9 giorni.
La
sveglia, eccola che col suo irritante trillo, cerca di
destarmi… peccato che io
non abbia chiuso gli occhi tutta la notte.
Guardo
d’avanti a me la finestra che dà sul giardino
ancora immerso nel sole mattutino
e bagnato dalla fresca rugiada.
Ho
passato la notte peggiore degli ultimi 2 anni, e ora il mio cervello ne
risente.
Ogni
santa volta che chiudevo gli occhi la faccia di quell’idiota
appariva dal buio.
Risentivo
la sua voce ripetermi quelle parole, e percepivo il calore del suo
fiato.
-Pansy
ti vuoi alzare?- la voce della mia compagna mi rincoglionisce
più di quanto io
non lo sia già.
-Ora,
ora… perché non ti fai un po’ i fatti
tuoi…- le rispondo acida, sedendomi
appoggiando il cuscino sulle cosce.
-Scusa
se volevo evitarti l’ennesimo ritardo nell’ora
della McGranitt…- mi punzecchi
lei, mentre si spruzza un profumo che appesta immediatamente la stanza.
-Saranno
pure cazzi miei, no?! E saresti pregata di evitare di impuzzolentire
tutta la
stanza con quel coso che ti ostini a metterti…-.
Intanto
mi alzo, e mi vado a specchiare, mi passo la mano sotto gli occhi e
sbadiglio
fortemente.
-A tutti
piace questo profumo, invece…- quella stupida oca continua a
blaterare, come se
quello che dice potesse mai interessarmi.
-A
quanto pare sono l’unica con un ottimo senso
dell’olfatto… e dimmi chi
sarebbero questi “tutti”?-.
Prendo
la divisa da dentro l’armadio e dopo aver stirato le pieghe
con un colpo di
bacchetta, l’appoggio sul letto, che avevo provveduto a
rifare secondi prima.
Non mi
sembra di aver sentito nessuna risposta da
quell’idiota… meglio così, oggi non
sono in vena di parlare proprio con nessuno.
-A Draco
per esempio…-.
-Cosa?-
avevo parlato troppo presto.
-Ho solo
detto che a Draco questo profumo piace, e pure molto…- la
sua espressione mutata
fa intravedere un ripensamento troppo tardivo.
Sorrido
malignamente.
Draco…
non che me ne sia mai interessato molto di lui… direi che la
nostra storia, se
così la vogliamo chiamare, è solo un modo per
accontentare le famiglie, e far
parlare di noi in giro.
So che
lui non mi è mai stato fedele, e mai lo sarà, ma
con questo non voglio dire che
una stupida puttanella si può permettere di dire
ciò.
Mi
avvicino a lei, e le appoggio il mento sulla spalla destra, sento che
è molto
tesa.
-Emily,
spero che ti sia resa conto di quello che hai detto e del torto che mi
hai
fatto…-.
Alzo la
bacchetta e inizio a giocare con i suoi capelli.
-Ti
sembrano cose carine da dire?-.
Scuote
il capo.
-Allora
facciamo così: tu stai lontana da lui, ed eviti di dire
altre di queste cazzate
ed io… beh io mi limiterò a non distruggerti
l’esistenza… perché tu sai che io
posso farlo, vero?-.
La vedo
annuire con gli occhi languidi nello specchio che abbiamo davanti.
-Brava…-.
Mi
allontano, ma prima di chiudermi in bagno, con un colpo di bacchetta
faccio
esplodere il vetro di fronte alla mia cara compagna.
Quella
urla e si allontana, dalle schegge che si erano sparse sul pavimento.
Sbatto
la porta, e apro l’acqua per rilassarmi sotto la doccia.
*
Arrivo
in sala grande, non ho incontrato nessuno nei corridoi, sarà
che sono tutti a
fare colazione, ed io come al solito sono in ritardo.
Entro, e
vado con passo spedito e mento alto verso il mio posto, fra Draco e
Blaise.
Vorrei
tanto vedere se San Potter è seduto con il suo gregge di
lecchini, ma so di
essere osservata da tante persone, e non vorrei che queste mi
sorprendessero a
guardare verso lui.
E poi,
perché dovrei vedere se è lì? Cosa mi
interessa? Se c’è o non c’è a
me non
cambia nulla…
Giungo
al mio posto e mi siedo tra i due ragazzi.
-Pansy…-
mi saluta Blaise, chinando il capo.
Draco fa
come se io non ci fossi, o forse per lui davvero non ci sono e non ci
sono mai
stata.
Allungo
la mano per afferrare un pezzo di pane ed ecco che il ragazzo dagli
occhi di
ghiaccio si degna di rivolgermi la parola.
-Sempre
in ritardo…- esclama, prima di addentare un muffin.
-Non mi
smentisco mai…- mentre aspetto la sua risposta, mi guardo
intorno per vedere se
la cara Emily sia venuta a colazione, ma non la trovo seduta da nessuna
parte,
a chiarirmi i miei dubbi… ecco Draco che continua.
-Cos’è
successo sta mattina in camera? La McGranitt è venuta ad
avvertirci sulle
situazioni di Emily, è in infermeria…-.
Scuoto i
capelli e con espressione sconvolta dico: -Oddio e perché?-.
-Dice di
essere accidentalmente caduta contro il vetro e di essersi tagliata, ma
non è
grave…-.
-Oh
povera… dopo le lezioni vado a controllare come sta, deve
essere accaduto
mentre ero sotto la doccia…-.
-Sicuramente…-
accenna Draco, non avendo creduto a neanche una sillaba del mio
discorso.
Passano
alcuni secondi nei quali io faccio in tempo ad imburrarmi un panino e
concedergli un primo morso.
-Cambiando
discorso, perché sta notte non sei venuta?-.
Questa
volta, si volta per guardarmi in volto.
-Beh,
l’ultima volta non eri in camera, e non volevo svegliare i
tuoi compagni …-
rispondo.
Lui
mugola, non ammettendo il minimo risentimento, o la minima
dimostrazione di
aver capito di essere in torto.
-Comunque
sta sera verrò io da te, a scanso
d’equivoci…-.
-Fa come
vuoi…-.
Ormai
non ricordo più se un tempo a queste parole avrei reagito
diversamente, se
sarei stata eccitatissima di avere vicino il mio Draco.
Se pure
fosse stato mai così, ormai non lo ricordo più.
Ormai
nelle nostre notti l’amore veniva dopo tutto, quello che
c’era tra entrambi era
un semplice rapporto di solo sesso… e credo mi andasse bene.
Avevo
rinunciato a sperare in un Draco dolce e premuroso… anzi non
ci avevo mai
creduto.
Il resto
della colazione non aveva avuto svolti imprevisti, mangiai ed evitai di
pronunciar
parola su Emily o su qualunque altro argomento.
Ora mi
dirigo verso l’aula di quella befana, i ragazzi sono partiti
prima di me, ma io
avevo l’impellente bisogno di andare a ricordare alla mia
compagna di camera di
mantenere il silenzio.
So che
anche oggi arriverò in ritardo, che quella strega megera mi
rimprovererà e mi
beccherò un’insignificante punizione, come se
tutto questo potesse interessarmi…
Apro la
porta dell’aula, e tutte le teste si voltano per guardarmi.
La
Granger si gira verso la sua compagna per bisbigliare qualche
malignità sul mio
conto.
Mi
avvicino al mio banco, l’ultimo della fila di destra per
precisare, e mi
accomodo.
La McGranitt
che continua a scrivere una qualche formula, ma ad un tratto appoggia
il gesso
alla cattedra e dice:
-Signorina
Parkinson, non so più cosa fare con lei…
è il quarto ritardo in due settimane, ho
cacciato punti alla sua casa, le ho
assegnato noiose punizioni, ma lei si ostina ad arrivare in
ritardo…-.
-Beh
allora ci rinunci, no?- non mi interessa più niente, mancano
solo nove giorni.
-Non le
permetto di usare questo tono con me, venticinque punti in meno, e
domani
passerà un intera serata a sistemare i fascicoli degli
studenti… dal primo
anno, ad ora…- detto ciò, girò sui i
tacchi e continuo ad esporre la sua
lezione.
-Potresti
evitare di far perdere punti ai Serpeverde ogni giorno??- mi rimprovera
Draco
voltandosi.
-Signor
Malfoy vuole fare compagnia alla sua compagna domani pomeriggio?-
domanda la
professoressa, ricevendo come risposta il voltarsi lesto di Draco.
Le ore
fortunatamente passarono velocemente.
Dovetti
subire numerose occhiatacce non solo dai quei stupidi Grifondoro, ma
anche dai
miei stessi compagni.
Uscita
dalla classe, mi fermai davanti ad una vetrata, che rappresentava una
donna
china con un fiore bianco in mano.
Chissà
per quale motivo questa è inginocchiata…
Non riesco
a percepire ragioni per le quali un essere umano si debba chinare di
fronte ad
un altro…
Quella donna deve essere
stata molto stupida…
-Aspetti
una manna dal cielo che ti possa liberare dalla punizione, serpe?-.
Mi
volto, ed ecco l’incubo delle mie notti, Potter.
-Oh
Potter, non hai paura di essere visto con una fuorilegge come me?-
rido, per
poi continuare a fissare quella vetrata.
Cerco di
far rallentare il battito del cuore, che sta aumentando di secondo in
secondo.
-Beh…
non te lo hanno detto i tuoi amici… non sei la sola a dover
affrontare quella
punizione…-.
La
saliva mi si blocca in gola, non è possibile… non
è possibile…
-A
quanto pare mi hanno beccato a fare qualcosa di più grave
del parlare con una
fuorilegge…-.
-E cosa?
Hai rubato le caramelle a pel di carota, che si è messo a
piangere…?-.
Lo sento
appoggiarsi a me, quasi sapesse che tutto questo mi fa morire.
-Non lo
saprai mai…-.
Mi volto
per guardarlo, ed ecco che mi scontro nelle sue stupende iridi verdi.
Sorride,
con un sorriso che non gli avevo mai visto…
-Sento
il tuo cuore fin da qui, dovresti calmarti…- mi prende in
giro, alzando
leggermente il mento.
Io
sospiro e allontanandomi dico: -è la tua presenza tanto
indesiderata ad
innervosirmi.-.
-Se lo
dici tu… ci vediamo Parkinson…- si sgancia da me,
e allargandosi il nodo della
cravatta si volta.
Ed ecco
che il battito inizia rallentare.
Nove giorni
Pansy, nove giorni…
Ciao a
tutti!
Beh allora
grazie a tutti quelli che hanno letto.
Comunque
vorrei
spendere due parole per rispondere a MabyChan, beh non si può
dire che non
ho
preso spunto, se devo essere sincera, una mia amica aveva chiamato
Pansy,
“faccia
da cane”, poi ho letto la tua fan fiction, e allora ho
pensato che forse ci
fosse
qualche
connesso…
comunque se ti da fastidio posso tranquillamente cambiarlo!^^
Un
bacio… la
vostra The Princess