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Autore: DanCar    21/06/2013    5 recensioni
Greg, Benni e John si trovano catapultati in un mondo magico e parallelo, che va avanti contemporaneamente a quello della Terra, all'insaputa dei “comuni”. Una Terra divisa in una manciata di grandi “Regioni”, popolate da maghi e streghe di tutto il mondo, che si trovano in conflitto a causa della scarsità di risorse e spazio.
I tre impareranno cose che mai avrebbero pensato possibili, combatteranno per la libertà loro e dei loro cari.
Se tutto va bene potrebbe essere l'inizio di una saga.
Il racconto è ambientato principalmente a Londra, la saga invece spazia e arriva a toccare capitali mondiali come Toronto, San Paolo, San Francisco, Nairobi e molto altro ancora... colpi di scena assicurati :) 
Il mondo magico è tormentato e in pericolo!! Per favore, recensite:)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-NdA-
Ciao a tutti, di nuovo!!
Colgo l'occasione per ringraziare i miei lettori più accaniti, e tutti coloro che si sono presi la briga di leggere e recensire: siete stati fantastici, grazie per i consigli, continuate così!!! E a tutti coloro che leggeranno vorrei solo dire: spero vi piaccia, fatevi sentire numerosi con recensioni e consigli.
P.s. Me lo hanno chiesto in molti: sì, ho vissuto a Londra per un po', amo quel posto e le descrizioni dettagliate delle strade e dei momenti di Londra sono un piccolo “tributo” alla città :) Enjoy!!

 

 

CAPITOLO 2 – IL 12 AGOSTO

 

Un sottile raggio di luce riuscì a oltrepassare le tendine semiaperte della camera di Greg, andandosi ad infrangere sulla scrivania davanti alla finestra. Erano le 7:20 e Via delle Fergi era ancora assopita: non c'era nessuno nei giardini delle casette a schiera che caratterizzavano la via, la strada era un deserto e nemmeno il postino con la sua bicicletta era ancora passato a consegnare il giornale agli abitanti di Veranna.

Quel flebile raggio di sole si fece pazientemente strada tra le cianfrusaglie ammucchiate sulla scrivania del ragazzo, illuminando man mano tutto ciò che raggiungeva. Dai fogli di carta sparsi passò ad un astuccio blu da cui fuoriuscivano un paio di matite, perdendosi per un paio di minuti nel suo interno; dopo esserne uscito percorse la copertina semiaperta di un libro, elevandosi man mano che avanzava, per poi ruzzolare pesantemente di nuovo sulla scrivania, pochi centimetri più in basso. Coraggioso affrontò un bicchiere di vetro che, rifrazionandolo , lo fece rimbalzare per tutta la stanza. Riuscì poi a trovare la spinta per uscire da quella trappola fatale e ricomporsi, giusto in tempo per salire su una pietra nera e lucida. Danzò per un po' sulla sua superficie, esplorando quello strano solco a forma di fiamma; avvertì che questa pietra aveva un qualcosa di diverso rispetto a tutti gli oggetti su cui era solito passare: non emanava quelle vibrazioni tipiche degli uomini, ma neanche quelle delle cose inanimate, aveva un ritmo tutto nuovo, particolare, ammaliante, pulsava allo stesso tempo di vita e di morte. Certo il raggio era a conoscenza dei racconti sulle pulsazioni emanate dalla Magia, ma pensava fossero solo leggende aeroportuali. Avrebbe voluto indugiare ancora un po', ma finalmente vedeva il suo obbiettivo vicino, quindi avanzò alla conquista della camera.

Greg era steso sul letto, ancora profondamente addormentato. Inconsciamente aveva fatto il tifo per il bicchiere di vetro, e aveva perso. Aveva visto le sue speranze di continuare a dormire affievolirsi di minuto in minuto. Per quando il temerario raggio si posò sul naso di Greg, il suo subconscio si era rassegnato alla levataccia.
Quella mattina, tuttavia, alle 7:48 Greg decise di girarsi dall'altra parte per via di una fastidiosa sensazione di calore al naso.

Nooo!!” pensò “ero quasi arrivato!!! Ci vorranno altri 10 minuti per attraversare quella massa di capelli”. Il fatto che il ragazzo difronte a lui si fosse mosso non aveva comunque scoraggiato il temerario raggio di sole, che, fattosi strada tra quei capelli neri, era arrivato alla tempia di Greg. “Preparati bello...”

BAAM! Greg si svegliò di soprassalto. Prima che riuscisse a capire qualcosa un doloroso «Aaah!» e il suono di un antifurto entrarono prepotenti dalla finestra aperta. “Il postino deve essersi addormentato al volante” pensarono rassegnati il ragazzo e il raggio “ed essersi schiantato con la bici contro la macchina dei Fernighan. Di nuovo”.
Nell'ultimo mese e mezzo l'auto dei Fernighan era stata portata a riparare sette volte, sempre con un'ammaccatura molto simile, a forma di postino in bicicletta.
La sveglia suonò per ricordargli che oggi era il 12 Agosto, e che sarebbe dovuto partire per Londra. Consolandosi del fatto che comunque quel giorno si sarebbe dovuto svegliare presto in ogni caso, Greg si alzò, raggiunse il bagno ed entrò in doccia.

 

* * *

 

Benni si richiuse lo sportello della doccia alle spalle e, ancora grondante d'acqua, si avvolse un asciugamano bianco intorno al corpo, asciugandosi velocemente. Pescò un paio di vestiti dall'armadio e ritornò allo specchio, vestita e col phon in mano.
Mentre si asciugava i capelli continuava a pensare a cosa sarebbe successo di lì a poche ore, non sapendo bene cosa aspettarsi dall'incontro con il ragazzo.
Nei documenti usciti dalla Pietra aveva letto che Greg veniva da quella che per i Comuni, le persone che non sapevano dell'esistenza della London School e del mondo magico a cui lei ora apparteneva, era l'Italia.

Stando a quanto aveva letto, Inghilterra e Italia facevano parte della stessa Regione, insieme agli stati dell'Europa dell'Ovest: Portogallo, Spagna, Francia e Irlanda.
Una Regione era una grande area della Terra parallela popolata dai maghi.
Le altre Regioni erano quelle di Toronto, che consisteva nella parte più a Nord del globo, di San Francisco, che occupava la fascia centrale del continente americano, di San Paolo, comprendente il Sud America e, infine, di Nairobi, che occupava una larga porzione del continente africano.
Alcune di queste Regioni erano più potenti, altre più estese, ma le sembrava che in generale non ci fossero grandi disparità. Tutta la parte Est del mondo magico, quello che per i Comuni corrispondeva al continente asiatico, non era abitata perchè, a quanto pareva, era stata completamente distrutta in seguito ad una grande guerra e ora non restava altro che desolazione, città magiche inabitate e in rovina e natura selvaggia.

Dette una rapida occhiata all'orologio appeso sulla parete della cucina, mancavano meno di cinque minuti all'ora prestabilita. Non sapendo cosa potesse succedere con la Pietra aveva deciso di non usarla in casa sua, ma di uscire all'esterno.
Mentre si dirigeva verso la porta si assicurò che tutto fosse in ordine, infilò le chiavi nella toppa e si ritrovò sui gradini esterni del palazzo.
South Crescent è un piccolo slargo a forma di mezzaluna delimitato da edifici color mattone, che dà direttamente su Store Street, nella parte nord della città.
Piantine decorative sono presenti su ogni balcone e davanti ad ogni finestra, aggiungendo al mattone un tocco di verde, mentre un lastricato grigio pietra separa la zona dalla strada. Tutti gli anni, nel periodo natalizio, viene istallata direttamente sul muro del palazzo un'enorme ghirlanda di luci che si accende di notte, facendolo diventare uno degli angoli più pittoreschi di Londra, e luogo di riunione per turisti e cittadini.
Alberi frondosi si trovano su entrambi i lati di Store Street, riparando South Crescent dal vento.

Un sole brillante filtrava attraverso le foglie, disegnando figure sulla pietra.
Benni restò un attimo sui gradini a fissare gli alberi. Le riaffiorarono in mente i ricordi di quando, ancora piccola, giocava in piazza con i bambini dei vicini, e si aggrappava testarda ai tronchi delle piante se i suoi genitori dicevano che era ora di tornare a casa per la cena. La scomparsa dei genitori aveva duramente impattato la vita della ragazza, che ora era costretta a vivere da sola nella casa da cui era appena uscita, troppo grande per una persona sola.
Qualche volta sentiva la mancanza dei genitori, ma fortunatamente il suo carattere cordiale e aperto avevano fatto sì che non avesse mai avuto difficoltà ad integrarsi e fare nuove amicizie. Cercava di colmare il vuoto con quante più esperienze possibile, ed era grata ai genitori dei suoi amici, che la accoglievano sempre come se fosse figlia loro. Aveva sempre aspettato con ansia di andare al college, perché questo avrebbe significato dividere la casa con qualcuno, ma, avendo 16 anni, quel momento era ancora lontano.

La strada pullulava di persone: uomini in giacca e cravatta si affrettavano al lavoro, due ragazze chiacchieravano uscendo dall'alimentari dalla parte opposta della strada, e una signora sulla sessantina si sbracciava, dando indicazioni ad un ragazzo che cercava Oxford Street.
Benni prese la Pietra tra due dita, poi decise che non era saggio rischiare che qualcuno la vedesse e se la rimise in tasca. Pensò quindi di andare in un luogo più appartato e si avviò su Store Street, buttandosi a sinistra e ritrovandosi presto all'incrocio con Tottenham Court Road. I rumori della strada la raggiunsero, strappandola per un attimo dai suoi pensieri. Il rombo degli autobus, i clacson delle macchine e le chiacchiere dei pedoni pervadevano l'aria.
Continuò dritto su Windmill Street, superò il suo ristorante preferito e arrivò di fronte ad una piccola bottega, dove da piccola si faceva stampare le magliette.
Imboccò Whitfield Street sulla destra, percorrendo la piccola strada finché non si fermò a Colville Place, davanti all'entrata di Crabtree Fields, che le si era parato davanti. Questo piccolissimo giardino era riparato da siepi alte abbastanza da nascondere alla vista di chiunque si trovasse al suo esterno ciò che accadeva all'interno.
Si addentrò nel vialetto centrale, e tutti i rumori circostanti vennero inghiottiti dalla natura.

Benni controllò l'orologio al polso, mancavano 30 secondi, ce l'aveva fatta al pelo. Ripassò mentalmente la foto per individuare Greg che aveva ricevuto fra i documenti, temendo che nella folla di Londra solo quella non sarebbe bastata. I tratti del ragazzo erano abbastanza diversi da quelli del londinese tipo ma, considerata la varietà delle razze che popolano la città, trovarlo nella mischia sarebbe stata un'impresa non da poco.

10 secondi

Infilò la mano in tasca e ne tirò fuori la Pietra.

8 secondi

Ripassò con le dita il solco a forma di fiamma, notò che questa volta era freddo.

4 secondi

Ma cosa stava facendo?! Pensò per un breve attimo alla ridicolezza della situazione, delle sue azioni.

2 secondi

Stava davvero lasciando tutto per una pietra e una donna misteriosa?

1 secondo

Era pronta, pollice e medio tenevano salda la pietra, l'indice era inarcato, pronto a scoccare il colpo. Lo stomaco le si era attorcigliato e stava trattenendo il respiro per la tensione...

. . . TOC. Il dito di Benni si scontrò con la Pietra, producendo un suono secco.

 


Benni era lì, ferma sull'erba, al centro di un prato. Nulla era successo, nulla si era mosso. Contemplò con orrore la situazione, la mancanza di avvenimenti.
I suoi occhi corsero all'orologio: erano ancora le 8:30, non era passato neanche un secondo. Si sentì morire dentro. Era così, dunque? Era tutto uno scherzo? Una bugia? Eppure non si spiegava tante cose. Cosa era quella striscia di luce viola che era piombata in Soho Square? Com'era arrivata la Pietra? E come aveva fatto a sentire la voce di quella donna? Era forse stato un sogno?
Si ricordò di come nessuno sembrava essersi accorto di nulla nel parchetto, di come ciò le fosse sembrato strano. I dubbi le si stavano insinuando dolorosamente nella testa.
Ricacciò con forza le lacrime amare che stavano per sgorgarle dagli occhi, e, aggrappandosi al poco coraggio che le restava, fece un ultimo, disperato tentativo.

L'indice si inarcò, Benni chiuse gli occhi, pregando per un miracolo. TOC!
Non appena la punta del suo dito toccò la Pietra, lei spalancò gli occhi e si sentì lanciare verso l'avanti. Partì a palla di cannone, vide le siepi e i palazzi che prima la circondavano tuffarsi sfocati verso il basso, e si sentì trascinare ad una velocità supersonica.
Aveva il braccio teso in avanti, e le dita serrate sulla Pietra, come se stringerla potesse fare la differenza tra la vita e la morte, tra il veder succedere qualcosa di speciale e lo schiantarsi disastrosamente contro il suolo.
In meno di un istante era stata catapultata a duecento metri dal terreno, un misto di felicità e paura la pervase, poi la testa le scattò in avanti e lei venne risucchiata dentro la pietra.

 

* * *
 

Greg era sceso a fare colazione con i genitori e la sorella, e a salutarli per bene prima di partire. Si sentiva piuttosto nervoso, aveva paura che qualcosa sarebbe potuta andare storta nel viaggio con la Pietra.
Si era fatto molte domande nel mese e mezzo che aveva preceduto quella mattinata, ma non aveva trovato alcuna risposta: faticava ancora a credere che tutto questo non fosse un unico, lunghissimo e afosissimo sogno, che quello che era in procinto di succedere sarebbe accaduto davvero.Lo stomaco gli si era attorcigliato, rendendogli impossibile mangiare anche solo uno dei piatti che sua madre aveva preparato per salutarlo.
«Mangia qualcosa, dai Greg». La voce di suo padre aveva interrotto il flusso suoi pensieri. Greg alzò gli occhi dal piatto e incrociò quelli di suo padre. Nonostante il sorriso incoraggiante che aveva sul viso un' ombra di tristezza si nascondeva dietro di essi. Greg sapeva quanto sarebbe mancato a suo padre Eric, e sapeva anche quanto suo padre sarebbe mancato a lui. «Devi essere in piena forma prima di partire»
«A proposito di partire, manca poco ormai caro!» disse sua madre «Sarà un'esperienza fantastica, vedrai! » esclamò poi lei.
Nelle ultime settimane sua madre non aveva fatto altro che ripetere che Greg si sarebbe divertito da morie e che sarebbe stato benissimo a Londra, come se, dicendolo al figlio, si stesse assicurando che in effetti tutto sarebbe andato bene.
I suoi genitori lo avevano assillato con una montagna di domande dalla mattina in cui aveva detto loro della Pietra, Greg se lo era aspettato, e aveva detto loro tutto quello che sapeva e che aveva capito, ma non sembrava mai essere abbastanza.

«Tutto a posto fratellone?» chiese sua sorella «Oggi non hai detto una parola. So che sembra strano andarsene via, ma sono sicura che sarà fantastico, davvero. E poi ci manterremo in contatto, tutte le volte che vuoi!» Megghy era sempre stata di sostegno per il fratello maggiore, qualunque cosa succedesse. Avevano un rapporto molto bello, e probabilmente la sorella sarebbe stata quella che gli sarebbe mancata di più.
«Tranquilla, sono a posto, non ho troppa fame, tutto qui» la ringraziò Greg con un sorriso.
«Di solito a colazione mangi più di noi tre messi insieme!» esclamò la sorella.
«E' vero, oggi non è proprio “di solito” però» rispose Greg.
«Sì ma...»«Va bene, va bene! Hai vinto» rise Greg interrompendola. Aveva visto che la sorella aveva quello sguardo che la caratterizzava quando non si sarebbe data per vinta finché non avesse ottenuto ciò che voleva, nulla l'avrebbe smossa. «Solo questo panino!» sentenziò divertito Greg.

Finito di fare colazione loro padre fece notare che si era fatta ora di andare, e si diressero tutti nel cortile dietro la casa, al riparo da occhi indiscreti. Arrivati fuori sua madre schizzò in avanti e lo avvolse in un abbraccio «Sarà fantastico, vedrai», lo rassicurò per l'ennesima volta.
Dopo essere stato lasciato andare Greg abbracciò suo padre, e poi fu la volta della sorella. Una piccola lacrima si stava facendo lentamente strada giù per la guancia di Megghy. Lui la notò, nonostante la sorella stesse cercando di nasconderla. «Ti voglio bene sorellina» le sussurrò all'orecchio, stringendola forte «Ci sentiamo presto».
«Vi voglio bene» disse poi rivolto ai genitori. Salutò tutti un'altra volta, controllò l'orologio, fece un passo indietro e prese la Pietra in mano.

Il contatto con essa scatenò una miriade di pensieri, come se il tappo protettivo che il ragazzo era riuscito a mettere fosse saltato via all'improvviso. Nel momento di lucidità che stava vivendo Greg si chiese se stesse facendo la cosa giusta, e che cosa gli sarebbe successo. Mentre si rendeva conto che quelle erano domande a cui non sapeva dare risposta sentì un «Buona fortuna Greg» provenire dalla sua famiglia, ma era troppo concentrato sui suoi pensieri per farvi davvero caso.
Controllò ancora l'orologio al polso.

5 secondi

Alzò lo sguardo sulla famiglia, li salutò ancora. Si sentiva incredibilmente calmo ora.

3 secondi

Strinse la Pietra con decisione, era l'unica cosa di cui era sicuro al momento.

1 secondo

Il suo indice si inarcò, pronto a scattare. Si fece coraggio. Cercò un'ultima volta lo sguardo della sorella e lo incrociò.


TOC! Un suono secco si diffuse nell'aria.
«Wooo!» Greg si sentì sparato in alto all'istante, ad una velocità tremenda. Ebbe un attimo di tempo per vedere le figure sfocatissime della sua famiglia e della casa mentre si elevava, guidato da nient'altro che un'apparentemente insignificante pietra davanti a lui. Serrò le dita su di essa, e notò che la fiamma incisa sulla superficie brillava di una vivida luce rossa. Cercò di guardare in basso, e vide con orrore di essere almeno a trecento metri da dove era partito meno di un secondo prima.
Sentì una strana sensazione pervaderlo, il suo corpo tendersi verso la Pietra, e venne risucchiato al suo interno.

  
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