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Autore: jacky_dragon    07/01/2008    1 recensioni
Anti-pairing raccolta, un raccolta di tutti i pairing? La mia è una anti-raccolta? Dentro la quale un messaggio che ha suscitato scalpore ma di cui comunque sono fiera aver trattato. Buona lettura!
Genere: Commedia, Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yuri | Personaggi: Un pò tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Mi scuso con i lettori per l’esagerato ritardo e non voglio ingannarvi con frasi come “non ho avuto abbastanza tempo” perché il tempo c’era e mi annoiavo anche. Sarà stato per un blocco dello scrittore (se così mi si può chiamare!) o semplicemente per mancanza d’interesse non sono riuscita a continuare né fanfic a più capitoli né tanto meno le raccolte. Spero comunque che possiate apprezzare la mia ricomparsa e il seguente ironico capitolo (corto) sull’EnvyxEdward che, come tutti sapete, rientra tra i miei pairing preferiti.
Buona lettura.
Ps. Attenzione, Envy è volontariamente ooc (seppur tratto dal manga)! Quel tipo di Envy che non potrebbe mai esistere…

- Promessa sincera -

Perché aveva questa assurda sensazione ogni qual volta metteva la testa fuori del quartier generale? Perché? Cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto questo?
Non aveva mai picchiato nessuno (spesso)! Non aveva mai ucciso nessuno (volontariamente)! Non aveva mai fatto piangere nessuno (…mha!)!
Camminava per quelle strade puzzolenti per colpa della muffa e dell’umido delle macchine. Le strade perse e semi-deserte di Central City, fulminando con lo sguardo giovane ma assassino, chiunque osi puntare i suoi occhi su di lui. Che questi siano semplicemente curiosi, vogliosi, o ingannatori, falsi, ipocriti, egoisti. E tutti si voltavano, fuggirono terrorizzati da quell’alchimista, concentrando le proprie attenzioni su qualcos’altro.
E’ da ciò che lo individuò, dalla risposta che ricevette la tua rabbia.
L’homunculus lo squadrava, a distanza, nascondendo il colore assurdo dei suoi occhi dietro ad un banale castano scuro, e la curva delle ciglia in una peluria pressoché inesistente.
Non si allontanava dal ragazzo, anzi insisteva, quasi premeva, gli spingeva addosso tutto il suo guardare, tutta la sua curiosa insistenza.
“Tsk…” brontolò tra i denti stretti e proseguì, senza voltarsi neanche un attimo, senza dare particolare attenzione.
Eppure, voleva dare attenzione a tutto questo, ma un qualcosa di diverso del semplice girarsi e ricambiare i suoi occhi, tornati d’un ametista vivo. Diverso da avvicinarsi e tentare di porre risposta a tutto ciò. Diverso da obbedire ai desideri, che siano sessuali o semplici voglie, dell’homunculus.
Sì…
Qualcosa come picchiarlo finché non sputa tutte le sue pietre rosse senza l’inutile bisogno del cerchio alchemico. Decisamente più divertente.
Per un attimo soltanto, l’umano, sentì il peso decisamente presente di un paio di mani che, insinuandosi oltre la stoffa della tua leggera giacchetta, sfiorarono la pelle, ancora coperta da una maglia colore del buio. Si concentrò tutta la sua mente su quel gesto, tutte le sue facoltà occupate in questo, smisero di muovere il corpo in avanti e di far avanzare i piedi. Ma immediatamente dopo, il fiato, che gli solleticava la chiara pelle del collo scoperto, non poté che suscitargli un brivido intenso, percorrergli l’intera schiena.
“Ora…” ringhiò rabbioso, cane furioso a cui viene tirata la coda.
“…basta! Per D**!” era come una trottola, il corpo girò attorno al piede metallico infrangendo il pugno destro contro il giovane viso dell’homunculus. E il crack che sentì, sperò siano i suoi denti.
Envy cadde a terra, sbattendo la testa contro l’asfalto rovente, emettendo un sonoro gemito di dolore e poi rialzandosi a sedere, luce intensa che illumina la guancia ferita, fino a far sparire definitivamente ogni traccia del pugno.
“E…” la sua voce come una miccia, scattò nuovamente in avanti dando un secondo pugno all’altra guancia rimasta libera.
Non lasciò un solo istante libera la sua voce per lui così disgustosa da fargli venire la nausea, colpendo ripetutamente quell’ammasso di corpi informe che si vantava di aver raggiunto un aspetto simil-umano. Se così si poteva definire.
E quel povero homunculus, giovane ragazzo innocente attaccato senza pietà da un alchimista di stato impazzito, tentò continuamente di sfuggirgli, indietreggiando a quattro zampe, dando la schiena all’asfalto della strada, strisciando su questo.
Attorno a loro il brusio provocato dagli spettatori si fece sempre più presente. Tanto da risvegliare il colpevole da quel furioso torpore nel quale era caduto e fargli rendere conto di come aveva distrutto la faccia di Envy, deformata, parecchi lividi che gli coprivano la pelle bianca, denti sparsi e naso rotto. Tutto scomparve senza che avesse neanche la possibilità di accertarsi realmente della meraviglia dei danni causati: grande… era migliorato molto comunque nei suoi colpi!
“Mi picchi…”
“Ma non dirmi!” lo afferrò per il nero top per poi farlo cadere a terra e mollarlo lì, l’ennesimo sfogo che di certo non glielo toglierà di dosso per neanche un secondo sputato.
Uff… magari se fosse stato una donna tutto questo non sarebbe mai successo.
“Perché mi picchi…?” lo seguì appunto, avvolgendo il corpo praticamente nudo attorno a quella sporca giacchetta color giallo canarino, il cappuccio in testa a nascondere i capelli neri, riflessi viola su qualche ciuffo.
Edward era sicuro di non aver mai sentito una domanda così stupida.
“Per affetto…” e rispose altrettanto stupidamente.
“Davvero!?”
“NO!”
“Uff…”
Sbuffò, eliminando totalmente dal volto quella breve ironia che l’aveva colorato per affrettare il passo verso lui, affrettare, affrettare, affrettare. Senza mai raggiungerlo completamente , sempre un metro di distanza, per sicurezza, no?
E tentare di seminarlo era come impossibile, sembrava quasi avesse un radar collegato direttamente con quella sua fottutissima antenna, accidenti. Il giorno che qualcuno gliela strappa…
“Pic…”
Ok, non l’aveva ancora finito di dire.
Ok, forse non era il caso di farlo davanti ad una scuola materna.
Ok, aveva giurato a sé stesso che non avrebbe scatenato tutto questo finimondo.
Ok, picchiare un homunculus per strada, così poi, non era esattamente il massimo.
Ok, sapeva benissimo quanto questo era inutile vista la capacità che aveva a rigenerarsi rapidamente.
Ok…
Ma cazzo! Lo stava per chiamare piccoletto!
Un pugno ci vuole…
Ed era esattamente questo, seguito appena il corpo di Envy cadde nuovamente a terra, da un calcio dritto allo stomaco, evitato da un movimento istantaneo e fulmineo che fece scattare la creatura sopra un terrazzo distruggendolo sotto il suo stesso peso, ancora mai provato realmente.
Edward sapeva di stare andando a fuoco, come un caminetto acceso in pieno inverno, anzi, come il sole rovente del deserto a mezzogiorno. Un fuoco instancabile, perpetuo, terrificante. Gli arrossava le guance e il viso, così come gli occhi d’oro puro diventavano oro incandescente di fabbrica, appiccicandogli i capelli al viso per colpa del sudore e della troppa agitazione. Strinse i denti, ringhiando come una cane alla catena, stanco di essere tirato e preso in giro.
“Si può sapere che cazzo vuoi da me!?” mille volte aveva fatto la stessa domanda, e altrettante mille volte la risposta non era stata negata.
“Ti piaccio almeno un pochino?” questo non l’aveva ancora sentito.
“NO!” e non impegnò neanche troppo la mente per rispondere, era abbastanza facile.
Si voltò, pieno del suo rossore sulle belle gote scure, spostando una ciocca dorata dietro l’orecchio. Seccato, riprese a camminare, pestando i piedi per il nervoso brulicante dentro di sé. Non voleva più saperne, di lui, degli homunculus, degli alchimisti di stato, e di tutti quelli che immancabilmente ci “provavano” con lui: che sia con violenza o con dolcezza, questo non aveva importanza. Innegabile era la sua rabbia, mentre procedeva spedito sull’asfalto, seguito dallo sguardo, dal corpo e dalla voce di Envy alle sue spalle.
“Mi impegno tanto…”
Ma non si impegnava affatto invece, come se stesse compiendo un sacrificio. Come se gli dispiacesse quasi dover seguire Acciaio ogni momento della sua giornata.
“Eddai…”
Continuò. Un bambino prepotente che non riceve i suoi dolci, insistente che allunga il passo fin quasi a trovarsi accanto a Edward, distante sempre un paio di metri, ma comunque accanto.
Questo lo guardò con la coda dell’occhio, decidendo se sbranarlo ora sul momento o attendere qualche minuto, tempo di superare il gruppetto di studenti in gita e forse in qualche buio vicolo, lì ucciderlo. Poi tornò sulla strada, arreso, velocizzando il passo. Ma il passo, non era altro se non una corsa, che divenne sempre più frenetica, fino a che le sue gambe non scattarono realmente, fuggendo da quella figura che, inseguendolo, non sembrava staccarsi mai.
“Non seguirmi!” gridò da lontano, sentendo i passi dell’altro come lo zampettare di un ratto, frenetici, inseguirlo.
“Non scappare!” questa era la risposta.
Continuarono, in quell’inseguimento all’inglese che durò troppi minuti perché l’alchimista riuscisse a reggerli. Rallentò il passo, sicuro che in tal modo, Envy non avrebbe avuto problemi a raggiungerlo. Ma per quanto volesse allontanarsi, le sue gambe risultarono essere diventate stanche, pesanti, e solo la gamba di metallo manteneva l’agilità sparita nell’altra di carne viva.
L’homunculus, dentro ad un gioco che aveva ironicamente battezzato come “Il Gatto e il Topo” non solo non accelerò il passo, ma si adeguò addirittura a quello di Ed, ridacchiando silenziosamente tra gli affilati denti stretti. Era sicuro comunque di aver vinto questa battaglia.
“Sto per raggiungerti!” canzonatorio.
Se la rideva vedendo il povero umano tentare disperatamente di riprendersi, non trovando altro se non stanchezza maggiore.
Ed, allo stremo delle forze, riuscì a trovare un modesto riparo solo giunto nei pressi del quartier generale. Tirò un sospiro di sollievo, sperando probabilmente di trovare Alphonse ad aspettarlo, o in mancanza, chiunque fosse in grado di aiutarlo: anche quel colonnello donnaiolo e senza cervello, sì!
“Ah-ah!” peccato per lui, non ebbe neanche il tempo di avvicinarsi all’edificio.
Envy, dietro di sé, si lanciò verso la sua preda come un ghepardo a caccia, e gli balzò direttamente sulle gambe, stringendole tre le braccia sottili. Il contraccolpo fece cadere l’alchimista direttamente faccia a terra, per lo stupore e per il terrore di sapere chi lo aveva spiaccicato sull’asfalto. L’homunculus si staccò solo dopo aver strofinato la faccia contro i pantaloni del ragazzo e mormorato debolmente “Yay carino…” come una ragazzina festante e coi vestitini in pizzo.
Solo per quelle parole Ed cominciò a provare nausea.
“Lasciami palma!” l’insulto più brutto che al momento poteva venirgli in mente.
“Perché…? Forse non ti piace il mio aspetto?” chiese, avvolto in un’aria candida che lasciava molto da riflettere su quanti umani avesse realmente ucciso.
“Preferisci così…?”
Prima ancora che Envy potesse finire la frase la consistenza del suo corpo cambiò, mentre lasciava libere le gambe del giovane, costringendolo in ogni caso a restare a terra. Corvini capelli corti incorniciavano ora il suo viso, mentre socchiudeva gli occhi e spalancava la bocca in un sorriso stretto e largo.
“Argh! No!” poté solo urlare Edward, vedendo il colonnello Mustang in una posa tutt’altro che mascolina.
“O così…?”
Tutto andava bene, sì, anche il colonnello sarebbe potuto sembrare accettabile, anche Scar avrebbe ottenuto un buon posto, ma non quello,. No, quello era evidentemente un errore!
“Argh! Armstrong!” gridò preso dal terrore, strisciando sull’asfalto per cercare di sfuggire a quella catastrofe visiva.
“Pensavo che i muscoli ti piacessero!” e piegò le braccia, stringendo il petto troppo muscoloso e le braccia tese in avanti, a mostrarsi come miglior insegnante culturista di Amestris.
Fu benedizione dal cielo quella che investì Edward Elric, fu voce divina che scese in terra solo per lui, fu un Dio senza nome che decise di provare un minimo di pietà per il suo figliolo. Così penso Ed in quel momento, così si ritrovò a pensare tutto il giorno e quelli che seguirono.
“Envy!”
“Pride!”
“Torna a casa!”
“No!”
“Torna a casa!”
“No!”
“Envy guarda che chiamo il padre, eh?”
“Uffa…!”

E ancora, tra le strade di Amestris si potè sentire un lamento di gioia, proveniente da un ragazzino dai capelli color del grano, seduto poco distante dall’ingresso dell’edificio che occupava l’esercito.

E ancora, tra le strade sotterranee della città, si potè sentire una promessa secca e decisa, lo stringersi d’una mano guantata a pugno, poco distante da un Padre che leggeva tranquillamente un libro sull’alchimia, rilassandosi nella sua poltrona.
“Tornerò Ed!”
“Porta la colazione a Marcoh e sta zitto Envy!”

-Fine-

Mi scuso se la fine non è delle migliori, è stato davvero troppo difficile trovarne una adatta ed è troppo difficile tentare di proseguire con altri capitoli. Non so se mai concluderò questa raccolta, ma spero comunque che almeno l’abbiate apprezzata un poco.
Baci.
Jacky-dragon
   
 
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