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Autore: angej    02/07/2013    0 recensioni
Una volta mi hanno detto che dentro di noi vi è una luce. Se fosse così, l'oscurità sarebbe capace di travolgerla?
Dietro ogni luce c'è un'oscurità. Siamo davvero disposti a scoprire di cosa siamo fatti fino in fondo? Oltre la pelle, oltre le ossa, oltre un cuore infranto, oltre l'anima. Se dentro di noi, ci fosse qualcosa di tremendamente spaventoso e contorto, saremmo disposti a scoprire cosa è? Ad accettare qualcosa che, magari, nessuno ha mai saputo controllare?
Tutti abbiamo una parte oscura. A volte, viene mostrata con: rabbia, dolore, suicidio. [...]
A volte invece, la nascondiamo respingendola: tanto da accumulare così tanto buio da non vedere più niente.
Tutti abbiamo una parte oscura. Anche gli angeli.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi strinsi nella mia giacca, alzando il colletto per coprirmi dal freddo. Le mie scarpe strisciavano sulla strada mentre acceleravo il passo. Ero sola. Il buio mi avvolgeva, tra le vie caratterizzate dalle file di casette indipendenti, grige per l'oscurità. Il freddo mi stava ghiacciando mentre il fiato gelido che buttavo fuori mi affermava quanto la temperatura fosse bassa. Maledì me stessa per quella situazione, avrei dovuto obbiettare o quantomeno inventarmi una scusa, ma non avevo carattere. 
Arrivai davanti al vialetto, svoltai a destra per avviarmi verso il piccolo giardinetto. Mi fermai davanti alla porta, incerta. Terribilmente incerta. Suonai il campanello, premendo sul piccolo tastino vicino all'uscio. Feci per voltarmi. Volevo andarmene, non per cattiveria. Ero solo imbarazzata a presentarmi senza un preavviso da parte mia. Eppure non era la prima volta.
La porta si aprì lentamente, lasciando che la calda luce dentro casa mi illuminasse il viso. Un sorriso mi confortò.
“Lia, ti stavamo aspettando. Entra pure.”
Harry li aveva avvisati che sarei venuta. Questo mi rendeva prevedibile o manipolabile. O Forse volevo solo vederlo. Sapere che era lì, con me. Eppure quando ero con lui, non riuscivo a rimanere completamente calma. Di solito, era dolce, la sua presenza era rassicurante. Io però non lo conoscevo fino in fondo, non sapevo cosa pensasse. Non volevo scoprirlo, avrebbe potuto fare male.
“Buonasera Signora Styles.” salutai entrando in casa mentre il profumo di torta fatta in casa mi avvolse. Amavo quella dimora, era rassicurante. 
Vidi Gemma scendere velocemente giù per le scale, davanti a me. Un altro confortante sorriso. Gemma era la ragazza più esuberante e sorprendente che conoscessi. Sempre pronta ad assisterti e a ridere con te. Gemma era la mia migliore amica, nonché la sorella del ragazzo più irresistibile al mondo.
“Ciao!” mi salutò Gemma raggiante. 
Feci un cenno con la mano. 
“La cena è pronta.” ci informò la Signora Styles mentre si avviava in cucina. Avrei incontrato Harry. Non ero pronta. Dovevo scappare, eppure restare era un desiderio molto più grande.
Io e Gemma raggiungemmo tutti in cucina. La famiglia Styles sedeva al tavolo felice e contenta. Io ero l'evidente intrusa. 
Harry mi salutò con un raggiante sorriso- che era ovvio essere di famiglia- invitandomi a sedermi. 
Era strano. Harry mi provocava reazioni assurde, mai provate prima. Brividi, un cuore agitato e nervosismo. Io, però, non ero pronta ad amare. Non sapevo cosa volesse dire. Amare. Amore. Qual'era il significato di tale parola? Tanto usata, quanto vissuta. Vista e rivista in libri e film. Ma chi era davvero in grado di spiegare cosa fosse? Io non lo sapevo. Non lo volevo sapere. 
Non amavo Harry, come avrebbe potuto fare un'adolescente in fase ormonale, era per me solo un bel ragazzo. Diverso.
Mi sedetti partecipe a quella cena, nonostante il mio silenzio. 
La serata fu scorrevole, dato il continuo blaterare di Gemma sulle sue faccende durante la settimana, eppure non aspettavo altro che il dolce per poter andarmene, sebbene non avessi un buon appetito. Il gusto amaro che avevo in bocca per l'irrefrenabile voglia di scappare e nascondermi, non aiutava. Come potevo dire alla mia migliore amica che Harry, suo fratello, era per me come una droga. Subito ti piaceva, poi finivi per non farne a meno e infine, ne morivi. Quello che provavo era qualcosa di sbagliato. Io non lo amavo, solo ne avevo bisogno. Come la musica, puoi viverne senza ma non ne puoi fare a meno. Harry era come musica. Sorrisi a quello splendido paragone. 
“Prendo il dolce: ho fatto la torta di mele. Per te Lia.” constatò Anne, la madre di Harry e Gemma, alzandosi da tavola. 
“Mi dispiace Signora Styles ma devo andare a casa adesso. Mi sono appena ricordata che non ho dato da mangiare ad Apollo, il mio gatto.” 
era ovvio che non fosse vero, davo da mangiare al mio gatto ogni volta prima di uscire. Era qualcosa di automatico. Ma era l'unica scappatoia. 
Una serie di sguardi perplessi furono immediatamente su di me. 
“Non ti credo.” sorrise Harry sicuro di sé mentre con la forchetta infilzava un altro pezzo di torta. Stava complicando il tutto, come era solito fare.
“Harry.” lo riprese Anne, “certo Lia, lascia che ti dia un pezzo di torta. Lo incarto subito!” si affrettò a dire prima di scomparire in cucina. 
Stavo liquidando la più bella famiglia unita mai incontrata, solo per dare da mangiare a un gatto obeso. Anne mi diede quel pezzo di torta che però, non avrei mangiato comunque e mi avviai verso la porta per uscire. Salutai quella dolce famiglia stile Mulino Bianco. Erano così dannatamente perfetti. Quasi finti. Aprii la porta e uscii ma prima che potessi allontanarmi da quella casa, una mano calda afferrò il mio braccio. Mi voltai di scatto, per poi incrociare due scintillanti iridi verdi incorniciate da lunghe ciglia scure. Ci guardammo mentre il cuore cominciava a martellarmi nel petto. I nostri sguardi si incontrarono per un istante, cosa che mi parve un'eternità, prima che Harry mi spinse contro lo stipite della porta. Si mosse verso di me approssimando la nostra distanza. Le sue labbra si avvicinarono al mio orecchio, provocandomi strani brividi lungo la schiena. 
“Non potrai sempre scappare“ sussurrò con voce roca mentre un cipiglio si formò sulla sua fronte. Rimasi sena parole. Non mi aveva mai trattata così, con tale aggressività. Si era sempre presentato come un fratello, ore le sue intenzioni sembravano diverse. Ero sorpresa di questo suo lato nascosto e oppresso da sempre, ero anche intimorita di come, con me, aveva lasciato che uscisse fuori. Fino a poco fa, sfoggiava uno dei suoi stupendi sorrisi confortanti. Prima sembrava così calmo, tranquillo, rassicurante. Rimasi a guardarlo. Non più con occhi persi nella sua bellezza, ma con occhi fragili di chi ha paura. La dolcezza che lascia spazio alla rabbia. La bontà che lascia spazio alla cattiveria. La luce che lascia spazio al buio. L'angelo che lascia spazio al demone. Ero in trappola.

Sentivo il freddo congelarmi nuovamente le mani, mentre percorrevo la solita strada buia e deserta, con passo più veloce. Sola ma con una meta, bastava a non essere inghiottita nell'oscurità della notte. La confusione riempiva la mia testa. Dubbi, incertezze, domande. Non sapevo che pensare. La testa mi girava vorticosamente. Accelerai il passo, iniziando a correre nell'oscurità della notte e della mia mente offuscata.

Mi feci strada tra i vestiti lasciati a terra nella mia stanza, alla rinfusa. Di solito, cercavo di essere ordinata per non lasciare che il disordine di quella stanza non aggravasse ulteriormente, la confusione che c'era nella mia testa. Saltellai mentre mi tolsi gli anfibi, avviandomi verso il letto. Mi ci lasciai cadere con riluttanza su di esso, facendomi molleggiare. Fissai il soffitto bianco sopra di me. Perché tanti problemi? Forse ero io il problema, o il bellissimo ragazzo lasciato a una torta alle mele, piuttosto che a una conversazione con me, o ancora, al bellissimo ragazzo con la doppia personalità, lasciato sulla porta di casa sua. Era un persona con due personalità? Mi stavo arrampicando su specchi tremendamente scivolosi, ero caduta in un abisso di pensieri mentecatti e senza fine.
Mi alzai dal letto con fatica, avviandomi verso il bagno. Dovevo fare veloce, mia madre sarebbe arrivata a momenti. Le domande erano l'ultima cosa di cui avevo bisogno adesso. Presi lo spazzolino dentro al bicchiere sul lavandino e mi lavai i denti, evitando l'immagine riflessa nello specchio. Mi sciacquai con l'acqua e mi asciugai con l'asciugamano alla mia destra. Sentii un motore rombare venire da fuori, sfrecciò veloce così da affievolirsi mentre si allontanava. Tornai nella mia stanza mentre lentamente sfilavo i miei vestiti. Saltellai infilando il pigiama. Ne avevo bisogno, dato il gelido che riempiva parte della casa. Mi infilai sotto il letto. 
Lui sapeva. Non era stato chiaro, il ché mi portava a vagare tra le miei azioni. Ebbi dei conati di vomito per l'agitazione. Non avrei vomitato. Non stasera, ero troppo scossa. Harry aveva una parte nascosta dentro di sé. Lo avrei evitato, o mi avrebbe inghiottito nell'oscurità di quel male.

-notes:
questo capitolo mette in subbuglio tutta la storia. il rapporto tra Lia e Harry si complica molto. spero vi sia piaciuta la svolta che sta prendendo la storia e spetto qualche recendione (: nel capitolo quattro ci sarà tensione ma non voglio anticiparvi ancora niente lol vorrei sapere cosa ne pensate. (:


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