
 
“Bene, ragazzi..”, stava riassumendo il professore, quando la campanella suonò. Strano, mancavano più di venti minuti alla fine dell’ora.
Ma la campanella non smetteva di suonare.
Stava diventano insopportabile.
Assordante.
Harry ebbe l’istinto di andare a spaccarla in mille pezzi con le sue stesse mani, quando capì.
Tutti i ragazzi si stavano alzando dai propri banchi, correndo verso la porta.
Una prova di evacuazione.
Giusto.
“Moriremo tutti!”, urlò Louis in preda al panico, correndo in tondo per la classe.
“E’ una prova di evacuazione, coglione”, rise Harry prendendolo per la camicia e portandolo verso la porta, dove si era accalcata l’intera classe.
“Ah”, rise a sua volta Louis.
Dopo alcuni minuti, tutti gli alunni riuscirono ad uscire dalle rispettive classi. I corridoi erano molto più rumorosi del solito, con gente che urlava, piangeva e correva.
Che organizzazione di merda, ma soprattutto, che imbecilli.
Solo Harry aveva capito che non erano affatto in pericolo, ma che quella era una semplice prova di evacuazione?
Oppure non lo era?
Ebbe un tuffo al cuore.
E poi dei brividi.
Dei brividi che gli percorsero tutto il corpo.
Subito pensò a Rachel.
Se erano davvero in pericolo, doveva salvarla. Doveva fare in modo che vivesse, anche a costo di perdere la sua stessa vita. Era vero che la conosceva a malapena, ma sentiva di conoscerla da sempre.
Era davvero innamorato. Non aveva mai provato questa sensazione.
Tutto accadde velocemente.
Fottendosene di tutto e di tutti, corse per i corridoi, guardandosi bene intorno, alla ricerca di Rachel.
E poi la vide.
Lì.
A pochi metri da lui.
Sola.
Bellissima.
Apparentemente spaventata, o solo confusa. Non riusciva bene ad interpretare la sua espressione.
Sorpassò tutte le persone che si trovò davanti, spingendole anche, senza nemmeno chiedere scusa, e raggiunse Rachel.
La prese per mano.
Lei, colta alla sprovvista, sobbalzò, girandosi verso di Harry.
Prima che potesse dire qualcosa, lui la trascinò lontano dai ragazzi che li circondavano.
“Dove mi stai portando?”, gli chiese mentre correva. Harry non le aveva lasciato la mano, per paura di perderla.
“Lontano da qui”.
“Lontano da qui?”, ripeté. “E perché?”.
“Per salvarti”.
“Salvarmi?”.
“Si, salvarti”.
“Ma salvarmi da cosa?”.
“Da quello che sta succedendo”.
“Perché, che sta succedendo?”.
“Non lo so, ma siamo in pericolo, credo”.
“Harry, lo sai che questa è una semplice prova di evacuazione, vero?”, disse divertita. “E che noi non siamo affatto in pericolo?”.
Lui si fermò e si girò verso di lei. Rachel gli lasciò la mano.
“Conosci il mio nome?”, le domandò.
“Certo, sei il ragazzo più popolare della scuola, come potrei non sapere come ti chiami?”.
Ah, si.
Aveva ragione.
Ma sentir pronunciare il suo nome da lei lo aveva estraniato dal mondo per qualche istante.
“Oh”. Harry abbassò lo sguardo, e sorrise.
“Beh, piacere, Rachel”, gli porse la mano.
La strinse. “Lo so”.
“Lo sai?”.
“Si, lo so che ti chiami Rachel”.
“Come fai a saperlo”, chiese stupita.
“Siamo in classe insieme”. Aveva buttato lì la prima scusa che gli era venuta in mente.
“Ma io non sono popolare quanto te”.
“Che importa?”. Aveva usato un tono scettico.
“Tu non dovresti nemmeno rivolgermi la parola”.
“E invece lo sto facendo. E’ un crimine? Mi arresteranno?”.
“No..”, Rachel abbassò lo sguardo. Harry notò che era arrossita. “E’ che.. questa situazione è strana, tutto qui”.
Il ragazzo decise che era meglio cambiare discorso.
“Comunque lo sapevo che era una prova d’evacuazione”, spiegò. “E’ che ho visto tutti in preda al panico, e ho pensato che forse mi sbagliavo”.
“Ah, capisco”. Fece una pausa. “E sei venuto a salvarmi”.
“Si”.
“Perché hai deciso di salvare proprio me?”.
“Beh..”.
Cazzo.
Che spiegazione poteva darle?
Merda.
‘Dio, se mi senti, mandami un aiuto’, pensò.
E l’aiuto arrivò. Sottoforma di Louis Tomlinson.
“Ehi, Harry!”, lo chiamò. “Che stai facendo?”.
“Oh.. niente”, rispose il riccio raggiungendo l’amico e senza degnare né di una parola, né di uno sguardo Rachel.
“Ti stavo cercando. Sono tutti ritornati in classe”.
“Beh, allora è meglio se andiamo”.
Quando furono abbastanza distanti da Rachel, Harry diede una pacca sulla spalla a Louis dicendogli: “Grazie, Lou, mi hai salvato”.
“Quella poveraccia ti stava rompendo le palle, eh?”.
Harry impallidì. “Si, esatto”, concordò, sperando che l’amico non si rendesse conto che mentiva.
“Allora figurati, è stato un piacere liberarti di quella pezzente marocchina”.
Harry riuscì a stento a trattenersi dal prendere Louis a pugni nella pancia.
Aveva una guerra nella sua mente. 



















sono un po' in ritardo? credo di si, lol.
ci ho messo un sacco di tempo a scrivere questo capitolo. all'inizio non avevo proprio idee, e sono andata nel panico, poi, da un momento all'altro, mi sono piombate addosso idee su idee, infatti so già più o meno cosa succederà nel capitolo 3 gfjd.
vi ringrazio immensamente per le recensioni, e spero che questo capitolo vi piaccia<3

sempre con affetto, sarah. 

  
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