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Autore: grantivre    23/06/2013    15 recensioni
Victoria è un'adolescente quasi del tutto normale, un po' come tutti gli altri. Una sera, però, si trova catapultata in un altro mondo dopo aver accompagnato la sua migliore- si fa per dire -amica ad una festa piuttosto strana e inquietante.
Tormentata da alcune incognite del suo passato, riuscirà a sapere di più su di lei? Su chi sia davvero? Su chi siano tutte le persone che ha conosciuto e con cui ha legato fino ad allora?
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Secondo
Di Guardiani, pattugliamenti e fiamme.

 
Daniel imprecò e girandosi zittì i due fratelli con un rapido gesto della mano, spazientito.
Era l’unico che prendesse sul serio gli appostamenti e avesse cura di guardarsi sempre attorno, era prudente e silenzioso.
Gli altri due, Dantes e Nicole, si annoiavano sempre  durante le ricognizioni e i pattugliamenti e fremevano dalla voglia di combattere, di  poter mettere a frutto le ore trascorse nella palestra del castello.
Daniel non poteva biasimarli, i Guardiani Guerrieri in quegli anni somigliavano più alla polizia degli Esposti che a dei veri e propri combattenti.
Ma d’altra parte combattere sul serio significava la fine della loro pace, durata più di un secolo e guadagnata dopo una sanguinosa guerra durata il doppio.
Guardò da una parte all’altra del muro intorno alla casa osservando attentamente ogni singolo particolare con occhio vigile e meticoloso.
« Non c’è alcun sistema di allarme magico, sembra tutto a posto» Bisbigliò il ragazzo rivolgendosi agli altri due.
Di solito la magia lasciava tracce azzurrine invisibili agli Esposti, i comuni umani, e visibili al Volgo, il popolo magico.
«Mi ripeti perché siamo qui?» domandò Nicole sbuffando e mettendosi una ciocca di capelli, sfuggita alla coda alta, dietro l’orecchio sinistro. 
Ogni mese si tingeva i capelli di un colore diverso e quella volta aveva scelto il rosso ciliegia.
Daniel sospirò «Al Quartier Generale è arrivata una denuncia da parte di una Sibilla. A quanto pare qui vivono degli esseri magici non identificati dall’aspetto minaccioso.»
«Le sibille sono solo delle visionarie, per quanto maghe siano. E i loro verdetti o le loro denunce non sono mai chiare.» Rispose Dantes annoiato, scuotendo i suoi corti ricci biondo cenere.
«Anche zio Jonah, comunque, ha un aspetto minaccioso, eppure non mi sembra che qualcuno abbia mai sporto denuncia.» Scherzò Nicole.
«Credo abbia più peli che pelle scoperta. Secondo me è per metà lupo mannaro.» Concordò il biondo sorridendo.
«I lupi mannari si sono estinti durante la Grande Guerra e Jonah ha poco più di centodue anni.» Brontolò Daniel, pur cogliendo il sarcasmo. «Capisco che la sua misteriosa pelliccia- ebbene sì, vi sto dando ragione, Jonah ha davvero parecchi peli- vi interessi, ma questa è una missione. »
Fiutò l’aria, inalando l’odore di alcol, pizza e…magia.
Era un odore dolciastro, delicato e allo stesso tempo somigliante all’incenso.
«Qualcuno sta usando la magia qui. Prepariamoci ad un paio di arresti.» Decretò il ragazzo sorridendo agli altri due e passandosi la mano tra i capelli scuri.
Non era consentito utilizzare la magia in presenza di Esposti e le punizioni erano più che severe: spaziavano dal mese senza poteri alla reclusione a Desmoteria, la prigione di Atlantide, da cui nessuno tornava uguale a prima, se tornava.
Dantes sorrise e sfoderò la spada «Datemi il via ed io entro.»
«Frena, amico, frena. Dobbiamo essere prudenti.»  Lo rimproverò Daniel poggiandogli una mano sul petto. «Non possiamo rischiare di lanciare troppe Immemoratio per una bazzecola.»
«C’è un lucernario lassù, possiamo spiarli da lì.» Propose Nicole indicando una finestrella sul tetto e guadagnandosi l’approvazione del moro, che sorrise e chiese divertito «Pronti per l’arrampicata?»

Arrampicandosi sulla parete della casa, Dantes non poteva reprimere l’ansia, la voglia di combattere.
Non era tranquillo o prudente come Daniel, né ragionava a sangue freddo come Nicole, era impulsivo e impaziente.
Non voleva combattere per avere la gloria, la fama o quant’altro.
Voleva combattere per il gusto di farlo, perché gli piaceva la sensazione d’invincibilità che provava con la sua pharos in mano.
Aveva perfino dato un nome latino alla sua spada.
Pharos, faro.
Faro della giustizia? Faro della gloria? Non lo sapeva, ma quando l’aveva ricevuta a dodici anni quella parola si era fatta strada nella sua mente e lui aveva deciso di dare ascolto al suo intuito, o qualsiasi cosa fosse.
Suo padre era entrato nella sua camera la mattina di Natale di sette anni prima con un pacco azzurro, borbottando maledizioni contro i folletti postini che a quanto pare amavano svegliare dei poveri Guardiani Artigiani come lui alle sei del mattino del giorno di Natale.
«E’ per te, Dantes. E prima che tu lo chieda, non so di chi sia, non c’è mittente.» Gli disse con la voce ancora impastata dal sonno. «Aprilo, su.»
Dopo essersi strofinato gli occhi verdi, il bambino aveva scartato con cura il pacchetto, stando attento a non rovinare la carta dell’involucro.
Era una sua fissazione, odiava rompere o tagliare la carta regalo, preferiva conservarla.
Un’espressione di puro stupore si era dipinta sul suo volto e su quello di suo padre: una meravigliosa spada era adagiata al centro di uno scrigno stretto e lungo.
 André, era questo il nome del padre di Dantes e Nicole, l’aveva soppesata e studiata e aveva decretato che quell’arma era la migliore che lui avesse mai visto in tutta la sua lunga carriera da Artigiano, una vera e propria opera d’arte.
Un’opera d’arte non tanto innocua, però.
Nello scrigno aveva anche trovato un piccolo biglietto che custodiva gelosamente che riportava le seguenti parole:
Per Dantes Beaumont.
Non sai chi ti manda questa spada e per ora è giusto che sia così.
Non posso dirti molto ma solo di tenere sempre con te questa spada e lasciare che ti guidi.
Dalle un nome, funziona meglio in questo modo.
Scusami per le poche parole, ma per ora è tutto ciò che devi sapere.
Si era accigliato, in un primo momento, leggendolo e innervosendosi per tutto ciò che non poteva sapere.
Poi aveva deciso di fare ciò che gli era stato detto dando un nome alla sua nuova spada fiammante, una spada che gli aveva salvato la vita un paio di volte.
Pharos.
Magari era il suo, di faro.

Giunti sul tetto, i tre ragazzi si inginocchiarono ai lati del lucernario.
«Che fortuna, siamo proprio sopra la festa.» Gongolò Dantes imponendo una mano sul lucernario. «Rivelo» Sussurrò poi, cambiando tono.
Quattro figure nella sala emanavano una luce colorata ora: una fiammella rossa, due nere e una azzurra.
«Un vampiro, due esiliati e..» cominciò Daniel percorrendo la sala con lo sguardo «Non ci credo.»
Nicole e Dantes si sporsero un po’ di più e rimasero a bocca aperta anche loro.
«M-ma..com’è possibile?» Balbettò Nicole.
«Un Guardiano,  qui? Vuole toglierci tutto il divertimento? » Sbuffò Dantes spostandosi dagli occhi un ciuffo biondo.
Daniel rimase in silenzio, osservando la fiammella.
Riusciva a vederla distintamente grazie alla sua vista da falco: era una ragazza, probabilmente sua coetanea, che ballava con un ragazzo biondo, un esiliato ma quello che lo stupiva di più era il colore della fiammella.
Non era blu elettrico come la sua o degli altri guardiani, ma più chiara, azzurrina.
Non aveva mai visto una fiamma simile in vita sua, e di fiamme lui ne aveva viste parecchie: quelle bianche dei maghi, quelle rosse dei vampiri, quelle verdi degli elfi, quelle marroni dei troll, quelle arancioni degli stregoni e così via.
Le più rare erano quelle nere degli esiliati e le gialle dei lupi mannari, ormai banditi anche loro fin dalla Grande Guerra e quindi considerati estinti.
«Vado a controllare.» Dichiarò infine con decisione.
«Come intendi fare, mister discrezione?» Chiese Dantes guardandolo confuso.
Daniel non rispose ma cominciò a cantilenare una litania a bassa voce e poi svanì.
«Invisibilità? L’originalità non è il tuo forte, Dan.» Continuò il biondo.
«L’originalità non è importante in questo momento.» Disse una voce apparentemente non appartenente a nessuno. «Sorvegliate entrambi i lati del tetto e per comunicare usate il solito modo.»
I due fratelli avvertirono una leggera brezza accarezzarli e poi scomparire nel lucernario.
Daniel era andato.
Nicole si tastò l’orecchino sinistro, un piccolo rubino incastonato in un cerchio d’oro posto alla fine di un elaborato filamento dello stesso materiale, mentre fissava la mano sprovvista di gioielli di Dantes.
«L’hai portato, vero?» Gli chiese tradendo dell’ansia nella voce.
Mi hai preso per un troll? Riecheggiò una voce familiare e scherzosa nella sua testa mentre Dantes avvicinava la mano destra, nella quale bruciava un fiamma verde, al petto, illuminando una catenina.
Alla catenina era appeso un anello d’argento nel quale era incastonato uno smeraldo e sul quale erano incise le parole Omnia vincit amor.
Nicole si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo e poi visualizzò mentalmente il viso di Daniel, i suoi occhi verdi, i corti ricci biondi, la barbetta ispida che si lasciava crescere.
Dopodiché pensò Ti sei stufato di portarlo al dito?
Era così che comunicavano loro tre: telepaticamente attraverso i loro gioielli.
Nicole e il suo orecchino col rubino, Dantes e il suo anello con lo smeraldo e Daniel col suo bracciale con il turchese.
Erano una sorta di telefoni, solo che le conversazioni non potevano essere intercettate e, cosa migliore, non si pagava alcuna bolletta.
Aihmè, temo che non sia virile quanto me, sorellina. Nicole poté giurare che, anche se attraverso il pensiero, Dantes avesse dato un certo peso all’ultima parola, enfatizzandola, ma cercò di sgombrare la mente. E poi non riesco a maneggiare bene Pharos. E non dimentichiamoci il vantaggio maggiore: dà risalto ai miei occhi, non trovi?
La ragazza si trattenne dal dire, e dal pensare, che lo smeraldo non avrebbe potuto far risaltare ulteriormente i suoi occhi che erano già luminosi come i fari delle automobili degli Esclusi.
Non era un paragone romantico o poetico, ma era solo suo fratello, il suo adorato vanitoso fratellone.
Rimuginò qualche secondo su questi ultimi pensieri e sorrise.

Daniel si fece strada tra i ragazzi che si dimenavano al centro della sala, sbuffando e cercando di non perdere d’occhio la ragazza.
Riuscì a sgattaiolare appena in tempo nella stanza in cui la Guardiana stava entrando, rischiando quasi di perdere un braccio.
Non era un’esagerazione: quando si diventa invisibili anche un po’ di materia scompare, rendendo più vulnerabile il corpo e le ossa.
Il ragazzo guardò la figura, china sul lavandino, che si guardava allo specchio mordendosi il labbro inferiore.
Non si rimirava come faceva Nicole, ovvero per cercare difetti da eliminare col trucco o per controllare il proprio aspetto ma pareva che si stesse guardando senza vedersi, sembrava sovrappensiero e terrorizzata.
I grandi occhi castani erano sgranati, respirava a fatica ed era pallida.
Sì, era decisamente terrorizzata.
La ragazza si portò il dito davanti al viso e trattenne a stento un gridolino: era gonfio, chiazzato di viola e di rosso, chiari sintomi di avvelenamento magico.
Prese un cerotto e fasciò alla meno peggio la ferita, ansimando ancora di più, poi si arrampicò sulla vasca per prendere un po’ d’aria.
Daniel la seguì, si sedette accanto a lei e cercò di materializzarsi ma dei forti colpi alla porta lo costrinsero a rinunciare.
Tutto quanto sembrò andare a rallentatore.
La ragazza voleva saltare giù dalla finestra, ma era un bel salto e non se la sarebbe cavata senza qualche osso rotto qua e là.
Sussurrò Avis e delle ali spuntarono dalla sua schiena.
Non poteva vederle, come del resto non poteva vedere il resto del suo corpo, ma riusciva a sentirle, sentiva il fruscio delle piume che gli accarezzavano le spalle.
Ogni Guardiano aveva delle ali diverse che simboleggiavano qualcosa di loro e le sue erano un incrocio tra quelle di una civetta, simbolo di Atena e della sapienza, e quelle di un angelo.
Quest'ultimo era parecchio ricorrente tra le ali dei Guardiani e simboleggiava la purezza dello spirito.
Non appena la ragazza si lasciò cadere, Daniel le afferrò le spalle e la lasciò, ignara, in un cespuglio.
Amico, sali subito, ci serve aiuto. Risuonò la voce di Dantes nella sua testa.
Lanciò un’occhiata fugace alla ragazza e volò verso il tetto.


Salve a tutti, scusatemi per l'enorme ritardo, ma purtroppo ho una sorella di nove anni che tiene sempre la tv accesa impedendomi di scrivere.
Questo è un capitolo parallelo al primo, per presentarvi tre nuovi personaggi: Daniel, Nicole e Dantes.
Spero vi piaccia il capitolo e il nuovo stile che ho adottato per l'impaginazione!
A proposito, vi ho lasciato qualche indizio qua e là per capire cosa succederà dopo, vediamo se ci arrivate.
Un abbraccio
Mockinghunter
  
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