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Autore: Mad_Blood    20/06/2013    10 recensioni
E se vi dicessi che sono pazzo, vi basterebbe?
Genere: Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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«Ora calmati. 
Calmati assolutamente.
Tu non sei pazzo. No, non lo sei. 
Sei bello, alto, attraente, sensuale, e molto altro, ma non pazzo.
Gli unici pazzi in questa storia sono i tuoi genitori. Paranoici, ecco cosa sono.
E hanno intenzione di mandarti da uno psichiatra? Bene, io non glielo permetterò.
Non rovinerai così il tuo ultimo anno. Festa, sballo, giorno e notte. 
Che ci vadano loro da uno strizza cervelli. Ho una reputazione io, e loro non sanno di cosa stanno parlando.
Ammetti però, che certe volte, ti hanno visto parlare da solo.
Ma credo sia assolutamente normale che uno entri in uno stato di caos mentale quando è in punizione e non può partecipare alla festa più bella della settimana.
Anche se ci sei andato lo stesso.
E non è stato un granché.
Soprattutto quando stavi per fare a botte.
Con un genitore.
Se l'è cercata.
Oppure capitava che lui ti cercasse. Ma di questo non avevi colpa.

Ma sto parlando da solo.
In questo momento.
Ancora.
Davanti allo specchio.
E mi sto dando del tu.
Da solo.
Sono pazzo.
Merda»

Mi bagnai il viso con dell'acqua fredda, con l'intento e il desiderio di risvegliarmi da un brutto sogno. Ma non funzionò.
Alzai lo sguardo, di nuovo, verso lo specchio, guardandomi negli occhi. 

«Tu la faccia da pazzo non ce l'hai, intesi? Intesi»  dissi puntandomi il dito contro e convinto come non mai.
Sentii un rumore di passi provenire alla mia destra. Mi voltai verso quella direzione, e trovai Violet dinanzi a me.
Era scioccata, ma allo stesso tempo divertita. Notai il suo cellulare in mano, e non riuscì a trattenersi dal ridere fragorosamente.
 «Tu, non...»

«Oh, si. Dalla prima all'ultima parola. Tutto»
«Non...»
«Eh, si. Ho anche filmato tutto»
«Cancellalo» il mio tono risultò più duro di quello che mi aspettavo.
Non era la prima volta che Violet mi tirava colpi bassi come quelli, ma stavolta, se i miei genitori, o peggio ancora, i miei compagni, avessero visto quel video, la mia vita...

Non voglio nemmeno pensarci.
«Aspetta, lasciami pensare»
«Quanto vuoi?»
«Vedo che qualcosa c'è lì dentro, fratellone» indicò la mia testa. Non era divertente. No.
«Spara, quanto vuoi?»
«250 dollari»
Rimasi interdetto a quelle parole. 
Che cosa le passava per la testa a quella squilibrata? Era lei la pazza, non io.
«A cosa ti servono?» improvvisai un tono calmo. Non fu esattamente così.
«L'ho vista, e me ne sono innamorata» un'aria sognante apparì sul suo volto. Falsa.
«Muoviti a dirmi di cosa si tratta»
«Una collana. Nella vetrina di Tiffany»
Non avevo altra scelta. Tirai fuori dalla tasca posteriore il portafoglio.
Vidi la sua espressione colma di gioia ed eccitazione.
Stronza.



«E se avessi qualcosa di grave?» le rivolsi la domanda tutt'ad un fiato.
In un primo momento mi guardò confusa, e poi capì.
Smise di scrivere, e mi fece sedere nel divano rosso vicino al suo prezioso scrittoio. In un movimento dolce e lento, appoggiò graziosamente la sua mano su una mia guancia, accarazzandola come solo una madre sa fare.
Quel gesto valeva più di mille parole.

«Noi ti vorremo bene lo stesso. Non devi aver paura, il dottor Davis ha detto che non dovrebbe essere nulla di grave»
Il signor Davis non riuscirebbe a distinguere un atomo da una molecola.
Mi chiedo come mai abbia una laurea una medicina. Se la sarà comprata da quei venditori ambulanti che girano per New York vedendo di tutto.
Non fiatai una parola per rispondere a mia madre. Annuii solamente.
Lei si alzò, dirigendosi verso il telefono cordless appoggiato nel mobiletto.

'Harold Deklan Styles, ma che cazzo stai facendo? Hai fumato fratello? Tu non puoi. Tu non devi.'
«Lasciami in pace Edward»
«Hai detto qualcosa Harry?»
«Io? Niente» replicai nervosamente.
«Dai, hai l'appuntamento tra mezz'ora»
«A-a-adesso?»
«Si, Harry, adesso»
«E vieni anche tu?»
«Si, ti accompagno» 
«Resta dove sei,tu. Vado da solo»
«Ti perderai»
«Quanta fiducia, madre»
«E va bene, prendi questo, e queste» mi porse un biglietto da visita, e le chiavi della macchina. 
«La porsche?» sorrisi estasiato.
«Non me ne fare pentire»
«Fidati. E non mi perderò»
Destinazione: William Street.



«Mamma, mi sono perso

No, non sono...

L'ospedale? Perché non me l'hai detto prima?!

Si, ho capito. E smettila di urlare.

Sono arrivato e sono ancora vivo. Contenta?

No, nessun graffio alla macchina.

Sto entrando, ci vediamo a casa» riattacai, seccato.
Mi diressi verso l'ospedale psichiatrico, comunemente conosciuto come manicomio.
In realtà esso non era altro che un distretto adiacente all'ospedale.
Per le strade di New York girano voci che nel distretto si trovassero i malati più gravi e in un certo senso, pericolosi.
Non sapevo se fosse vero o solo una stupida diceria, ma non volevo di certo scopriprlo.

'Mi stai deludendo Harold. Non pensavo che tu potessi cadere così in basso.'
«È colpa tua se sono qui, stronzo»
'Calmati, calmati. È così che ti rivolgi a tuo fratello?'
«Mi hai rotto il cazzo Edward. Hai intenzione di lasciarmi in pace?»
'Tu hai bisogno di me. Non fare parola di me allo strizza cervelli'
«Sarà la prima cosa che glidirò»

'Non oseresti. Dopo tutto quello che ho fatto per te'
«Vedo infatti»
Edward non rispose più. Strano, voleva avere sempre lui l'ultima parola. 
Arrivai alla reception.
Vuoto.
In giro non c'era nessuno. Abbastanza raccapricciante. Mi diressi verso lo studio in fondo quel buio corridoio. Ancora più raccapriciante. 
Notai una porta blindata. 
I brividi percorsero la mia schiena.
Una porta blindata?! Stiamo scherzando?!
Aumentai la velocità dei passi, in modo da allontanarmi il più possibile da lì.


«Lui vive dentro di me. Quando sono solo, lui comincia a parlarmi. A volte è divertente conversare con lui. È un ottimo amico. Se solo fosse vivo»
«Quindi dovrei dedurre che lei stia parlando di un'amico immaginario?»
«Non sono uno schizofrenico» ruggii.
«Di chi sta parlando allora?»
«Lui è Edward Alexander Styles, ed è il mio gemello. O almeno, lo era, finché non è morto»
«Me ne può parlare meglio?»
«Lo sa che questo lettino è davvero comodo?» mi voltai verso il signor Gregory.
Volevo evitare l'argomento.
«Signor Styles, la prego»
Mi sdraiai di nuovo, rassegnato.
«È successo dieci anni fa. Avevamo entrambi otto anni, quasi. Eravamo usciti a giocare in cortile, come ogni giorno. Edward soffriva d'asma, ed era costretto a portarsi sempre con se un 'coso', di cui non ricordo il nome, che li permetteva di respirare. Per questo molti bambini, anche ragazzi molto più grandi, lo prendevano in giro. Mentre giocavamo a pallone, lui in porta ed io a tirare, dei ragazzi molto robusti si avvicinarono a noi. Penso avessero avuto 12 o 13 anni. Volevano giocare con noi, ma noi non li conoscevamo. Era degli sconosciuti. Si arrabbiarono molto e...» non riuscii a continuare. Nella mia testa stavo rivivendo quella scena.
«Continui signor Styles, e non si vergogni di esternare i suoi sentimenti. Anzi la sprono a farlo»
«Ha finito di darmi del lei?» dissi quasi urlando, arrabbiato.
«Come vuoi.
Stavi dicendo?» rimase impassibile, nonostante io li abbia urlato contro.

«Quei ragazzi rovistarono nella borsa di Edward, prendendo con se il 'coso', e ci rincorsero per quasi un miglio con l'intento di riempirci di botte. Ebbe un attacco asma, e morì asfissiato davanti ai miei occhi»
«Eri molto legato a lui?»
Non risposi. Rimasi ad osservare il soffitto, triste. Più triste che mai.
«Harry, eri molto legato a lui? Rispondi»
«Io e lui eravamo una cosa sola. Io e lui siamo una cosa sola.
Sa una cosa dottore?»
«Chiamami Finn»
«Lui parla al posto mio»
«Che cosa intendi con questo esattamente?»
Avevo uno sguardo perso nel vuoto.
«Quando sono a casa completamente solo, cado in uno stato di trance, e lui comincia a parlare.
Guarda il mondo attraverso i miei occhi. Si sfoga. Per qualche momento lui vive. E io sono contento»
«Non hai mai cercato di impedirglielo?»
«Come potrei? Edward fa parte di me.
A volte litigo con lui, perché non voglio più che s'intrometti nella mia vita. Ma poi mi pento, perché in fondo gli voglio bene. Un bene infinito. E lui ha ragione quando dice che non potrei vivere senza di lui»
«Che tipo è Edward?»
«Simpatico»
«E tu che tipo sei Harry? Con i tuoi amici come sei? A scuola?»
«Non sono un emarginato come sono sicuro che pensi Finn, anzi.
Sono uno dei ragazzi più popolari della scuola.
Ho una vita sociale costantemente attiva, vado alla feste, esco con gli amici e il resto»

«Deduco che sei pieno di amici»
«Deduci bene Finn, deduci bene» Annuii con la testa
«Ma nonostante questo ti senti solo»
«Non fraintedere. La gente fa a pugni per diventare mia amica, ma a volte preferisco di gran lunga la compagnia di Edward»
«Non lo sa nessuno, vero? Intendo, di lui»
«La mia vita diventerebbe un incubo se qualcuno lo venisse a sapere.
Sarai sommerso di giudizi negativi sul mio conto, ed Edward potrebbe sentirsi in colpa.
Potrebbe andarsene. E io non voglio. Nemmeno la mia famiglia lo sa»

«Sei fidanzato? Hai la ragazza?»
«Vuoi invintarmi ad uscire Finn?» dissi in tono divertito, voltandomi verso di lui.
Rise.
«Questo sabato sono occupato, magari il prossimo.

Comunque no. Sono in cerca di una relazione seria»
«T'immaginavo un donnaiolo»
«Uno psicologo che fa pregiudizi? Questa me la segno»
Rise di nuovo.
«Per oggi abbiamo finito Harry» disse raccogliendo tutti i suoi foglietti.
Per tutta la 'chiacchierata' aveva preso appunti. Su di me. Ero curioso di sapere cosa avesse scritto.
«Come, di già? Cominciavi ad essermi simpatico» 
«La seduta dura un'ora, e noi abbiamo parlato per un'ora»
«Come passa veloce il tempo. Allora, ci rivediamo?»
«Domani»
«Come domani? Non è una seduta alla settimana? Sono messo così male?»
«Hai bisog-»
«Non mi dispiace chiacchierare con lei, perciò nessun problema. Immagino che sia una seduta tutti i giorni tranne i weekend e le feste» lo interruppi senza esitazione.
«Esattamente»
Uscii da quell'ufficio, e mi fermai. Stavo aspettando Edward. Dovevo scusarmi con lui.



'Quel Finn non è male'
«Lo penso anch'io»
'Posso chiederti una cosa?'
«Dimmi»
'Sono un peso per te? Io non voglio esserlo. Ma non voglio allontanarmi da te. Sei l'unica famiglia che ho'
«Non ti libererai di me molto facilmente. Non voglio che tu te ne vada»
'Io sono morto'
«Il tuo corpo può essere morto, ma la tua anima rimarrà qua» con un dito indicai il mio cuore. Lui era lì, e non ne sarebbe uscito.
'Ti chiedo scusa. In questi giorni sono stato molto scontroso nei tuoi confronti. Dopotutto, tu sei il mio fratellone'
«Sono nato prima di te di cinque minuti» risi.
'Rimarrai lo stesso il mio fratellone. Ti voglio bene Harry'
«Ti voglio bene anch'io Edward»
'Stai piangendo? Harry, stai piangendo?'
«Si»
'Non piangere. Ci sono qua io con te. 
Io e te. Siamo una cosa sola, ricordi?'






Hei, finalmente sono riuscita ad aggiornare.
Per spiegare un po' meglio, il primo capitolo si trattava di un breve flash back.
Da qui, comincia la narrazione dell'intera storia.
Spero vi sia piaciuto, perché l'ho scritto col cuore in mano.
In ogni caso, per ogni domanda, potete trovarmi su:
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THANKS. -Mad. x

   
 
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