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Autore: Chanel7    24/06/2013    15 recensioni
Le lasciò in bacio tra i capelli sorridendo.
“Sarà un gran bel film; la storia d’amore tra Louis William Tomlinson famoso cantante della boy band One Direction e Georgia Elisabeth Lewis duchessa di Endmon, piccolo paesino dell’Inghilterra settentrionale. Vinceremo sicuramente un oscar!” disse con aria sognante.
La moglie rise per l’apparente ingenuità del marito.
“Chiamerò domani stesso i produttori!”.
Sbuffando Georgia si mise a cavalcioni su di lui.
“Ne hai ancora per molto?”. Come stregato da quegli occhi azzurri scosse la testa.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Chapter one.
 
 









Era un giovedì di giugno, precisamente l’undici, non credo dimenticherò mai quel giorno. Avevo ventiquattro anni, una laurea e tanti sogni. Avevo assecondato i desideri dei miei genitori in tutto: mi ero laureata in economia per poter lavorare nell’azienda di famiglia e ,nonostante io volessi andare in una delle sedi americane, per volontà di mio padre rimasi ad Endmon.
Ogni cosa procedeva per il meglio finché non mi chiesero qualcosa di più importante, di più difficile e duro da affrontare.
Tutto cominciò quando mia madre alla fine dell’estate organizzò uno dei suoi soliti party dove mi aveva costretto ad indossare il mio vestito migliore raccomandandosi più volte che io sorridessi sempre e che io fossi sempre gentile con tutti, cosa alquanto strana.
Quella sera c’era una festa sulla spiaggia a cui io avrei voluto partecipare, c’era anche il mio ragazzo dell’epoca Travis, ma come sempre misi da parte le mie volontà e con un sorriso tirato mi presentai a quello stupido party.
A metà serata realizzai il perché di tutta quella preparazione da parte di mia madre, quest’ultima aveva invitato Archibald Davinson II.
Lo conoscevo bene, anzi conoscevo bene la sua ricca famiglia che più volte aveva tentato di comprare l’azienda di famiglia con scarsi risultati.
Fu quel giorno che capì cosa volevano ancora i miei genitori da me, volevano che io mi sposassi e non per amore ma per affari; se io avessi sposato quel troglodita di Archibald non avrebbero più tentato di portarci via l’azienda. Cose da pazzi!
Perché dovevo essere io quella che doveva sacrificarsi? Non poteva farlo mia sorella Janet?
Comunque a partire da quella sera di fine estate regolarmente a casa arrivavano fiori e regali che io puntualmente rifiutavo.
L’atmosfera a casa era gelida se non peggio. Vana era l’indifferenza di mio padre e vane erano anche le parole di mia madre.
Non avrei mai sposato quell’essere.


“Scusi se interrompo il suo racconto, signora Tomlinson ma non riesco a seguirla bene a causa delle risate di suo marito” disse il produttore rivolgendo uno sguardo all’uomo seduto di fronte a lui. Louis sentendosi osservato si dirizzò sulla sedia, Georgia lo fulminò con lo sguardo “Vuoi spiegarmi perché stai ridendo?” e senza ricevere risposta quello ricominciò a ridere “Sto pensando a..ad Archi e al fatto che continui a chiamarlo troglodita e altri nomignoli divertenti! Niall lo chiamava E.T.!” e ricominciò a ridere.
La moglie lo seguì a ruota contagiata dalle sue risa.
Un colpo di tosse li fece voltare verso Moore che li guardava seccato
“Se avete finito, può continuare; gliene sarei davvero grato”.
Imbarazzata si ricompose e ricominciò il suo racconto.



La situazione cambiò a novembre quando al mio compleanno Archibald si presentò alla mia festa. Ero sul punto di cacciarlo via ma mia sorella Janet me lo impedì, purtroppo. Non era di certo venuto lì per farmi gli auguri. Questo lo capii già per il suo vano tentativo di baciarmi più volte e dal fatto che non si staccava mai da me. A metà serata poi accadde. Mi ritrovai al centro della sala trascinata da mia madre, le luci si abbassarono e il DJ fece partire una musica lenta: cosa che io avevo categoricamente vietato.
Tutti gli occhi erano puntati su di me e non riuscivo a capire il perché. Mi guardavano tutti con sguardo felice,  intenerito tranne mia sorella che mi guardava rassegnata. Quando vidi Archibald avvicinarsi iniziai a preoccuparmi.
Quando lui si inginocchiò e mi mostrò un anello con un diamante enorme sarei voluta scappare.
Alzai lo sguardo e incrociai quello di mia madre. La guardai con disprezzo, quasi. Come aveva potuto farmi questo? Il giorno del mio compleanno! Senza degnare di uno sguardo il ragazzo inginocchiato mi voltai con l’intenzione di scappare.
Fui fermata da mio padre che con sguardo gelido mi disse “Accetta, almeno questa volta ascoltaci”
“Almeno questa volta? Papà ma se vi assecondo in ogni cosa! Non puoi costring-“
“Smettila di fare la bambina, stai dando solo spettacolo”.
Amavo mio padre ma in quel momento non sembrava neanche lui.
Mi guardai attorno e vidi le persone che iniziavano a mormorare fra di loro.
Mi voltai verso Archibald nella stessa ed identica posizione di prima.
“Per favore Georgia, ne abbiamo bisogno” mi chiese la donna che mi aveva messo al mondo.
Sospirai frustrata e mi voltai verso il ragazzo. Annuì semplicemente. Quello sorrise.
Il sorriso forse era l’unica cosa buona che aveva, probabilmente grazie ad anni di apparecchio.
Quel bel sorriso però era in contrasto con il nasone, le labbra troppo larghe e la calvizia che iniziava ad essere notata.
Mi si avvicinò, molto probabilmente per baciarmi, io scostai il viso e fui costretta a ricevere un orribile e troppo bagnato bacio sulla guancia. Frenai l’istinto di pulirmi con la mano. Ballammo un lento. Non sapeva neanche ballare tanto che persi il conto di quante volte mi pestò i piedi. Cercai di limitare il più possibile il contatto per il resto della serata. Fu il compleanno più brutto della mia vita.
Quando gli ospiti lasciarono la casa salì in camera e scoppiai a piangere.
Janet mi raggiunse e passammo insieme una notte insonne.
Per i mesi successivi continuai a ricevere regali di ogni genere, non li aprivo neanche, mi limitavo a buttarli.
Poi arrivava mia madre che tirava fuori il pacchetto, lo apriva e tentava di farmi piacere l’ennesima collana, l’ennesimo paio di scarpe o l’ennesima borsa. Non che non fossero cose belle, anzi se non fossero stati regali di quell’ alieno li avrei accettati senza pensarci due volte.
Almeno una volta a settimana veniva a cena a casa nostra, spesso veniva anche Archibald Hector Senior.
Non restavo mai sola con Archi o almeno ci provavo.
Ad ogni sua domanda rispondevo a monosillabi o in modo acido. Speravo che in questo modo si ritirasse ma così non fu.
La data del matrimonio fu scelta dai nostri genitori, l’undici giugno. Non partecipai direttamente ai vari preparativi, pensò a tutto mia madre. Non furono neanche prese le misure del vestito a cui io mi rifiutai. Anzi usarono le taglie di un altro mio abito.
Ogni mio tentativo di sabotaggio o di scappare fu inutile.
I miei sembravano non curarsi del mio stato d’animo, del fatto che fossi infelice, triste completamente indifferente a loro e a quel matrimonio. La sera del dieci luglio presi la mia decisione: avrei cercato di scappare.
Non sapevo se direttamente da casa, dalla chiesa o dall’auto e non sapevo dove sarei andata ma l’avrei fatto.
E lo feci.
 



Ed ecco che arrivò il fatidico giorno. Fin da quando la data era stata stabilita pensai che sarebbe stato il giorno più brutto della mia vita, invece diventò uno dei migliori. Quel giorno c’era il sole anche se l’aria era leggermente fredda. Fui svegliata alle sette.
Non mi opposi quando mi truccarono, mi acconciarono i capelli e neanche quando fui aiutata a svestirmi per poi indossare l’abito.
Era un vestito con un corpetto stretto che scendeva poi largo. Troppo pomposo per i miei gusti, sembravo una bambola
“Me lo fai almeno un sorriso?” mi chiese mia madre; mi faceva leggermente pena per il tono che aveva usato ma non era colpa sua se ero in quella situazione? Non le risposi.
Salì nella limousine che mi avrebbe portato in Chiesa, non degnai mio padre né di uno sguardo né di una parola.
Lui non si oppose alla mia indifferenza come la mamma. Quando la limousine si fermò presi un enorme respiro e scesi dall’auto.
C’era qualche fotografo che avrebbe dovuto mettere la notizia del mio matrimonio nella sezione ‘eventi’ del giornale locale.
Mi ritrovai a pensare che probabilmente quella sarebbe diventata notizia da prima pagina.
La marcia nuziale partì, la navata era lunga e gli ospiti erano tanti, tutta la migliore nobiltà inglese.
Archibald II era lì, chi poteva essere così brutto anche il giorno del suo matrimonio? Beh lui sicuramente o forse era l’odio che provavo nei suoi confronti a farmelo vedere così. A metà navata decisi di agire, non avevo intenzione di ripercorrerla tutta correndo.
Spinsi con forza il braccio di mio padre via, lo guardai per un attimo negli occhi e poi iniziai a correre verso l’uscita senza voltarmi indietro. Sentivo la voce di mio padre che mi richiamava e dei passi dietro di me. Non sapevo chi mi stava correndo dietro e non mi voltai per vederlo. Stupendo ulteriormente tutti invece di precipitarmi all’uscita principale passai per la sacrestia e uscì dalla porta secondaria.
Mia sorella mi aveva procurato un taxi. Vi salì con un po’ di difficoltà per il vestito. “All’aeroporto!” urlai ancora con il fiatone.
Mi voltai giusto in tempo per vedere mio padre che continuava a chiamarmi e per essere accecata da qualche flash.
Non mi sono mai pentita di quel gesto.
 
“Tesoro credo che tu abbia parlato troppo! Posso farlo io ora? Ti prego!” Georgia sbuffò
“Ok, Louis. Quando fai così sei proprio un bambino!” “Lo so” disse con disinvoltura.
Il produttore non fiatò e attese che anche Louis iniziasse a raccontare.

 


Eravamo nel pieno del tour, avevamo terminato le tappe europee con alcune città dell’Inghilterra settentrionale.
Eravamo stanchi ma felici per come fossero andate le cose, e soprattutto emozionati per la settimana di vacanze che ci attendeva in America prima di ricominciare il tour lì. La brutta notizia però ci arrivò due giorni prima di partire: il nostro jet privato aveva dei problemi tecnici di conseguenza avremmo dovuto prendere un normale aereo. A noi non dispiaceva per il fatto che non avremmo avuto tutti i comfort a cui eravamo abituati ma perché a causa di ciò saremmo dovuti andare all’aeroporto pubblico e le fan ci avrebbero assaliti. Ci piaceva ricevere le loro attenzioni ma eravamo troppo stanchi e volevamo semplicemente fare un viaggio rilassante.
Titubanti ci ritrovammo nell’auto che ci avrebbe portati lì. C’era traffico questo ci fece capire la quantità delle fan che ci avrebbero atteso. Quando iniziammo ad avvicinarsi a destinazione cominciai a sentire le urla.
Credo di essere fortunato se dopo tutti questi anni ho ancora l’udito!
Ognuno di noi aveva la propria guardia personale per non contare le altre che dovevano assicurarsi che arrivassimo sani e salvi sull’aereo.
Peter fu affidato a me; era un ragazzo simpatico solo che erano pochi mesi che lavorava come guardia del corpo e non mi sentivo del tutto al sicuro. Infatti non abituato all’assalto di tutte quelle ragazze urlanti andò nel panico. Ricordo ancora la sua faccia: non sapeva che fare, era diventato pallido.  Quando mi sentii tirare per la felpa da una delle tante fan decisi di agire.
Infilai il cappuccio della felpa e mi feci spazio tra la folla cercando di non farmi riconoscere.
Tentativo vano perché quando superai la folla una ragazza mi riconobbe e cominciò ad urlare il mio nome urlando ed indicandomi.
Imprecai mentalmente e iniziai a correre rincorso dalle ragazze.
Correvo più forte che potevo finché non sentii dei passi vicini, mi voltai alla mia destra e notai una ragazza che correva  nella mia stessa direzione, la cosa buffa era che indossava un pomposo abito da sposa. Sembrava spaventata, continuava a voltarsi indietro.
Lo feci anche io e notai alcuni uomini vestiti eleganti che le correvano dietro.
Quindi anche lei stava scappando come me?
Notai una porta sulla sinistra con su scritto ‘solo personale’.
Afferrai la ragazza per il vestito e la portai in quello stanzino.
Fu lì che io e la mia Georgia ci incontrammo per la prima volta.
Bizzarro vero?
 











Ed ecco che ho aggiornato! Ci ho messo un po' a scrivere questo capitolo perchè volevo scriverlo al meglio! Spero di esserci riuscita! xD
Grazie mille a chi ha aggiunto la storia fra le seguite/preferite/ricordate! e un mega grazie a chi ha recensito il prologo! <3
Voglio ringraziare le ragazze che mi hanno scritto su twitter, siete fantastiche! :D

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Alcune ragazze mi hanno chiesto una foto della protagonista, beh io me la immagino così! ;)
Alla prossimaaa! ;D
Bella vero?? *.* 
 
 Louis sempre il solito! ahaha cucciolo! :3
    

   
 
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