Anime & Manga > Inazuma Eleven
Segui la storia  |       
Autore: _Kiiko Kyah    16/06/2013    3 recensioni
Non ditemi niente, so che non dovrei pubblicare questa fic, ma l'ispirazione è dura da abbattere, quando c'è. E vi prometto che sarà breve. Scusate? ~
---#---
– Ciao Yuuka, come stai? – la sento, la voce di mio fratello.
Passa ore qui, accanto a me, a parlarmi, e io colgo ogni singola parola. Peccato che lui non lo sappia.
[...]
– Aspetta. – mormora e mi si avvicina. Mi asciuga il viso con la lana della sciarpa, e sento improvvisamente caldo. Non ho più tanta voglia di piangere.
[...]
– Sono morto al cento per cento, io! – replica gonfiando il petto quasi con orgoglio – Quello che vedi è il mio fantasma. Il “morto” che dici tu sta nella mia tomba, sai!
[...]
– Ah, già, tu sei viva. – pensa a bassa voce, scrutandosi il palmo chiaro, aprendo e chiudendo le dita ad intermittenza. – Che peccato.
---#---
Esiste un limbo fra vita e morte in cui la piccola Yuuka, ancora in coma, viene assorbita.
E lì farà l'incontro più speciale e soprannaturale della sua vita...
[P. O. V. Yuuka][Se indovinate il pairing vi regalo una caramella =w=]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hayden Frost/Atsuya Fubuki, Yuuka Gouenji/Julia Blaze
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'OTP— the phantom and the cutie.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Una quindicenne medio-alta, dalla carnagione nivea e i tratti dolci e infantili, era seduta alla scrivania della sua camera da letto, osservando con insistenza il foglio bianco a righe che aveva davanti agli occhi. Le sue grandi iridi a mandorla erano dello stesso colore del caffè nero, amaro e liquido, e il suo sguardo era profondo come un abisso marino. I suoi capelli erano raccolti in due trecce alte ai lati della testa, mori come cioccolata al latte.
La sua espressione non era delle più felici mentre picchiettava la penna sul legno del banco, indecisa su cosa scrivere in quel pezzo di carta. Per la capsula del tempo che i suoi professori avevano deciso di seppellire le era stato assegnato il compiti di scrivere qualcosa di importante riguardo a sé stessa, qualcosa di ricordare nel futuro.
Il punto era che lei sapeva di cosa parlare. Ciò nonostante non sapeva come. Tirò un profondo respiro e decise di lasciar perdere le formalità e il fatto che fosse un tema scolastico. Volevano qualcosa da ricordare per sempre? Avrebbero avuto qualcosa di incredibilmente meglio. Stappò la penna e cominciò a scrivere, a parlare dell’accadimento più speciale della sua vita.

“ Salve, ragazzi e ragazze del futuro.

Il mio nome è Gouenji Yuuka. Ho quindici anni.
E ho una cotta per un fantasma. Non ridete di me, non sono pazza.
Adesso vi racconto tutto dall’inizio.

Per ragioni ancora a me non del tutto chiare – suppongo per un incidente d’auto – all’età di quattro anni sono andata in coma.
Ho dormito per un anno intero, e mi sono risvegliata con un grande peso nel cuore.

Durante la mia comatosi, infatti, ho incontrato una persona.
So cosa state pensando, e anche io all’inizio credevo non fosse possibile. Pensavo seriamente di star sognando.

Mi trovavo in un luogo ampio, forse infinito, bianco come latte, vuoto come nulla.
E l’ho incontrato. Un bambino proprio come me.
Aveva i capelli rosa e gli occhi blu, era bello come una bambola. Una bambina come ero io era in grado di recepire solo questo.

Subito capii di non star sognando. Quel bambino parlava di argomenti di cui io avevo timore, parlava di morte con facilità incredibile.
Non potevo averlo inventato io.

Era un bambino sofferente. Solo e triste, non aveva nessuno accanto. Solo me. Per questo, in cuor suo lui sperava che io morissi, per stare insieme a lui per sempre.
Io non l’ho accontentato. E lui, mentre stavo svanendo per sempre dalla sua vista, dichiarò chiaro e tondo che gli ero subito piaciuta.

Certo, direte voi, stavo sognando, nonostante le mie convinzioni.
Beh, invece no. Circa un anno dopo, in televisione ho visto un ragazzo identico a quel fantasma. Questi mi aveva parlato di un fratello gemello vivo, e data la loro schiacciante somiglianza capii subito che era lui.

Quell’incontro mi ha cambiata. Atsuya mi ha cambiata.
Mi ha cambiata, e il suo nome adesso è scolpito indelebile nel mio cuore come un’incisione antica è scolpita nella roccia più marmorea.

Probabilmente non lo saprà mai nessuno prima che la capsula sia aperta.
Ma io sono innamorata di un fantasma da dieci anni, mentre lui probabilmente nella sua eternità si è già completamente dimenticato di me.

Per concludere in bellezza potrei dire qualcos’altro, ma non lo farò.
Vi dico solo che tutte quelle storie su amori impossibili, beh...
non sono cavolate. “



La ragazza si passò la manica della sua maglietta a maniche lunghe verde sugli occhi, avvertendo così che le sue gote erano terribilmente calde al tatto. Se le avesse potute vedere, si sarebbe accorta che erano rosso fuoco.
Pic.
Il rumore di una lacrima che cadeva con efferata violenza su quelle parole.
Pic. Pic.
Altre lacrime piombarono maligne sulla busta rosa salmone in cui Yuuka avrebbe dovuto rinchiudere quella confessione.
Pic. Pic. Pic.
Una pioggia di amarezza che non accennava a smettere di cadere, graffiando gelida il viso infantile della secondogenita della famiglia Gouenji.
Lei decise di ignorare quella manifestazione dello schiacciante dolore che stava opprimendo il suo cuore, e ripiegò quel foglio di carta bianco un po’ macchiato d’acqua, per poi infilarlo nella busta da lettere e sigillare quest’ultima con un adesivo a forma di pesca.

Afferrò una maglia larga e a maniche corte giallo canarino e la infilò sopra quella che già indossava, per poi infilarne il bordo nella vita alta dei suoi larghi bermuda di jeans. Si allacciò le cinghie degli stivali in pelle e sospirò, asciugandosi come meglio poteva il viso, cercando di frenare il suo silenzioso pianto. Non voleva uscire in quello stato, rischiando che Shuuya la vedesse.
Suo fratello le aveva promesso che per l’imminente sedicesimo compleanno le avrebbe concesso di avere qualsiasi cosa come regalo. Lei sapeva esattamente cosa desiderava, e quel giorno l’avrebbe ottenuto. Non era una vera cosa materiale, ma qualsiasi persona in tutto il mondo avrebbe pensato che fosse una cosa normale per una ragazza della sua età fare una cosa del genere.
– Niisan! – chiamò mentre si accostava alla porta di casa – Allora io vado! Ci vediamo dopo! – salutò.
Udì la voce di suo fratello rispondere dall’altra stanza con un – Sei sicura di voler proprio fare una cosa del genere? – incerto, tuttavia lo ignorò.
Si richiuse la porta alle spalle attenta a fare abbastanza rumore per lasciare intendere di essere uscita e si incamminò svelta, borsa a tracolla, verso la sua destinazione. Non ci mise molto ad arrivare dal suo parrucchiere, e sforzò un sorriso quando fu accolta allegramente dal proprietario, il quale senza pensarci due volte la schiaffò su una sedia davanti ad un grande specchio e le chiese cosa le servisse.
Esposta la sua richiesta, la mora si godette l’espressione sorpresa dell’oramai amico e poi lasciò che facesse il suo lavoro. Una nuova Yuuka sarebbe uscita da quel posto.

Certo, era un po’ strano, e ora la sua chioma sembrava meno morbida e setosa di prima, pur conservando queste caratteristiche. Ma la ragazza non era affatto pentita, mentre si guardava allo specchio, di essersi tinta i capelli di rosa confetto. Avrebbe preferito direttamente il rosa salmone, ma quel colore non era disponibile. Tornata a casa ascoltò le frasi sorprese di suo fratello e si chiuse rapidamente in camera, per sedersi sul cuscino e riprendere quel pianto che aveva iniziato e non terminato.

Atsuya le mancava. L’aveva visto solo due volte, eppure le mancava talmente tanto da essersi tinta i capelli di rosa. Stringendo il suo cuscino fra le braccia, la neo-rosata ripensava alle ultime parole che gli aveva rivolto. Gli aveva proposto di andare a trovarla nei sogni, sapeva che poteva farlo, ne era certa. Gli aveva detto di farlo quando si sentiva solo.
Ma lui non l’aveva mai fatto.
Forse le aveva mentito, forse non era veramente solo come le aveva detto. O forse in tutto quel tempo aveva trovato qualcuno con cui parlare, qualcuno con cui stare e passare la sua eternità. Probabilmente era così. Si era scordato di lei. Lui si era per forza dimenticato di lei. E se così non fosse stato, perché non l’aveva davvero più rivisto? Perché non ci aveva neanche provato, quella bambola di porcellana senza vita? L’aveva dimenticata, oppure... non voleva? Se non voleva, allora lei... lei...
– Ti... odio. – mormorò sovrappensiero – Ti odio. Ti odio! – si ritrovò a gridare affondando il viso nella federa del guanciale.
– Parli con me? – rispose una voce. Una voce infantile, una voce sbarazzina simile ad un eco. Non sembrava realmente presente, e infatti quando la ragazza si alzò di scatto per guardarsi intorno non vide niente di diverso.
– C-Chi c’è? – domandò istintivamente.
Un verso inarticolato simile ad un grugnito colse il suo udito. – Va bene che è passato tanto tempo, ma se mi invochi in questo modo penso che la mia voce dovresti riconoscerla... – seguì un ghigno – No?
Proprio davanti al viso della quindicenne, l’aria iniziò ad intorpidirsi, opacizzarsi. Fino a prendere una forma... umana. La forma umana di un bambino.

Man mano che l’immagine diventava nitida, Yuuka si ritrovò ad indietreggiare spaventata. E poi una linguaccia proveniente da due labbra sottili e nivee la fece sussultare.
– Che accoglienza! Sarà vero che mi odi? – domandò il fantasmino, scompigliandosi la scarmigliata chioma rosa.
– Non è possibile, sto sognando! Sto sognando sto sognando! – si limitò a pigolare quell’altra, scattando in piedi (tenendo ancora in mano il cuscino) e, guardando terrorizzata quell’apparizione, si spostò rapidamente fino a far scontrare la schiena contro il muro.
Il bambino svolazzante si imbronciò, avvicinandosi. – Ancora? Quante volte ti devo ripetere che io non sono un sogno? – si lamentò attraversando senza fatica il cuscino di piume che la Gouenji gli scagliò contro. – Simpatica. – ironizzò roteando gli occhi blu.
– T-Tu non meriti che io sia simpatica, dopo dieci anni ti fai rivedere così, voglio dire, mi hai quasi fatto venire un infarto, tu stupidissimo fantasma! E poi potevi anche farti vedere prima anziché dimenticarti della mia esistenza per poi ritornare così, accidenti!! – gridò tutto d’un fiato la ragazza, guardandolo con rabbia.
Atsuya sbatté le palpebre un paio di volte, dopodiché prese un’aria più che austera che la fece trasalire, avvicinandosi sempre di più. – Non usare questo tono con me, signorina! – la rimproverò accigliandosi – Ricorda che anche se non sembra io sono molto più grande di te! Inoltre come puoi accusarmi di averti dimenticata se ti sto pedinando da quando sono riuscito ad uscire da quello stupido limbo?!
Yuuka si sentì violentemente avvampare. Lui... l’aveva pedinata? Cioè, per tutto quel tempo l’aveva davvero seguita? No, non aveva senso. Non aveva il minimo senso!
Poi si ricordò di quella volta che, al suo primo appuntamento con un ragazzo, quest’ultimo aveva perso la cintura e i pantaloni senza trovarne spiegazione. E quella volta che un ragazzo le aveva “fatto dono” di una lettera, quest’ultima era volata via sotto il loro naso nonostante non ci fosse così tanto vento. E infine quando alla festa d’estate dei suoi quattordici anni la ragazza aveva avvertito uno strano senso di freddo ogni qualvolta si avvicinava ad uno dei suoi compagni maschi.
– Tu... – esalò – Tu mi hai impedito di avere un ragazzo per tutto questo tempo. – voleva essere una ricerca di conferma, e invece il tono serio e flebile di Yuuka non sembrava accettare dinieghi.
Il Fubuki incrociò le braccia dietro la nuca con fare ovvio. – Ho solo fatto in modo che non uscissi con perfetti idioti come quelli.
– Ehi, io posso uscire con chi mi pare! – portò i pugni sui fianchi, corrucciandosi. A quelle parole, il bambino ghignò, evidentemente sicuro di sé, e si accostò ancora di più al viso dell’amica.
– E tu volevi uscire con quei perfetti idioti? – domandò sornione, facendola arrossire – Io avrei preferito di gran lunga stare con un fantasma.
La sua interlocutrice ci mise qualche secondo a realizzare come quella frase fosse un implicito modo di dirle che l’aveva fatto per vera e propria gelosia da ragazzo innamorato. D’altra parte, anche se fisicamente aveva cinque anni, quel rosato in verità ne aveva ventitré, quasi ventiquattro. E il suo sguardo era così magnetico...
Arrossì. – An...ch’io. – mormorò appena; resasi conto di ciò che aveva detto e dell’espressione trionfante di lui, si premunì dall’aggiungere con palpabile nervosismo – M-Ma d-devi capire c-che n-non s-sarebbe possibile comunque, tu hai l’aspetto di un bambino e non hai neanche un corpo vero insomma io—Argh! – si interruppe esasperata, portandosi le mani sul viso.
– Il fatto che ti posso attraversare non significa che non mi puoi volere bene. – considerò quell’altro facendo qualche volteggio all’indietro e finendo con l’atterrare in mezzo al materasso della ragazza.
Quest’ultima rimase a riflettere su quelle parole. Aveva ragione, certo, si potevano comunque volere bene, ma... senza potersi toccare, che senso aveva? Quale senso poteva avere amare qualcuno di morto e che fra l’altro aveva l’aspetto di un bambino? Nessuno. Non aveva nessuno senso.
Per quanto potesse essere doloroso, Yuuka doveva vivere una vita normale. E Atsuya probabilmente lo sapeva, eppure il suo essere ancora così infantile non glielo lasciava accettare. La ragazza incurvò le labbra in una smorfia triste, e i suoi occhi puntarono sulla lettera che aveva lasciato sulla scrivania. Doveva metterla nella capsula del tempo, sì, però... però poteva sempre scriverne un’altra, giusto?
Ignorando l’espressione perplessa dell’amico, si avvicinò al tavolo e afferrò la busta rosa salmone fra le dita affusolate.
– Anche se non la puoi toccare... – si voltò verso di lui – vorrei che leggessi questa lettera.



Angolo della Kyah
Doveva essere l’ultimo capitolo, ma mi sono accorta che non è possibile.
Veniva troppo lungo, quindi l’ho tagliato. Già questo è il più lungo pubblicato finora...
E ho cambiato stile di scrittura, cioè dalla prima alla terza persona, e poi al passato, perché mi scappano sempre i passati remoti.
Ora devo andare, scusatemi se vi avevo promesso un ultimo capitolo oggi, ma non mi è stato proprio possibile.
Baci,
Anna. 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inazuma Eleven / Vai alla pagina dell'autore: _Kiiko Kyah