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Autore: L A I L A    24/06/2013    15 recensioni
Mentre discutevano di quanto le cheerleader potessero essere fastidiose, l' S3 di Elizabeth cominciò a squillare diffondendo Changes per per la parte sottostante le tribune.
[...]
- Tupac... -
Era come se avessero ricevuto una coperta di pile in una giornata fredda, come se fossero entrati sotto il getto caldo della doccia dopo una giornata stressante, come se avessero mangiato patatine fritte dopo giorni di minestrone.
Ellie, soprannominata così da Jamie, chiuse la telefonata, dicendo che era la madre ma, vedendo le facce deluse dei compagni, mise Changes in riproduzione.
Cantarono insieme quelle rime, emozionati, innamorati, bloccati in un vortice di sensazioni contrastanti. Inebriante condizione da cui non avrebbero mai voluto uscire. Altro che erba, era quella per loro la vera droga.
Genere: Avventura, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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J A M I E

La sveglia sul comodino suonò troppo presto.
Jamie la zittì lasciando cadere la mano sullo snooze. Si stupiva sempre di quanto quell' aggeggio fosse resistente, dopo tutti quei colpi che aveva ricevuto.
La mamma entrò con un sorriso che le si spense sulle labbra.
Come al solito era perfetta e Jamie aveva imparato ad odiare quella perfezione, maschera di una personalità che non le apparteneva.
- Sei ancora così! Muoviti o farai tardi a scuola! -
Con questo, scavalcando un cumulo di vestiti lanciati per terra la sera prima, si diresse verso la finestra e, scostando le tendine prese a fare osservazioni maligne sui vicini, osservazioni che Jamie, come sempre, fece finta di non sentire.
La mamma uscì dalla stanza canticchiando e la ragazza, indossando i jeans, raggiunse la finestra fissando con odio il giardinetto ben curato, lì sotto.
Non capiva perchè la mamma si ostinasse a fare in modo che tutti pensassero a loro come a una famiglia perfetta. Ma non lo erano.
Suo fratello, Josh, se n' era andato l' anno prima, proprio per questa ragione e Jamie lo invidiava per il suo coraggio.
Ma lei era ancora minorenne, ancora per poco. Un anno, solo un anno e avrebbe potuto lasciare quella schifo di casa.
L' iPhone segnalò un nuovo messaggio: Stasera ci vediamo. Josh.
Aveva sempre avuto un rapporto speciale col fratello e adesso che lui viveva fuori casa la loro complicità si era consolidata.
Sorridendo, rispose con un semplice 'ok' e andò in cucina per fare colazione.
Con disgusto notò che suo padre era lì. 
- Ciao Robert.-
 L' apostrofò. Non lo chiamava più papà da quando aveva scoperto che tradiva la mamma. Oh, e lei lo sapeva naturalmente, ma divorziare era una cosa inconcepibile per due coniugi perfetti con figli perfetti e una vita perfetta.

Il padre le sorrise e continuò a bere il suo caffè sfogliando distrattamente il giornale.
Jamie prese un toast, ci spalmò sopra del burro di arachidi e prese a mangiare lentamente mentre saliva le scale per finire di prepararsi.
Indossava, quel giorno, la maglietta di Superman, degli shorts in jeans e le blazer rosse.
Prese dall' armadio la vecchia borsa di Fred Perry di Josh che ormai era diventata sua. Era talmente vecchia che la pelle era rovinata in diversi punti e le cuciture cominciavano a cedere, ma lei c' era troppo affezionata per buttarla semplicemente in un bidone dell' immondizia. Si pettinò i capelli e li raccolse in una morbida treccia che le cadeva sulla spalla. Infine, pronta per uscire, salutò i genitori e varcò l' uscio sperando, come sempre, di non dover più tornare in quel posto.

 

 

E L I Z A B E T H

Alzarsi per lei è sempre facile. Non ha preoccupazioni di test da passare o di compiti non fatti.
Con una media dell' A+, sta simpatica a tutti i professori anche se un po' meno agli altri alunni.
Il fatto è che lei anche se lo volesse, non riuscirebbe ad andare male. Ha una memoria fotografica che le permette di ricordare tutto, ed è sempre pronta davanti a un professore.
Poi, non vuole deludere la mamma, che ci tiene tanto, anche se da qualche anno a questa parte ha iniziato a spronare eccessivamente la figlia a fare di meglio quando otteneva già il massimo in tutto.
Il risultato? Uno rapporto madre-figlia che un tempo era fantastico va a rotoli, e una ragazza che inizierà a covare un' interna ribellione.
- Beeeth! -
E' la mamma, dalla cucina, che chiama.

Quando non la sente prepararsi appena sveglia, comincia ad urlare come una forsennata.
Papà è una specie di topo da biblioteca che esce dal suo studio solo per mangiare e dormire, e a volte nemmeno questo. Chi comanda nel matrimonio è Abigail.
Col tempo, il potere che il marito ha ceduto a lei si è accumulato, e adesso che non riesce più a trattenerlo, lo tira fuori diventando una specie di tiranno.
La ragazza uscì dal letto, guardò disgustata quella camera così ordinata e pulita, quei trofei appena lucidati sulle mensole, e i suoi amati pupazzi che giacciono in garage perchè 'facevano polvere'.
E la cosa più brutta era che Beth, essendo figlia unica, era il solo punto di sfogo per sua madre che se la prendeva con lei per qualsiasi cosa.
Beth è veramente carina, ma la sua bellezza è nascosta da degli occhiali troppo grandi per il suo visino delicato, e la sua timidezza le impedisce di essere notata dai ragazzi.
Ma oggi si sente diversa. Si toglie gli occhiali e li lancia sulla scrivania. Senza ci vede benissimo, ha dieci decimi, ma aveva continuato ad usare quegli occhiali dalle lenti neutre, come protezione dal resto del mondo.
Indossò una canottierina leggera e un paio di pantaloncini di tela. Non era mai andata a scuola vestita così. Guardò con orrore il completo castigato che la mamma le aveva sistemato sulla sedia. Preparò la borsa, ma non ci mise neanche un libro.
Uscì dalla sua stanza, percorse il corridoio e si chiuse la porta di casa alle spalle, sbattendola violentemente e sentendo appena l' urlo della madre che la chiamava dalla cucina.

 

 
 

T H O M A S 
 

Quel posto è una merda. Puzza di cucina e di panni sporchi. Vuole scappare, andare via, ma non può.
Thomas vive in una casa famiglia da quando aveva otto anni, quando i suoi genitori sono morti in quel fottutissimo incidente stradale che ha lasciato lui vivo, incolume, nel sedile posteriore dell' auto. Da quel maledetto giorno, si trova in quel posto, circondato da ragazzini problematici e tutori menefreghisti.
La ribellione non è concessa in quella casa, così come la musica, perchè la vicina ha sempre il mal di testa e le pareti sembrano fatte di carta velina. L' unica cosa che lo distrae è ed è sempre stato il football che praticava con i compagni più grandi nel cortile sul retro. Ha imparato così, ed è diventato il quarterback della scuola. Adesso, però quei ragazzi con cui giocava hanno lasciato quel posto, finalmente maggiorenni.
Grazie a loro, ha conosciuto anche l' erba. Nonostante fosse più piccolo, era così in gamba che lo facevano fumare con loro quando i genitori non c' erano, e la davano a lui quando venivano scoperti, perchè non avrebbero mai dubitato di quel dolce ragazzino.
Aveva tredici anni quando fumò la sua prima canna, e quindici quando cominciò a spacciare la poca roba che si procurava grazie alle sue conoscenze al di fuori della casa.
Ora lo conoscevano tutti, sia al Posto che a scuola, sia come quarterback che come pusher.
Quel giorno, il Posto era particolarmente affollato. Era arrivata la Primavera e tutti avevano voglia di divertirsi. Anche una ragazza mai vista prima da quelle parti, si avvicinò a lui chiedendo qualcosa di non troppo forte. Thomas comprese subito che sarebbe stata la sua prima canna e gliene offrì una, sperando quasi di fare colpo. La sconosciuta accettò e si sedettero su un gradino di cemento a fumare.
Lei non parlò, e lui pensò che forse non voleva che nessuno sapesse che era stata lì.
Fece un tiro e la passò. Quella roba gli faceva poco e niente, mentre la ragazza sembrava sentirsi già più leggera.
Si sentì una risata in lontananza, femminile, melodiosa. C' era solo una persona che, in quel posto ridesse così, senza paura di essere sentita...
- Jamie! -
 Urlò Thomas andando incontro all' amica. Lei lo abbracciò e lui la condusse al gradino dove, la ragazza, si guardava intorno tra un tiro e l' altro. Jamie la guardò e, dopo un istante di esitazione disse: 
- Elizabeth? -
La ragazza dai capelli biondi alzò la testa di scatto, e la guardò spaventata. Thomas le guardò stupito e chiese: 
-Voi vi conoscete? -

Jamie lo prese per un braccio e lo portò da una parte.
 
- Lei è nel mio corso di inglese, te ne ho parlato un sacco di volte, la ragazza con la media dell' A+, hai presente? - 
Disse Jamie tutto d' un fiato. 
- Giusto! Ma... Che ci fa qui? Senza occhiali e vestiti da brava ragazza, per giunta. -
 Aggiunse Thomas guardando in direzione di Elizabeth. Jamie scosse la testa e puntò le iridi castane verso la compagna.



 

D E V O N

Il silenzio sembrava avvolgere tutto, quella mattina, così come la nebbiolina leggera che, Devon lo sapeva, si sarebbe diradata nel giro di un paio d' ore, prima che i suoi vicini si svegliassero, interrompendo, col loro consueto casino infernale, tutta quella quiete.

Lui, intanto nel garage, nei sotterranei del condominio, tentava invano di aggiustare il suo amato camioncino.
Si sentì il rumore di piccole ruote sull' asfalto, e il bel giovane uscì da sotto il camion, coricato su uno skateboard.
Era da un mese che quel ferro vecchio non andava più, e non riusciva proprio a capire quale fosse il problema. Non aveva il coraggio di portarlo allo sfascia carrozze, quel Volkswagen Transporter T2 era come un ponte, per lui, l' unico ricordo che aveva di quegli anni passati con gli amici, a divertirsi, fregandosene di tutto.
Adesso era tutto finito. Erano andati tutti al college, avevano una nuova vita lontano da lì, mentre lui bazzicava ancora per quelle strade, incapace di pensare al suo futuro, di diplomarsi con buoni voti, di riprendere in mano la sua vita.
Ormai era il terzo anno di fila, che tentava di uscire da quella maledetta scuola, ma proprio non riusciva a concentrarsi sullo studio. L' unica cosa che voleva era scappare. Era arrivata l' ora di lasciare un po' di libertà a suo fratello che, dopo averlo cresciuto da solo quando i suoi erano entrati in prigione, si era laureato e adesso aveva un buon lavoro e una ragazza dolcissima.
Eppure era ancora legato al suo fratellino, si sentiva responsabile nei suoi confronti, e non aveva il coraggio di lasciarlo solo.
Forse la cosa che gli mancava erano i coglioni. Non era mai riuscito a imporre la sua autorità su Devon, forse per paura di diventare come suo padre: violento e oppressivo.
Sporco di grasso dalla testa ai piedi, Devon scomparve nuovamente sotto il camion, asciugandosi la fronte col dorso della mano e allonatanando i ricordi dolorosi.

Lasciò il garage, se possibile, ancora più scoraggiato di prima. Aveva bisogno di quel camioncino, seriamente.
Salì in casa dove suo fratello stava bevendo un caffè seduto al tavolo della cucina.
- Ciao Dev. -
 Disse rivolgendogli un gran sorriso.

- Ciao bro. - 
Si limitò a rispondere lui, cercando di sorridere ma ottenendo solo una smorfia dovuta alla stanchezza.

Entrò in bagno e si fece una lunga doccia rilassante. Quando uscì, trovò suo fratello che lo aspettava di fronte alla porta.
- Dovresti smetterla di lavorare a quel coso, ormai non va più. Risparmieremo e te ne comprerò uno nuovo. -
Devon gli posò una mano umida sulla spalla:
 
- Non capisci bro, ce la devo fare. -
L' uomo sorrise mestamente e andò in camera sua a prepararsi.
Quando uscì, Devon aveva già lasciato l' appartamento per andare a scuola.

Aveva evitato accuratamente, quella mattina, di prendere l' autobus che l' avrebbe portato dritto di fronte a scuola. Aveva bisogno di qualcosa, qualcosa di veramente forte, o non avrebbe sopportato un' altra giornata a studiare.
Al Posto avrebbe trovato sicuramente quel che cercava. Il Posto, non era altro che un vicolo cieco alla periferia della città, vicino a un chiosco di hotdog chiuso da anni. Non aveva un nome, era solo il Posto. Lo frequentava da quando era entrato alle superiori e tutti lo conoscevano, lì.
Era sicuro perchè buio anche di giorno, per via di una serie di pannelli posti in alto, che collegavano un palazzo all' altro, entrambi in rovina.
C' erano un paio di divani sfondati, lanciati in un angolo, una tv rotta dove molti nascondevano la roba se arrivavano gli sbirri, cosa che succedeva di rado.
Quel quartiere, il più malfamato della città, era rischioso anche, o meglio, soprattutto, per i poliziotti in uniforme.
- Hey Devon! -
 Appena arrivato, un ragazzino che avrà avuto due anni in meno di lui, gli si avvicinò, salutandolo con uno scontro amichevole.

- Ciao Thomas. - 
Sorrise apertamente dando una pacca sulla spalla al ragazzo.

Senza dire niente, si allontanarono nella penombra del posto, mentre gli altri li salutavano con cenni del capo.
 

  
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