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Autore: ryuzaki eru    15/06/2013    12 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

40. Cinque novembre


(Dal capitolo precedente)
Gli scorrevoli dell’ascensore si aprirono e Light avanzò nella stanza, con la sua andatura diritta e sicura.
E percepì per un istante la tensione che aleggiava, la tensione fra il detective e il Dio della morte…
Elle allora posò lo sguardo sulla coppa di macedonia che era poggiata sul tavolino davanti a lui e che non aveva ancora toccato.
Prese il lungo cucchiaino, sollevò uno spicchio di mela e lo ingoiò.
E poi ricominciò il suo bluff, modulando pacatamente il tono della voce e assumendo di nuovo quella sorta di freddezza formale nei confronti dello Shinigami, e intraprese un discorso innocuo, innocuo rispetto ai precedenti «Questa pagina del quaderno omicida è stata strappata.» disse serio a Rem, prendendo accuratamente in mano il death note e conscio che ora tutti stavano prestando attenzione a lui, a differenza di poco prima «È possibile uccidere anche scrivendo su un frammento di esso?».
Il Dio della morte diede una risposta molto vaga. Ancora più vaga di quanto sarebbe stata se non fosse appena avvenuta quella incandescente conversazione “segreta” tra lei ed il subdolo detective.
Ora lo Shinigami era ancora più sull’attenti. Si trovava in una dubbia posizione. Stava nascondendo delle cose ad Elle e contemporaneamente ne stava omettendo delle altre a Light.
Entrambi i giovani umani calcolatori avevano un piano ben preciso ed entrambi, seppure con modalità e motivazioni differenti, tentavano di vincere e di salvarsi la pelle, cercando di usare lo stesso mezzo: ora non c’era più soltanto Kira, ora tutti e due volevano manipolare il Dio della morte per mezzo della loro intelligenza.
Quei due umani senza scrupoli avevano cercato di raggirare e portare dalla propria parte un essere che era immensamente più potente di loro.
E Rem era stata inevitabilmente portata da Ryuzaki ad avere i piedi in due staffe, a fare una sorta di doppio gioco.
Il detective si era insinuato ambiguamente nei pensieri del Dio della morte, in un particolare momento, facendo leva sulla reazione che lo Shinigami aveva avuto in seguito alla scoperta di quanto Light aveva previsto nel suo infido e ingannevole piano e quindi sfruttando la delusione, la tristezza e la rabbia che Rem aveva provato nello scoprire quanto Misa fosse stata danneggiata dal disegno senza scrupoli del suo stesso “amato”.
Quello che il detective aveva innescato ora nella mente ultraterrena e imprevedibile del Dio era una semplice e fondamentale domanda: quale dei due umani, alla resa dei conti, avrebbe “veramente” tutelato Misa?
E così nel giro di una diecina di minuti Elle era passato da nemico giurato e incontestato, da pericolo numero uno, ad eventuale e inaspettata ancora di salvezza…
Sebbene lo Shinigami non si fidasse affatto di lui, continuasse a considerarlo una minaccia e fosse perciò un’autentica mina vagante in grado di esplodere alla minima vibrazione della propria sensibilità e della propria intelligenza limitata, era innegabile che il nuovo punto di vista di Rem nei confronti del detective rappresentava una differenza fondamentale. Era un elemento che cambiava le carte in tavola.
E adesso bisognava solo osservare quale evento avrebbe scatenato nel Dio quella vibrazione, facendo pendere l’ago della sua bilancia da una parte piuttosto che dall’altra.
E la posta in gioco era la vita.
Elle si rivolse a Light, senza guardarlo e masticando «Hai fatto presto, Yagami.»
Light rispose gravemente «Il caso Kira non è risolto, Ryuzaki. Non posso essere dell’umore adatto per un appuntamento… Piuttosto, mentre risalivo in ascensore stavo pensando una cosa…» ed ecco che anche le pedine di Kira iniziavano a disporsi… «Chi ha ucciso Higuchi?»
Lo sguardo di Elle si fece profondo e si volse con lentezza verso il suo interlocutore.
E Light proseguì «Insomma, è assodato che ci sono due quaderni, quindi dobbiamo ipotizzare che Higuchi sia stato ucciso dall’altro “Kira” per precauzione, perché non parlasse… Ma chi poteva sapere che noi in quel momento lo avevamo arrestato?»
Elle era sempre più attento.
E lo era perché la miccia era stata innescata in tutti i sensi.
Quelle parole del suo rivale dimostravano senza ombra di dubbio che la trama del manga era cambiata e per la prima volta era cambiata “pubblicamente”.
E naturalmente Light si era adeguato alle nuove circostanze, con la sua mente superiore, modificando verosimilmente i suoi piani in modo arguto…
Adesso iniziava la vera partita. Adesso Elle si ritrovava di nuovo a combattere contro l’ignoto. Da quel momento in poi nessun evento sarebbe più stato “scritto” e ogni cosa avrebbe seguito un’evoluzione diversa.
Adesso si giocava di nuovo sul serio.
E quindi Ryuzaki si mise sulla lunghezza d’onda di Light e gli rispose «Se Higuchi era il secondo Kira, come credo possibile al 70%, ...» …naturalmente il gioco prevedeva anche una buona dose di menzogne… «…la prima ipotesi è che sia stato ucciso da Kira, intendo dal primo Kira. E riguardo l’identità di quest’ultimo, dobbiamo escludere i poliziotti che ci hanno aiutato nell’arresto del dirigente della Yotsuba, perché, sebbene all’inizio Kira abbia certamente attinto informazioni dal database della polizia e sebbene soltanto a noi e agli agenti presenti fosse noto l’arresto di Higuchi, i controlli fatti in passato hanno portato ad escludere qualunque coinvolgimento delle forze dell’ordine. Light, sai bene che il cerchio si chiuderebbe alla perfezione se Kira fossi tu, ma non mi va di ripetermi, né di venire di nuovo alle mani con te per questo discorso. Quindi la seconda ipotesi che vorrei chiarire è…»
Light si intromise «…È la stessa ipotesi che vorrei chiarire io. E nemmeno a me va di picchiarti di nuovo, Ryuzaki.» aggiunse in coda.
Elle continuò a guardarlo, portandosi alla bocca un altro pezzetto di frutta carico di zucchero «Vedo che come sempre andiamo d’accordo.»
Light non raccolse la provocazione e deciso si voltò verso lo Shinigami «La seconda ipotesi è che sia stato uno Shinigami ad uccidere Higuchi. Lei, Rem, crede che questo sia possibile? Insomma, perché un Dio della morte ucciderebbe un essere umano? Sappiamo che c’è un altro quaderno, che perciò c’è un altro umano che lo possiede, un “Kira”. Ma non dobbiamo sottovalutare che quindi c’è un altro Dio della morte in circolazione, simile a lei.»
Rem rimase spiazzata.
Non si era aspettata una domanda così diretta di Light. E non sapeva cosa rispondere. Di certo lui aveva un motivo ben preciso per essersi esposto con quel quesito e stava innegabilmente seguendo un disegno congegnato, aspettandosi una certa risposta.
Senza però poter comprendere cosa Light volesse, lo Shinigami temporeggiò «Agli umani che non siano possessori di un quaderno non è dato sapere questo genere di cose.»
Light affilò lo sguardo «Esatto. Quindi anche lei potrebbe aver ucciso Higuchi, per motivi ignoti a noi umani non possessori di un quaderno. O potrebbe essere stato l’altro Shinigami in circolazione…»
Il Dio della morte fissò il giovane Kira e rimase apparentemente inamovibile, cercando di definire cosa fosse più conveniente rispondere. E così Light alzò il tono della voce e si avvicinò al Dio con una “vera” esasperazione negli occhi «Oh, ma insomma! Cosa gliene importa a lei??!! Se anche fosse stato lei ad uccidere Higuchi, se anche fosse stato l’altro Shinigami a farlo, ma cosa crede di rischiare nel confermarcelo o negarcelo? Lei non può correre nessun pericolo, dannazione! Siete o non siete essere superiori!? La verità, voglio solo la verità!» concluse infervorato, “sinceramente” preso dalla situazione, mostrando un’espressione quasi esasperata e genuinamente vogliosa di sapere, per il bene di “tutti”.
Soichiro Yagami fece un passo preoccupato verso il figlio e tutti gi altri mostrarono un’evidente preoccupazione nel volto. Light si stava esponendo troppo, quello era un essere sovrannaturale e ai loro occhi non era affatto prudente trattarlo così…
Rem però si soffermò attentamente su quel comportamento in modo completamente diverso rispetto a quello che temevano tutti gli agenti: quell’insistenza, quegli occhi, le parole usate da Light… “nessun pericolo” e “verità”. Forse Yagami voleva veramente che lei rispondesse a quelle domande con sincerità. Forse anche questo faceva parte del suo disegno… e per il momento Light era nella stessa barca di Misa, sulla stessa parte della barricata, doveva difendersi esattamente come lei. Remare contro Misa avrebbe significato remare contro se stesso. Non avrebbe mai messo a repentaglio la propria copertura, semmai l’avrebbe favorita…
E quindi Rem decise di fidarsi, facendo pendere per quella volta l’ago della bilancia dalla parte di Kira, e rispose dicendo la “verità”, per l’appunto, sperando che questo non comportasse veramente “nessun pericolo” «Giovane umano, a nessuno Shinigami sarebbe interessato di uccidere Higuchi. A nessuno Shinigami interessa della vita o della morte di nessun essere umano.»
Gli occhi veri di Light si illuminarono per un impercettibile istante di un barlume di vaga soddisfazione. Rem aveva capito che doveva assecondarlo, così lui continuò con le sue domande «…D’accordo, ma nessun Dio della morte avrebbe potuto ucciderlo magari per caso, senza interesse alcuno o senza sapere nulla di lui? Non voglio sapere cose che non potrei mai capire, voglio solo la verità!»
La “verità”, di nuovo la “verità”…
E Rem assecondò di nuovo il disegno di Light «Un Dio della morte, dal suo mondo, non può uccidere nessun possessore di un quaderno, né scendere sulla terra per farlo. E Higuchi possedeva un quaderno. Quindi soltanto io, che custodisco il death note che lui aveva, avrei potuto ammazzarlo. Soltanto io ed eventualmente un altro Shinigami che si trovi sulla terra per vigilare su un altro quaderno. Ma, come ti ho già detto, a nessun Dio sarebbe interessato di ucciderlo. E questo ti basti.»
Un’altra regola.
Light allora si calmò e abbassò lo sguardo, con un atteggiamento quasi sconfitto. Bingo! Non pensavo che questa domanda avrebbe avuto dei risvolti così fruttuosi… Con essa intendevo solo aggravare la mia posizione agli occhi di Elle, escludendo l’ipotesi che fosse stato uno Shinigami qualunque ad uccidere Higuchi. E invece ho avuto un’informazione succulenta…: “un Dio della morte, se si trova nel suo mondo, non può uccidere nessun possessore del quaderno”. Così anche il mio piano B è perfetto. Quando sarà il momento potrò fare in modo che Rem se ne torni nel suo mondo, così non potrà uccidermi… E me la sarò tolta dai piedi ugualmente. Eccellente…
Elle era immobile ed i suoi occhi fermi ed intensi lasciavano percepire la profonda attenzione per quello scambio di battute e per i ragionamenti che la sua mente ne aveva fatto seguire.
Era serissimo e non scrollava lo sguardo da Light.
Poi quell’espressione granitica mutò appena e disse «Bene, Yagami. Pare che abbiamo eliminato l’ipotesi che possa essere stato uno Shinigami ad uccidere Higuchi. Hai avuto più successo di me nell’estorcere risposte a questo Dio della morte, i miei complimenti.» Rem si è fidata di lui e lui voleva proprio questa risposta… Fa parte del suo nuovo piano, costruito sulla base del fatto che sto puntando di nuovo l’attenzione su di lui… Ed è saltata fuori una nuova regola… «Peccato che quanto ci abbia detto escluda una possibilità che avrebbe potuto allontanare i miei sospetti da te. Ma il fatto stesso che sia così e che proprio tu gli abbia fatto questa domanda, potrebbe al contrario dimostrare la tua innocenza… Non te la saresti certo andata a cercare una verità così controproducente… O forse sì…»
Light non sollevò lo sguardo e disse a voce bassa e scoraggiata «Già… Vuoi rimettermi per caso le manette, Ryuzaki…?»
Elle ritornò con l’attenzione alla sua coppa di macedonia «Non esageriamo, Light. Non la farei così drammatica, ho già detto che non è il caso di inscenare una tragedia sulla base di semplici congetture per il momento non supportate.» e infilò il cucchiaino nella coppa.
Esatto, Elle. Solo che le tue congetture crolleranno completamente e definitivamente. Il mio piano B, costruito qualora tu avessi insistito nel puntare l’attenzione su di me, il mio piano B… alla luce di quanto ho appena saputo, è ancora più perfetto dell’altro… e sogghignò, senza che nessuno potesse notarlo. 
 
E ancora una volta la sorte ha sorriso a Light. Senza volerlo è venuto a conoscenza di una regola del mondo degli Shinigami che lo aiuterà nel suo piano B, che secondo me non è niente male…
Comunque non c’è niente da fare, quel biondino non va mai sottovalutato e ha una fortuna veramente sfacciata, sembra quasi destino che debba essere così…
Ahi ahi… Tocco per caso un tasto dolente nominando il “destino”?
Be’, perlomeno adesso capite perché mi sono avvantaggiato. Come facevo a non sbirciare anche cosa sarebbe accaduto il giorno successivo?
Eh eh eh…
Be’, vediamo questo piano B di Light…

 
La mattina del cinque di novembre Emma scostò le tende della sua stanza e guardò fuori, col viso pallido e stremato.
Non era riuscita a chiudere occhio.
Il cielo fuori era grigio, non sembrava nemmeno che fosse mattina, che fosse giorno. E la pioggia sbatteva violentemente sui vetri, fitta.
Una grossa valigia era appoggiata alla parete. Dopo due giorni la giovane archeologa della Todai sarebbe partita per l’Italia. Come era stato definito nel contratto con l’università nipponica, avrebbe dovuto occuparsi dell’inventario dei materiali delle ultime due campagne di scavo che si trovavano a Roma nei depositi della Soprintendenza. Sarebbe rimasta lontana dal Giappone circa tre mesi, comprese le vacanze natalizie.
In una situazione normale sarebbe stata felice di poter rivedere la sua città, i suoi amici, la sua famiglia.
Sarebbe stata felice se fosse partita per il Giappone solo per lavorare e se la sua vita lì si fosse svolta come quella di un qualsiasi professionista impegnato all’estero.
Ma quei lunghi mesi si erano riempiti di molto altro e quella mattina Emma non sapeva come salvarsi dal suo stato di angoscia. Non sapeva proprio quale scappatoia trovare.
E le rivenne in mente il suo incontro con Watari.
Prese il cellulare e lo osservò. Si trattava del telefono che le aveva fatto avere Elle, per spiare ogni sua mossa, e che lei possedeva ancora.
Lo guardò e disse sottovoce «Quanto vorrei che lei potesse sentirmi, Watari… Quanto vorrei che le cimici di questo telefono fossero ancora attive in questo momento…»
Quel giorno, quando il Signor Wammy era andato da lei ed era riuscito a non farla sentire sola, Emma gli aveva voluto restituire il cellulare e lui le aveva detto «No, Miss Emma. Quel telefono è suo. Quel telefono è la prova che c’è qualcuno che sa, anche se quel qualcuno sarà lontano da lei.»
E lei aveva risposto «Ma quel qualcuno rimarrà lì dov’è, sempre lontano, per il resto della mia vita. Io non lo rivedrò mai più… E non credo proprio che allora la vorrò tenere, questa prova...»
Watari quindi aveva sorriso «Sì, è molto probabile che quel qualcuno rimarrà lì dov’è, lontano. Una volta però, in questa stessa stanza, parlammo del fatto che quel qualcuno sia in grado di imparare, che anzi questa sia la cosa che riesca a fare meglio di qualunque altra. Non dimentichi mai quanto detto. Oppure lo faccia, lo dimentichi, ma sapendo di volerlo fare.» e le sorrise, riprendendo subito dopo a parlare «È proprio per questo che il cellulare deve rimanere a lei, proprio perché lei possa essere libera di disfarsene in qualunque momento vorrà, magari con l’intento di dimenticare più facilmente e di cancellare quanto accaduto, se è questo ciò che desidererà. Ma dovrà essere lei a decidere e non qualcun altro. È giusto così.»
Emma aveva sospirato «…Certamente. Nessuno dovrebbe decidere per qualcun altro, giusto? La libertà è importante… È buffo che io ora sia ritornata libera, quando per mesi non lo sono stata affatto… E soprattutto quando non lo sono stata proprio per una mia personalissima e autonoma scelta iniziale. Ma funziona così per tutti…» si era fermata per qualche istante e poi aveva aggiunto «Signor Wammy… » era la prima volta che lo chiamava così, col suo vero nome «…lei non deve morire!» aveva esordito decisa e l’aveva abbracciato di colpo.
Watari era rimasto sorpreso nei primissimi istanti, non perché fosse turbato, anzi, quanto piuttosto perché semplicemente non se l’era aspettato. Ma del resto Wammy era anche abituato alle reazioni impulsive dei bambini e al fatto che lui aveva sempre ispirato in loro una fiducia ed un attaccamento tali da portarli spesso a reazioni di quel tipo.
E così, l’inventore si era fatto abbracciare e con affetto aveva accarezzato il capo di Emma, sfiorandolo appena, mettendo in quel semplice gesto la particolare forma di delicatezza che solo gli anziani possiedono. Quella delicatezza che ad una prima impressione potrebbe sembrare dettata dalla mancanza di vigore della loro età, ma che in realtà non è altro che rispetto e forse semplice paura di fare troppo forte, di scaricare sulle giovani ed inesperte anime che hanno davanti tutta la “pesante” vita che loro invece portano sulle spalle…
Ed Emma, accogliendo quelle carezze leggere e trovando serenità in esse, aveva fugacemente pensato … Questo è il modo in cui Watari è stato sempre al fianco di Elle... In lui deve esserci, perso da qualche parte, il seme di questo incondizionato affetto ricevuto...
E adesso si ritrovava con quel cellulare in mano, davanti alla finestra, in quel giorno tremendamente grigio, e non riusciva a sfuggire alla paura che la assaliva. Non riusciva più nemmeno a far salire la rabbia che aveva provato nei confronti di Ryuzaki per le sue mosse ciniche e ignobili.
Adesso aveva solo paura che il destino si compisse…
E forse, se quel funesto destino si fosse compiuto, sarebbe stata ancora più arrabbiata con lui, per tutte le parole non dette che sarebbero rimaste tali.  Qualunque sentimento, sia esso amore o rabbia, si mescola con il dolore e lo alimenta, perché rimane vivo e con il suo manifestarsi palesa brutalmente l’assenza, rammentando in ogni istante che la possibilità di essere comunicato è ormai svanita per sempre.
La pioggia continuava a cadere senza fermarsi ed Emma uscì.
Si avventurò sotto le gocce fredde, coperta da un ampio kway.
Prese la metropolitana.
Scese dopo parecchie fermate.
E poi di nuovo camminò lungo i marciapiedi, mentre la pioggia gelata le tamburellava il cappuccio gommato e un fiume d’acqua putrida scorreva al bordo della strada.
Camminò finché non giunse sotto la pensilina di una fermata dell’autobus. E da lì sotto, riparata dalle gocce insistenti, alzò il capo verso l’alto e percorse con lo sguardo l’imponente grattacielo che si ergeva di fronte a lei, stagliato nella foresta di edifici simili. Lo osservò lentamente, alzando il mento in modo graduale, soffermandosi a diverse altezze, fino a ritrovarsi a fissare il cielo plumbeo.
Il quartier generale.
Non c’era un motivo particolare che l’aveva portata fin lì.
Non aveva alcun obiettivo, né avrebbe potuto averne.
Era andata lì e basta. Perché le andava così.
Perché voleva essere lì, in quel momento, anche se comunque non avrebbe mai saputo cosa avveniva all’interno di quell’edificio blindato.
E così, come aveva fatto tante altre volte, attese.
Attese, anche se questa volta non sapeva cosa doveva attendere…
 
Il death note e una tazza di caffé colma e fumante erano poggiati sulla scrivania.
Elle, rannicchiato sulla sedia girevole davanti ad essa, sbocconcellava dei mini biscottini, facendoseli cadere in bocca uno per volta, dall’alto, come fossero state noccioline. Ma lo faceva in modo apatico, quasi e stranamente senza gusto. Dal suo volto trasudava un’espressione spenta, che avrebbe potuto essere interpretata come semplice noia o forse anche come velato malessere. Forse…
E Light osservava il suo nemico rannicchiato in se stesso, come sempre, anche se in quel momento quella posizione fetale e quel corpo magro sembravano quasi esprimere una qualche remota forma di fragilità.
«Ryuzaki…» esordì «…tutto bene?»
Il detective attese qualche istante prima di rispondere, guardò il death note, fece scorrere con flemma il polpastrello dell’indice sul bordo della bianca tazza piena di caffé che aveva davanti, passando poi ad osservarne attentamente il contenuto, e disse «…Credo che, nonostante il quaderno, ci troviamo ad un punto morto… Niente impronte da trovare, le pagine strappate, nessun nuovo omicidio da quando Higuchi è morto, cioè da più di una settimana… Sembra che Kira sia sparito. Ma io so benissimo che c’è un altro quaderno in circolazione e che il vero Kira è ancora in libertà. Potrebbe non uccidere mai più e allora sembra che lui morirà, secondo una certa regola. E comunque, anche se così non fosse, lui potrebbe aver dimenticato tutto. E allora non lo prenderemo mai… E non sono depresso, Light. Quindi ti pregherei di evitare discorsi che ci porterebbero ad accapigliarci di nuovo. Oggi non ne ho voglia…» mentì ancora una volta, con indolenza, ma la sua voce era bassa, quasi triste, mentre continuava a far ruotare lentamente l’indice sul bordo della tazza dal contenuto ancora intonso…
E Light continuava a studiarlo Sì…decisamente è depresso perché è ancora convinto che io sia Kira e adesso non ha modo di incastrarmi… Bene, va tutto come doveva andare… «Senti Ryuzaki, io credo che bisognerebbe insistere su questa faccenda dei criminali uccisi da Higuchi nel suo ultimo periodo. Ci sono molte cose che non tornano… E non voglio nascondermi dietro un dito. So benissimo che sospetti ancora di me, ma non ho paura di affrontare niente. Voglio solo la verità.»
«Mhm…» mugugnò Elle, iniziando con l’indice a tracciare circoletti sulla copertina nera del death note.
Ma Light non si fece intimidire da quello strano stato di Ryuzaki e continuò agguerrito «Allora, sappiamo che Higuchi non ha ucciso nessuno per conto della sua compagnia dal primo di ottobre: l’8 dello stesso mese infatti la riunione della morte ordinaria della Yotsuba è saltata per via di Matsuda. Nel meeting successivo, quello del 15, abbiamo telefonato a Namikawa suggerendo una tregua negli omicidi che infatti c’è stata. Per più di un mese quindi Higuchi non ha usato il quaderno per ammazzare individui scomodi alla sua compagnia. Riguardo i criminali invece la faccenda è molto più nebulosa. Sono morti infatti dei malviventi, ma come ho già detto il raggio d’azione è ampio e copre anche paesi e località sperdute e quindi risulta difficile comprendere precisamente quando la notizia possa essere stata diffusa e perciò quando effettivamente i nomi potrebbero essere stati scritti. E il Dio della morte dice che non ne sa niente… Quindi c’è la remota possibilità che Higuchi li abbia scritti tutti insieme, che insomma abbia pianificato in qualche modo il tutto. È poco probabile, perché anche lui conosceva la regola dei tredici giorni scritta sul quaderno e l’avrà temuta… Ma sappiamo anche che ci sono cose che uno Shinigami può dire soltanto al possessore di un quaderno e a nessun altro… Magari c’è una scappatoia a questa regola.»
Light era incredibile… Era veramente un peccato che fosse un assassino invasato e che la sua intelligenza andasse così sprecata…
Elle smise di far girare l’indice sulla copertina del quaderno e si fissò allora con lo sguardo di ghiaccio su un punto imprecisato della scrivania «E quindi, cosa proporresti di fare, Light?»
«Dobbiamo testare il quaderno.» rispose Kira lapidario e sicuro.
Elle non spostò lo sguardo, ma i suoi occhi si sgranarono.
Rem socchiuse la bocca e indietreggiò appena.
Mentre Soichiro Yagami esplose «Light! Ma cosa stai dicendo?! È sbagliato!»
E Light rispose gravemente «No, papà. È giusto così. Quello che vi ho appena detto riguardo le dubbie morti dei criminali all’estero volute da Higuchi lascia supporre la remota possibilità che la regola dei tredici giorni possa essere bypassata in qualche modo. Insomma, le prove e i fatti non sono così inequivocabili e certi come dovrebbero… Non possiamo essere sicuri al 100% che Higuchi abbia fatto trascorrere meno di tredici giorni senza scrivere sul quaderno. E invece questo dato dovrebbe essere inoppugnabile! Se veramente Higuchi avesse pianificato le morti e non avesse scritto nessun nome per un periodo superiore, cambierebbero molte cose. E la mia innocenza potrebbe essere messa di nuovo in discussione. E io mi sono stufato! So di non essere Kira, ma se veramente avessi dimenticato tutto? Io devo sapere! Devo! E l’unico modo è testare il quaderno per scoprire se quella regola è vera!»
Rem ragionava velocemente, presa da dubbi angosciosi Testare il quaderno significherebbe dimostrare che la regola è falsa, che quindi la colpevolezza di Light e Misa sarebbe rimessa in ballo… Ma Light non lo farebbe mai, non rischierebbe così tanto. Sta architettando dell’altro… Ha un piano!
Elle continuava a non parlare, mentre l’unico ad esprimersi fu di nuovo Soichiro Yagami«Ma Light, è immorale!»
Il figlio prediletto rispose «No invece. Lo testeremo facendo scrivere a un condannato a morte il nome di un altro condannato a morte. Useremo il quaderno al posto dell’impiccagione. Sarà solo il mezzo che cambierà. È legale! È la Giustizia!»
Light, col viso pulito e deciso nel frattempo elucubrava Perfetto… Rem sa che non remerei mai contro me stesso, nessuno lo farebbe se non con un preciso intento favorevole… E quindi si fiderà di me. Dovrò essere io a capeggiare l’impresa del test del quaderno e non Elle, perché solo così saprò il nome del condannato a morte che sarà usato come cavia, anzi, sarò proprio io a stabilirlo, quel nome… E allora, allo scadere dei 13 giorni, mi basterà scriverlo sull’altro quaderno che nel frattempo avrò dissotterrato dal bosco… Dopo 13 giorni di forzata inattività, il condannato cui è stato fatto usare il quaderno morirà, ma per mia mano, e la regola sarà completamente provata. Nessuno potrà più accusarmi… Mai più!
Elle, è arrivata la tua ora… Il capo devo essere io!
Una specie di ghigno gli comparve sulle labbra.
Soltanto allora Ryuzaki parlò «…Immagino che tu abbia ragione. Ma propongo di non testare il quaderno qui, perché temo che avremo molti problemi. Il governo giapponese è stato connivente, ha ostacolato le indagini della polizia e quasi ha accettato tacitamente Kira, temendolo e rispettandolo. I poteri istituzionali di questo paese hanno ingannato la popolazione, facendole credere che stavano facendo di tutto, mentre invece coprivano e avallavano l’operato di un assassino senza scrupoli, appoggiandosi ad esso, succubi di esso. Non dovremmo perciò chiedere a loro il supporto per l’operazione. Non che il resto del mondo rappresenti la Giustizia o l’incorruttibilità, tutt’altro, ma naturalmente i giochi politici internazionali sono biechi. L’eco di un supporto importante alla cattura di Kira renderà fama e favore mondiali al paese che lo concederà. La nazione che lo catturerà e punirà avrà la gratitudine di tutto il pianeta ed è su questo che dovremo puntare per ottenere il permesso di testare il quaderno. Sono semplici e cinici giochi di potere internazionale. Kira è stato l’“arma del Giappone” e gli altri paesi faranno a gara per dare smacco a questa supremazia che il paese del Sol Levante ha detenuto fin troppo a lungo.»
Nessuno in quel momento si curava di Rem, che nella penombra di uno degli angoli della stanza, seguiva attentamente quella partita e veniva sballottata da una mente calcolatrice all’altra In un altro paese…Perché vuole andare da un’altra parte? Elle mi ha detto che in Giappone Misa sarebbe giustiziata sulla forca… Ma se vorranno testare il quaderno altrove, dovrà comunque essere in un paese con la pena di morte… Anche lui ha un piano oppure Light lo sta incastrando? Ma come farà Light a scagionarsi a quel punto, quando sarà dimostrato che la regola dei tredici giorni è falsa??... Forse… Ho capito! Light vuole testare il quaderno e forse ha in mente di uccidere lui stesso con l’altro quaderno il condannato a morte che useranno come cavia! Però Elle sa dell’esistenza dell’altro death note e sa anche dove si trova, quindi…
Light ribatté alla proposta di Elle«Sì, Ryuzaki, è giusto, dovrai far testare il quaderno fuori dal Giappone.»
Elle replicò con aria interrogativa, mentre la minaccia si insinuava nella sua mente «… “Dovrò”?»
E Rem entrò in agitazione Ma se sarà Elle a far testare il quaderno, Light non potrà conoscere l’identità di colui che sarà scelto come cavia e non potrà ucciderlo, non potrà dimostrare la veridicità della falsa regola e lui e Misa saranno di nuovo accusati… Ma cosa…? Forse… Maledetto Light… Ho capito… Vuoi che io uccida Elle, perché tu così diventerai il capo, dirigerai tu l’operazione e sarai a conoscenza di tutto!
I pensieri di Light vertevano già altrove, rapidamente. Kira sapeva che Elle non era momentaneamente interessato a Misa, che anzi la riteneva una sorta di pedina. E le pedine, si sa, possono avere delle grosse attenuanti, perché è la mente quella che produce il male peggiore. Quindi il giovane fuoriclasse era perfettamente conscio del fatto che il detective stava puntando tutto su di lui. Voleva lui. Gliel’aveva fatto capire chiaramente. Quindi era soltanto Light, la mente, che con l’eventuale condanna rischiava di essere giustiziato per volere di una giuria imparziale.
Elle glielo aveva detto in diretta televisiva tanto tempo prima: “Kira, il giorno della tua condanna a morte è vicino!”
Questo era perlomeno il modo di ragionare di Light Yagami, che non aveva avuto troppi scrupoli a costituirsi come severa giuria per i peggiori criminali del mondo intero e che non si era preoccupato di mettere minimamente in dubbio che la loro pena dovesse essere la morte.
Se sarà Elle a sovrintendere l’operazione del test del death note, sarò soltanto io a rischiare la vita in seguito a una condanna. E credo che questo Rem l’abbia capito, viste le recenti “morbide” considerazioni di Elle su Misa. Si voltò fugacemente verso lo Shinigami, per scrutarne l’espressione confusa ma attenta e soprattutto per farle intendere qualcosa con quello sguardo …Ma se io fossi arrestato, quindi se io morissi in seguito ad una sicura condanna, Misa probabilmente potrebbe cavarsela a livello legale, ma sarebbe distrutta. La sua felicità diventerebbe una chimera irrealizzabile. E Rem lo sa benissimo… e proprio per questo in fondo penso che non mi ucciderà mai… Ma ucciderà Elle, per permettermi di essere il capo dell’operazione e quindi di salvarmi. Lo farà solo per la felicità di Misa e non per allungarle la vita, che non sarà comunque in pericolo nonostante l’eventuale condanna. E quindi Rem non morirà… Era il mio piano B, meno appetibile in principio, perchè non prevedeva la morte dello Shinigami, anche se il rischio maggiore di averlo tra i piedi consisteva nella possibilità che potesse tradirsi per la sua stupidità. Ed era comunque un rischio trascurabile, perché, morendo Elle e divenendo io il capo della squadra, avrei tenuto tutto sotto controllo e l’ipotesi che Rem potesse uccidere me sarebbe stata comunque lontanissima, visto ciò che Misa soffrirebbe per la mia perdita. Però, avrei dovuto continuare a preoccuparmi di quell’oca di Misa, senza la libertà di poterla ammazzare qualora la mia copertura fosse stata a rischio per qualche sua sciocchezza… Ma questo ormai è il passato…
Con quanto ho saputo da quell’idiota di Rem, anche il piano B è perfetto…

Light sorrise di sottecchi …Una volta che Elle sarà morto ed io avrò preso il comando della squadra, dissotterrerò il quaderno nel bosco, farò testare il death note che è qui, userò l’altro per confermare la regola dei tredici giorni e ricaverò così la mia totale innocenza. Poi mi basterà diventare il proprietario del quaderno disseppellito, facendo sì che Misa vi rinunci e dimentichi ogni cosa, con la scusa che per lei sarà un bene farlo. Infine brucerò il death note che è qui al quartier generale, dopo averne fatto una copia identica per bluffare tutti. Io non perderò i ricordi, perché sarò possessore di una altro quaderno e Ryuk rimarrà con me. Rem invece non avrà più motivo di essere sulla terra né potrà rivenirci, dal momento che non ci sarà più nessun quaderno da custodire, e dovrà tornarsene per forza nel mondo degli Shinigami.
E da lì non potrà più essere fra i piedi, né potrà uccidermi, poiché io sarò il possessore di un quaderno!

Ognuno disponeva i propri scacchi prevedendo le mosse dell’altro. E lo schema sulla scacchiera era ormai quasi completato.
E così Light posizionò il suo ultimo alfiere, chiudendo il cerchio e rispondendo a Elle «Sì, Ryuzaki.  Solo “tu” dovrai. Nessun altro di noi dovrà sapere. Non possono esserci fughe di notizie, né dubbi. Soltanto “tu” dovrai far testare il quaderno. È la cosa più giusta.» rispose lapidario e solenne Light.
Già…
Era la cosa più giusta… Nessuno avrebbe mai controbattuto a quella considerazione saggia e senza macchia.
Doveva essere Elle a sovrintendere l’operazione del test. Solo lui avrebbe dovuto conoscerne i dettagli…
Light sarebbe stato spacciato.
La felicità di Misa sarebbe divenuta un sogno irrealizzabile.
E Rem seppe che Light non le stava dando alcuna scelta.
E capì.
Ryuzaki rimase immobile a guardare il caffè nella tazza che aveva davanti. Non lo aveva ancora toccato e il liquido scuro era piatto e fermo nella bianca porcellana.
Frantumò con freddezza uno dei minibiscotti che aveva tra le dita.
Light Yagami… Scacco matto?
E non disse nulla, non si oppose a quella ineccepibile e “giusta” considerazione dell’acerrimo nemico.
Sì. Doveva essere lui a far testare il quaderno, soltanto lui…
Spostò appena lo sguardo e sul grande monitor che aveva davanti osservò il riflesso dell’imponente Shinigami che, indisturbato e celato nella tetra penombra di un angolo della stanza, stava fissando il detective…
Gli occhi enigmatici del “fragile” essere umano e quelli imperscrutabili del potente Dio della morte si incrociarono per un istante carico di significato.
Elle trangugiò finalmente il caffè che aveva davanti, rumorosamente. Poi disse «Watari, è ora di rifare il caffé…»
Il Signor Wammy assentì brevemente, nascosto dietro la W sullo schermo.
Ryuzaki smontò agilmente dalla sedia e col capo chino si avvicinò a Light, lentamente.
Rimase in piedi davanti a lui, con le spalle curve e l’ombra degli scuri capelli sugli occhi. Le dita dei piedi nudi uscivano appena dalle pieghe dei suoi larghi jeans.
Sembrava stanco. Troppo stanco…
Light non capiva. Come anche tutti gli altri componenti della squadra che guardavano perplessi la scena…
I secondi passavano lenti, senza che il volto del grande Elle assumesse alcuna espressione. Senza che i suoi occhi incrociassero quelli di Light. Quegli occhi erano fissi sul pavimento…
E poi, le ginocchia già piegate del detective del secolo cedettero all’improvviso, completamente…
Light lo afferrò d’impulso.
E il corpo abbandonato di Elle si accasciò pesantemente tra le vive e forti braccia di Kira.
I due ragazzi furono accerchiati dal panico e dalle grida di tutti, che però giunsero loro ovattate.
Elle ebbe appena il tempo di sollevare lo sguardo su Light, che adesso lo fissava con due tagliole affilate e malvagie.
E poi le palpebre scesero sui suoi bellissimi occhi scuri, grandi e misteriosi.
E il detective del secolo si spense…
All’improvviso scattò una sirena e sul grande monitor comparve un’enorme scritta lampeggiante su un inquietante sfondo rosso: All data deleted
Aiber afferrò il telefono e chiamò l’inutile ambulanza, con una rude determinazione, che poteva anche apparire come un modo di coprire il terrore che lo pervadeva e nello stesso tempo poteva invece essere reale risolutezza.
Wedy si precipitò alla scrivania di Elle e afferrò il death note che vi era poggiato sopra, lo aprì e controllò «…Nessuno ha scritto su questo quaderno… Ma che diavolo…? Watari… » con il quaderno ancora tra le dita si precipitò nella stanza dei computer, dove Wammy aveva la sua postazione e dove era accasciato, senza vita…
Light serrò le dita sulle braccia inermi di Elle e sollevò il capo verso il soffitto, stravolto.
Il terrore si impadronì completamente di quella stanza…
Mentre fuori continuava a cadere incessante la pioggia, da un cielo grigio e buio.
 
Le gocce precipitavano ancora sull’asfalto e i pochi pedoni che erano in strada si affrettavano a ripararsi nelle auto, nei taxi e sotto i cornicioni dei palazzi.
Il freddo di quella terribile giornata era entrato fin nel profondo della povera Emma, come anche il suo grigiore…
Mentre le nubi si incupivano sempre di più e anche la smunta luce del giorno veniva fagocitata dall’inevitabile buio del tardo pomeriggio autunnale, Emma sollevò di nuovo lo sguardo al grande grattacielo che aveva davanti.
Non c’era nulla che potesse fare.
Assolutamente nulla.
Le ore erano trascorse e lei si era logorata in un’attesa senza senso, dettata solo dalla sua angoscia e dalla sua paura.
E così, la giovane ragazza dai capelli lunghi e scuri si strinse nel suo kway e lasciò che la razionalità si rimpossessasse di lei.
Si girò e a capo chino si incamminò per la strada bagnata, sotto la pioggia, verso la fermata della metro. E non si voltò più a guardare quell’enorme quartier generale, nel quale non era mai entrata e non sarebbe mai entrata.
Imboccò l’ingresso della stazione, iniziò a scendere i gradini bagnati che la conducevano alle gallerie sotterranee della metro e la sua alta e sottile figura sparì dalla strada e non fu più sotto quel cielo carico d’acqua.
E solo allora due ambulanze voltarono l’angolo e si fermarono davanti all’immenso quartier generale.
 
Mentre tutti si agitavano nella stanza e cercavano di capacitarsi di quanto fosse appena accaduto, Light, col corpo spento di Elle tra le braccia, spostò finalmente lo sguardo sullo Shinigami, che continuava a starsene in disparte, nell’angolo, come se non fosse accaduto nulla, rimanendo fuori dagli sguardi e dall’attenzione delle menti di tutti. Nessuno lo aveva guardato, nessuno si era curato di lui. Lo Shinigami, occultato in quel cantuccio riparato e buio, negli ultimi minuti di quella giornata terribile, aveva deciso le sorti di molte persone. E nessuno se ne era accorto. Perché in quel mondo nessun Elle aveva richiamato l’attenzione sulla sua imponente figura.
È fatta! Ho vinto!
Rem… Non sei morta, come avevo immaginato, perché li hai uccisi per allungare la “mia” vita e per non rendere infelice quella di Misa, ma di me non ti importa nulla… Anzi, forse mi odi anche. Ma sarai costretta a stare al mio fianco ancora per poco.
Mi scongiureranno di prendere il posto di Elle. E io seguirò integerrimo e ligio le sue direttive. Sarò io a testare il quaderno.
E poi sarò finalmente libero di ricominciare a uccidere e moriranno tutti coloro che potrebbero intralciarmi e potrebbero sapere troppo, moriranno tutti i membri della Yotsuba, moriranno Aiber e Wedy… E io potrò dominare e plasmare un Nuovo Mondo Giusto!

E mentre Kira fingeva il suo sgomento, che altro non era se non soddisfazione, il corpo esanime di Ryuzaki gli venne portato via. I volti di quelli che erano stati Elle e Watari vennero rispettosamente celati e solo allora le due più celebri vittime della trama ordita da Kira furono date in consegna ai paramedici.
E così le ambulanze ripartirono sotto la pioggia, a sirene spente, perché per coloro che trasportavano non c’era fretta e non c’era nulla da fare.
Watari ed Elle si allontanarono per sempre da quel luogo funesto.
Nessuno li avrebbe più visti.
Nessuno avrebbe saputo chi erano stati e per cosa avevano combattuto.
Il più grande detective del mondo ed il suo fedele protettore sparivano così, in silenzio, in un giorno di pioggia, da soli, senza che nessuno potesse piangerli.
E Light aveva vinto.
 
Forse, dopotutto, era destino che Elle dovesse morire.
Era destino che Elle dovesse morire il cinque novembre.
Forse il fato esiste veramente in questo mondo ibrido, che non è altro che la strana commistione della realtà che conoscete e della fantasia di un abile mangaka…
O forse è solo il caso che fa apparire alcuni eventi come predestinati.
Ma io credo di non volere dire nulla.
Credo che il silenzio sia l’unico mezzo che io adesso possa adottare.
Se la totale indifferenza vi pervade, nulla che io possa aggiungere vi scuoterà.
E comunque, ciò che in certi momenti si può scatenare nell’animo umano è più forte di mille altre parole da leggere.
Io lo so, l’ho visto tante volte.
E quindi vi lascio soli.

 
 
 
 
 
 
Noticina importante da leggere: la nuova regola che viene citata da Rem non l'ho assolutamente inventata io, ma è vera e fa pare dell'intreccio originale. Compare con quelle stesse parole nel decalogo delle tante regole dei quaderni riportato sul Death Note 13. E' una della tante che la Ohba ha ideato, ma della quale non si è servita. Per questo ho insistito molto sul discorso che Rem dovesse dire la "verità". Dovevo precisarlo altrimenti sarebbe stato motivo di ulteriori ingrippamenti mentali per via della trama già complessa di suo...

Io credo che pochi potranno apprezzare…
Scrivere questo capitolo mi ha fatto male, ma non vi stresserò con le mie ansie, perché credo di voler seguire l’esempio della voce fuori campo… :(
E in silenzio continuo a sperare che, nonostante tutto, qualcuno di voi continui ad avere fiducia in me e in questa storia.
Mi limito a scusarmi enormemente con chi mi ha recensito e non ha ancora ricevuto una risposta… Come sempre sono mortificata… Non ho avuto tempo... Già da ora però inizierò a mettermi in pari ^_^
Grazie infinite a chi mi legge, a chi mi continua ad aggiungere tra le seguite, le preferite, a chi mi fa sapere ciò che pensa con la sua bellissima testa tramite un commento! Per me è tutto importantissimo, non sapete quanto!!! Grazie anche a chi mi ha scoperto solo adesso, ai nuovi lettori!!!
E dopo queste brevissime note finali prive dei miei deliri (forse per una strana forma di rispetto?), vi saluto e vi abbraccio ^_^
Ci vediamo come al solito fra una diecina di giorni (più o meno)!!
 
Eru

 

   
 
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