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Capitolo
due – Party?
Calvin
Harris feat. Example - We'll Be Coming Back
<< Sono assorbenti. >> Mi volto, staccando lo sguardo dal misero scaffale dove ci sono, appunto, gli assorbenti. Accanto a me, con aria divertita, c’è una biondona boccolosa, alta e con due occhi azzurrissimi.
<< La demente ringrazia. >> Le rispondo facendola ridere.
<< Te l’ho detto perché saranno almeno un paio di minuti che li guardavi come se si trattasse di Satana in persona. >> Nonostante tutto, mi strappa un sorriso. La fronteggio meglio, incrociando le braccia al petto.
<< È che…
non c’è molta scelta da queste parti. >> La
bionda mi guarda come se avessi detto una cosa ovvia, cosa
poi vera.
<< Benvenuta a Forks!
>>
Alzo gli occhi al cielo e faccio ricadere le braccia accanto ai fianchi
e
afferro la prima scatola di assorbenti che mi passa di fronte agli
occhi.
<< Sono stufa di sentirmelo
dire... non potevate... che ne so, fare uno striscione? Almeno me lo
dicevate
una volta sola e io non avrei dovuto
sentirmelo dire
finché muoio. >>
Incontro il suo sguardo e... beh ho
esagerato. << Straparlo quando sono nervosa. >>
Afferro il mio acquisto dal cestino
e lo sventolo. << Sono nella fase pre
mestruo. >> Le spiego facendola ridacchiare.
<< Senti, Bella, quanti
giorni
sono che oramai sei qui? Tre, quattro? >> Annuisco, senza
stupirmi del
fatto che sappia il mio nome. Oramai ci sono abituata, proprio come al
“caldo”.
Infatti oggi sono con una semplicissima
camicetta con
sotto una canotta e non sto morendo di freddo. Faccio progressi.
<< So io di che cos’hai
bisogno. >> Alzo un sopracciglio ma aspetto che prosegui.
<< Hai quanti? Diciassette
anni? Sei in un posto nuovo... devi fare conoscenze, e dove pensi di
poterle
fare? Al supermaket? No. Stasera c’è una
festa... e
tu verrai con me. >> Ridacchio e cerco di essere educata.
<< Grazie per...
l’interessamento ma perché dovrei andare a una festa con una persona
che non
conosco e che ha attaccato bottone nella corsia degli assorbenti?
>> Lei
ride nuovamente e si sposta il ciuffo da davanti agli occhi.
<< Ottima osservazione.
>> Mi porge la mano. << Rosalie Hale.
>> Gliela stringo e dai suoi occhi, noto
sorpresa.
<< Tu, davvero, non sai chi io sia. >> Scrollo le spalle
con
un’espressione di ovvietà.
<< Rammenti? Sono arrivata
quattro giorni fa. >>
<< Sì, lo so, ma pensavo ti
avessero parlato di me. >> Sembra davvero stupita.
<< E chi me lo avrebbe dovuto
dire? Il cassiere? >> Dico indicandolo di sfuggita. Rosalie fa una smorfia con la bocca e si sposta i capelli
con fare
nervoso.
<< Hai ragione. Comunque...
stasera
non puoi mancare. >> Si allontana di qualche passo.
<< Ci vediamo alle dieci
fuori
da casa tua. Tanto devo andare a prendere
Edward,
quindi non mi sei di nessun disturbo. E poi... non puoi mancare!
>> Non mi da il tempo di dire “a” che
è già in un’altra corsia, e
poiché non ho affatto voglia di rincorrerla, alzo le spalle e mi dirigo
alla
cassa.
Sarà qualche minuto che osservo mio
padre, seduto al tavolo della cucina, che pulisce la sua pistola. E non
lo sto
guardando perché sta facendo qualcosa
d’interessante –
anzi – è che... durante la cena non mi andava d’intraprendere il
discorso, ma
penso proprio di doverlo fare. Anche perché tra un’ora mi vengono a
prendere –
sempre se Rosalie non decide di darmi buca.
<< Papà? Chi è Rosalie Hale?
>> Gli
chiedo, allontanandomi dal bancone accanto al lavandino per sedermi di
fronte a
lui. Charlie alza lo sguardo e in faccia sembra aver scritto “davvero
non lo
sai?”
<< È... è la figlia del
sindaco. >> Sgrano gli occhi.
<< Forks ha un sindaco?
>> Scoppia a ridere.
<< Beh... sì. E Rosalie è una
delle sue figlie. >> I miei occhi sono sempre più sgranati.
<< Non si è fermato
a fare quella perfezione? >> Charlie sorride riabbassando gli
occhi sulla
sua arma. Certo, prendiamo in giro la scema del villaggio.
<< Ne ha fatti due in una
botta sola. Oltre a lei c’è Jasper. Sono gemelli. >> Stringo gli
occhi
per non alzarli verso il soffitto.
<< Lo avevo capito quando hai
detto che ne ha fatti due in una botta sola. >> Mi alzo e
appoggio una
mano sul tavolo, maledicendomi per la mia indecisione. << Se
stasera
uscissi... sarebbe un problema? È probabile che faccia tardi. >>
Charlie
rialza lo sguardo e scuote il capo, bloccando ogni altro movimento.
<< Non è un problema. Con chi
esci? >>
<< Con Rosalie. L’ho
conosciuta oggi al supermercato. >>
<< E non si è vantata di
essere la figlia del sindaco? Strano. >> Aggrotto la fronte.
<< Allora? >> Sbatte le palpebre sopraffatto e si accascia sulla sedia.
<< Dovrai pur farti degli
amici, e di certo non accadrà se continui a stare chiusa in casa con
me. Non
sono abitato a fare il padre, e noi non abbiamo parlato di regole.
L’unica cosa
che ti chiedo è di non farti di niente. Non accetto
droghe
in questa casa. >> Annuisco e con un sorriso vado a prepararmi.
Se mi mettessi al bordo del marciapiede mi prenderebbero per una prostituta?
Da queste parti almeno sanno che
cosa sono? Scuoto il capo e rido per la mia stessa battuta e mi
avvicino al
bordo della strada. Mi siedo – cercando di non sporcarmi e di non
rompermi
l’osso del collo con i tacchi che indosso. Ok, non sono molto alti, ma
sono pur
sempre tacchi.
Non appena mi siedo, la porta di
fronte casa mia si apre ed esce Edward.
Mi piace come si veste, non che
indossi qualcosa di troppo particolare, ma vederlo con dei jeans è una
camicia... è un bel vedere.
Mi nota subito e sorride scuotendo
il capo. Mi affianca con poche lunghe falcate.
Mi si sede accanto e continua a scuotere la testa.
<< Non pensavo che ce l’avrebbe veramente fatta. >> Aggrotto
la fronte.
Questo sarebbe il suo “ciao”?
<< Chi? A fare cosa? >>
Edward ridacchia e appoggia le braccia sulle sue ginocchia.
<< Rosalie. A convincerti.
>> Scrollo le spalle.
<< Non è
che
mi abbia dato tanta scelta... >> Ammetto rimanendo divertita.
<< Sì, conoscendola, posso
immaginarlo. Comunque non passa lei a prenderci. Andiamo con la mia
macchina.
Spero non sia un problema, per te. >>
<< Beh... non lo so. Voglio
dire... sarei dovuta comunque salire in
macchina con
qualcuno che non conosco... >> Edward si alza.
<< Sai, Bella... mi piaci.
Hai
sempre la battuta pronta. Lo apprezzo. >> Sorrido imbarazzata e
accetto
il suo aiuto ad alzarmi quando mi porge la mano.
Ha le mani fresche, io le ho sempre
calde.
<< Pensavo ci avresti messo
più tempo ad abituarti alla nostra temperatura. >> Ammette,
guardandomi
di sfuggita le gambe nude – poiché indosso dei pantaloncini – una volta
che
siamo entrambi seduti in auto.
<< Ho preferito lasciare il
pigiama di flanella a casa, sai... stiamo pur sempre andando a una
festa. Non
mi sembrava il caso di farmi etichettare come “quella che è abituata ai
trenta
gradi”. >> Edward ride e si mette in strada.
Il pensiero che non mi ha
abbandonato per tutta la sera, è stato solo uno: la ragazza con la
valigia ha
colpito ancora. E non in senso che si è fatta tutti i ragazzi presenti
–
figuriamoci se la do al primo che capita – semplicemente ho fatto
“amicizia”
facilmente. Mi sono integrata bene e per quanto mi spiaccia un po’
dirlo, devo
ringraziare Edward. Mi ha subito fatto capire chi era meglio lasciar
perdere e con chi, invece, mi sarei fatta quattro risate. E così
è
stato. Certo, probabilmente devo anche ringraziare gli alcolici che da
queste
parti girano più facilmente delle caramelle, ma di certo non mi
lamento.
L’unica “pecca”, se così si può
dire, è stata Rosalie... non mi ha
abbandonato un
attimo, nemmeno avesse paura che scappassi... ma devo ammettere che
dopo tre
bicchiere è diventata sopportabile.
<< Non è strano cambiare casa così spesso? >> Mi chiede Alice – la
ragazza che
era venuta a prendere Edward qualche giorno prima. Annuisco dopo aver
bevuto un
altro sorso.
<< Sì, ma dopo un po’ ti
abitui, l’importante è non scordarsi l’unica regola che ho. >>
Aggrotta
la fronte, aspetta che io prosegua e si riempie nuovamente il bicchiere.
<< Non farsi prendere dai
sentimenti. >> Mormoro senza guardarla.
<< Ma
è una cosa triste. >> Sussurra appoggiandosi – o sarebbe meglio
dire
sdraiandosi – sul bancone della megagalattica cucina di Rosalie.
Nonostante mi trovi a Forks, devo
ammettere che nessuno da queste parti sta male a soldi e le loro case –
soprattutto questa – lo dimostrano pienamente.
<< Può essere. >> Le
rispondo. << Ma almeno non soffro.
>>
Annuisce, come se potesse capirlo e infine mi sorride.
<< Beh, ora sei qui... e sono
dell’idea che tu debba divertirti. Vieni, raggiungiamo Edward e Jasper.
>> Quest’ultimo, ho scoperto una mezzoretta prima, che è il
ragazzo di
Alice. A vederli sembrano la strana coppia... voglio dire: lei bassa,
lui alto,
entrambi magri, lei mora, lui biondo, lui occhi azzurri, lei occhi
verdi... lei fin troppo esuberante ma simpatica, lui sarcastico e un
po’
timido... però devo ammettere che in realtà non stanno male insieme,
anzi. E
forse un po’ l’invidio. Si conoscono da una
vita,
oramai stanno insieme da tre anni e sono indivisibili. Sì, decisamente
sono un po’ invidiosa.
<< Lo vedi quel ragazzo?
>> Rosalie – persino più ubriaca di me – mi segna senza ritegno
un
ragazzone alto quanto un armadio, con i capelli neri. È di spalle,
quindi non
lo vedo un granché, però le annuisco e non stacco gli occhi da quel
ragazzo.
<< È lui il ragazzo che
sposerò. >> La guardo con gli occhi sgranati e nella mia mente mi
affollano duemila domande, soprattutto dopo che noto il sorriso sulle
sue
labbra.
<< Nel senso che i vostri
genitori vi hanno fatto firmare una sottospecie di contratto? >>
Rosalie
mi guarda stranita e infine scoppia a ridere, io cerco di sorridere ma
in
realtà sono quasi terrorizzata: funziona così a Forks? Siamo tornati al
Medioevo?
<< No, sciocchina! È solo
che... Emmett mi piace. E sono sicura che
se lui mi
guardasse anche solo per un attimo lo capirebbe. Capirebbe che siamo
fatti
l’uno per l’altro. >>
Ok, rettifico: ora sono
terrorizzata.
<< Quanto tempo è che lo
conosci? >> Il suo sorriso è destabilizzante. Sembra... scolpito.
<< Da sempre. Era il mio
compagno di culla. >> Sorrido e annuisco, ma vorrei solo
scappare. Torno
a guardare l’armadio a doppia anta di Emmett e mi chiedo che cosa
potrei fare.
Non che io debba per forza fare qualcosa, ma prima
o poi,
Rosalie, potrebbe venire internata per questo suo... fantomatico sogno.
<< E lui non ti parla?
>>
<< Non da quando mi sono
cresciute le tette. >> Cerco di non ridere e ringrazio il cielo
di vedere
Edward che viene verso di noi, con una
ragazza.
<< Edward... dovevi dirmi
quella cosa, vero? >> Lui aggrotta la
fronte ma
poi guarda la mia accompagnatrice e si scusa con la rossa accanto a lui.
<< Sì sì...
vieni che te la spiego. >> Faccio un sorriso di scuse a Rosalie e
mi
allontano con lui. Non gli do il tempo di dire “a” che lo tiro il più
lontano
possibile.
<< Quella ragazza è da
internare. >> Mormoro mentre ci facciamo spazio tra la gente.
Edward
scoppia a ridere e guarda Emmett.
<< Ti ha parlato di lui,
vero?
>> Annuisco frastornata.
<< Non farci caso. Si è fatta
questa idea che sono anime gemelle ma
Emmett... non la
pensa così. La ritiene una persona superficiale, che si atteggia da
diva perché
il padre è il sindaco. >> Scrolla le spalle e
io
sbatto le palpebre ancora più confusa.
<< Cioè... lui dà del
superficiale a lei, quando lui si comporta nella stessa maniera?
>>
Edward annuisce sorridendo, subito dopo si guarda indietro.
<< Non preoccuparti, vai. E
grazie per il salvataggio. >> Mi guarda con riconoscenza e gli
sorrido
tranquilla per poi guardarmi attorno e riprendere a bere.
<< Sei tornata tardi ieri
sera. >> Guardo un attimo mio padre e mi passo una mano tra i
capelli che
ho lasciato sciolti. Ho un mal di testa
madornale, ma
non posso di certo dirglielo, no? No, non mi pare il caso.
<< Ti avevo avvisato. >>
<< Sì sì,
non è quello il punto. È che... non sono abituato. Tutto qui. >>
Annuisco
e non sapendo che cos’altro dirgli, mi riempio la terza tazza di caffè
della
mattinata.
<< Che cosa fai oggi?
>>
Scrollo le spalle e lo raggiungo al tavolo.
<< Non lo so. Sinceramente
pensavo di poltrire o di andare in libreria. Ce n’è una in questo
posto?
>> Chiedo, immaginando già la risposta.
<< Stranamente sì. >>
Sgrano gli occhi e lui sorride.
<< Davvero? >>
<< Scioccata,
eh? >> Ridacchio annuendo. << Vuoi che ti lasci qualche
soldo?
>>
<< No, grazie. Uso i miei,
non
preoccuparti. >>
<< Sicura? Per me non è un
problema darteli. >> Sorrido intenerita.
<< Grazie, ma finché avrò i
miei... beh non voglio chiederti nulla. >> Annuisce e si alza.
<< Vado da Sue... è un
problema per te? >>
<< Figurati. >> Lo
guardo uscire da casa e non posso evitare di chiedermi se i rapporti
con mio
padre diventeranno più... famigliari.
Forse avevo sottovalutato questo
posto. Ok, togliamo il “forse”. Da fuori sembrava più piccolo, meno
fornito...
non lo so, mi sembrava tutto tranne una libreria ma in realtà... ci si
potrebbe
perdere qua dentro. E io amo perdermi tra
le corsie di
una libreria.
C’è chi penserebbe che avendo vissuto duemila avventure in giro per
l’America, io
non abbia bisogno di rinchiudermi in un libro, sognare storie altrui
ma... in
un certo senso la storia degli altri... mi calma. E poi è bello sognare
attraverso delle pagine scritte.
<< Swan, giusto? >>
Alzo
lo sguardo e incontro due fari azzurri.
Nella mia mente riecheggia il nome
di Emmett, ma non sono certa sia lui, d’altronde alla festa non ci
siamo
parlati e l’ho visto solo di spalle. E
che spalle!
<< Presente. >> Dico
alzando a malapena la mano, nemmeno mi trovassi in classe. Il ragazzo
sorride
divertito e mostra due tenere fossette sulle guance.
<< Scusa, hai ragione... Isabella. >> Annuisco.
<< Tu sei? >>
<< Emmett McCarty,
penso che Rosalie ti abbia parlato di me. Lo fa in continuazione.
>>
Aggrotta la fronte un po’ esasperato, e in parte lo capisco.
<< Mmmh... no, sinceramente
non mi ha parlato di te. >> Lo guardo bene e non posso non
ammettere
che... beh, questo Emmett è tanta roba.
<< Strano. >> Sussurra
non distogliendo lo sguardo dal mio.
<< Non volevo disturbarti
ma... volevo invitarti a una festa in
piscina, questa
sera. A casa mia. >> Alzo un sopracciglio e lui alza
le mani con fare innocente.
<< Non saremo soli, sarà una
festa. >> Precisa, come se io ci avessi anche solo minimamente
pensato.
<< Veramente il sopracciglio,
se hai notato, si è alzato alla parola piscina.
Vorresti veramente fare un party con questo freddo? >> Emmett
ridacchia.
<< Questa è stata la
settimana
più calda dell’anno. Se fossi in te, non me la perderei. Questo è
l’invito, c’è il mio numero e il mio
indirizzo civico. >> Afferro
il foglio che mi porge e mi mordo il labbro inferiore.
<< Quindi non ci stai
provando
con me... >> Non lo dico proprio delusa, ma...
beh uno come lui non s’incontra mica tutti i giorni!
<< Vieni alla festa e lo
scoprirai. >> Mi fa l’occhiolino ed esce dal negozio, lasciandomi
esterrefatta e soprattutto con la bocca aperta.
Dannazione, Forks, non dovevi essere una sottospecie di porto sicuro e
tranquillità
perenne? Perché in questo posto non ci sono altro che bei ragazzi e
feste?
**
Siamo arrivati alla
fine anche di questo secondo
capitolo, che potrebbe sembrare semplicemente di passaggio, ma non lo è. In queste pagine vediamo Bella che fa
“amicizia”,
soprattutto con suo padre, perché per quanto possa sembrare strano,
alla fine
non si conoscono e soprattutto; Bella, conosce
qualche abitante
di Forks e si stranisce che nonostante tutto si tratti di una cittadina
piuttosto
normale.
La domanda ora, è una
sola: Bella, andrà a questa
festa di Emmett?
JessikinaCullen ora Jaste.