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Autore: RoSyBlAcK    10/01/2008    1 recensioni
ebbene sì, alla fine sono tornata. è da un po' che questa storia è in cantiere, da un po' che l'ho scritta ma le sistemazioni si sono protratte più a lungo del previsto. è una Post-settimo, senza alcuno spoiler, infatti la stesura è di qualche mese fa e l'attenzione dedicata alla parte "voldemort" è di mia invenzione ^^. Comunque, diciamo che mi sono concentrata più su altri aspetti (**) : Sono passati 10 anni circa dalla fine di tutto e i sentimenti tra ron- hermione harry-ginny non sono ancora del tutto chiari, o per lo meno non del tutto espliciti, quando hermione decide di prendere in mano la situazione, che verrà complicata dall'entrata in scena di un "Imprevisto" che l'allontanerà ancora dall'oggetto del suo desiderio, finchè...
Dategli un'occhiata, fatemi sapere che ve ne pare.. Un bacio =)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Aggiungo queste poche righe ora, anche se ho già pubblicato, ora che ho più tempo e calma per scrivere.

Spero vivamente che i “miei” Harry, Ron, Hermione e Ginny siano anche solo lontanamente simili a quelli della Rowling, di non aver ecceduto in romanticismo *me odia quando esagera* e soprattutto di non aver scritto parti troppo tristi, penso che ce ne sia solo qualcuna *spera*. Come già sapete la vicenda- Voldemort non è come quella della Rowling per il semplice motivo che la fiction è stata scritta da me medesima prima di leggere DH =P Non ha una grande rilevanza, quindi non penso che la cambierò, alla fine *sfaticata*.

Vorrei ringraziare con tutto il cuore la Marty, che mi ha incoraggiata ad andare avanti, a pubblicare, ha letto pazientemente i capitoli in fase di produzione e mi ha aiutata a farmi arrivare le idee quando scarseggiavano. Mia mamma, che inconsapevolmente e non, mi ha passato alcune delle canzoni che aprono i capitoli. E Jo, senza la quale non sarei qui a farvi leggere i miei scempi XD.

Questa Fiction è per quelle poche ma splendide persone che mi rimangono sempre vicine, le mie uniche costanti e certezze anche nei costanti e certi cambiamenti che ogni giorno avvengono nella mia vita. Per voi =)

.MA AMICI MAI.

Questa sera non chiamarmi

no stasera devo uscire con lui

lo sai non e' possibile

io lo vorrei, ma poi mi viene voglia di piangere

Certi amori non finiscono

fanno dei giri immensi e poi ritornano

amori indivisibili, indissolubili, inseparabili

Ma amici mai

per chi si cerca come noi

non e' possibile

odiarsi mai per chi si ama come noi

basta sorridere

No no non piangere

ma come faccio io a non piangere

Tu per me sei sempre l'unica

straordinaria, normalissima

vicina e irraggiungibile, inafferrabile, incomprensibile

Ma amici mai

per chi si cerca come noi

non e' possibile

odiarsi mai per chi si ama come noi

sarebbe inutile

Mai mai il tempo passerà

Mai mai il tempo vincerà

Il nostro non conoscersi

per poi riprendersi

e' una tortura da vivere

ma stasera non lasciarmi

no stasera non uscire con lui

il nostro amore e' unico, insuperabile, indivisibile

ma amici mai.

{amici mai- A. Venditti}

Prologo: 0.01

NON E’ VERO

Se è vero o no

tu che ne sai

quando lo fai

se è vero non ci pensi mai!

Se è vero o no

tu crederai

e ammazzerai

ma se è vero non lo saprai mai!

Se è vero o no

se è tutto qui

e se è vero che tra noi

è stato bello anche così.

Se è vero o no

non lo saprai

se è vero non t'accorgi neanche d'esser morto...

e lo vedrai.

Se è vero o no!

E' vero o no

tu morirai

quando ne hai

è vero o no che non lo sai!

E' vero o no

lo scoprirai

e quanti guai

vale la pena dillo, dài.

E' vero o no

che sei così

che non pensi agli altri e poi

che te ne freghi

tutto qui!

E' vero o no

Che novità

vale la pena farlo se sei sicuro

che nessuno lo saprà!

E' vero o no...

{Se è vero o no- Vasco Rossi.}

Hermione.

Ho passato la mia vita a ripetermi che non era vero. Tutto quello che andava male, tutto quello che non mi piaceva. Non è vero che è suonata la sveglia. non è vero che stai andando a lezione. Non è vero che a colazione devi mangiare ancora porrige. Non è vero che hai un compito in classe. Non è vero che Harry e Ron sono ancora in ritardo. Non è vero che state chiacchierando e che ora siete in punizione. Non è vero che vi state intrufolando in una botola protetta da un cane a tre teste. Non è vero che sei stata pietrificata. Non è vero che stai facendo due chiacchiere con il ricercato Sirius Black. Non è vero che sei in vacanza in una casa che si chiama “la Tana”. Non è vero che tu e Ron state litigando ancora. Non è vero che Harry è il quarto campione del torneo. Non è vero che Victor Krum ti ha invitata ad un ballo. Non è vero che non l’abbia fatto Ron. Non è vero che Victor Krum ti sta baciando. Non è vero che non lo stia facendo Ron. Non è vero che stai pensando a Ron anche in questo momento. Non è vero che Cedric è morto. Non è vero che sei in vacanza in un’associazione di maghi segreta e probabilmente illegale. Non è vero che stai organizzando tu stessa un’associazione di maghi segreta e probabilmente illegale. Non è vero che siete voi tre contro tutti. Non è vero che Ron sta con Lavanda. No, non gli sto lanciando addosso uno stormo di canarini. Non è stato avvelenato. Non lo sto invitando alla festa di Lumacorno. Non è vero che mi piace come dice Ginny. Che ne sa Ginny? Non è vero niente. Non è vero che Silente è morto. Non è vero che Ron mi sta abbracciando, che Harry sta lasciando Ginny. Non è vero che sto dicendo che non tornerò più a scuola. Non è vero che stiamo scappando per il mondo magico cercando i frammenti dell’anima del più grande e crudele mago di tutti i tempi.

Non è vero.

Non è vero.

Non è vero.

Eppure ogni volta alla fine mi dovevo guardare nello specchio e dirmi che invece era esattamente così. Il mondo aveva ragione. Tutti avevano ragione, tranne quella stupida voce che mi supplicava di credere che quello che mi accadeva fosse irreale. Sarebbe stato tutto più semplice.

Ma per Hermione Granger le cose non sono mai state facili.

Nemmeno ora.

Sono immobile tra le coperte gelate. Ho paura di alzare le palpebre e sbirciare questo mondo, crudo e vero, io che mi sento dentro tutta lacerata e debole, vulnerabile. Eppure non mi sono mai sentita così forte.

Tento di fare mente locale delle ultime ore, ma la cognizione del tempo mi si è dilatata. Non posso dire se sia giorno oppure notte, se siano passate poche ore, giorni o mesi da quando il viso pallido e squamoso di Lord Voldemort ha ghignato a pochi passi dal mio, con quei grandi occhi rossi e quel sorriso privo di alcuna emozione. Mi sono chiesta perché un uomo simile, un uomo che di umano non ha nulla, fosse tanto attaccato alla vita. So che vi sembrerà un pensiero idiota, colmo di inutile retorica, quando si è ad un passo dalla morte. Ma io non mi ero mai trovata al suo cospetto.

Per anni avevo cercato di figurarmi quel volto.

Quello che aveva insieme distrutto e dato un senso alle nostre vite.

Tutto quello che avevo fatto, pensato, perso e ricevuto, era stato irrevocabilmente legato a quegli occhi rossi. E in quel momento, che io vivessi o morissi, ancora una volta, dipendeva da lui.

E così mi sono chiesta perché tutto questo doveva essere stato fatto per colpa di un uomo che non era più un uomo, di una vita che non era più una vita, di un cuore che non amava, occhi che non guardavano, un sorriso che non diceva niente.

Sì. Dipendeva da lui. Era tutto per lui.

Non so quanto tempo sia passato da quel dolore inumano che mi ha costretta a terra, con la roccia gelata che mi lacerava la pelle delle ginocchia, con il sangue e le lacrime e l’amaro in bocca. La pioggia. E neanche la forza di urlare.

Urla.

Non ne sono capace.

Questo pensavo: “Urla”. Ma non ci riuscivo.

Non si può urlare in certi momenti.

E poi dovevo ascoltare. Ascoltare. Ascoltare…

Harry? Ron?

Non ricordo cosa ne sia stato di loro.

Non ricordo nemmeno cosa ne sia stato di me.

Non so dove sono. Non c’è niente nella mia testa, solo una valle di latte, bianca e vellutata, in cui navigano placidamente ricordi che non hanno nulla a che fare gli uni con gli altri. O meglio, che un nesso ce l’hanno…

Ci siamo io e Ron che litighiamo dopo il ballo del Ceppo.

“…la prossima volta che c’è un ballo invitami prima che lo faccia qualcun altro, e non come ultima spiaggia!”

Ci siamo io e Ron che parliamo della festa di Lumacorno.

“volevo chiederti se ti andava di venire ma se la pensi così, allora…”

C’è quel minuscolo battito di ciglia, ancora offuscato da fiumi di lacrime, in cui avevo alzato gli occhi su di lui e avevo scoperto il suo sguardo azzurrino posato nel mio. Quel sorriso tranquillo, rassicurante, fragile.

“dovremmo trovare Harry. Parlare.”

C’è una spiaggia dorata allagata dalla luce accecante del tramonto. E noi tre seduti intorno ad un gelido fuoco che sembra consumare insieme a noi.

“sarà bello quando sarà tutto finito, non vi pare?”

In questo momento vorrei tornare indietro. Non mi sembra bella questa fine. Non mi sembra nemmeno una fine. Io mi sento esattamente come prima. Solo che le ginocchia mi bruciano. Mi brucia tutto, ora che ci penso.

Mi fa male ogni singolo angolo del mio corpo.

Devo aprire gli occhi.

Devo farlo.

Non voglio.

Non voglio scoprire se Harry ha battuto Voldemort.

Non voglio sapere se tutto questo dolore, tutto il sangue che ho perso, tutte le lacrime che ho versato, sono andati a finire in un oblio di cose che non sono servite.

Voglio… voglio correre sul loro letto, urlando felice ad una nuova vita che inizia, lontana da congetture, ansie, paure, mani strette convulsamente, contatti fisici cercati e mancati, baci persi, adolescenze rubate e serate passate su libri troppo grandi persino per essere tenuti in grembo.

Devo essere forte, oggi. Oggi, come in tutti i giorni passati. E poi forse sarò ancora in grado di piangere. Mi sarà ancora permesso avere paura.

Ma oggi no.

Oggi devo essere forte.

Apro gli occhi lentamente, sollevando le palpebre pesanti e livide. La luce è accecante, mi ferisce gli occhi. Sono in una stanza di ospedale. Le pareti dal colore tenue, le coperte morbide, l’aria tiepida che sa di medicina. Sono al San Mungo. Dopo tante visite ora sono io quella nel letto. Mi guardo le mani, sono così magre, così ossute. Le dita mi tremano appena. Ho tutte le unghie rotte, sporche. Ricordo perfettamente il dolore lancinante mentre si spezzavano sulla roccia. Ma non ricordo quando sia successo. Mi scosto dalle gambe il lenzuolo. Rabbrividisco appena. Non indosso una di quelle orribili e tristi camice da notte da ospedale. Deve essere stata Ginny a mettermi questa, azzurra e leggera. Appoggiata su una sedia c’è una vestaglia. Mi guardo le gambe, sono livide, graffiate. E’ orribile come tutto sto schifo mi abbia ridotta. Provo un grande odio verso gli uomini che ci hanno fatto questo. Penso che vorrei ucciderli ad uno ad uno, con queste mani magre e tremolanti. Ma so che è sbagliato. Che la vittoria sia nostra o loro, è finita.

Abbiamo giurato ad Harry che comunque sarebbe andata poi ci saremmo tirati indietro. Avremmo smesso con tutto questo. Basta combattere.

Mi chiedo quanto sia possibile.

Chissà se le gambe mi reggeranno. Mi sento tutti i capelli sporchi, la bocca ha sapore di chiuso, di respiro privato. Quanto tempo è che non parlo? I piedi rabbrividiscono a contatto con le piastrelle. Cerco delle ciabatte e me le infilo. Sto in piedi.

Traballo.

Mi fa male tutto.

Ma sto in piedi.

Lego i capelli in una coda spiccia e mi nascondo nella vestaglia. Inspiro il profumo che emana. Sa di Casa Weasley… è uno dei profumi più buoni del mondo. Il soffice del bucato, l’aroma pieno della cucina, il legno dei pavimenti e dei mobili, l’umido della casa di campagna…

Esco nel corridoio, la luce mielata della fine del pomeriggio allaga le piastrelle bianche, medici e infermiere si affaccendano trai lettini e le stanze.

-Signorina Granger! Ben svegliata!- Mi si avvicina un medico dall’aria buona, con un sorriso velato.

Tento di sorridergli.

Spero di esserci riuscita.

Sento che tutti i muscoli della mia faccia si sono immobilizzati.

-Come si sente?

Annuisco, ammutolita. Non so perché, ma tutta questa vita, tutto questo muoversi di braccia, di gambe, di parole, mi spiazza.

Cosa centro io con questo mondo? Cosa centro io con questo essere tutti vivi e forti, pieni di cose da fare, da dire, posti in cui andare?

-Forse dovrei visitarla per accertarmi che sia tutto a posto.

Mi sveglio, quasi improvvisamente.

Non ho tempo per essere visitata!

-No, non ora.

-Mi scusi?

-Prima, prima… io…- Oddio. Oddio. Quest’uomo dall’aria buona e dal sorriso velato potrebbe essere il portatore delle peggiori notizie della mia vita. Lui. Proprio lei, signore. Dottore. –Io…- Vorrei vedere i miei amici. E’ così duro dire queste parole? Ho il diritto di vederli! Sono le persone più importanti della mia vita. Sono la mia famiglia. Sono tutto quello che ho. Ho il diritto di sapere. Ho il diritto di vederli… –Io…

-Certo, forse prima desidera bere qualcosa.

Bere qualcosa? Bere qualcosa? Ma questo dove vive? Non legge i giornali? Non sa chi sono io? Cioè, non dico che sono famosa. Ma quando mi hanno portata qui… avranno pure detto chi sono, no? Sarò pur arrivata con qualcuno? Con Harry e Ron. Non posso che essere arrivata con loro! Devo essere arrivata con loro! A meno che… A meno che loro non fossero perfettamente sani… O non avessero bisogno di medici… perché…

almeno che fossero arrivato già morti.

Fisso questo uomo. Cerco di capire se in quei grossi occhi grigi c’è qualche risposta alle mie domande.

Non leggo gli occhi.

Non sono brava in queste cose.

-Certo.- Affermo.

Mi perdo ad arrancare nei corridoi pieni di persone, di vite che nascono, di vite che si spengono, di ultimi e primi giorni. Di ferite curabili, speranze date e perse. Non va bene così. Questo non è quello che si richiede ad una donna che ha affrontato quello che ho affrontato io.

E una voce nella mia mente supplica un superiore controllore del mondo, un Dio, un Buddha, un Allah… Lo supplica di non avermi privata di loro. So che è brutto, ma chiedo che se anche non abbiamo vinto, non importa. Almeno fammeli rivedere. Riabbracciare. Questa volta non li tratterò male. Questa volta non li sgriderò. Farò per loro i compiti.

Non ci sono più compiti da fare.

Non importa. Tutto. Qualunque cosa.

Troverò per loro la donna ideale…

Questo è facile.

Non importa.

Un lavoro. Troverò loro un lavoro.

Li guarirò se avranno bisogno di essere guariti.

Ma ti prego, fa che io non debba essere sola.

-Scusi, ha bisogno?- mi chiede un’infermiera dal viso sereno.

Annuisco. Alzo le spalle e la guardo dritta negli occhi.

Rimandare non ha senso.

-Sì, ho bisogno. Vorrei… Vorrei vedere due amici.

-Perfetto, come si chiamano?

-Sì.- Respira. -Sono Ron Weasley ed Harry Potter.

Me lo sogno o un brivido attraversa lo sguardo della donna?

O forse sono io a tremare?

La donna prende una cartella e vi guarda dentro qualcosa.

Non sai se sono vivi? Se sono morti? DOVE SONO? LI AVETE PERSI? LORO?

Loro che sono i miei eroi…?

La guardo. So che il mio sguardo è inquieto, frustrato, arrabbiato, deluso.

Pensavo mi avrebbe detto almeno “Ah”. Quanto tempo è passato? Siamo già in quell’oblio? Abbiamo perso? … Abbiamo vinto?

-Mi segua.

Dove stiamo andando?

Perché non sorridi?

Ti seguo.
Sorridi, ti prego. Sorridi!

Ma lei non sorride. Oh no! La gente è scorbutica, riservata, la gente fa schifo, me lo dimenticavo. Qualcuno mi aveva avvertito che negli ospedali sono tutti così. Chi è stato? Bhè, forse mia madre. Lei odia gli ospedali. Forse per questo. Ma che sto pensando! Sono un’idiota. Hanno fatto qualcosa al mio cervello, è chiaro.

Oddio.

Forse stai per rivederli.

O forse no.

Oddio.

Apre una porta. E’ una porta a vetri, come mille altre in questo ospedale.

Come tutte le altre. Bhè, non per me. Me lo sono sognata o quelle labbra hanno accennato un sorriso? Sì, era un sorriso. Piccolo, incerto. Un sorriso. Le faccio un cenno per ringraziarla. Le gambe non mi reggono. Non mi reggono.

Sii forte. Sii forte. Sii forte.

Poi ti sarà permesso piangere. Avere rimpianti e paure. Potrai sentirti un po’ vecchia e un po’ bambina.

Ma prima, ti prego, attraversa quella soglia.

Faccio un solo grande passo e guardo in direzione dei letti.

E mi manca il fiato.

Sdraiato sotto le lenzuola, un occhio nero, la pelle cerea, i capelli spettinati, due grandi occhi verdi sotto lenti traballanti, c’è Harry. E’ lì, è immobile. Sorride. I capelli spettinati, le mani che tengono un pezzo degli scacchi. Harry!

I miei occhi abbracciano prima lui e poi il ragazzo che gli sta seduto di fronte, i capelli rossi e arruffati, le spalle larghe, le lentiggini che gli ricoprono le guance un po’ scavate, le labbra che disegnano un ampio e glorioso sorriso su quel viso che lentamente arrossisce…

Ron!

Improvvisamente non c’è niente da dire.

Niente.

Grazie Dio. Grazie Buddha. Grazie Allah.

Mi avete ridato i miei eroi…

  
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