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Autore: paynekilllers    25/06/2013    26 recensioni
«Sarò anche stata una grande bugiarda, ma non sono sicura di poter mentire di nuovo guardandoti negli occhi.»
____
Questa fanfiction scritta a quattro mani. Abbiamo messo 'slash' come tipo di coppia per un motivo, guardate il trailer e capirete (http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=VAtnuUz4cT0).
Speriamo vi piaccia, un bacio.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter twelve:
- Don't reject me.


 

Dylan's Pov.

Per l’ennesima volta passare di fianco a Harry era stato come una secchiata d’acqua ghiacciata. Era da qualche settimana che si comportava in modo strano, iniziavo anche a pensare che non volesse parlarmi. Ci limitavamo a scambiarci il saluto ma niente di più, le nostre conversazioni finivano là. Avevo anche provato a fare due chiacchiere con lui ma trovava sempre qualche scusa per andare via. In più non rispondeva ai miei messaggi ed era molto strano visto che lui viveva con il cellulare in mano, ed era impossibile che non li vedesse. Ma questo trattamento non lo riservava solo a me, anche con Kayla si comportava allo stesso modo. Anzi, ora che ci penso, si comportava anche peggio con lei. Spesso le finiva addosso di proposito e le faceva dei dispetti di continuo:
l’aveva spinta mentre portava ad un tavolo un vassoio facendole rovesciare tutto il contenuto per terra. Tom se l’era presa con Kayla e le aveva scalato lo stipendio dei soldi per riparare al danno. A volte lui stesso faceva cadere “sbadatamente” dei bicchieri e le ordinava di pulire con un ghigno sul viso e quella sera lo rifece. Quella volta non ce la feci più a guardare Kayla che veniva trattata in quella maniera e decisi di reagire. Lo presi per il colletto della maglietta.

«Quando pensi di smetterla Styles?» dissi a denti stretti.

Mi guardò corrucciando la fronte, come se non avesse capito a cosa mi riferissi, ma lo sapeva benissimo. Lo conoscevo fin troppo bene e ormai la tattica del “che ho fatto?” non funzionava più con me. Lo scossi leggermente per farlo parlare visto che continuava a stare zitto.

«Allora?»
«Brooks ti conviene lasciarmi andare. Sono nervoso e non ho voglia di prendermela con la tua faccia.»
«Però sfoghi facendo dispetti su dispetti a Kyle, ti stai divertendo?»

Lui non rispose. Continuò a guardarmi e poi un ghigno fastidioso nacque sul suo viso.

«Ti preoccupi così tanto per il tuo amichetto, Brooks.»
«Allora è questo il tuo problema? Ti da fastidio il fatto che io abbia legato con lui?» lo lasciai andare e lo guardai aspettando una risposta.
«Per me puoi starci quanto vuoi con lui, non me ne fotte un cazzo. Ma sappi che prima del suo arrivo tu non eri così. – Mi puntò un dito contro – Hai dimenticato i tuoi amici, i tuoi veri amici e non ti sei nemmeno scomodato a chiedermi come me la sto passando, se ci sono novità per quanto riguarda la ragazza della festa.»
«No, Styles. La scusa della gelosia non me la bevo, tu te ne fotti altamente dei tuoi amici. – Poi per un momento realizzai – Aspetta… Tu non sei geloso di lui, tu sei geloso di me. Tu vuoi essere suo amico, Harry. Ammettilo!»

Mi guardò come se lo avessi beccato con le mani nel sacco. Ti conosco bene, Styles.

«Cosa? No. – Prese lo strofinaccio che aveva nella tasca posteriore dei pantaloni e lo poggiò sulla spalla per poi andarsene – Brooks, ti ricordo che a scuola non sono io quello che viene soprannominato finocchio.»

Che stronzo. Ribaltare la situazione era una sua specialità. Mentre prima ero io ad avere il coltello dalla parte del manico ecco qui Harry pronto a pugnalarmi e a colpire il mio tallone d’Achille. Era da anni che a scuola tutti mi chiamavano gay, finocchio, frocio… Lui sapeva quanto mi desse fastidio quell’argomento, eppure lo aveva usato contro di me in quel momento.
Mi superò e tornò di nuovo dietro al bancone.

«Harry!» lo chiamai.
«Cosa c’è ancora?» mi guadò scocciato.
«Smettila di fare il cazzone con Kyle, altrimenti sarò io a volermi sfogare con la tua faccia.»
«A tua disposizione.» mi fece un occhiolino e sparì dalla mia vista. 




Kayla's Pov.

«Kyle, vieni qui!» la voce di Tom mi fece sobbalzare.
«Si, Tom?» lo raggiunsi dopo pochi secondi.
«Sei andato al bagno?»

Perché voleva sapere se avessi problemi di stitichezza?

«Sì, prima…» lo guardai con gli occhi sbarrati.
«E mi sa che non ci sei andato bene. Non so te, ma c’è un odore di vari tipi di alcol, il tutto mescolato rigorosamente alla fragranza di vomito. Prendi una pezza e pulisci!»

Ah, ecco a cosa si riferiva. Era troppo strano…

«Subito!»

Andai nel retro della sala per raggiungere lo stanzino. Quando passai davanti alla sala dei cambi sentii delle voci familiari. Erano Harry e Louis. La porta era socchiusa e riuscivo solo a vedere il secondo seduto sul divanetto a due posti con il cellulare tra le mani.

«Mi spieghi che hai combinato con la camicia?» chiese Louis.
«Mi sono rovesciato del vino rosso addosso. Mi va tutto storto ultimamente.»
«Per colpa di Brittany?»
«Soprattutto per colpa sua.» Sentii Harry sbuffare.
«Che succede, le cose non vanno bene?»
«Ieri, fuori alla porta di casa mia, ho trovato due agenti. Hanno un mandato e vogliono interrogarmi alla centrale. In più l’unico testimone che avevo si è tirato indietro appena l’ho chiamato per sapere se era ancora disposto a darmi una mano. Sono nei guai Louis. A quella festa giravano delle pasticche d’ecstasy ma giuro che io ero pulito. Quella sera non avevo nulla con me.»
«Ti credo, ti credo amico. Ancora non capisco… Lo sanno tutti che alle feste come quelle gira sempre della droga, potrebbe essere stato chiunque a versarla nel bicchiere di quelle tipa.»
«Sì, è quello che dico anche io. »

Harry passò davanti alla porta per dirigersi nel piccolo bagno della stanza. Mi appiattii contro il muro per non farmi vedere e cercai di fare meno rumore possibile. Iniziai anche a trattenere il respiro. Quando Harry uscì dal bagno non aveva più la camicia e si stava passando un asciugamano sul viso.

«La cosa che mi spaventa di più è che mi ha accusato di averla violentata, Lou. Brittany, dopo che l’ho lasciata da sola alla festa, per quanto mi riguarda, avrebbe anche potuto scopare selvaggiamente con qualcuno, quindi i
segni di un rapporto sessuale potrebbero pure esserci. Mi incastrerà sicuro, quella puttanella. Ancora non capisco cosa le ho fatto.»
«Harry, calmati. E’ una questione delicata, non possono accusarti di una cosa tanto grave senza vere delle vere e proprie prove.»
«Io ho paura. Mi costa dirlo, ma è così.»
«Dai, vedi che si sistemerà tutto. – Louis si alzò e diede una pacca sulla spalla all’amico, come a confortarlo – Ti aspetto di là, non farle aspettare troppo.»

Louis uscì dalla camera e, non so grazie all’aiuto di quale santo, non mi scoprì ad origliare. Mi ricomposi e cercai di darmi una calmata: quando Louis era uscito avevo addirittura iniziato a tremare. Afferrai il pomello della porta che il ragazzo aveva socchiuso nuovamente una volta uscito e mi feci avanti. Harry, alla mia vista, alzò gli occhi al cielo e continuò a guardare negli armadietti.

«P-posso?»
«Sei già dentro.»

E beh, aveva ragione. Feci alcuni passi nella stanza e chiusi la porta alle mie spalle. Rimasi a guardarlo per alcuni secondi. Non l’avevo mai visto senza maglia e la visione non era affatto male… doveva sporcarsi le camicie più spesso. Aveva delle spalle larghe, la sua schiena era scolpita e i suoi fianchi perfetti; dai pantaloni sbucava l’elastico dei boxer. Era tremendamente sexy. Si voltò di scatto e tornai con il mio sguardo sul suo viso.

«Sei qui per rompermi le palle o cosa?»
«Ehm, volevo solo chiederti… se beh, se stai bene.»
«Non credo ti interessi sul serio quindi eviterò di sprecare il mio tempo con te.»
«Harry, mi interessa davvero.»
«Se non vuoi tornare di là con un labbro rotto ti conviene uscire subito, sto per perdere le staffe.»
 
Mi avvicinai a lui con l’intento di farlo calmare, volevo che si fidasse di me. Sapevo che aveva bisogno di parlare, tutti ne hanno. E se dovevo rimanere lì a lavorare per un po’ preferivo farmelo amico in qualche modo.

«Non vado da nessuna parte fino a quando non mi dici che succede.» gli poggiai una mano sulla spalla.

Lui si voltò guardando prima me e poi la mano, quel gesto di mi fece capire che avevo sbagliato …  ancora una volta. Si voltò e con l’altra mano mi afferrò il polso. Dai suoi occhi potevo capire che era incazzato nero, quasi mi faceva paura. Fece un passo verso di me, ma io indietreggiai. Lo feci fino a quando le mie spalle non incontrarono gli armadietti. Si avvicinò pericolosamente al mio viso e tirò indietro un pugno. Mi preparai a ricevere il colpo e chiusi gli occhi. Quello che sentii dopo fu un rumore assordante al di sopra della mia testa. Quando riaprii gli occhi capii che aveva dato un pugno agli armadietti dietro di me. Appoggiò l’avambraccio intero contro questi ultimi accorciando la distanza che c’era tra noi. La sua altezza mi sovrastava e il suo sguardo mi fece sentire ancora più piccola di quanto già non fossi. La sua cassa toracica si alzava e si abbassava irregolarmente. Era nervoso, fin troppo. Forse avrei dovuto fare come mi aveva detto, forse avrei dovuto lasciar perdere. Mi riflettevo nei suoi occhi scuri che, nonostante mettessero paura, erano terribilmente belli. Il mio sguardo scese sulle sue labbra che mi arrivavano all’altezza del naso. Vidi gli angoli della sua bocca alzarsi in un sorriso. Prese il mio mento tra il pollice e l’indice e mi costrinse a guardarlo negli occhi. Provai a deglutire ma in quel momento nessun muscolo del mio corpo riusciva a muoversi. Si avvicinò e poggiò le sue labbra sulle mie. Non ebbi nemmeno il tempo di realizzare che lui si allontanò per poi guardarmi sconvolto. Provai a dire qualcosa ma lui mi fermò alzando le mani. Prese una maglia a caso dall’armadietto e uscì correndo dalla camera sbattendo forte la porta dietro di se.
Quando trovai la forza di muovermi tornai a fare quello che mi era stato ordinato da Tom, ma ovviamente davanti ai miei occhi rivedevo quella scena di pochi istanti prima con Harry. Lui mi aveva baciato ed io non avevo mosso un muscolo. Beh, non mi aveva dato nemmeno il tempo di farlo visto che era scappato via senza dire nulla.
Alle due e mezza, mentre passavo per l’ennesima volta lo straccio su uno dei tavoli vuoti, sentii di nuovo la presenza di Tom dietro di me. In quel periodo la sua voce mi irritava anche perché la sentivo solo quando doveva rimproverarmi per qualcosa. Avevo anche paura che mi licenziasse da un momento all’altro.

«Hai visto Harry?»
«Oh, no. Perché?»
«E’ uscito quasi un’ora fa dicendomi che gli servivano dieci minuti. Ho paura che sia successo qualcosa.»
«Vuoi che controlli nei dintorni?»
«Mi faresti un grande favore. Se lo trovi mandami un messaggio.»

Annuii. Dopo nemmeno cinque minuti ero in macchina con i gli occhi ben puntati sulla strada ma di quell’ammasso di capelli ricci nemmeno l’ombra. Quando passai davanti ad un enorme vetrina di un pub lo vidi seduto al bancone. Mi dava le spalle e quando lo vidi alzare il capo capii che stava bevendo qualcosa. Buttarsi sull’alcol non era la cosa giusta da fare ma a quanto pare non riusciva a stare lontano dai guai. Parcheggiai e entrai nel pub. La cameriera che stava asciugando un bicchiere con uno straccio mi sorrise.

«Hei, piccolino!»

Mi avvicinai ad Harry e aveva il capo chino sul bancone e davanti a lui c’erano due bottiglie di birra vuote.

«Lo conosci? E’ meglio che lo porti via tu, ne ha bevute quattro e non credo riesca a tenersi in piedi.»
«Mh, si. Grazie mille. Vieni, Harry.» lo presi per un braccio e lo feci scendere dallo sgabello. Lui si infilò una mano nella tasca e tirò fuori una banconota che lasciò nelle mani della cameriera. Si liberò dalla mia presa e camminò per i fatti suoi.
«So tenermi da solo, non ho bisogno di te.»
«Volevo solo aiutarti.»

Quando uscimmo fuori lo vidi avviarsi verso un vicoletto barcollando, con le mani nelle tasche.

«Se mi dici dove abiti ti accompagno io, ho l’auto qui vicino.»
«Davvero lo faresti?» rise guardandomi.
«Sì, il fatto che tu ti comporti da stronzo con me non mi vieta di darti una mano ora che sei in queste condizioni.»
«Ok.»

Ci avviammo entrambi verso la mia auto e lo aiutai a sedersi di fianco a me. Accesi il motore e iniziai ad uscire da quella zona. Mi ricordai di dover avvisare Tom e, mentre lo sguardo passava dalla strada al cellulare,  gli digitai un messaggio dicendogli di averlo trovato. Posai il cellulare sul cruscotto e guardai Harry per farmi dire il suo indirizzo. Ma lui, con il capo poggiato contro la portiera, si era addormentato. Ripresi il cellulare e scrissi nuovamente a Tom, chiedendogli l’indirizzo di Harry. Dopo un po’ mi arrivò una risposta  e ci persi quasi mezz’ora per trovare la via. C’erano tante piccole casette a blocchi con una parete in comune, quella di Harry era la 27A. Lui, al mio fianco, dormiva ancora e alzai gli occhi al cielo. Mi sarebbe toccato accompagnarlo fin sotto alla porta.
Non riusciva a infilare le chiavi nella serratura quindi gliele strappai di mano e l’aprii io. Quando mi ritrovai una rampa di scale davanti sbuffai, di sicuro la camera da letto era di sopra e in quello stato non ci sarebbe mai arrivato da solo. Mi avvolsi un suo braccio attorno al collo e insieme salimmo. Mi feci indicare la stanza e lo aiutai a stendersi sul letto. Sembrava si fosse addormentato di nuovo. Presi la coperta che era poggiata sulla sedia di fianco al letto e gliela sistemai addosso. Sentii una sua mano afferrarmi per un polso. Si mise a sedere sul materasso e continuò a guardarmi.

«Non andare via.»

Scossi la testa e mi sedetti di fianco a lui. Mi faceva quasi tenerezza… Mi poggiò una mano sulla guancia e nuovamente le sue labbra furono sulle mie. Si spinse in avanti, facendomi stendere sul letto. Agilmente si posizionò a cavalcioni su di me, continuando a premere sulle mie labbra. Era ubriaco e per quanto mi sarebbe piaciuto ricambiare, non potevo approfittarmene. Lo feci indietreggiare poggiando una mano sul suo petto.

«Ti prego non farlo.» mi disse quasi supplicandomi.
«Fare cosa? Stai facendo tutto tu.»
«Non rifiutarmi.»
«Sei ubriaco.» feci per mettermi a sedere, ma lui me lo impedì facendomi stendere di nuovo.
«Appunto.»
«Ma cos-»

Si avventò di nuovo sulle labbra e questa volta non accennava a fermarsi. Voleva di più, cercava in tutti i modi di farmi schiudere le labbra per approfondire il bacio ma non riuscivo ad assecondarlo. Poggiò la fronte sulla mia e mi guardò intensamente.

«Ti prego… Lasciati andare, ho bisogno di baciarti. Ne ho bisogno davvero.»

Non so se fu per i suoi occhi tristi o per la sua voce che suonava tanto disperata, ma non potei fare altro che annuire. Presi il suo viso tra le mani e mi avvicinai facendo combaciare le nostre labbra. Questa volta ricambiavo e non mi dispiaceva affatto. Sentii la sua lingua spingere tra le mie labbra invitandomi a schiuderle e, non appena lo feci, incontrò la mia. Durante quel bacio, ogni volta che faceva giocare le nostre lingue, avevo sentito una strana sensazione allo stomaco. Passò a torturare le mie labbra mordendole e leccandole più volte e prima di allontanarsi mi accarezzò il labbro superiore con la lingua.
Mi guardò un’ultima volta per poi scivolare di fianco a me sul materasso. Rimasi a guardare il soffitto, non riuscivo a credere di averlo appena baciato. Nella stanza regnava il silenzio, si potevano sentire solo i nostri respiri irregolari. Non avevo il coraggio di voltarmi e guardarlo in faccia… Iniziai a pentirmi di aver ricambiato quel suo gesto ma non mi sarei mai aspettata di provare quelle sensazioni. Erano state una cosa nuova per me, non avevo mai provato una cosa del genere con qualcuno nemmeno con Toby… o Dylan. Lui il giorno dopo non si sarebbe ricordato di nulla, mentre io avrei avuto il ricordo di quelle sensazioni. Quando mi accorsi che i respiri di Harry si erano ormai regolarizzati mi voltai: si era addormentato di nuovo. Sospirai e mi alzai per poi scendere al piano di sotto. Chiusi la porta e, a braccia incrociate, raggiunsi l’auto. Avrei dovuto trovare una scusa plausibile da dire a mia madre per spiegare il mio ritardo di circa un’ora.

***

«Dovrei chiamare il tuo datore di lavoro e dirgliene quattro.»
«No, mamma! E’ stata un’eccezione, c’era un problema e mi ha chiesto aiuto.»
«Sei rientrata alle quattro. Hai solo diciassette anni, Kay. Non posso lasciarti fare quello che vuoi.»
«Giuro che non succederà più.»

Mia madre mi aveva sentito rientrare tardi e si era preparata una ramanzina da farmi a colazione. Aveva ragione, rientrare alle quattro del mattino non era normale. Mi preparai in fretta e, con un toast tra le mani, uscii dall’appartamento e aspettai l’autobus per andare a scuola. Quando accesi il cellulare trovai un tre messaggi: due da Zoe e uno da Dylan.
Oh, Zoe. Appena lessi il suo nome il mio cuore perse un battito… Lei era innamorata di Harry e io, da buona amica, l’avevo baciato. Evitai i suoi messaggi e passai direttamente a quello di Dylan.

Da: Dylan
Grazie per avermi salutato ieri eh…
Tutto bene?


A: Dylan
Scusa, avevo da fare…
Sì, comunque. A te?

Da: Dylan
Si tutto bene, sei già a scuola?

A: Dylan
No, mi sono svegliata tardi, mi sa che entro alla seconda ora.

Quando finalmente arrivai a scuola la prima ora non era ancora finita, quindi decisi di aspettare sugli spalti della palestra. Non mi ero accorta però che tra i ragazzi che giocavano c’era anche Harry. Quella mattina mi sembrava ancora più bello del solito. Indossava la tuta da basket della scuola e aveva alcuni ricci incollati alla fronte per colpa del sudore. Improvvisamente alzò lo sguardo sugli spalti, proprio dove mi trovavo io. Mi mancò il respiro per un secondo, e incominciai a correre. Speravo ardentemente che non mi avesse riconosciuta. Mi ritrovai a gironzolare per i corridoi, non mi preoccupavo nemmeno dei professori perché sinceramente in quel momento pensavo ancora alla sera precedente, a quanto le labbra di Harry fossero soffici e di quanto avrei voluto che appena mi avesse visto sugli spalti non avessi dovuto nascondermi. Quando la campanella suonò, qualcuno mi poggiò una mano sulla spalla, era Zoe.
 



Harry's Pov.

Giocare a basket quel giorno mi aveva proprio sfiancato, avevo fatto di tutto pur di concentrarmi sul gioco e non pensare più al bacio che avevo dato ieri a Kyle negli spogliatoi… anche se a fior di labbra era qualcosa che comunque mi aveva segnato nel profondo. Continuavo a dirmi che non era stato niente e che era solo perché ero arrabbiato e avevo avuto un calo di lucidità. Ma sapevo benissimo che non era quello il problema, bensì era che non facevo altro che pensare a lui. Stavo diventando pazzo, avevo voglia di sbattere la testa ovunque per farmelo uscire dai pensieri. Alla fine della giornata mi ritrovai a imprecare, visto che la mia moto non si degnava di partire, avevo addirittura voglia di prenderla a calci. Mi sentii chiamare da una voce familiare, mi voltai e incontrai Dylan.

«Styles.»
«Brooks.» dissi facendogli un cenno con la testa.
«Senti… non mi va di stare incazzato con te, sei sempre stato come un fratello. Tu mi conosci, sono un tipo che difende la gente, e non mi piaceva vedere te sfogare non so quali ansie su di lui.»
«Sì, amico, hai ragione… scusami anche tu.»
«Sai che non è a me che dovresti chiedere scusa.»
«A proposito di Kyle…» dissi cercando le parole adatte, era meglio dirglielo. Soprattutto dopo la scena a cui avevo assistito la volta scorsa.
«Dimmi, ti ascolto.» disse aspettando che io continuassi con un’espressione tra il curioso e il preoccupato.
«Ieri, sai che sono uscito prima dal lavoro, no? Ero sconvolto per una cosa che è successa.»
«Cioè?»
«Diciamo che ho perso per un attimo il mio unico neurone sano.»
«Ma che cosa hai combinato?» disse esasperato.
«Ho , come dire… –  mi massaggiai il collo nervosamente, avendo paura della sua reazione –… baciato Kyle.»

***

Arrivai al pub con venti minuti di ritardo ma stranamente Tom non mi chiese il perché e non si lamentò. Il giorno prima aveva capito che qualcosa non andava e penso che probabilmente era per questo che non mi aveva detto nulla. Era un’ottima persona, mi capiva meglio di chiunque altro, anche meglio di mio padre e sapeva che in momenti come quello era meglio lasciarmi stare. Non come Kyle che si metteva davanti al cazzo ogni santissima volta. Mi cambiai in fretta e iniziai con gli ordini dei clienti. Mi sentivo stranamente meglio… Avevo chiarito con Dylan, gli avevo raccontato del bacio e mi sentivo molto più leggero. Non mi aveva fatto domande, mi aveva ascoltato mentre gli raccontavo l’accaduto e ogni tanto aveva annuito per farmi capire che mi stava seguendo.

«Va meglio?» chiese il mio amico passandomi vicino.
«Sì, grazie.» sorrisi sincero.
«Stasera ci sono più ragazze del solito, Styles. Visto?» mi indicò un gruppo di ragazze che probabilmente avevano la nostra stessa età.
«Meglio per noi.» risi facendo ridere anche lui.
«Dovresti provarci con la brunetta con la maglia blu. Ti sta guardando da quando è entrata.» mi consigliò poi Louis passando dietro di me.

Alzai lo sguardo verso la ragazza che, come previsto, continuava a guardarmi dall’altro lato della sala. Era davvero carina. Bruna, alta, belle forme e occhi neri come la pece. Sì, a primo impatto mi sembrava davvero il mio tipo di ragazza. Le sorrisi ricevendo da parte sua lo stesso gesto. Si allontanò dal suo gruppo e raggiunse il bancone ancheggiando. Scivolò sensualmente sullo sgabello davanti a me e poggiò i gomiti sul marmo.

«Non sapevo ci fossero baristi così carini da queste parti.»
«Non sapevo ci fossero clienti così sexy da queste parti.» la vidi arrossire.
«Hai un nome o devo continuare a chiamarti barista?»
«Harry, tu bellezza?»
«Mi chiamo Nora.» sorrise.
«Bel nome. Allora Nora, che ti preparo?»

Tamburellò le unghie lunghe coperte da uno smalto rosso fuoco sul bancone pensando ad una risposta.

«Un gin tonic può bastare per il momento. Quanto ti devo?»
«Offre la casa.»
«Oh, è gentile da parte tua.»

Le misi il bicchiere davanti e le sorrisi.

«E’ possibile avere il tuo numero di telefono?» le chiesi.
«Stavo per chiederlo io a te.»
«Ho fatto colpo a quanto pare!» alzai un sopracciglio.
«Più di quanto immagini.»

Mi diede un bigliettino sul quale aveva segnato le nove cifre. Si alzò dallo sgabello.

«Torno dalle altre. A dopo Harry.» disse mordendosi un labbro.
«A dopo Nora.» la salutai con un occhiolino.

Abbassai lo sguardo e sorrisi scuotendo la testa. Abbordare mi riusciva sempre facile. Tornai con lo sguardo sul gruppo di ragazze davanti a me e mi accorsi che Kyle, poco distante da queste ultime, mi stava fissando. Ci avrei scommesso, mi aveva visto parlare con quella ragazza e ora mi guardava con uno sguardo a dir poco indecifrabile. Anche io ero ancora turbato dal bacio, ma a me piacevano le ragazze, non i ragazzi… Avrei dovuto chiarire con lui al più presto, non volevo che si fosse fatto delle strane idee.

 


 

Trailer della FF:


Continuate a spolliciare i mi piace al video u.u




Spazio autrici:
Eccoci con il capitolo 12.
Finalmente Hayla. Tutte volevano il bacio e ve lo abbiamo dato, contente? u.u
Ovviamente non sarà il loro unico momento, bisogna aspettare però.
Abbiamo letto una domanda nelle recensioni del tipo "i momenti Hayla saranno tra Harry/Kayla o Harry/Kyle?", 
beh, i momenti saranno tra Harry/Kyle ed è questo il bello, no?
La storia è concentrata proprio su questo, su Harry e la sua confusione(?)
E non vi preoccupate, non lo facciamo diventare gay... Anche se non ci sarebbe niente di male se lui lo fosse.
Non siamo omofobe!

-L&R-


PS
Volevamo ringraziare tutte le ragazze che recensiscono.
Tutte le lettrici silenziose.
Tutte quelle che mettono la nostra fanfiction nelle preferite, nelle seguite
e nelle ricordate.
Davvero, ci rendete felici.


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I nostri twitter: (L) & (R)


Aggiorniamo a 20 recensioni!
Si, aumentiamo u.u











 

  
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