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Autore: Elis_Ginger    18/06/2013    0 recensioni
Sullo sfondo della seconda guerra mondiale comincia ad uscire lentamente dal nascondiglio il mondo di Jasmine. Tra i ghiacci e il freddo della lontana Siberia, un paesino sperduto vive allontanato dal resto del mondo. E sarà proprio in questo paesino che si svolgerà la nostra storia. E mentre al fronte continuano a morire soldati, Jasmine vive senza sapere cosa sia veramente la guerra. Perché in fin dei conti una bambina di appena cinque anni ha tutto il diritto di vivere felice la sua infanzia, senza sapere cosa veramente accade. Ma lei lo sa lo stesso, in cuor suo, perché è impossibile nascondere una realtà così enorme ed invadente come la guerra.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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25/01/1939

 

Caro diario,

è da molto tempo che non scrivo e spero di non esserti mancata troppo, ma in questo periodo non ho proprio avuto tempo per fare nulla. Mamma è ancora via, e non sappiamo quando tornerà. La Katalina mi ripete sempre di non preoccuparmi, che mamma è forte, ma a me manca tanto tanto. E poi è successa una cosa molto strana, e a forza di pensarci mi sono dimenticata tutto il resto. Un giorno stavo andando a fare la mia passeggiata a trovare la ragazza dalla pepita d’oro, Ginger (siamo diventate molto amiche), e quando le ho chiesto se il papà del bimbo sarebbe tornato dalla sua vacanza in cielo, e mi ha detto di no, sono diventata molto triste. Adesso ho paura che mamma decida anche lei di giocare, magari trovi la bandiera e vada in cielo. Piacerebbe tantissimo anche a me. Comunque poi ho chiesto a Ginger perché suo marito non voleva tornare da lei, ma lei mi ha detto che non è che non vuole, è che non può.

«E perché non può?» le ho chiesto.

«C’è una grande porta dorata, altissima, che separa questo mondo dal cielo.»

«E la porta è chiusa?»

«Si, e non si può aprire.»

«Neanche con le chiavi?»

«No.»

«Ma allora come si fa ad entrare?»

«Si può solo entrare. C’è un signore che fa la guardia e lui ha le chiavi. Lui può aprire la porta, e far entrare le persone che arrivano.»

«Ma non si può convincere l’uomo ad aprirle anche a quelli che escono?»

«No, mi dispiace.»

Ma io mi chiedo come può essere bella la vita in cielo se si viene chiusi in gabbia. Mi ricordo di un dipinto che la Katalina mi ha mostrato, che rappresentava il suo amore appoggiato ad una gabbia con dentro un leone. E mi ricordo che quel leone aveva gli occhi tristi, e la bocca piegata in giù, come stesse per piangere. 

 

Un po’ di giorni dopo sono andata da Arefi, che ormai è diventato il mio fidanzato ufficiale anche se è molto più grande di me (dice che l’età in amore non conta), e gli ho chiesto di che colore fosse la bandiera. Io me la immaginavo rossa con delle strisce dorate (come il colore del cancello per arrivare al cielo), invece lui mi ha spiegato che era una cosa diversa.

«È una metafora, la bandiera, non ha colore.» ha detto lui.

«Una metafica?»

E lui è scoppiato a ridere. «No, una metafora. Me-ta-fo-ra.»

«E cosa significa?»

«È difficile da spiegare. Ma non è materiale. Non c’è una vera bandiera.»

«Ma allora perché proprio una bandiera, se non è una bandiera?»

«Perché la bandiera rappresenta la fine, o l’inizio di qualcosa di diverso.»

«Quindi come si fa ad arrivare in cielo, se non c’è una bandiera?»

«Si… muore.»

«Muore? Non è il nome di uno di quei cibi che sogna sempre la Katalina?»

«More? No!» ed era scoppiato a ridere di nuovo.

Poi siamo andati al lago ghiacciato, e siamo rimasti fermi, abbracciati sotto le coperte a guardare il cielo. Se non fosse il mio fidanzato e se io non avessi già un papà, vorrei che fosse lui il mio papà.

 

Le altre giornate le ho passate a fare i compiti che la maestra mi ha dato per punizione perché le avevo chiesto se anche lei aveva un marito che era in cielo. Poi quando sono andata da Ginger mi ha spiegato che la maestra è una donna molto sensibile e ha sofferto molto. Non mi ha voluto dire perché, ma mi ha promesso che avrebbe detto alla maestra di perdonarmi. Oggi infatti mi ha chiamato in disparte e si è scusata, allora io le ho detto che non c’era nessun problema, ci siamo abbracciate, e siamo tornate amiche. La cosa più bella però era il profumo che avevano i suoi capelli. Sembrava che li avesse dipinti con il miele, ma erano morbidissimi come sempre, quindi non so cosa ci avesse fatto. 

Ricordo che una volta Miròn mi aveva fatto un regalo per il compleanno che era tutto profumato. Era un cofanetto con stoffa rossa che conteneva una catenella bianca bellissima. Ce l’ho sempre al collo, anche perché mi ricorda quelle della mamma. Però quello aveva un odore caldo, simile a quello delle torte della Katalina. Forse la maestra è rimasta molto tempo vicina al miele.

Poi oggi ho deciso una cosa. Provando a leggere uno dei libri della mamma, anche se non ho capito molto, ad un certo punto ho trovato la parola morte, che proprio non conoscevo. Allora sono andata da Arefi (la Katalina si arrabbia se le chiedo il significato di parole nuove, perché spesso non lo sa neanche lei) e lui mi ha spiegato che ha lo stesso significato di muore.

Allora ho continuato a leggere il libro. Parlava di un signore a cui piacevano molto i fiori, e dopo averli legati assieme con uno spago, li portava al cimitero (altra parola che devo chiedere ad Arefi quando torna) e li metteva sopra una tomba. Spiegava poi che la tomba era grigia come i sassi, e fredda, e ricordava tantissimo la morte. Il libro diceva che sopra c’era scritto “Qui giace K.D.”. Devo chiedere ad Arefi cosa sia una tomba. Secondo me viene messa in ricordo delle persone che vanno in cielo. Un po’ come allo zoo dove il proprietario si annota su un libricino di tutti gli animali che sono rinchiusi in gabbia. Poi il racconto diventava triste, ma non si capiva molto. Il signore decideva di raggiungere K.D. in cielo bevendo da una bottiglietta di vetro un liquido rosso: il veleno. 

Quindi mi è venuta in mente una bella cosa da fare, e sono sicura che la mamma approverebbe. Mi fa molto triste sapere che il marito di Ginger è rinchiuso in cielo, e ho deciso che andrò anch’io in cielo e sicuramente con il mio sorriso riuscirò a convincere il signore che tiene le chiavi della porta a liberare tutti quanti. Per cui questo pomeriggio sono andata a scuola e ho preso uno dei veleni nascosti nella stanza personale della maestra (un giorno mi ero fatta male, sono andata a cercarla lì e ho trovato quelle bottigliette di veleno).

Quindi adesso ti saluto caro diario, ci sentiamo domani e ti prometto che con me ci sarà anche il marito di Ginger e magari anche i compagni di Arefi. Buonanotte,

Tua Jasmine.

 

 

Stappa la fiala sotto il cielo stellato, ne beve il liquido rosso, e cade a terra, con ancora un timido sorriso che s’azzarda sulle sue labbra. 

 

 

FINE

  
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