Finalmente libera
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lice
continuava ad accarezzare Blu con fare aggraziato, mentre ciondolava sulla
vecchia sedia a dondolo. Con gli occhi puntati nel nulla, pensava per
l’ennesima volta a come potesse essere quel colore, ma più ci rimuginava più
non riusciva ad immaginarlo. Viveva segregata in quella grandissima e
ricchissima camera da letto ormai da sedici anni, e non aveva la più pallida
idea di come fosse realmente il “mondo di fuori”. Una gabbia d’oro, ma per
quanto bella potesse essere, sempre una gabbia restava. I libri che la nonna le
portava non le davano una chiara visione di ciò che esisteva al di fuori di
quelle quattro mura, poiché sempre contrastanti fra di loro, ma sebbene quegli
scritti non riuscissero a darle le risposte che avrebbe voluto, non poteva fare
a meno di leggerli, poiché l’unico modo per evadere dalla sua prigionia.
“Blu,
che fai!” esclamò la giovane, dopo che il gatto scattò repentinamente via dalle
sue gambe.
“Ah… È arrivata…” sospirò lei,
vedendo Blu che graffiava la porta lignea. Poco dopo quest’ultima si aprì
lentamente, non prima però di essersi sentita la chiave girare all’interno
della serratura. Apparve una donna dall’aspetto molto anziano, che avanzò con
lentezza e con grande affannamento.
“Queste
scale mi porteranno alla morte” fece la nonna, pronunciando la frase spezzata
più volte dal fiatone. La giovane ignorò la spossatezza della donna e le fece
subito la sua consueta domanda: “Perché non mi permetti mai di uscire?”
La
vecchina, come ormai da copione, pose il vassoio con la cena sul grande tavolo
e si diresse verso la nipote, rispondendo per l’ennesima volta con la medesima
frase: “Lo capirai quando troverai il blu”
“Ma
nonna, che vuol dire di preciso?”
“Alice,
quante volte te lo devo dire… Eh va bene, ti
racconterò una storia”
“Ma…” iniziò la ragazza, arrestandosi subito. Le raccontava
sempre la stessa storia, ma sembrava che per la nonna fosse così importante
parlarne che Alice non riusciva mai ad impedirle di narrare, e quando esponeva
quella stessa vicenda aggiungeva un piccolo dettaglio in più rispetto alle
volte precedenti.
“Fresco,
tranquillo, meraviglioso. Il blu era così, il colore più bello di tutti. Ma gli
uomini ne facevano sempre più spesso un uso scorretto, ed è per questo che ce
n’è stato privato. Le tonalità del blu hanno finito per schiarirsi, a volte
hanno del tutto cambiato colore, finché non si è estinto del tutto. Senza un
colore così importante il mondo è entrato nel caos, avendo così la sua
punizione per averne abusato. Anni sono passati prima che si è riusciti a
mitigare la confusione a cui si è giunti, ma nonostante gli uomini si siano
abituati alla mancanza del blu, molti di essi sostengono che ancora rimangano
tracce di questo colore, e sono alla sua folle ricerca…”
poi la vecchina smise di parlare, terminando il racconto prima del solito.
“Nonna?”
fece la ragazza pochi istanti dopo, poiché si rese conto che la voce della
donna aveva smesso di fare da sottofondo ai suoi pensieri.
“Nonna!”
esclamò ancora, davvero preoccupata. Quella aveva il viso marcato dal dolore,
tant’è che finì a terra in pochi istanti. La nipote si gettò accanto a lei, nel
panico più totale.
“Non… non rivolgere lo sguardo mai a nessuno” disse con
tutto il fiato restante in corpo, per poi chiudere gli occhi per l’ultima
volta. Le lacrime presero a scorrere sulle guance della giovane per qualche
secondo. Poi uno scricchiolio portò Alice a voltarsi e a vedere Blu,
accovacciato sulla soglia di una porta che per la prima volta non era sinonimo
di prigionia, ma di libertà.
L’ho scritto in… tre minuti? O forse erano quattro? Non so, comunque è
da un po’ che non scrivevo fantasy, e di getto ho scritto la prima cosa che mi
è venuta in mente… Sarà una nuova esperienza per me,
quella di essere sia scrittore che in un certo senso lettore, visto che non ho
ben chiaro l’andamento della storia e che la scoprirò pian piano. Spero vi
piaccia, in caso le recensioni sono sempre ben accette!