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Autore: Sunbreathe    24/06/2013    1 recensioni
Primo settembre 2022, il giorno in cui iniziano i cambiamenti.
'Con un sospiro, Albus soffia via l’aria che aveva trattenuto fino a quel momento.
Si, aveva ragione.
Quella era la quiete prima della tempesta.'
Genere: Commedia, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Lysander Scamandro, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Lily/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Luce, buio.





 
La luna piena disegnava un cerchio perfetto nella notte che aveva sostituito il chiarore del giorno, illuminando il cielo quasi quanto il sole, brillando così forte da coprire la luce delle altre stelle, così piccole in confronto. Terribilmente vicina alla terra, sembrava quasi che potesse essere usata come pluffa per una partita di Quidditch, oppure che potesse essere catturata in un palmo di una mano e stretta forte.
Eppure era così inavvicinabile, immobile nel cielo, come incastrata, regina degli astri, più bella di ogni altro pianeta di ogni altra stella, mentre osservava tutto, tutti, mentre si specchiava nelle acque scure del Lago Nero, nelle piccole increspature formate da qualche Avvincino sotto copertura. Amica del buio, sembrava quasi risplendere di luce propria, come se non si accontentasse di essere un semplice riflesso di luce.
Roxanne Weasley aveva stretto più forte il palmo della mano contro la ringhiera ghiacciata del piccolo balconcino della Torre di Astronomia, le nocche contratte, l’ammasso di capelli ricci, crespi e mutevoli che le ricadevano sulle spalle, pieni come il satellite che gli occhi catturavano rapiti. Poggia anche l’altro mano sulla ringhiera, premendo poi sulle braccia, per dar sforzo ai muscoli allenati, fino a sollevarsi, per dondolare le gambe nel vuoto, sporta un po’ troppo per i canoni delle ragazze di Hogwarts, il pantalone di pigiama a fiorellini gialli che le andava un po’ troppo largo, ma che era decisamente più comodo rispetto alla divisa d’obbligo.
Era sgattaiolata via dalla Sala Comune, protetta dalle ombre e dalla stanchezza che avevano racchiuso il castello in una bolla di silenzio, quindi si era diretta a piccoli passi, come se stesse danzando, verso il suo luogo preferito ad Hogwarts, escludendo il Campo da Quidditch.
Poggia finalmente i piedi per terra, stanca di quell’altalenarsi, curvandosi poi di più col petto in avanti, per poi ritornare sui talloni definitivamente e abbassarsi piano, accucciandosi per terra, le ginocchia strette al petto, le mani come incollate ai paletti verticali delle ringhiere, mentre gli occhi scuri, curiosi, osservano i giochi di luce.
Osserva la traiettoria dei raggi lunari, gli anelli brillare come diamanti, le foglie muoversi piano, al soffio della leggera brezza.
La ragazza si sporge in avanti piano, poggiando il naso contro il ferro liscio e gelido, poi avvicinando le labbra al metallo, rilassandosi ad occhi chiusi, assaporando quel momento di assoluto silenzio.
Nessuno avrebbe mai immaginato che Roxanne amasse il silenzio.
Amava però il silenzio pieno.
Il silenzio tra due persone che si osservano negli occhi e si dicono tutto.
Il silenzio pieno, quello che ti riempie dentro, che si infila nelle orecchie, nello stomaco, nella testa, quello che ti gonfia. Il silenzio dei soffi di vento, quello che anticipava la tempesta.
Invece il silenzio vuoto, quello la spaventava.
Roxanne diceva sempre a tutti di non aver paura di nulla, niente di niente.
Perché quando c’era il silenzio, lei si preoccupava di riempirlo.
Era imbarazzante quanto le facesse paura qualcosa di cosa astratto, si vergognava quasi di non aver paura dei ragni, degli uccelli, oppure dell’altezza. Quelle erano paura rimediabili.
Era un terrore sano.
Hai paura dei ragni? Li eviti!
Insomma, quante volte nella vita puoi trovarti di fronte ad un Super-Ragno-Gigante?
0 in media! A meno che tu non sia Harry Potter, Ron Weasley oppure tu abbia una passione per le bestie pericolose, sia un Mezzo-Gigante e ti chiami Hagrid.
Invece il silenzio. Oh, il silenzio è ovunque.
E quello più pericoloso, secondo Roxanne, è quello che nessun chiasso può completamente otturare.
Come quando ti annunciano una morte, oppure finisci un discorso importante, oppure aspetti una risposta che potrebbe cambiarti la vita.
Puoi lanciare tutte le cioccorane che vuoi, puoi cantare una canzone di Celestina a squarciagola, puoi improvvisarti Albus Silente e fingere di ballare la conga in intimo, ma invano. Il silenzio resterà. E ti coprirà come una coperta di neve, lasciandoti senza parole. Ti svuoterà, risucchierà tutta la tua felicità e poi riempirà il tuo intestino di ansia.

-Non pensavo fossi il tipo da Torre di Astronomia.-
Roxanne raddrizza la schiena di colpo, indietreggiando con un salto e allontanandosi velocemente dalla sbarra, cadendo di nuovo di sedere sul pavimento,  per poi girarsi di scatto e mettersi sulle ginocchia, pronta ad alzarsi, i pugni stretti, chiusi, attenti, avrebbe potuto iniziare un duello alla babbana in qualunque momento.
-Chi sei? Che ci fai qui?-
Si era alzata, la mora, ora si puntellava sulle punte e si guardava intorno con aria circospetta, le sopracciglia dritte che formavano due strisce al loro mezzo, gli occhi socchiusi.
-Guarda che ti faccio male. E, se scopro chi sei, posso riempirti il letto di caccabombe e farti ricordare per sempre questo giorno a suon di Merendine Marinare su per--
Non completa la frase, mentre i pugni le scendono lungo i fianchi e un’espressione stupita sostituisce quella attenta e pronta all’attacco di prima, Roxanne era una donna guerriera, in quel momento assomigliava di più—di più ad una scimmia che ha appena scoperto di aver perso una banana.
-Roxanne, abbassi così la guardia? Sembra che un branco di gorgo sprizzi ti sia entrato nelle orecchie, anche se la vedo difficile.. Con tutti quei capelli a farti da protezione!-
-Non insultare i miei capelli.-
-Non era affatto un insulto.-
Lorcan Scamander aveva fatto un passo in avanti, sporgendosi verso il pallore della luna che rendeva la sua pelle chiara solo ancora più trasparente del solito, Roxanne, non abituata alle pelli così diafane, avrebbe potuto seguire il tracciato delle vene sul suo collo, oppure sui polsi. Un sorriso sghembo a piegargli le labbra sottili, si era avvicinato di molti passi alla compagna di scuola, osservandola con occhi quasi divertiti.
-Però attenta, Roxanne. Per i nargilli può essere molto difficile entrare, ma è anche difficile uscire. Dovresti provare a tirarli indietro, sai?-
Aveva allungato una mano, portandola tra i ricci stretti della ragazza, infilando poi l’indice in un boccolo, tirandolo appena e poi facendolo ricurvare su sé stesso, piano. Aveva quindi provato a tirare i capelli all’indietro, ma, non riuscendoci, aveva aperto le labbra in una goffa risata, facendo apparire due allegre fossette agli angoli di esse.
Roxanne aveva gonfiato le guance così tanto che il viso sembrava quasi sproporzionato rispetto al minuto resto del corpo, poi però, notanto che il ragazzo non era per nulla spaventato dalla sua occhiataccia, aveva sbattuto violentemente due pugni sul suo petto, per poi indietreggiare e dargli le spalle, permalosa e orgogliosa, la schiena diritta e i passi lunghi.
-Guarda che non ci metto nulla a riempirti il letto di caccabombe.-
-Non pensavo fossi una romanticona. La luna piena, la Torre di Astronomia..-
Uno sbuffo interrompe il monologo del ragazzo che voleva stuzzicare la quindicenne. Roxanne curva appena la schiena, poggiandosi di nuovo sulla ringhiera, quindi parla.
-Taci, Scamander.- Roxanne raddrizza di nuovo la schiena, quindi si gira sui tacchi e fissa il ragazzo negli occhi, per quanto fosse possibile data l’oscurità che colorava lo spazio, quindi si avvicina a grandi falcate, come una leonessa sul territorio da caccia.
-Se scopro che lo hai detto a qualcuno, le caccabombe nel letto saranno solo una stupida pausa dai tormenti che potrei inventare.-
Detto questo, si acquatta nell’ombra, per poi sparire agli occhi di Lorcan, immobile, mentre fissava il vuoto lasciato dall’imponente figura di Roxanne.

 
 
 
-




Bacio.
Occhi chiusi.
Pelle.
Luna.
Menta.
Api frizzole.
Luce.
-Basta, ti prego.-
Labbra.
Sorriso.
Lacrima.
Mani.
Dita.
-Non.. non possiamo, lo sai..-
Abbraccio.
-Cosa c’è di male?-
Amore.
Vita.
Fianchi.
Luce.
Buio.
Paura
.
-Tutto-
-Niente-
Bacio.
Felicità.
Sole.
Terrore.
Scoperta.
-Devo andare.-
-No.-
-Si.-
-Non voglio.-
-Addio.-
-A domani?-
Spavento.
Rumore.
Silenzio.
Sorriso.
Cuore.
Anima.
Bacio.
-A domani.-






-



Cher Dominique,
ho provato a rintracciarti da gran-mère Apolline, ma a quanto pare non sei neanche lì.
Sei sparita, Minique, dove sei?
E’ la decima lettera che invio, sperando che arrivi una risposta, spero tu non sia troppo lontana perché ti arrivi la mia civetta, tesoro mio.
Comment ça va?
Qui tutto trés bien, ma è successo qualcosa, sorellina, qualcosa di meraviglioso, ma cui penso di non essere pronta.
Io e Ted aspettiamo un bambino e non siamo neanche sposati.
Se maman venisse a saperlo.. Ti prego, Nique, torna. Londra ti aspetta. Io ti aspetto, anche Louis sente la tua mancanza e papà è così diverso! Non indossa neanche più i suoi orecchini comprati al mercato egizio. Ho bisogno di te, manchi a tutti: a Lily, a Lucy, persino a Roxanne, ad Albus e a.. James, Minique, sono sicura che manchi anche a lui, sorellina.
So bene che è difficile rinunciare al sole di Paris, ma pensa anche al sole della famiglia, alla luna che risplende su Villa Conchiglia.
Torna a casa Dominique,
con affetto,
Victoire’


Era almeno la ventesima volta che Dominique, i capelli biondi ora tagliati alle spalle, gli occhi celeste chiaro, gli zigomi alti e i tratti delicati, leggeva la lettera che le era stata recapitata da una civetta bianca, all’ombra della Tour Eiffel, seduta su una panchina di ferro, piano, il vento che le accarezzava la pelle chiara con dolcezza, come una tiepida carezza che una madre regala al figlio mentre sta per addormentarsi.
Si era alzata in piedi, Dominique, gli occhi appena lucidi per la nuova notizia.
Non aveva mai avuto rapporti ottimi con sua sorella durante i suoi anni ad Hogwarts, anzi, risultavano spesso glaciali tra di loro, fredde, due statue di ghiaccio, esperte entrambe nel Galateo, ma incapaci nel socializzare a vicenda. Troppo distanti, per concedersi una carezza.
Pareri troppo diversi.
Victoire, innamorata del sole della Francia, che costringeva la famiglia a trascorrere almeno un mese dei due con nonna Apolline, a Parigi, per svuotare la camera blindata della Gringott in scarpe, vestiti e café nei bar degli Champes Elysées.
Dominique, impegnata in una lettura sotto una quercia nell’ampio cortile della Tana, a correre per i prati ad inseguire gli gnomi di nascosto, per non farsi scoprire dalla madre, che amava camminare sotto la pioggia di Londra senza ombrello, confondendosi tra i Babbani.
Eppure, durante il settimo anno, tutto era cambiato.
Dominique e Victoire avevano imparato che stringersi la mano era molto più facile che allontanarla con freddezza.
Che trattarsi con confidenza era molto più semplice, che limitarsi al saluto e a vaghe forme di cortesie.
Che gli abbracci riempivano gli spazi molto più delle belle parole e che le lacrime, se condivise, avevano un sapore molto meno amaro.
Così le spalle di Victoire accolsero i pianti di Dominique.
Così il cuore di Dominique aveva imparato a fidarsi di quello di Victoire, e viceversa.
E quando Dominique, terminato il settimo anno, aveva deciso di fuggire dai dispiaceri e di stare per un po’ a Parigi per voltare pagina (se non per cambiare decisamente libro), nessuno aveva appoggiato la sua scelta tranne Victoire. Nessuno aveva sentito la sua mancanza più di Victoire.
Dominique chiude gli occhi, una lacrima che le riga la guancia candida, fino a scivolare sul foglio di pergamena saturo del profumo di rose della sorella, quindi gira il piccolo foglio e,con una piccola stilo cacciata fuori dalla tasca,segna sul retro della pergamena, cercando di scrivere in maniera più chiara possibile:
 
 
‘’Sto arrivando.’’









Angolo della scrittrice:
Lo so, lo so, è tutto un po’ confuso, soprattutto la parte centrale.
Per l’ultima parte.. Ho notato che in molte fanfictions il rapporto tra Victoire e Dominique non è dei migliori, però io penso che siano comunque sorelle.. quindi mi è uscito questo.
Spero vi piaccia,
la prossima volta provo a segnalare i volti degli attori/modelli che mi ricordano di più i personaggi.

Con affetto,
Ilaria. 
  
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