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Autore: sundayrose    02/07/2013    2 recensioni
Hermione muore in un incidente d'auto.
Draco, suo marito, non si rassegna. Si uccide e cerca di trovarla nel regno dei morti.
Ma la morte per suicidio non lo porta nello stesso luogo dove si trova sua moglie.
Draco dovrà affrontare un lungo viaggio, fatto di prove da superare e paure da affrontare, per poter finalmente raggiungere il suo amore.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre la morte'
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L’Oceano dei Lussuriosi

 
- Ma chi è quella?-
La voce di Greta era alta e stridula e la sua irritazione contagiò anche lui, trasformandolo in un fascio di nervi pronto a scattare.
- Hermione – Rispose semplicemente, trattenendo a stento l’ira e il tormento.
Greta girò di scatto la testa verso di lui, guardandolo allibita – Tua moglie?!-
Draco annuì accigliato.
La sua vista gli era insopportabile perciò distolse lo sguardo dalle mani di lei che affondavano nei capelli di Jace, attirandolo sempre più contro di sé.
Il mare in tempesta li trascinava in refoli di passione sempre più impetuosa.
- Che ci fa tua moglie con il mio ragazzo? – Chiese lei, puntando furiosa il dito contro i loro rispettivi compagni. Ma, prima che lui potesse anche solo pronunciare una sillaba, un’altra domanda le salì alle labbra – E’ questo che hai visto, non è vero? E’ questo che hai visto quando hai tentato la connessione con lei. Perché non me l’hai detto?-
L’aveva preso per le braccia e lo scrollava energicamente.
Draco la fulminò con uno sguardo omicida e se la scrollò di dosso – Che cosa avrei dovuto dirti? Che avevo visto mia moglie mentre toccava e baciava un uomo che non ero io?-
- Ma lui è Jace. E’ il mio ragazzo!-
- E io come potevo saperlo?-
Le loro voci avevano raggiunto tonalità allarmanti, tanto che, di colpo, si guardarono attorno per vedere se avevano destato il riposo tranquillo delle anime di quel luogo.
Ma gli spiriti dell’Oceano non sembravano minimamente toccati dai loro litigi.
- Ok. Cerchiamo di calmarci – Disse Greta inspirando profondamente – Che cosa facciamo?-
Draco gettò di nuovo uno sguardo ad Hermione. Il suo corpo si muoveva al ritmo delle onde e, come quelle, il bacio che regalava a quell’estraneo aveva un andamento lento e profondo.
Che ironia della sorte, pensò, era stato disposto ad affrontare tutto per lei, tutto affinché potesse ritrovarla e ora che l’aveva così vicina non sapeva cosa fare.
- Non lo so – Rispose infatti.
- Oh, sei di aiuto – Si lamentò acidamente Greta.
Lui le scoccò un’altra occhiata furiosa, ma quando si accorse del suo sguardo la sua espressione si ammorbidì di colpo.
Gli occhi di Greta riflettevano perfettamente il suo stato d’animo e Draco si rese conto di colpo che anche per lei non doveva essere facile.
Forse anche lei aveva affrontato prove terribili per poter finalmente raggiungere il suo ragazzo, e ora che lo aveva trovato lo vedeva tra le braccia di un’altra.
Chissà se veniva anche lei dalla Cava dei Suicidati. O forse dalla Città degli Iracondi, con il suo temperamento non si sarebbe sorpreso se fosse stato così.
Improvvisamente si rese conto che non sapeva niente di lei.
- Come sei morta? – Le chiese senza preamboli. Il tatto non era una componente fondamentale in quella “vita”, l’aveva capito a sue spese.
- Sono stata uccisa durante una manifestazione contro il governo. Mi trovavo nel Campo degli Eretici prima di raggiungere il Deserto dei Golosi. – Rispose tranquillamente.
- Il Campo degli Eretici?!- Chiese Draco confuso – Io non sono stato in nessun campo. Il luogo in cui sono stato catapultato prima di arrivare nel deserto era la Città degli Iracondi –
Greta lo guardò stupita e accigliata per un attimo, poi la sua espressione si rilassò e voltò di nuovo lo sguardo verso l’oceano – Credo che questo posto sia molto più immenso di quanto crediamo –
- Già – Rispose Draco laconico – Che cosa credi che ci succederà andando lì dentro?- Chiese alla fine, facendo un cenno con il capo verso il mare in tempesta. Le onde sbattevano violentemente contro le rocce appuntite che formavano la base di quel monte rossastro di cui non si vedeva la cima.
Era arrivato il momento di affrontare la situazione, qualunque conseguenza avrebbe comportato.
Aveva affrontato quel viaggio per un motivo, non si sarebbe tirato indietro.
Una volta raggiunta Hermione avrebbe potuto chiederle tutto e dare una risposta a quei dubbi che solo lei poteva dipanare.
- Non lo so. Credo che dovremmo scoprirlo da soli –

 
Entrare in contatto con quell’acqua gelida e viscosa fu molto più difficile di quanto si aspettassero. Tanto più che di acqua non si trattava, ma di sostanza appiccicosa seppur impalpabile, che si attaccava alla pelle e penetrava nelle ossa con la stessa forza ed intensità di un vento gelido.
Appena Draco mosse un passo verso l’oceano, quel tanto che bastava per permettere alle onde di raggiungere i suoi piedi nudi, immagini e ricordi lo avvolsero come una coperta calda nei giorni freddi d’inverno.
Flash della sua vita passata, della sua vita vera gli invadevano la mente e la intorpidivano come un dolce veleno.
Hermione, un vestito da sera lungo fino ai piedi che le lasciava scoperta la schiena nuda, gli voltava le spalle mentre era intenta a mettere sul collo due gocce del suo profumo preferito.
Poteva percepirne ancora l’odore come se avesse la sua pelle calda sotto di sé.
Di nuovo Hermione, adagiata sul letto con le prime luci del mattino che giocavano sui ricci bruni sparsi sul cuscino, vestita solo di lenzuola sfatte, come una dea greca solo temporaneamente addormentata.
Hermione tra le primule e le viole, che combattevano strenuamente per risplendere più del suo sorriso.
Hermione sotto la pioggia, con i capelli appiccicati al volto e al collo e i vestiti zuppi, mentre ritornava, con una smorfia di scuse sul volto, prima di buttarsi tra le sue braccia.
Tutte immagini che provocavano in lui infinite scosse di adrenalina e desiderio e che lo spingevano sempre più crudelmente, sempre più dolcemente, tra le loro spire.
Senza che se ne fosse minimamente reso conto si ritrovò con l’acqua che gli raggiungeva le spalle, ma era una percezione distante, lontana, di una parte remota del suo cervello che cercava di resistere alla dolcezza ammaliante di quelle acque; quella stessa parte che si chiedeva, sempre più debolmente, che fine avesse fatto Greta.
Nuotare era molto facile, era quasi come se non avesse corpo né peso. Era come galleggiare nell’aria densa, lasciandosi trasportare dalle correnti dei suoi ricordi.
Attorno a sé sentiva tutto di lei: l’acqua odorava come la sua pelle, la sua consistenza era a tratti ruvida e morbida come se stesse nuotando tra i suoi capelli. Ogni respiro era un bacio sulle labbra, ogni bracciata un ansito di piacere.
E ora non vedeva più l’acqua, né il monte di fronte a sé, ma i suoi occhi e le sue mani e la sua bocca. Tutto di lei lo chiamava e lui non fece altro che rispondere a quel richiamo, allungando le braccia e tuffandosi nell’oblio disperato dei suoi sensi.

 
Greta guardava allibita il corpo di Draco che si abbandonava placidamente a quelle onde malsane ed ebbe paura.
Lei non lo aveva seguito.
Non appena quell’acqua fluida e verdastra le aveva sfiorato i piedi aveva sentito nascere dentro di sé un’inquietudine fuori dal normale e si era ritratta, spaventata.
Ora piano piano comprendeva il perché.
Nella sua rabbia incontrollata non aveva notato che fra le onde di quell’oceano immenso c’erano centinaia e centinaia di amanti come Hermione e Jace, ognuno dei quali stringeva convulsamente, abbracciava e baciava il compagno di turno.
Ogni tanto i loro corpi scomparivano sott’acqua o venivano nascosti dalle onde alte diversi metri, ma prima o poi ricomparivano, a volte nello stesso punto, a volte molto distanti.
Lentamente stava capendo in che posto erano capitati e per quale motivo nessuna delle anime lì presenti si era mossa per scacciarli: semplicemente perché non ce n’era bisogno. Sapevano che loro li avrebbero raggiunti tra quelle acque, perché il desiderio e la passione sono una calamita e chi ne ha provato anche solo un briciolo durante la sua esistenza non può restare indifferente al loro richiamo.
Ma Greta era di un altro avviso.
A tredici anni era stata violentata dal suo patrigno. Un’esperienza terribile che le era costata anni di terapie psicologiche e la condanna di non sopportare più il tocco di un uomo.
Quando aveva conosciuto Jace le ci erano voluti mesi prima di accettare un suo invito per uscire a mangiare un gelato. Quando lui aveva tentato di baciarla, però, lei si era scostata di colpo ed era fuggita via spaventata.
In seguito i suoi tentativi di scusarsi non erano riusciti a persuaderla ad uscire di nuovo con lui, tanto che era dovuta ricorrere di nuovo all’intervento della psicologa.
Solo dopo tantissimo tempo era riuscita a sopportare le dita di Jace sulla sua mano e le sue labbra sulle sue, ma l’inquietudine non se n’era mai andata del tutto.
La psicologa le aveva detto che ci sarebbe voluto del tempo, forse anni. Solo che entrambi non ne avevano avuto.
Jace era morto tre mesi prima di lei, cadendo da un picco che stava scalando insieme ad alcuni suoi amici.
Nonostante tutto, il suo contatto fisico non le era mai mancato. Quello che le piaceva di lui era la possibilità di parlargli liberamente e di ridere insieme a lui grazie al suo umorismo sfrenato. Le piaceva sentirsi amata e protetta e perdere chi le assicurava tutto questo fu un terribile shock per lei.
Le mancava questo, non il suo tocco.
Per lei il desiderio e la passione non erano una cosa positiva.
Per questo si era ritratta immediatamente quando aveva sentito la sensazione familiare di orrore e disgusto non appena le acque dell’oceano avevano sfiorato il suo piede.
Per questo la rabbia aveva lasciato il posto allo sbigottimento e alla comprensione: perché aveva finalmente capito il motivo per cui quelle anime non potessero fare a meno di toccarsi.
Quello era un luogo di desiderio carnale. Nulla a che fare con l’amore puro, nulla a che fare con lei e Jace.
Eppure, pensò con un misto di turbamento, Jace si trovava tra le braccia di un’altra, quindi anche lui aveva provato del desiderio irrefrenabile per qualcuna.
Forse proprio per lei, nonostante lei lo avesse tenuto sempre a distanza.
E forse proprio lei avrebbe potuto salvare tutti da quelle acque infide che li avrebbero consumati pian piano.
Forse proprio lei, perché non si sarebbe fatta ammaliare dal peccato della lussuria.

Aveva già trovato il modo di raggiungere una certa distanza dalla riva senza toccare le acque dell’oceano.
La roccia su cui si erano issati lei e Draco poco prima si trovava sulla spiaggia e si collegava, ad intervalli di circa un metro e mezzo, ad altre rocce che solcavano il mare fino alle pendici del monte.
Se fosse riuscita a raggiungere quelle in corrispondenza di Jace, Hermione e Draco, forse sarebbe riuscita a convincerli ad avvicinarsi e ad issarsi su di esse, in modo da non subire più l’influenza nefasta di quelle acque.
Arrampicarsi fu più difficile del previsto. Le pietre erano appuntite e scivolose, tanto che si ferì profondamente le mani prima di arrivare in cima.
Alla fine si guardò estasiata i palmi coperti di graffi e sangue, come se quel corpo fosse vero, come se fosse ancora viva. E di colpo si ricordò delle parole che lei stessa aveva detto a Draco tempo prima e cioè che la Gola e la Lussuria erano i peccati che più si vincolavano al corpo inteso come carne e sangue, perciò in quei luoghi le anime potevano sentirsi perfino vive.
Da quell’altezza poteva vedere chiaramente i corpi travolti dalle correnti della passione, sbatacchiati di qua e di là come bambole prive di mani che potessero recuperarle.
Individuò quasi immediatamente Draco, i suoi capelli biondi erano un tratto distintivo in quel mare verde-azzurro.
Lo vide cercare con le mani il tocco di un’anima sola come lui e abbracciarla come se da lei dipendesse la sua vita. Credendo che fosse Hermione, credendo che fosse sua moglie.
Ma Hermione si trovava a parecchi metri di distanza da lui, ancora travolta dal bacio appassionato di Jace.
Un moto di compassione mista a rabbia e a senso di giustizia la indusse a muovere il primo passo, mantenendosi in equilibrio sul filo appuntito delle rocce.
I piedi nudi non giovavano a quell’impresa perchè, anche se non sentiva dolore, sentiva la scomodità e il fastidio di camminare sulla pietra irregolare, non potendo correre per porre fine al più presto a quell’impresa.
Quando finalmente raggiunse la fine del costone roccioso, sotto il quale già si potevano vedere le onde infrangersi violentemente su di esso, si rese conto che la roccia immediatamente prossima a quella era molto più distante di quanto aveva creduto all’inizio.
Un vuoto lungo circa due metri e profondo circa tre la separava dalla possibilità di raggiungere il centro del mare solo saltando tra gli scogli e improvvisamente con orrore ponderò la possibilità di doversi tuffare per raggiungere la roccia successiva.
La sensazione di panico e tremore la colse di nuovo guardando gli sbuffi di fluido verdastro schizzare e ritirarsi quasi come se la stessero invitando ad accettare il loro abbraccio.
Greta li guardò con disgusto per un po’ di tempo, prima di concentrarsi di nuovo sulla scogliera di fronte a lei.
Poteva farcela! Era stata una persona molto attiva in vita e aveva praticato ogni genere  di sport, un salto di due metri poteva tranquillamente compierlo.
Fece qualche passo indietro sulla roccia scivolosa, giusto quel po’ per prendere la rincorsa. Poi si lanciò senza remore nel vuoto tra la pietra e l’acqua, librandosi nel cielo come un’aquila che aveva già avvistato la sua preda.
I suoi piedi nudi si ferirono al contatto violento con lo scoglio, ma non ci fece caso, continuando la sua corsa senza pensare ad una sua possibile caduta.
Fu così che percorse quasi una cinquantina di metri, correndo e saltando, senza che i pensieri ostacolassero troppo i suoi movimenti, finchè non raggiunse l’esatto punto in cui si trovavano, in corrispondenza, le anime di Jace e di Hermione.
- Jace. JACE!-
Il suo corpo ormai completamente colmo di adrenalina si sfogò urlando a squarciagola.
Tremava, era irrequieta, eppure rideva mentre chiamava il suo fidanzato.
Jace, un ragazzo bruno dalla pelle olivastra e gli occhi verdi, si voltò confuso al suono di quella voce e Greta vide i suoi occhi dilatarsi, così come il suo sorriso, prima di chiamare il suo nome.
- Greta!-
- Si, sono io, Jace. Sono io!- Greta si inginocchiò sulla scogliera tendendo le braccia verso di lui.
Il ragazzo si voltò per un attimo verso Hermione, guardandola confuso, forse un tempo convinto che fosse proprio lei la sua ragazza.
Hermione, d’altro canto, lo guardava disperata, cercando con le mani di raggiungere di nuovo le sue braccia per poter affondare nuovamente la testa contro il suo petto.
Solo in quel momento Greta si rese conto che doveva salvare anche lei.
- Prendila, Jace. Portala qui!-
Jace prese Hermione per una mano, guidandola tra quelle onde fino alla salvezza della pietra dura.
La moglie di Draco guardava entrambi confusa e spaventata, ancora inconsapevole di quello che stava succedendo, mentre Jace la aiutava ad issarsi sulla roccia.
Greta la afferrò per le braccia facendola sedere e poi guardò Jace fare altrettanto.
Si abbracciarono dopo qualche interminabile secondo, chiamandosi a vicenda e accarezzando ognuno i capelli dell’altro.
La paura di Greta sembrava scomparsa, forse non aveva ragione di esistere nell’aldilà, o forse aveva così tanto temuto di non vederlo più che ora il suo abbraccio le sembrava la cosa più bella del mondo.
Hermione, intanto, si guardava intorno accigliata, come se stesse cercando disperatamente qualcosa.
- Dov’è Draco?- Chiese con voce quasi isterica, costringendo i due ragazzi a riportare l’attenzione su di sé.
L’espressione di Greta si fece seria di colpo e, senza volerlo, indirizzò il suo sguardo verso l’oceano, nel punto esatto dove lui si trovava.
Hermione seguì il suo sguardo e voltò la testa con un mezzo sorriso stampato in faccia, come se sperasse che fosse proprio dietro di lei e non se ne fosse accorta.
Ma quando lo individuò la smorfia che le rimase congelata sul volto era solo un pallido fantasma del sorriso di poco prima.

 

 NOTE DELL’AUTRICE:

 Salve lettori!
Eccomi qui con il decimo capitolo di questa mia piccola storia.
Spero vi sia piaciuto e spero che non l’abbiate trovato noioso visto che parla molto di Greta. Tuttavia era necessario questo suo punto di vista.
Vi assicuro, però, che dal prossimo capitolo la nostra coppia preferita avrà molta più importanza, anche se credo che di capitoli ne siano rimasti pochini.
Bene, spero di ricevere un commentino da parte vostra e, come sempre, vi invito anche a visitare la mia pagina facebook Sundayrose Efp, dove potete trovare gli aggiornamenti delle storie, stati, foto e tanto altro.
Baci.
Sundayrose.
 

  
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