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Autore: Rosmary    01/07/2013    9 recensioni
Dopoguerra: ogni cosa tenta di tornare alla normalità. La spensieratezza s'insinua nelle vite dei vittoriosi sopravvissuti.
Tutto procede nel migliore dei modi e poi, d'improvviso, un buffo esperimento dei gemelli più scapestrati di Londra scaraventa sette maghi in mondi paralleli. Quello che si prospetta essere un viaggio nei meandri della fantasia, a causa di assurdi effetti collaterali, si rivela essere un gioco che rimescola tutte le carte già estratte dal mazzo, costringendo Hermione a interrogare ancora una volta il proprio cuore. Ed è così che, tra antichi dissapori, ritrovata routine, insospettabili attrazioni e un improbabile scambio di corpi, tutto ciò che è stato narrato potrebbe essere riscritto.
«Ti piace la mia ragazza?»
«No! No! Non gli piaccio! Sarà qualche magia venuta male… oh, Ron, calmati!»
«No che non mi calmo. Io gli spacco la faccia»
«Spaccamela pure, tanto non cambia niente»
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Fred Weasley, George Weasley, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Epilogo


Accade spesso, nella Vita, che il Destino ci tramuti in pedine, affinché scegliamo la strada giusta.
Eppure, non riusciamo a maledire l’odioso burattinaio e i suoi metodi.
Comprendiamo e giochiamo al pericoloso gioco: non siamo mai stati tanto felici.





«Ron, non fare sciocchezze» Biascica il Prescelto all’indirizzo dell’amico.
 
La festicciola organizzata da Ginny sembra essere calata nel gelo più totale. L’evidente provocazione di Ron all’indirizzo di Hermione ha ammutolito tutti. Fred, poco distante dal fratello e dalla ragazza, si è irrigidito al punto che sembrerebbe incapace di respirare; George, al suo fianco, gli ha afferrato il braccio, intimandogli la calma.
 
«Non mi sembra il caso» Ribatte imbarazzata Hermione, disturbata da tutti quegli sguardi indiscreti.
 
Lo sguardo di Ron, ad ogni modo, riesce solo a ridursi in fessure «Non lo neghi nemmeno»
 
«Ron, smettila» Interviene Harry, frapponendosi tra i due amici. Ginny, intanto, ha alzato il volume della musica, mentre Luna, sempre perspicace, ha iniziato a danzare come una forsennata, invitando tutti a fare altrettanto per evitare l’infestazione di qualcosa. Ciononostante, molti sguardi e molte orecchie sono ancora concentrati sulla discussione in corso.
 
«Non sto facendo niente, Harry, le ho solo chiesto del fidanzato»
 
«Non c’è nessun fidanzato, Ron. Va bene così?»
 
«No. Perché stai mentendo. Io ti conosco, Hermione, non me la dai a bere»
 
«Se ti ha detto che non c’è nessuno, credile e basta» S’intromette Fred, ormai spazientito, liberandosi dalla morsa del gemello, che, impallidendo, fa un rapido cenno a Lee, invitandolo ad avvicinarsi.
 
«Che vuoi tu? Non sono affari tuoi»
 
«Ron… per favore» Tenta la ragazza.
 
«Sono affari miei…»
 
«Fred» L’interrompe Hermione, guardando preoccupata Fred.
 
È questione di rapidissimi istanti: Ron, analizzando con avidità tutti quei particolari che la sua mente aveva rilevato e accantonato, punta lo sguardo sconcertato e furioso su Fred. Quest’ultimo, riconoscendo la consapevolezza nell’espressione del fratello più piccolo, riesce soltanto ad annuire, confermando le ipotesi dell’altro. A Ron basta questo, basta l’assenso, per scagliarsi contro il più grande, che, colto alla sprovvista, non riesce ad evitare il pugno diretto al setto nasale.
 
«Fermatevi» Urla Hermione, mentre Ginny, al pari di tutti gli altri, sembra aver visto un Basilisco tanto è immobile.
 
«Sei tu?» Chiede retorica la voce malferma di Ron, mentre afferra Fred per il colletto della camicia «L’altro sei tu, Fred?»
 
«Sono io e allora?»
 
«SEI UN BASTARDO»
 
Altro pugno, altro sangue. Questa volta sono le nocche di Ron a sanguinare, visto che Fred è riuscito a scostarsi in tempo, costringendo l’avversario a colpire la parete.
 
«Smettila! Non faccio a botte con te, Ron» Intima Fred, il quale, effettivamente, si limita a schivare i colpi senza aggredire a sua volta.
 
«Smetterla? Con tutte le ragazze che potevi avere, proprio la mia dovevi prenderti?» Ma Ron è tremendamente arrabbiato, sentendosi tradito non una, ma due volte: da Hermione e dal fratello. Avrebbe potuto accettare tutto, avrebbe tentato di capire, ma non Fred «Da quando va avanti? Da quando ci siamo scambiati? Da lì? Avevi progettato tutto, vero? Sei un bastardo traditore!» Farnetica ancora, mentre Harry, Neville e Dean lo tengono a bada, e George si frappone fisicamente tra i fratelli «Tu sapevi tutto, non è vero? Eri complice anche tu!» Continua Ron, questa volta all’indirizzo di George.
 
È surreale l’atmosfera. Tra i presenti c’è chi giace scioccato in disparte, chi commenta, chi indirizza ingiurie a Hermione e chi considera Fred un bastardo traditore. Nessuno, però, sembra avere la forza e la voglia di intervenire, fatta eccezione per gli amici più intimi. Ginny, rimasta in disparte, ha lo sguardo lucido e il volto arrossato dal tentativo di trattenere le lacrime. Lee è incapace di stemperare l’atmosfera, preoccupato che a Fred saltino i nervi e si scagli a sua volta contro Ron. Harry è l’unico, in questo frangente, a cercare con lo sguardo Hermione e a rendersi conto che la ragazza sia sparita.
 
«La festa è finita. Levate le tende» È Seamus ad affermarlo, col tono duro di chi non ammette repliche.
 
Così, nel giro di una mezz’ora, anche i più avidi di notizie lasciano Grimmauld Place, all’interno della quale cala il tipico silenzio presente all’interno dell’aula di Trasfigurazione, durante il compito più importante dell’anno. Neville, aiutato da Luna e Dean, inizia a riordinare la sala. Seamus, invece, è seduto accanto a Ron, che se ne sta sul divano, con gli occhi rivolti al pavimento. Lee e George sono ai lati di Fred, che è alle prese col naso sanguinante. Ginny è ancora ferma, timorosa che l’avvicinarsi prima all’uno o all’altro possa essere interpretato come una scelta. Harry, arrabbiato quasi quanto Ron, è il primo che trova il coraggio di parlare.
 
«Dov’è Hermione?»
 
«Chiedilo al suo fidanzato»
 
«Dacci un taglio, Ron» Interviene George, che, a differenza di Ginny, non riesce ad evitare di scegliere.
 
Fred, d’altro canto, smette di tamponarsi il naso, guardandosi intorno. Lei dov’è? Senza pensarci due volte, sale al piano superiore, cercando tra le stanze, chiamandola, ma della strega sembra non esserci traccia. Harry, nel mentre, si precipita all’esterno dell’abitazione, ma anche lì niente.
Trascorrono ben due giorni senza che di Hermione si abbiano notizie. Intanto, in quei due giorni, i rapporti tra i due fratelli non sono affatto migliorati. Se Fred si rifiuta di andare alla Tana, infatti, Ron evita accuratamente i Tiri Vispi e qualsiasi altro luogo frequentato abitualmente da Fred. George resta l’unico tramite, a cui è spettato anche lo spiacevole compito di spiegare la situazione a Molly e Arthur, persuadendoli, non senza difficoltà, a non intervenire.
 
«Credo che la rivedrò direttamente sul treno» Commenta Ginny, stendendosi sul letto di Harry.
 
«Ce l’hai con lei?»
 
«Ho sbagliato anche io. Ma cosa credevo di fare? Io sapevo che l’altro era Fred, lei si era confidata con me e sapevo che sarebbe andata da lui. E cosa faccio? Organizzo una festa e li invito tutti e due. È colpa mia»
 
«Non è colpa tua»
 
«Invece sì. Tu l’avevi detto, che non era una buona idea»
 
«Ma tu volevi soltanto che la situazione si risolvesse, non devi fartene una colpa»
 
Ginny tace, poggiando la testa sul petto di Harry, che l’abbraccia «È che non pensavo potessero arrivare a tanto. Pensavo che bastasse parlarsi e chiarirsi. Invece Ron l’ha preso a pugni»
 
«Prima ho chiamato a casa di Hermione»
 
«Con il feletono?»
 
«Telefono!» Corregge lui ridendo, facendo sbuffare la ragazza «Non è ancora tornata a casa e la madre si è di nuovo rifiutata di dirmi dove sta. Sarà lei a dirtelo, se vuole» Commenta aspro, imitando malamente la mamma dell’amica.
 

****

 
«Signor Weasley, un gufo ha portato questa per lei»
 
«Strano, non è orario» Commenta Fred, prendendo la lettera e congedando la commessa dei Tiri Vispi. Incuriosito, controlla il mittente e una morsa lo attanaglia nell’immediato: Hermione Granger. Riluttante, si rifugia nel magazzino delle scorte, aprendo la busta e leggendo il contenuto della missiva. Si sarebbe aspettato ogni cosa, ad eccezione di un non possiamo, mi dispiace. Cosa vuol dire non possiamo, mi dispiace? Niente. Ecco cosa significa. Impulsivo come al solito, fa giusto in tempo ad accennare qualcosa a George prima di Smaterializzarsi davanti alla casa di Hermione. Da bravo scapestrato, non si è neanche preoccupato di nascondersi alla vista dei Babbani, è mera fortuna che nessuno l’abbia visto comparire dal nulla. Furioso come poche volte in vita sua, Fred scavalca il cancellino in ferro, oltrepassa il giardino e bussa come un matto alla porta della ragazza.
 
«Un po’ di educazione» Sbraita una voce dall’interno e il mago non ha difficoltà a comprendere a chi appartenga «Fred»
 
«Aspetta, non dirmelo: sei tornata oggi, anzi, in questo preciso istante, non è così?» Chiede sarcastico e nervoso. Hermione boccheggia, colta alla sprovvista. Scioccamente, ha creduto che la sola parola della madre potesse frenare ogni tentativo di presentarsi fuori la porta di casa propria. Evidentemente, non ha considerato la variabile impazzita “Fred Weasley” «Voglio entrare»
 
«Non voglio vederti. Ti ho già scritto tutto nella lettera»
 
«Fammi entrare, Hermione» Sbotta spazientito, entrando senza troppe cerimonie e chiudendosi la porta alle spalle «Non possiamo, mi dispiace secondo te spiega tutto?»
 
«Sì! Per colpa mia hai litigato con tuo fratello, sono due giorni che non vedi i tuoi genitori e sei di pessimo umore! Non può esserci niente fra noi, non potrebbe mai funzionare. Ron non l’accetterebbe mai»
 
«Hai finito?»
 
«Guarda che dico sul serio» S’infervora lei, guardandolo con aria allucinata.
 
«Quindi qualche giorno fa eri innamorata di me e oggi non lo sei più»
 
«Non sto dicendo questo»
 
«E cosa stai dicendo?» Chiede retorico, avvicinandosi a lei «Io e Ron sistemeremo tutto, è solo questione di tempo. E se il mio umore è pessimo è tutta colpa tua!» La canzona, ritrovando quell’aria malandrina e irriverente, alla cui vista lei sorride.
 
«Mi sento in colpa, Fred»
 
«Voglio stare con te»
 
«Facciamo passare un po’ di tempo, vediamo come vanno le cose»
 
Sempre più vicini, sempre più inebetiti dall’alchimia che li lega. Il bacio che segue quella discussione sembra essere la sola evoluzione possibile del momento. Lui la stringe sempre più a sé, possessivo. Lei, ammutolendo la ragione, si lascia andare alle sensazioni, salvo fuggirne bruscamente dopo alcuni istanti, guardando Fred con aria spaventata e colpevole.
 
«Non è giusto»
 
«Infatti. Non è giusto interrompersi sul più bello. Comunque, non voglio farti pressioni» Ammette Fred e Hermione ha la sensazione d’essersi persa qualcosa. Lui è davvero accondiscendente? «Abbiamo bisogno di tempo, hai ragione. Iniziamo tutto da capo, con calma»
 
«Dici sul serio?» Chiede sempre più allibita, indecisa anche se offendersi o meno dinanzi tanta arrendevolezza.
 
«Certo!» Conferma lui, sorridendole «Lunedì vai a Hogwarts, no?»
 
«Sì»
 
«Bene! Prenditi tutto il tempo che ti serve! Però sappi che sabato mattina passo a prenderti e passiamo il weekend insieme. Dovrò pur salutarti prima della partenza!»
 
Quando Hermione comprende cosa realmente le abbia detto, Fred è già sparito nel nulla, lasciandola sola, perplessa e con uno strano sorriso ebete stampato in viso. È buffo, ma quel ragazzo riesce a mostrare i colori a Hermione, mostrandole quanto ogni problema possa essere risolvibile senza caricarsi di gesti estremi.
 
 
 

2002, 2  giugno
 

 
«Hai preso tutto?»
 
«Cruciami, ti prego» Afferma con tono scocciato un ragazzo, caricando delle valige in una macchina «C’è tutto, sali e sta’ zitta!»
 
Ma l’interlocutrice lo ignora, rientrando – costringendo l’altro a seguirla – e controllando le varie stanze della casa «Ah! Lo sapevo io! Tutto, eh? E questo?!» Chiede retorica e tronfia, mostrando una piccola guida turistica al giovane. Lui, sbuffando, le mostra i palmi, come a chiedere tregua.
 
«Ora possiamo andare?»
 
«Sì, certo, ora sì»
 
«Bene, perché grazie a te abbiamo degli orari da rispettare»
 
«Ne abbiamo già discusso. Eri d’accordo anche tu!»
 
«Infatti sono felicissimo di visitare città Babbane» Asserisce lui, mentre si chiudono la porta dell’abitazione alle spalle «Sono meno felice di bandire la magia! Se mi avessi dato retta, ora dovremmo solo preoccuparci di avere abbastanza Metropolvere o di lucidare la scopa»
 
«Ti piacerà, vedrai» Liquida lei, posandogli un bacio sulle labbra che sembra quietare la discussione «A proposito, ho dimenticato di dirti che vengono a salutarci all’aeroporto»
 
«Chi viene a salutarci?» Chiede impallidendo.
 
«Tutti» Biascica infilandosi in macchina, come vogliosa di nascondersi.
 
«Fantastico, già immagino papà che si incastra tra le porte scorrevoli!»
 
«Sei maligno!»
 
«È questo che mi rende irresistibile, ammettilo!» Scherza, avviando l’automobile e accelerando alla prima occasione, beccandosi gli ormai soliti epiteti della dolce fidanzata.
 

****

 
«Ma non siamo in anticipo?»
 
«Un po’, ma rischiavamo di non arrivare affatto. Hai visto tuo padre? Prima ci ha fatti fermare al semaforo, quand’era verde, poi ha comprato il robot giocattolo da quel ragazzino e ora… oh, no!»
 
«Cosa?» Chiede Ginny, seguendo la traiettoria disegnata dallo sguardo di Harry e inorridendo a sua volta «Non lo sta facendo. Harry, dimmi che non lo sta facendo»
 
«Lo sta facendo» Interviene una rassegnata voce femminile «Sta parlando al display che indica gli orari dei voli»
 
«Bene. Come minimo lo rinchiudono al San Mungo Babbano» Conclude rassegnata Ginny, avviandosi in direzione del padre e dell’imbarazzata madre.
 
«Dov’è Ron?»
 
«Fuori, dà un’occhiata per controllare se arrivano» Risponde Susan a Harry, che s’affretta a raggiungere Ron.
 
 

 

1998, novembre

 
«Senti, ora mi hai stancato. Va bene tutto, ma dobbiamo collaborare, altrimenti ci sbattono fuori tutti e due!»
 
«E va bene! Va bene! Collaboriamo, ma evita di guardarmi ogni volta come se fossi una specie di… di…»
 
«Di?» Incalza Ron, confuso.
 
«Non lo so! Mi dà fastidio il modo in cui mi guardi» Sbraita Susan, sbagliando persino nel riordinare le cartelle a loro affidate da Gamp.
 
«Ma io non ti guardo in nessun modo»
 
«Invece sì! Mi guardi così, come stai facendo ora, come se fossi una cosa strana, come se… se stessi sempre lì a cercare di capire cosa penso»
 
Il rossore accende il giovane volto di Ron immediatamente, costringendo il giovane a distogliere lo sguardo dalla compagna di tirocinio, con cui condivide tutti i pomeriggi, ad eccezione della domenica, da quasi due mesi ormai «Io non ti guardo come se fossi strana. Ti guardo perché mi piace guardarti» Ammette d’istinto. Susan, colta alla sprovvista, arrossisce in modo indecoroso.
 
 

«Ginny è andata a recuperare vostro padre» Esordisce Harry, una volta giunto accanto all’amico.
 
«I Babbani gli danno alla testa» Commenta ironico Ron «Susan è dentro?»
 
«Sì, tua moglie è dentro, credo dia man forte a Ginny!»
 
Sbotta in una risata il più piccolo dei Weasley, ancora non abituato al sentir parlare di Susan come della propria moglie «Fa ancora strano!»
 
«Saranno già cinque mesi, quando ti abitui?»
 
«Non ne ho idea! Pensare ch’ero convinto che vi sareste sposati prima tu e Ginny! Invece lei gioca nelle Holyhead Harpies e tu sgobbi come Comandante degli Auror!»
 
«Beh, mio caro vice, sgobbi parecchio anche tu, assieme alla tua agguerrita consorte!» Commenta sorridendo Harry.
 
«Eccoli!» Annuncia Ron, interrompendo la scherzosa diatriba e indicando a Harry due sagome conosciute, che avanzano verso l’ingresso dell’aeroporto.
 
«Ah, ecco i miei parenti! Potevate anche starvene a casa, nessuno vi voleva tra i piedi!»
 
 

 

1998, 25 dicembre

 
«Buon Natale, Ron»
 
«Buon Natale, Fred»
 
Tacciono, scrutandosi a vicenda e fingendo di non notare l’intera famiglia eclissarsi dalla cucina, in modo da lasciarli soli.
 
«Come mai Hermione non è venuta? So che le cose tra voi vanno bene»
 
«Vuoi la verità o la bugia?» Fred, retorico. Prosegue, notando il silenzio del fratello «La scusa ufficiale è che doveva passare il Natale con la famiglia. La verità è che non se l’è sentita, visto che non parli né con lei, né con me da settembre»
 
«Meglio, no? Così può stare un po’ con i genitori» Ribatte Ron, eludendo la parte più importante del discorso.
 
«La Vigilia l’avrebbe passata con loro comunque, ma oggi avrebbe potuto pranzare qui» Spazientito, Fred riesce soltanto a tracannare irritato il Whisky  «Senti, non ti sembra di esagerare?»
 
«Ah, ora esagero anche»
 
«Puoi dirlo forte. Ce l’avrei anch’io con me, sul serio, ed è il motivo per cui ho aspettato. Ma sono passati mesi e mi risulta che stai anche uscendo con una tua collega, quindi dacci un taglio»
 
«E tu che ne sai?» Chiede imbarazzato.
 
«Ronnie, Ronnie! Dovresti sapere che io e George abbiamo spie ovunque!» Commenta con sarcasmo, ghignando all’indirizzo del fratello, il quale, rilassandosi, riesce a farsi sfuggire un sorrisetto complice. Forse, è arrivato davvero il momento di andare avanti.
 
 
 
«Ciao, eh, Fred!»
 
«Dove sono tutti i vostri bagagli?» Domanda allibito Potter.
 
Hermione porta gli occhi al cielo, indicando Fred «È stato una lagna durante tutto il tragitto, guidava e si lamentava. Alla fine ho dovuto cedere» Afferma, mostrando l’ormai celeberrima borsetta di perline.
 
«No, dico, pure la fila per i bagagli mi toccava fare? Non è già abbastanza che la porto in tutta Europa alla Babbana!» Fred, spiccio, guardandosi a sua volta intorno «Dov’è George?»
 
«Dentro» Chiarisce subito Ron «Lui e Angelina sono già in aereo, non so come abbiano fatto e non voglio saperlo. George ha detto di dover studiare l’ambiente»
 
Parole che riescono a far ghignare soddisfatto il comproprietario della catena di negozi Tiri Vispi Weasley e, in contemporanea, a far storcere il naso alla più giovane impiegata del Dipartimento della Regolazione e Controllo delle Creature Magiche, grazie alla quale gli Elfi Domestici hanno ad oggi diritto ad un regolare contratto di lavoro – nonostante molti Elfi siano ancora scettici nel considerare il contratto come un vantaggio anziché un’offesa – e i Lupi Mannari, obbligati ad assumere la Pozione Antilupo, si fanno lentamente strada nel vero mondo civilizzato, abbattendo man mano i pregiudizi.
Ad ogni modo, tra una battuta e l’altra, il quartetto giunge presso gli altri componenti della famiglia, dove Arthur Weasley è ormai scrutato con sospetto o divertimenti dalla maggior parte delle persone in aeroporto.
 
«Papà, ti stanno fissando tutti i Babbani!»
 
«Freddie, eccovi!» Esclama l’uomo, non cogliendo il sarcasmo del figlio.
 
L’altoparlante annuncia che manca poco al decollo e dunque urge raggiungere George e Angelina, così i due ragazzi in partenza salutano i familiari, lei promettendo missive e souvenir, lui promettendo disastri che avrebbero avuto eco anche nel mondo dei Babbani. Molly, osservando Fred e Ron abbracciarsi, si commuove, ripensando ai lunghi mesi in cui i due rifiutavano persino di guardarsi in volto; periodo in cui, bisogna dirlo, mamma Weasley aveva sviluppato un’antipatia per Hermione superiore a quella nutrita inizialmente per Fleur, fortuna che si sia ricreduta su entrambe le nuore.
 
«Andiamo?»
 
«Sì» Afferma Hermione sorridente, stringendo la mano di Fred «Sembra quasi un viaggio di nozze!»
 
«Non dire quella parola! Te l’ho già detto, Granger, il matrimonio è per le persone banali e noi siamo fuori dal comune!»
 
Fred è veramente convinto delle proprie parole, peccato che non abbia considerato l’atmosfera parigina sommata al desiderio di George di convolare a nozze il medesimo giorno, desiderio giudicato da Fred inevitabile e sacrosanto e da Angelina e Hermione assolutamente folle, da gemelli Weasley.
 
 

2004, maggio
 

 
«Ehm… Hermione?»
 
«Cosa c’è, Harry?»
 
«Capisco l’emozione, visto che è il primo pranzo che facciamo tutti insieme qui…» Tenta titubante il ragazzo, indicando il salotto di quella che fu la dimora di James e Lily Potter, ora residenza di Ginny e Harry, che dopo inquietudini e remore si è persuaso che i genitori avrebbero voluto vedere quella casa vissuta dal figlio «…Ma addirittura svenire?»
 
«Parli di Fred?»
 
«Sì, George e Ron stanno tentando di farlo riprendere»
 
«Oh, non è svenuto per la casa» Ammette Hermione radiosa, posando la destra sulla propria pancia «Gli ho detto che…»
 
«Sei incinta!» L’interrompe Harry, il cui colorito passa da roseo a rosso a bianco lenzuolo.
 
«Già»
 
«E lui cos’ha detto? Cioè, ha detto qualcosa prima di svenire?»
 
«Sì» Ammette ghignando «Ha detto no! Tutti i padri sono vecchi!»










 


Angolo Autrice
Salve! Qualcuno si sarà accorto che ieri ho pubblicato un primo epilogo, cancellandolo questa mattina. In realtà, non mi soddisfaceva l'epilogo che avevo scritto, motivo per cui ho rivisto il capitolo ed ecco qui la vera e definitiva conclusione di questa long.
Come avevo già scritto nell'angolo autrice del vecchio epilogo, questa storia è la prima che concludo con piacere, perché è la prima che ho realmente temuto di lasciare incompleta e che, a dirla tutta, continua a non convincermi del tutto.
Ringrazio tutti coloro che hanno letto questo racconto, chi ha recensito e chi l'ha inserito tra le preferite/ricordate/seguite. Inoltre, un grazie particolare a Mistress of Delirium, che, con le sue recensioni, mi ha trasmesso la voglia di continuare a scriverla, questa storia, perché sembrava credere nella trama quando non ero più io a crederci.
Ovviamente, spero che chiunque sia arrivato sin qui abbia trovato la lettura piacevole!
Alla prossima :)

   
 
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