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Autore: Fly_ya    24/06/2013    2 recensioni
Tirò un sospirò, come per scrollarsi un peso dal petto.
- Zayn, senti - cominciò lei all'improvviso - non ce n’è bisogno. Sul serio non ho bisogno della tua premura. Non ho bisogno della premura di nessuno. Voglio solo stare un po’ da sola con me stessa. -
- Tu pensi che io abbia fatto tutto questo per premura? - dissi sedendomi sul divano.
- Per cos'altro, allora? - chiese lei cieca.
- Tu non hai capito proprio nulla, vero, Fly? - la sua faccia si stranì al suono delle mie parole.
- Credi davvero che stia facendo tutto questo per premura? Io? Zayn Malik? - alzai un sopracciglio - Sei proprio fuori strada! -
Non pronunciò parola. Rimase solo a guardarmi impietrita. Forse aveva capito cosa intendessi dire. O forse non aveva capito proprio un bel niente. Comunque sia rimase a guardarmi per tutto il giorno e ad osservare ogni mio singolo movimento da lontano.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Capitolo 17

 
I's a damn cold night 
Tryin' to figure out this life
Won't you take me by the hand ?
Take me somewhere new
I don't now who you are
But I 'm with you
I'm with you.


[Avril Lavigne]



 
P.V. Zayn
Non era possibile.Quante sventure ancora doveva passare quella ragazza? Volevo portarla in un posto tranquillo in cui si sarebbe potuta rilassare, in cui avrebbe potuto sorridere e ridere con me. Ma avevo fatto un buco nell'acqua. Adesso lei era come terrorizzata, il suo sguardo era perso nel mio come per cercare un po' di forza per affrontare tutto quello, le sue mani tremavano e sudavano per la tensione. Lei aveva già capito tutto a differenza di me che non avevo ancora capito di chi si trattasse. 
Abbandonai l'idea di fissare i suoi occhi e mi voltai leggermente per guardare il viso della ragazza  ma la mano di Fly mi bloccò per un polso. Erano affari suoi, non miei. Aveva ragione.
Vidi il suo sguardo cambiare totalmente. Dalla frustrazione più profonda passò alla rabbia che per tutti questi anni aveva preservato. Si voltò di scattò verso la ragazza continuando a tenere stretto il mio polso. 
- Oh mio dio, Noel sei tu! Sapessi quanto ti ho cercata!
Era lei, la sua migliore amica. Quella a cui aveva chiesto di dimenticarla: a quanto pare non l'aveva fatto. La ragazza era in lacrime. Vedevo la felicità nei suoi occhi che luccicavano alla luce del sole. Maya: era questo il suo nome.
Era cambiata. Non era più la persona della foto che avevo visto. I suoi capelli adesso tendevano ad un violaceo. Il suo viso era più scavato e stanco. D'altronde proprio come Fly. 
La ragazza fece per abbracciarla ma Fly le bloccò un braccio con la mano che dapprima teneva il mio polso. Il suo sguardo si intensificava ogni minuto che passava.
- Cosa diavolo ci fai qui? Non dovresti essere in Italia? - domandò freddamente Fly mollando violentemente la presa. Dopo un attimo di esitazione e di incredulità, Maya rispose - Ci vivo. Da un anno ormai. - 
Aveva una fragilità così palese da far tenerezza ad un bambino. In quel momento mi chiedevo come Fly riuscisse a trattarla così male.
- Sei dimagrita tantissimo. - continuò la ragazza.
- Sai quando si fa uso di cocaina si dimagrisce. - rispose acida. 
- Ti stai ancora drogando?
Scattò in piedi e si mise di fronte a lei. Avevano la stessa altezza, quindi si potevano guardare diritte negli occhi senza problemi.
- Non ci vediamo né sentiamo da due anni, e tutto quello che sai dire è questo? Maya le cose sono cambiate, non solo per te. Fattene una ragione. -
- Noel aspetta. -
- Io non aspetto nulla. Sai meglio di chiunque altro che non ho mai aspettato niente e nessuno e con te non farò eccezione. Dovevi lasciar perdere. Dovevi dimenticarmi. Sono passati tre anni ormai. E stai ancora a pensare ad un passato che non esiste più. Noel non esiste più, Maya. Non esiste. - Scostò con poco garbo quella che era la sua vecchia amica e si recò all' uscita del bar.
- Malik, andiamo. - disse prima di allontanarsi definitivamente.
La ragazza era sconvolta. Non aveva pronunciato parola. Fly non le aveva dato neanche il tempo di farlo. Era rimasta così, con la bocca semiaperta in un espressione di dolore. 
- Mi dispiace. - dissi mentre mi alzavo dalla sedia. 
- Aspetta. - mi bloccò - Dimmi... sta bene? - 
- Come ti è sembrata? Ti sembrava che stesse bene? - mi avvicinai a lei e le poggiai una mano sulla spalla. - Dammi il tuo cellulare. - lei me lo porse senza chiedermi perchè. - Questo è il mio numero. Chiamami ogni volta che vuoi. - dissi restituendole il suo Nokia. - Ah dimenticavo il mio nome è Zayn, Maya. - 
- Come sai il mio nome? - domandò lei ancora tra le lacrime.
- So molto più di quanto tu possa immaginare. - risposi voltandomi e andandomene a passo svelto per raggiungere Fly. 
 
 
P.V. Fly 
Volai via dalla sua vista. Ad ogni passo sentivo un vuoto assurdo intorno a me. 
Non volevo che lei sperasse ancora di poter vedere qualcosa di buono in me, perché così non era. E per questo motivo, cosa se ne faceva di una persona, quale ero io? Brava solo a rovinare tutto o a trattar male la gente? Nulla, non se ne faceva assolutamente nulla.
Lei era la persona a cui tenevo di più in assoluto da 15 anni a questa parte. Ricordavo ancora perfettamente il giorno in cui c’eravamo conosciute. Io avevo poco più di 5 anni e lei ne aveva poco più di 4. Era nel parco a giocare con un pallone da sola. Arrivai al suo fianco, pedalando sulla bicicletta, proprio nel momento in cui altri bambini le si avvicinarono strappandole il pallone delle mani. Pianse ma non fece nulla. Pianse per un tempo interminabile ma non rincorse quei bambini, né impreco contro di loro. Mi avvicinai a lei e l’abbracciai, ma ciò non calmò le sue lacrime. Si placò solo un po’ di tempo dopo e quando alzò la testa per guardarmi negli occhi tutto quello che disse fu - Sei il mio angelo custode, vero? - e io non potei che sorridere a quelle parole. Da quel giorno, per ogni giorno dell’anno, fummo insieme. Non ci stancavamo mai di correre, giocare, ridere e mangiare. E se non fosse stato per me, probabilmente tutt’ora non ci saremmo stancate di farlo. Ma seppur era successo quello che era successo, io ero rimasta il suo angelo custode. Il problema era farle capire che, in questi anni trascorsi passati senza di lei e in quello stesso preciso momento, la stessi proteggendo proprio da me stessa.  
Mi appoggiai con la schiena alla macchina. Il mio viso era rivolto verso terra per nascondere alle persone che passavano un espressione mista tra dolore e rimorso. 
Mi sentivo così stupida. Come potevo pensare di venire a Londra e rifarmi una vita qui? Qui, nel posto in cui lei amava, quel posto dove aveva giurato avrebbe vissuto per tutta la vita. 
Sapevo sarebbe arrivato questo momento, ma non mi aspettavo arrivasse proprio adesso. Mi aveva preso alla sprovvista. Non avevo neanche mai pensato a cosa dire nel momento fosse accaduto e ora che me l’ero trovata di fronte l’unica cosa che ero riuscita a formulare nel mio cervello erano delle parole che la ferissero per allontanarla da me, forse definitivamente. 
Ma per quanto l’avessi voluta allontanare, lei rimaneva in me. Era viva in me come il sangue che pulsa nelle vene, come se non me ne fossi mai andata dall’ Italia, come se per tutto quel tempo non fosse cambiato mai nulla. 
Zayn mi raggiunse dopo un po’ con un sacchetto alla mano e mi risvegliò dalle mie seghe mentali poggiandomi una mano sul viso. Mi sorrise dolcemente per poi riportare la mano lungo i suoi fianchi.
- Tieni. Mangiamo in macchina. -  disse porgendomi il sacchetto. 
- Grazie ma mi è passata la fame. - risposi senza degnarlo di uno sguardo ma in qualche modo avvertii che i suoi occhi delusi erano poggiati fissi sul mio viso.
 
P.V Zayn 
Non disse una parola per tutto il viaggio di ritorno, cosa che non era assolutamente da lei. Bastava davvero così poco per turbarla? Bastava che uno squarcio del suo passato si aprisse sul presente per ribaltare il suo umore?  Dov’ erano finite le battutine sprezzanti e la sua acidità? Che fosse davvero tutta una maschera? Non sapevo cosa pensare. 
Restavo così immobile a guardare la strada da percorrere e intanto cercavo una spiegazione o forse qualcosa da dirle che le avrebbe fatto bene. Lei era rannicchiata sul sedile accanto al mio col viso rivolto verso il finestrino a pensare chissà cosa. 
- Dove vuoi andare? - le chiesi per distogliere i suoi pensieri. Ma non ricevetti nessuna risposta. Era come in “Switch off”, aveva messo “pausa” a tutto quello che la circondava per divagare nella sua mente, e nulla l’avrebbe destata.
Feci, quindi, strada verso casa accompagnato solo da un silenzio tombale. 
 
Spensi il motore, dopo aver varcato il cancello della casa. La vidi come risvegliarsi da un sonno tanto che sbatté le palpebre due o tre volte proprio come si fa appena svegli.
- Dove siamo? - 
- A casa mia. - 
- Casa tua? - 
- Sì. Ho pensato che non fosse il caso tornare alla villa. Sai per i paparazzi… - 
- Oh, certo. - 
Entrammo in casa. Ci togliemmo i cappotti che appendemmo all’ingresso e ci avviammo verso il salotto. 
Era una casa che avevo comprato appena due mesi prima. Era il mio rifugio nel momento in cui avessi preteso silenzio e pace, cose che alla villa mancavano in modo fisso a causa della sovrabbondanza di gente che ci abitava. 
Tirò un sospirò, come per scrollarsi un peso dal petto. 
- Zayn, senti - cominciò lei all’improvviso - non ce n’è bisogno. Sul serio non ho bisogno della tua premura. Non ho bisogno della premura di nessuno. Voglio solo stare un po’ da sola con me stessa. - 
- Tu pensi che io abbia fatto tutto questo per premura? - dissi sedendomi sul divano.
- Per cos’altro, allora? - chiese lei cieca.
- Tu non hai capito proprio nulla, vero, Fly? - la sua faccia si stranì al suono delle mie parole.
- Credi davvero che stia facendo tutto questo per premura? Io? Zayn Malik? - alzai un sopracciglio - Sei proprio fuori strada!
Non pronunciò parola. Rimase solo a guardarmi impietrita. Forse aveva capito cosa intendessi dire. O forse non aveva capito proprio un bel niente. Comunque sia rimase a guardarmi per tutto il giorno e ad osservare ogni mio singolo movimento da lontano.

 
Era ormai tarda sera. La giornata era passata come se fossi stato solo tutto il tempo. Non una parola uscì dalla sua bocca. Entrata in casa si era lasciata andare sul grande divano del salotto e lì era rimasta per tutto il tempo, senza mangiare nulla. Ma sapevo che mi seguiva con lo sguardo. Forse pensava ancora all’ unica conversazione avuta quella giornata, o forse pensava alla sua amica. 
- Sono le undici se vuoi andare a dormire di sopra c’è una camera libera proprio accanto alla mia. - 
- Okay. -  fu tutto quello che disse. 
Si alzò dal divano e si diresse verso le scale. La seguii per mostrarle la stanza. Vi entrò silenziosamente. Si girò e rigirò su se stessa per osservare quello che la circondava, per poi esclamare - Sei sicuro che posso usarla? - annuii. 
- Per qualsiasi cosa la mia stanza è quella subito dopo la tua. - Mi fece un flebile sorriso e tornò a guardarsi intorno.
- Allora buonanotte. - la salutai chiudendo la porta.
- Zayn... - Mi chiamò prima che potessi chiuderla completamente.
- Cosa c’è? - le chiesi affacciandomi sulla sua camera.
- Grazie. - Restai come imbambolato sulla porta. Quel suo “grazie”, pronunciato per chissà quale motivo, era davvero sincero, non era forzato, ma più naturale di quanto potesse esserlo in una normalissima situazione. Le andai incontro e la accolsi tra le mie braccia inspirando il suo profumo di vaniglia. Lei si abbandonò in quell’abbraccio, capendo che era al sicuro. Le stampai un bacio tra i capelli e uscii dalla stanza senza prima averla guardata un’ ultima volta.
 
Entrai in camera mia e dopo essermi spogliato velocemente mi gettai sotto la doccia.
Cosa diavolo mi stava succedendo? Cosa mi stava facendo quella ragazza? Una volta non avrei mai pensato di portare una ragazza a casa senza farci sesso. E invece adesso mi ritrovavo a tenere un sorriso ebete stampato in volto per un misero “Grazie”. 
Stava diventando molto più importante di quanto già non sapessi. 
E Perrie se n’era accorta prima di me probabilmente. Aveva capito che ormai non era più il centro del mio mondo perché qualcun altro aveva preso il suo posto. 
Mi aveva investito con la sua stranezza e ci ero rimasto steso. La sua naturalezza, la risata e le sue strane abitudini e i suoi strani modi di fare mi avevano avvolto come solo un uragano avrebbe potuto fare. Era divenuta un chiodo fisso nella mia mente. E non c’era momento in cui desiderassi vederla sorridere, perché il suo sorriso valeva oro: ce ne voleva per vederlo ma quando spuntava sul suo viso era come l’aurora che illuminava la città dopo una notte di buio. E ora mi sentivo come se mi bastasse quello per essere felice. 
Uscii dalla doccia dopo aver dato pace ai miei pensieri e mi scaraventai poco dopo nel letto sotto le lenzuola. 
 
P.V. Fly
Ero nel letto ormai da più di due ore. Non riuscivo a dormire. Quella giornata mi aveva sconvolto l’ esistenza, ancor più di quanto fosse già stata sconvolta in passato. 
Rivedere Maya, con Zayn, per lo più. 
Zayn. Un “grazie” gli era più che dovuto. In realtà si sarebbe meritato molto di più di quel “grazie”, ma in quel momento non i sentivo di dirgli altro. Fortunatamente non aveva fatto domande. Mi aveva lasciata a contemplare i miei pensieri così come era chiaro che volessi. E prima di andarsene mi aveva abbracciato come mai nessuno aveva fatto, senza dire una parola perché non sarebbero servite a nulle: quell’abbraccio bastava a dire tutto. Mi ero sentita protetta e in un certo senso amata e non avrei rinunciato a quell’ abbraccio per nulla al mondo in quell’istante. Era quello di cui avevo bisogno. 
Scossi la testa. ”Fly ma che diavolo stai facendo?” sussurrai ad occhi chiusi con una mano poggiata sul viso. Mi ero messa a pensare a Zayn. Zayn. Santissimo Zayn. Non potei altro che constatare che non era la prima volta che il pensiero di Zayn mi rubasse ore di sonno.
Cosa stava succedendo? Non ci capivo assolutamente nulla. Era successo tutto troppo in fretta e anche per una persona razionale ed osservatrice come me era difficile comprendere la situazione. Zayn era passato da “ragazzo da odiare” a “ragazzo che ringrazio Dio esiste” in poco più di 48 ore. Era tutto ciò a cui mi potevo appigliare, la mia ancora di salvezza. Mi ero trovata a detestarlo per aver invaso la mia privacy e aver spiato nel mio passato ma adesso mi trovavo a ringraziare chissà quale Dio per averlo fatto. Non avrei mai saputo affrontare l’incontro con Maya in quel modo se lui non fosse stato come me. Anzi, non avrei mai saputo affrontarla e basta. 
Mi ritrovai così a capire che lo sguardo di Zayn mi infondesse una sicurezza sprezzante di ogni pericolo, di cui avevo bisogno per non scappare. Mi ritrovai a capire che Zayn era quel tipo di persona che poteva starmi accanto nonostante tutti gli errori commessi. Mi ritrovai a capire che Zayn sapeva benissimo chi fossi e cosa avessi fatto ma lui, invece di girare i tacchi in un’ altra direzione, mi era sempre più vicino, come nessuno avrebbe potuto. Mi ritrovai a capire che Zayn potesse essere la persona che mi era mancata in questi due anni a Londra. Era ormai diventato l’incarnazione di protezione e di forza per me, non so come. 
Mi alzai dal letto ripassandomi le mani sul viso più e più volte. Uscii dalla stanza e mi ritrovai nel corridoio buio che percorsi fino alle scale. Scesi in cucina per mettere qualcosa sotto i denti. Lo stomaco risentiva del digiuno di tutta la giornata ormai. Aprii il frigo ma non ci trovai un bel niente a parte del acqua e latte. Dovevo saperlo: in fondo era una casa abitata occasionalmente. Accesi la luce fioca al di sopra dei fornelli e scavai un po’ nei mobili. Ci trovai dei biscotti. Mi preparai così del latte caldo, sperando che placasse il mio stomaco. 
Mi sedetti e mi godetti il mio latte coi biscotti. Sentii un rumore improvviso che mi fece rabbrividire e solo dopo essermi accertata che non fosse nulla, portai la tazza alla bocca.
- Che ci fai qui?
Saltai dalla paura versandomi del latte bollente sul petto e sull‘ addome.
- Ah… cazzo. -
Mi alzai di scatto dalla sedia e presi uno straccio che bagnai e passai sulle zone scottate.
- Scusa non ti volevo spaventare. - disse avvicinandosi - Ero venuto solo a prendere un po’ d’acqua.
Alzai lo sguardo verso di lui. Indossava solo dei boxer neri che lasciavano ben poco all’immaginazione. I capelli spettinati e lo sguardo assonnato, per qualche assurdo motivo, evidenziavano la sua bellezza. La pelle ambrata. Le spalle e i muscoli definiti. Ehssì, non era proprio niente male. Solo quando fu praticamente davanti a me, mi resi conto che tutto ciò che indossavo era dell’intimo. 
- Resta a distanza di sicurezza. - dissi in un risatina allontanandolo posando una mano sul suo petto. Lui alzò le braccia in segno di resa e fece marcia indietro per prendere l’acqua dal frigorifero. 
Tolsi lo straccio dalle zone scottate e notai due grosse macchie rosse. Sbuffai. Lui le notò e si riavvicinò a me con lo sguardo corrucciato. 
- Scusa, non volevo. - disse posandoci una mano su. 
Per qualche strano motivo il suo tocco fece aumentare il mio battito cardiaco. La sua mano era praticamente sul mio seno e lui se n’era ben reso conto. Alzai lo sguardo dalla sua mano ai suoi occhi. Dio, quegli occhi. Solo adesso li vedevo così bene. Erano tanto profondi che mi ci sarei potuta perdere dentro. Quel color nocciola così intenso mi stava confondendo l’anima. 
La sua mano viaggiò dal mio seno per poi salire al collo e fermarsi a metà tra il mento e la guancia. La sua espressione era seria come non lo era mai stata prima d’ora. I suoi occhi erano fissi nei miei e sembravano non volersi staccare. Ad un certo punto sentii le sue labbra posarsi sulle mie con un morbido tocco. Chiusi gli occhi a quella sensazione e mi persi in un nuovo mondo. Continuò a baciarmi le labbra come se ad ogni bacio ne assaporasse il sapore. Scese, poi, dalle labbra al collo per poi finire col dare dei baci umidi sulle zone arrossate. Improvvisamente staccò le sue labbra dal mio corpo posando le mani sul piercing all’ ombelico e posò la sua fronte contro la mia e il suo sguardo nei miei occhi che si aprirono solo in quel momento. 
- Va meglio adesso? - sussurrò. Io annuii senza dire una parola. Ero estasiata e stranita allo stesso tempo. 
Si staccò sorridendomi e mi resi conto che la magia era finita prima di quanto pensassi. 
- Andiamo? -  chiese subito dopo. Annuii ancora. 
Lo seguii su per le scale e quando arrivai alla mia porta, prima di aprirla, lo fissai mentre apriva la sua, senza dire una parola, per poi sparirci all’interno. 
Quella notte sarebbe stata ancora più lunga del previsto. Entrai in camera e  cercai nella borsa se mi era rimasta la mia immancabile bustina. Fortunatamente era lì a farmi compagnia come sempre nei momenti di confusione o di perdizione. La rollai e uscii fuori dalla mia stanza e sgattaiolai nel corridoio cercando di non fare alcun rumore. Salii le scale che portavano alla mansarda con la terrazza. Uscii fuori e il vento freddo mi accolse poco gentilmente. Accesi la canna con non poca difficoltà e i primi tiri furono profondi così come la confusione che avevo indosso. 
Cosa stava cercando di fare Zayn? Di certo mi stava facendo impazzire. Di questo passo sarei finita all’ Inferno in tempo record. 
Gettai la canna ormai finita nel giardino sottostante e ritornai di sotto leggermente barcollante.
Mi impalai davanti la porta della mia camera a fissare quella di Zayn.
In quel momento pensai “Se devo andare all’Inferno, che sia”. Mi avviai verso la porta della sua camera e bussai aprendo poco la porta. Lo vidi alzare la testa dal cuscino e cercare di capire cosa volessi. 
- Posso stare con te? - chiesi entrando in camera e richiudendo la porta dietro di me.
- Vieni qui, su. - rispose. 
Mi fiondai a capofitto sotto le coperte al suo fianco. 
- Sei gelida. - sussurrò rabbrividendo, poggiando una mano sul mio braccio e iniziando a strofinarlo, come per far calore. - Vieni qui. - disse abbracciandomi ponendo fine ad ogni distanza pari a centimetri tra noi.  La mia schiena era poggiata al suo petto bollente. Era una bella sensazione avvertire il calore che emanava il suo corpo.  
- Puzzi di erba. - disse ad un tratto e io risi rigirandomi nel letto, voltandomi verso il suo viso, restando comunque abbracciata a lui.  
- E allora? - 
- Allora quando la smetti? - 
- Diciamo che io la smetterò quando tu finirai di fare lo stronzo. - 
- Vuoi che faccia il vero stronzo? - gli lanciai uno sguardo di sfida.  
- Stiamo a vedere. -  
Iniziò a solleticarmi fino a farmi finire senza fiato. In un secondo si ritrovò sopra di me. Implorai pietà tra una risata e l’altra mente lui mi guardava serio dall’alto. Spensi quel sorriso. L’Inferno stava per iniziare e avrebbe bruciato avido tutta la notte
 
Si precipitò sulle mie labbra, ma non come prima. Adesso c’era avidità e lussuria in ogni gesto. Ogni bacio era umido e approfondito e non ci sarebbe stato verso di fermarli. Potevo avvertire il suo sapore di tabacco mischiato a menta che mi faceva impazzire. La sua lingua si infilò rapidamente tra le mie labbra e cercò la mia che trovò poco dopo. Staccai quel bacio mordendogli il labbro inferiore. Lui scese con la lingua sul collo facendo impazzire i miei ormoni e facendomi inarcare la schiena dal piacere. Abbassò le spalline del mio reggiseno e lo slacciò subito dopo. Lo sfilò violentemente e rimase a guardarmi estasiato. Mi bloccò i polsi con le mani e iniziò a stuzzicare il mio seno. Emisi un gemito, che cercai di soffocare mordendomi le labbra, quando la sua lingua si poggiò sui capezzoli per poi finire con dare un piccolo morso. Zayn mollò la presa dei polsi per scendere dal seno alla pancia. Torturò l’ombelico col piercing per un po’ e mai cosa fu per me più eccitante. Risalì col suo viso all’ altezza del mio. Non era stato abbastanza. Per nessuno dei due. E nessuno dei due aveva intenzione di fermarsi. 
Ribaltai le posizioni, finendo seduta sopra di lui. Afferrai le sue belle spalle larghe e notai un sorriso compiaciuto sul suo volto che feci sparire nel momento in cui iniziai a baciare bramosa le sue labbra. Poggiò le sue mani contro la mia schiena e mi avvicinò a sè. Non c’era contatto che bastasse tra noi. Le mie mani scivolarono dalle sue spalle al suo petto e la mia bocca dalle sue labbra al suo collo, che inumidii con baci e morsi. Chiuse gli occhi e schiuse le labbra per manifestare il suo piacere e mi sembrò come se quella scena fosse stata dipinta da Dio in persona: non avevo mai visto nulla di più bello. 
Poggiai il mio bacino sul suo e sentii chiaramente la sua erezione premere contro i miei slip. Ma l’avrei torturato ancora per un po’. Iniziai a strusciare i miei slip contro i suoi boxer, provocando in entrambi un piacere innato. Dopo poco alzò il busto venendo a contatto col mio e ricominciando a baciarmi. Non si sarebbe mai saziato delle mie labbra, come io delle sue. Infilò una mano nei miei slip e iniziò ad accarezzarmi come solo un esperto sapeva fare. Però il tempo delle carezze finì presto, tanto che le sue dita si infilarono in me, lasciandomi per un attimo senza fiato. Affondavo ogni gemito tra le sue labbra. Sfilò le sue dita dalla mia intimità e agganciò entrambe le mani ai lati degli slip per tirarli giù. Le sue mani calde si poggiarono sul mio sedere e riprendemmo a baciarci e far danzare le nostre lingue assieme. Spezzai quel bacio e affondai la mia mano nei suoi boxer, avvolgendo la sua erezione. Di nuovo si dipinse sul suo viso quell’espressione perfetta di piacere che era diventato come un afrodisiaco per me. Abbassai definitivamente i suoi boxer e i nostri sessi vennero a contatto. Mi fece scivolare sotto di lui e mi guardò intensamente, come solo lui sapeva fare. Portò una ciocca dei miei capelli dietro l’orecchio per avere libera visione del mio viso e successivamente poggiò la sua fronte alla mia. Cauto e delicato, in contrasto con tutto ciò che era successo prima, entrò in me. Seguii i movimenti regolari e calmi del suo bacino, poggiando le mie mani sulla parte bassa della sua schiena. Mi fu difficile trattenere i gemiti questa volta e lui poggiandomi praticamente le dita tra le labbra mi fece capire di volerli sentire. Dopo poco i suoi movimenti iniziarono a farsi più veloci e ogni spinta diveniva più profonda. Il respiro di Zayn iniziò a farsi irregolare e forte. Mise le mani al di sotto del mio sedere facendomi alzare le gambe ai lati dei suoi fianchi, per avere un accesso del tutto completo. Stavo per arrivare al culmine. In un ultima spinta Zayn concentrò tutto il suo ardore interno. La mia bocca si schiuse completamente per emettere un gemito ampio quanto il piacere che stavo provando e il moro mi seguì subito. Zayn chiuse gli occhi in quel preciso momento e indurì la mascella: non c’era fine alla bellezza di quell’ uomo pensai. 
Restammo nella stessa posizione a guardarci per un tempo indeterminato. I nostri affanni si susseguivano d avari minuti ormai. Gli passai un mano tra i capelli e lui ritrasse le mani dal mio sedere per accomodarsi liberamente tra le mie braccia, poggiando la testa sul mio seno.  Ci addormentammo così. Senza proferire parole ma aspettando solo che il cuore e il respiro riprendessero un andamento regolare. 
 
 
 
 
Holaaaaaaaa giovani amicheee! Come promesso ho cercato di farvi aspettare il meno possibile
per potermi far perdonare dello scorso ritardo!
Finalmente è arrivato il momento: Zayn e Fly insieme! Dopo 16 capitoli di casini!
Il capitolo è molto più lungo dei soliti. Fatemi sapere se l'avete trovato pesante da leggere o è ugualmente scorrevole.
E fatemi sapere soprattutto che ne pensate della coppia ZALY (?) 
Come sempre ringrazio le persone che continuano a seguire la storia, quelle che l'hanno messa nelle preferite, nelle seguite e nelle ricordate e in particolare coloro che la recensiscono.

Voglio avvertirvi che a differenza di quanto abbiate potuto pensare la storia non è per niente finita e dovrete sopportarmi ancora per un pochino :) Spero ne varrà la pena!


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Baci a tutte!
 
   
 
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