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Autore: Yoan Seiyryu    23/06/2013    5 recensioni
[Ispirata all'episodio 1x07]
"Vanessa si morse le labbra rovinosamente, le avrebbe fatte sanguinare solo per il gusto di conoscere qualcosa di più forte, che andava oltre la passione stessa"
"Rinunciare a tutta la sua storia voleva dire rinnegare la fatica che continuava a portare avanti per dimostrare a Firenze che lui non era soltanto l’ombra del Magnifico, ma che valeva molto più di un dono offerto ad una famiglia nemica."
Breve storia ispirata alla puntata 1x07 in cui emerge la coppia Giuliano/Vanessa.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Giuliano Medici, Vanessa
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Arda di dolcezza il core! '
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Il Principe della Gioventù









Incubi. Incubi per tutta la notte.
Freddo, freddo intenso ed insistente.
Lunghe e ripetute nausee, nausee fastidiose ed inspiegabili.
Rigirarsi più volte tra le lenzuola pulite, improvvisi risvegli e rumori fastidiosi delle porte cigolanti.
“Non andare, non andare Giuliano”.
Continuava a sussurrare mordendosi i polsi, come a volerne strappare la pelle.
Non aveva mai dormito in quel modo, nessuno si era posto così concentrato nei suoi pensieri. C’era qualcosa che sentiva Vanessa scorrere nelle vene, come un avvertimento che giaceva nella sua mente e da cui non poteva liberarsi.
Con i capelli rossi intarsiati di sudore, la fronte altrettanto imperlata, si alzò con la schiena per sedersi sul letto.
Ormai era l’alba e a breve sarebbe arrivata la curatrice che le avrebbe risolto il dilemma di quel malessere che andava avanti da giorni.
Non era riuscita a riposare e quello che era accaduto solo il giorno prima le sembrava quasi un sogno, era davvero accaduto quello a cui i suoi occhi avevano assistito?
Giuliano che aveva quasi sfiorato la morte, Leonardo che era riuscito a salvarlo. Era mancato così poco, così poco che aveva temuto di non sentire più i battiti del suo cuore.
Mentre rifletteva su tutto ciò entrò nella camera la donna che aveva mandato a chiamare la sera prima, un’anziana esperta di erbe medicinali che arrancava verso di lei, guardandosi attorno con curiosità.

-Dormite fino a tarda mattinata, bambina? Non si vede nulla, aprite le finestre- gracchiò con la sua voce affatto suadente, mentre appoggiava una sacca a terra.

Vanessa si alzò immediatamente, spesso si era servita di lei per migliorare la sua salute, ormai era divenuta una cliente affidabile che la vecchia non dimenticava mai di tenersi stretta.
Andò ad aprire le finestre, perché entrasse la luce richiesta. Il primo sole dell’alba penetrò lentamente all’interno della stanza, illuminando la figura di lei con generosità.

-Se non sapessi che siete viva, vi scambierei per un fantasma. Una pessima cera, davvero pessima- le comunicò mentre tirava fuori dei sacchetti colmi di erbe e prendeva la bacinella che era accanto al letto, tirandola su per porgergliela.
-Pisciate qui dentro, speriamo che non siano vermi. La scorsa settimana ho dovuto aprire a metà una povera ragazza, ne era piena-.

Vanessa sembrò non migliorare di fronte a quella possibilità, un conato di vomito fu trattenuto portandosi la mano alle labbra per avere la finzione di rimandare tutto giù.
Afferrò la bacinella e fece ciò che le era stato chiesto. Poi si rialzò e le passò la bacinella, perché le desse una risposta.
Si costrinse a rimanere in piedi, tenendo le mani sui fianchi. Mentre l’anziana studiava ed analizzava il contenuto della bacinella, Vanessa sembrava preoccuparsi sempre di più.

-Ho i vermi, dunque?- domandò cercando di affrettare la risposta.

L’anziana scosse leggermente il capo, con aria compiaciuta e soddisfatta.
-No, mia cara. Siete entrambi in ottima salute- confessò prima di lasciare sul pavimento la bacinella e tirare fuori dalla sacca un fascio di un’erba particolare che non si sprecò di spiegare.
-Entrambi?- balbettò, quasi cadendo dalle nuvole.

-Aspettate un bambino, ragazza mia- le lanciò un sorriso ammiccante, prima di abbandonare tra le sue mani il fascio di erbe, riprendere i suoi effetti personali e dileguarsi proprio come era arrivata.

Vanessa ricadde sul letto, portandosi una mano tra i capelli e tenendo lo sguardo rivolto verso il basso. Improvvisamente sentì il sorriso dipingersi sulle labbra, fino a farne seguitare una risata sommessa.
Lei e Giuliano stavano aspettando un bambino!
D’improvviso tutto fu più chiaro, tutto ciò che le era sembrato così folle, così impossibile, si era realizzato.
Era innamorata di Giuliano, lo era davvero, con così tanta passione che quasi non riusciva a crederci.
E l’aveva compreso soltanto nel momento in cui aveva saputo di aspettare un bambino da lui, quello che sarebbe stato il frutto di un’unione insolita se fosse perdurata nel tempo.
Si alzò immediatamente dal letto, doveva vederlo, doveva vestirsi e andare alla Santa Messa della Domenica per dargli la notizia.
Leonardo le aveva detto che Giuliano vi sarebbe andato solo nel caso in cui si fosse ripreso, doveva parlare con Lorenzo e si sarebbero incontrati in quel frangente.


 

~*~*~





26 Aprile 1478




Giuliano era stato sedato con del latte di papavero. Per quasi tutta la notte non aveva fatto altro che rimanersene addormentato, avvolto in quelle lenzuola morbide che Vanessa aveva tanto deprecato, in favore di una vita libera.
I dolori al fianco erano passati, ma si sentiva indolenzito e non ancora pronto per affrontare una giornata degna di tal nome.
Quando si svegliò a Palazzo Medici, per un attimo ebbe la sensazione di aver sognato tutto e di aver vissuto altrove. Doveva essere lo stordimento a causa del papavero, dannato artista, prendersi gioco di lui e fargli inibire i sensi.
Si fece aiutare ad alzarsi, domandò se Lorenzo fosse ritornato dalla Villa di Fiesole, ma sembrò che il fratello avesse intenzione di recarsi direttamente alla funzione di Santa Maria del Fiore di quella domenica.
Giuliano non aveva intenzione di assistere alla messa, si sentiva troppo stanco e debilitato, ma al tempo stesso non poteva perdere tempo.
Ciò che lo convinse, fu l’inaspettato arrivo di Bernardo Bandini Baroncelli [1] che si presentò a Palazzo Medici per assicurarsi che Giuliano stesse bene.
Fu fatto accomodare all’ingresso, nell’attesa che il principe potesse presentarsi.
 
-Baroncelli, siete qui per castigarmi, poiché sono mancato alla festa in onore del mio futuro matrimonio?- disse Giuliano non appena raggiunse l’ospite, vestito in poco tempo, senza bardature di alcun tipo.

Baroncelli notò come prima cosa la fasciatura che Giuliano riportava al fianco, quasi senza volerlo si fece spuntare un lieve sorriso sulle labbra.
-Vostro fratello sembrava a dir poco contrariato della vostra assenza ieri a Fiesole, ma da quel che posso constatare, temo che la motivazione sia alquanto giustificabile. Cosa vi è accaduto?-.

Giuliano si avvicinò, appoggiandogli una mano sulla spalla, per porgergli il proprio benvenuto. Sapeva che Baroncelli era un sottoposto di Francesco Pazzi e trattarlo con il minimo riguardo sarebbe stato d’obbligo.
Mancare alla festa era già stato un affronto, non desiderava compromettere maggiormente la situazione.

-Questioni poco rilevanti a dire il vero. Ho avuto un piccolo scontro al di fuori di Firenze, ma come potete vedere sono in forma. Piuttosto, se cercate Lorenzo, lo troverete a Santa Maria del Fiore- reagì con un mezzo sorriso.

In realtà la ferita iniziava a procurargli un rinnovato fastidio e presto l’effetto del papavero sarebbe stato annullato.
Baroncelli iniziò ad annuire, mantenendo un’aria di solarità e di amicizia a lui poco consona.

-In realtà mio Signore, sono qui per ordine di Francesco Pazzi. Mi ha pregato di condurvi alla funziona domenicale, desidera parlarvi di una questione importante- disse lasciando trasparire dal tono della voce che non avrebbe dovuto dare una risposta negativa.

Giuliano si morse appena il labbro, uscire da Palazzo Medici non gli sembrava una buona idea, soprattutto aveva timore che la ferita potesse riaprirsi.
Ma aveva già dato abbastanza noie a Lorenzo, crearne un’altra avrebbe portato ad una guerra ancora più aperta.
Dunque si decise, annuì e si fece portare semplicemente il soprabito.

-Questo è il valore della parola dei Medici, molto bene!- in una spinta velata da solenne amicizia, Baroncelli abbracciò Giuliano più volte per dimostrargli la contentezza di quella decisione. In realtà i suoi scopi erano ben altri.

Uscendo da Palazzo Medici, Baroncelli rimase al fianco di Giuliano durante tutto il tragitto e ancora altre volte andò ad abbracciarlo o cercò di studiarne la figura.
Il principe non riusciva a comprendere quell’improvviso moto di amicizia scosso da chissà quale strana idea.
Non aveva intenzione però di porsi altri dubbi in proposito, aveva cose più importanti a cui pensare, tra cui rivelare al fratello ciò che era accaduto.
Quando sopraggiunsero davanti a Santa Maria del Fiore, vi incontrarono Francesco Pazzi che attendeva con un’incontrollabile frenesia l’arrivo dei fratelli Medici.
Discese immediatamente le scale, mostrando un mezzo sorriso che Giuliano non riuscì ad interpretare.

-Mi auguro di non avervi arrecato disturbo, Giuliano- esclamò immediatamente, soddisfatto della sua presenza.

-Affatto, Francesco. Devo anzi porgervi le mie scuse per la mia assenza ieri- quelle parole uscirono con una forzatura così ampia che sembrarono stonare.

-Di questo ne riparleremo più tardi, Baroncelli ha fatto un ottimo lavoro nel convincervi a venire qui. Potremo espiare i nostri peccati con la parola del Signore- chinò leggermente il capo, prima di lasciarlo passare affinché potesse entrare in chiesa.

Non appena Giuliano scomparse alla loro vista, Francesco si affiancò al suo sottoposto per chiedergli ciò che desiderava ascoltare.

-Non indossa nessuna cotta di maglia, non è armato, né di spada né di pugnali. Sarà un gioco da ragazzi, mio Signore- sussurrò Baroncelli all’orecchio del futuro assassino, che racchiuse quelle parole in un sorriso mimetico e colmo di frenetica soddisfazione.


 
 

 
~*~*~




 
Vanessa si trovava all’interno di Santa Maria del Fiore, in piedi, in attesa della persona che desiderava incontrare. Nico continuava a tirarle leggermente la manica del vestito, per rassicurarla e dirle che sarebbe andato tutto bene.
Ma lei continuava a provare strane sensazioni, il sogno che aveva avuto le aveva procurato una fantasia così deleteria al suo futuro che detestava credere di poter vedere realizzato.
In fondo si stava comportando proprio come una ragazzina sciocca e piena di paure, Giuliano ormai era fuori pericolo e non poteva esservi nulla al momento che potesse distruggerlo.
Verrocchio in quel momento le passò accanto, non appena la vide si voltò verso di lei, con aria decisamente soddisfatta.

-La vostra bellezza Vanessa  è un dono del cielo- sorrise prima di posizionarsi davanti a lei, nella fila antecedente.

Lei sorrise, quel complimento le aveva fatto piacere. Non le capitava mai di sentirsene fare uno, soprattutto da quando lavorava alla locanda, in cui di certo l’uso delle parole non poteva essere così aggraziato.
In quel momento, avvolta nei suoi pensieri, fu costretta a tornare alla realtà quando vide entrare Giuliano, claudicante per la ferita al fianco.
Il viso si illuminò, regalandole un’espressione colma di fascino e di naturale bellezza.
Quando lui si accorse della sua  presenza, le ricambiò uno sguardo significativo, volgendole un mezzo inchino con il capo.
Vanessa tentò di fermarlo, per potergli rivelare ciò che avrebbero affrontato, ma Nico la costrinse a rimanere al proprio posto. Non sarebbe stato un buon momento e l’avventatezza poteva procurare danni.
Poco dopo, quando tutta la Chiesa si empì di credenti e fedeli, iniziò la sfilata di Lorenzo de’ Medici, di sua moglie Clarice e delle bambine al loro seguito.
Lorenzo non era affatto di buon umore, era stato appena avvisato che Giuliano si trovava lì, avrebbe desiderato prenderlo a pugni e al momento invece doveva conservare la pazienza, fintanto che sarebbe durata la funzione.
Una volta che i Medici si affiancarono, ricostruendo la grande famiglia che rappresentava Firenze stessa, la funzione ebbe inizio.

-Mi auguro che tu abbia una spiegazione per l’assenza di ieri, Giuliano. Sei inaffidabile, non posso trarti sempre fuori dai guai- gli sussurrò con un certo rancore, sporgendosi appena verso di lui perché lo ascoltasse.

Giuliano si schiarì appena la voce prima di rispondergli in un sussurro.
-Se non fossi così dannatamente egocentrico, Lorenzo, ti accorgeresti che sono ferito. E non ho quasi rischiato di morire per andare a caccia- gli rivolse uno sguardo significativo.

Lorenzo curvò le sopracciglia, stupito da quell’affermazione.
Avrebbe desiderato porre domande, investigare, chiedere di più. Se solo una lama d’argento non andò a conficcarsi al centro del petto di Giuliano.
Improvvise urla sconvolsero i fedeli, Francesco Pazzi e Baroncelli avevano sfoderato i pugnali e le spade per mettere in atto la Congiura.

-Giuliano!- urlò Lorenzo mentre sfoderava la spada, cacciò via Clarice e le bambine –Fuggite, mettevi in salvo!- ordinò loro prima di tentare di difendere il fratello che aveva ancora il pugnale conficcato nel petto.
Tirò un colpo netto alla gamba di Francesco che stava tentando di avere la meglio su di lui.  

Giuliano non ebbe modo di reagire, poiché dopo il primo colpo sferrato da Baroncelli, infierirono gli altri sedici colpi di Francesco Pazzi che gli trapuntarono il corpo di ferite mortali.
Gli occhi del Principe della Gioventù, colmi di sangue e lacrime, furono investiti dalla fioca luce che si rifletteva sull’altare della Chiesa.
Non ebbe modo di contrattaccare, di difendersi, disarmato com’era.
Un rivolo di sangue uscì dall’angolo delle labbra e cadde riverso sul manto freddo della Chiesa.

Il duello che ne conseguì non durò che pochi istanti, Lorenzo era stato ferito, ma riuscirono a trarlo in salvo.
Baroncelli in un modo o nell’altro fuggì dal popolo inferocito che si era rivoltato di fronte a quell’incredibile congiura.
Francesco Pazzi su fermato ed imprigionato.

Vanessa, che aveva assistito a tutto quello che era accaduto, non era riuscita a dire nemmeno una parola. Vide il corpo di Giuliano cadere a terra, sommerso dal sangue delle diciassette coltellate. Nonostante Verrocchio e Nico tentassero di fermarla e portarla in salvo, fuori dalla Chiesa, lei riuscì a liberarsi dalla presa con una furia cieca e trascinarsi verso Giuliano.
Cadde in ginocchio, accanto a lui, gli sollevò la testa perché potesse aprire gli occhi e vederla. Gli sfiorò le guance con le lacrime che iniziavano a scivolarle dal viso.

-No, Giuliano, non potete andare via. Vi prego- sussurrò con il tono di voce strozzato ed addolorato –aspetto un figlio da voi. Avremo un bambino- riuscì a dirgli, con gli occhi che ormai arrossati non trattenevano il pianto.

Giuliano tentò di dire qualcosa, mentre con le ultime forze rimaste in corpo andò a cercare il viso di lei, accarezzandole con dolcezza la guancia.
L’ultima riserva di vita era stata portata a termine, mentre gli occhi andavano chiudendosi, le regalò un ultimo sorriso. Uno di quelli che lei aveva potuto vedere altre volte.
Vanessa non riuscì quasi a credere a quello che era accaduto, nessuno si era accorto di nulla, nessuno era riuscito a fermare quella follia.
Il suo Giuliano era morto, non c’era più, gravitava sul manto freddo come una statua immobile e colma di sangue.
Si accasciò fino a sfiorargli la fronte con la propria, desiderava addormentarsi anche lei, con lui.


 
 

 
~*~*~

 



Fu il popolo di Firenze a fare giustizia. Lorenzo era stato portato via immediatamente, perché fossero curate le ferite riportate. Clarice e le bambine riuscirono a salvarsi, una parte della famiglia Medici era ancora salva.
Se le truppe di Roma non avessero incontrati ostacoli intorno alla mura, Firenze sarebbe caduta.
Ma era destino che i Medici ancora non cadessero, pronunciando la loro fine.
Francesco Pazzi fu trascinato dalla folla inferocita nella piazza antistante per torturarlo ed impiccarlo.
Il popolo si era racchiuso attorno a quella scena, per poter reclamare il Principe che aveva perduto.
Nico era riuscito a trascinare via Vanessa dalla Chiesa, con l’intenzione di condurla a casa.
Ma lei desiderava guardare l’imminente morte del traditore, desiderava vederlo soffocare sotto la stretta del cappio.
Lui, che le aveva portato via l’uomo che amava, senza che nemmeno potesse proclamarlo al mondo intero.

-Non dovremmo rimanere qui, andiamo, è pericoloso- insistette Nico, cercando di trascinarla via.

-Ho perso tutto Nico, non c’è nulla che possa farmi più male di questo- sussurrò lei, prima di stringersi nelle spalle, cacciando via le lacrime dagli occhi.

Il collo di Francesco Pazzi fu legato al cappio, bastò un solo colpo per farlo scivolare giù perché si spezzasse.
Era stato tutto allestito in brevissimo tempo, tanto era la follia omicida che si era instaurata nel popolo.
Vanessa ingurgitò un singhiozzo, trattenendo gli spasmi che stavano per darle uno svenimento.
Poco dopo dalla Chiesa uscì un corteo di persone che sollevarono in alto il corpo esanime di Giuliano, sfregiato dalle mille ferite riportate al petto e al cranio.
Il Principe della Gioventù ormai non era più.
Nico andò a stringere con forza la mano di Vanessa, guardandola per un istante.

-Mi prenderò cura di te Vanessa, te lo prometto-.


 
 
 
Note:


[1] Baroncelli fu il sicario di Giuliano, andò personalmente a prenderlo a Palazzo Medici per controllare che fosse disarmato e fu il primo a pugnalarlo.






/// Nda: 
Salve a tutti! Ed ecco che siamo arrivati al termine del capitolo. Premetto che essendo dannatamente sotto esame, sto scrivendo nei momenti liberi (che non ci sono mai) e purtroppo mi ritrovo ad affrettare molto le cose, con un gran dispiacere. 
Non sono soddisfatta di questo capitolo, è molto veloce e scorre eccessivamente verso la fine, senza creare una giusta pausa. 
Volevo dare di più a Vanessa e Giuliano, ma questa scena è così complicata che non sono riuscita a fare diversamente. 
In ogni caso ringrazio Chemical Lady ed Eagleflea che mi hanno seguito fino alla fine e a tutti gli altri che lo faranno ^^. 

Yoan

   
 
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