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Autore: That s impossible    03/07/2013    1 recensioni
"I just entered this brand new world
And I'm so open hearted
I know I've got a long way to go
but I'm, I'm just getting started"
-Me, Myself and Time
********************************
Emma e Alexis, due ragazze diverse, due vite diverse che si incontrano in un unico luogo: lo studio di X Factor. Che succederà?
********************************
Questa ff è stata scritta a 4 mani con smile_1D_
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.The X-Factor

There’s nothing you can do that can’t be done
There’s nothing you can sing that can’t be sung
There’s nothing you can say but you can learn how to play the game
It’s easy
“All You Need Is Love”
 

POV EMMA

4.30 a.m

Finalmente arrivai a destinazione: Dublino.
-Allora tesoro, io scendo così puoi darti una sistemata veloce, ok?-
Mio padre è sempre stato premuroso con me, mi ha sempre aiutata fin da piccola e mi ha sempre protetta e difesa; alle medie venivo discriminata perché di sangue misto: mio padre era irlandese mentre mia madre era italiana.
Io ero timidissima, non riuscivo a difendermi e non chiedevo mai aiuto, neanche ai miei genitori. Mio padre lo scoprì perché tra me e lui c’era sempre stata un’intesa fantastica, mi capiva al volo; per lui ero un libro aperto. In quel periodo mi fu di enorme aiuto e mi aiutò a tramutare il mio sangue misto da un punto di debolezza in uno di forza.
Alle superiori mi trovai decisamente meglio tralasciando le ochette, i bulli e i farfalloni di turno, ed fu lì dove incontrai la mia migliore amica Keira, anche lei di sangue misto (madre irlandese e padre spagnolo) riusciva a capirmi perfettamente e riuscivamo a tirare fuori il meglio l’una dall’altra. Grazie a lei ho conosciuto la mia ragione di vita, i One Direction. Alle superiori dovevo molto.
Mio padre cercava inutilmente di riportarmi sul pianeta Terra sventolandomi una mano davanti alla faccia, ma io ero in trance, come gli oracoli dell’antica Grecia durante un colloquio con una divinità. Non davo segni di vita, cosa che mi succedeva molto spesso quando ero agitata; e in quel momento lo ero davvero.
Lo sentii sospirare e lo vidi uscire dall’auto per sgranchirsi; io presi la spazzola dal mio beauty-case e provai a domare i miei capelli ribelli, dopodichè mi sistemai la mia camicia a quadri bianchi e blu ed uscii dall’auto prendendo con me la mia borsa e i sacchi a pelo. Io e mio padre ci dirigemmo verso un enorme teatro dove, davanti, c’era una fila di circa un centinaio di persone; ci accodammo anche noi dietro a una ragazza riccia con la sua chitarra e a un ragazzo pieno di piercing. I minuti e le ore passavano e la fila diventava sempre più lunga, quasi chilometrica; procedevamo a passo di lumaca. Quando non mi addormentavo ripassavo mentalmente la canzone scelta.

6.45 a.m, circa

Arrivò il mio turno: mi ritrovai davanti a un tavolo e, dietro ad esso, un uomo robusto dall’aspetto burbero. L’ansia e il panico cominciarono a farsi strada nelle mie viscere.
-Nome e cognome prego- disse l’uomo senza staccare gli occhi dai fogli che teneva in mano.
-E… Emma…- sì, il panico stava salendo ma mio padre corse in mio soccorso dicendo i miei dati a quell’uomo tanto… Rassicurante…
-Si chiama Emma Madison O’Sullivan- disse lui sorridendo e dandomi pacche sulle spalle per incoraggiarmi. Il mio secondo nome però poteva anche risparmiarselo…
-Età?- disse sempre il “rassicurante, amabile e simpatico” uomo del tavolo staccando lo sguardo dai fogli che stava compilando. Iniziò a squadrarmi aspettando la mia risposta con impazienza; non vedeva l’ora che una stupida mocciosa italo-irlandese si cavasse dai piedi.
-16 anni…- dissi io passandomi nervosamente le dita tra i capelli e giocando con alcune ciocche rosse sbiadite.
-Data di nascita? Luogo di nascita? Luogo di residenza?- disse lui facendo tornare il suo sguardo sui tanto famosi ed importanti fogli; tirai un sospiro di sollievo quando fece così.
-Nata il 14 luglio 1997 a Mullingar. Adesso viviamo a Longford- sì, abito nella county town della contea di Longford (che fantasia con i nomi!): è una cittadina minuscola sperduta nel centro dell’Irlanda; è troppo piccola per i miei gusti ma non pretendo di vivere a Dublino. Mi piacerebbe una via di mezzo… Come Mullingar! Adoro quella città, ci vado spesso per la scuola, lì ci lavorano i miei genitori e ci abitano Keira ed alcune nostre compagne di scuola. Però viviamo a Longford perché dobbiamo stare vicini a quell’arpia della mia nonna Aìbell (che tradotto dal gaelico in inglese è Evil) per non lasciarla sola visto che ha 83 anni... Mannaggia a lei, a quest’ora sarei nella più bella cittadina dell’Irlanda e avrei una vita migliore invece sembro una provinciale contadina (a Longford si coltiva e si allevano buoi).
-Ok. Questo è il suo numero, non lo perda o è fregata- detto ciò l’uomo mi porse una striscia adesiva con sopra delle cifre e chiamò la persona successiva. Ci spostammo da lì ed entrammo nel teatro; il mio numero: 459512.  

POV ALEXIS

Dopo più o meno due ore di viaggio arrivai finalmente a Londra. La sede delle audizioni sembrava immensa per quel poco che potevo vedere dalla nostra vecchia auto.
Scesi lentamente dall'auto e per poco non mi pietrificai. C'era una folla incalcolabile ad occhio nudo che attendeva come noi di entrare là dentro.
Feci un gran sospiro e mi voltai verso mia madre, che mi porse affettuosamente un ombrello a scacchi nero e rosso. La ringraziai con un timido sorriso e ci affrettammo ad avvicinarci all'infinita fila di persone speranzose di ricevere gli arditi quattro sì dei giudici, protette solo da quell'unico ombrello che tenevo in mano.
C'era gente di ogni tipo. Dai bambini agli uomini di mezza età, dai ricchi ed eleganti ai “benestanti” vestiti casual, dai punk ai country, dai positivi ai negativi. Ma tutti puntavano su un unica meta. Dimostrare che avevano l' “X Factor”.
Con la coda dell'occhio si potevano vedere anche delle telecamere che registravano alcune interviste tenute ai concorrenti più commerciali, ovvero quelli che piangevano confessando che con la vincita avrebbero potuto aiutare le loro famiglie in difficoltà che vivevano sotto i ponti, i loro nonni malati, qualche padre con una gamba, di tutto e di più, come se a qualcuno interessasse. Molti non capivano che stavano facendo i provini per X Factor e non per il Grande Fratello. Sbuffai nel vedere quelle scene patetiche e avanzai insieme a mia mamma di qualche passo microscopico.
L'interno del teatro era ancora più grande di come appariva all'esterno. Così come la montagna di gente ammassata sui divani e vicino alle finestre. Iniziai a grattarmi il dorso della mano, segno che avevo i nervi totalmente a pezzi. Mamma mi notò e accarezzò la mia povera mano martoriata.
-Tranquilla Alex, prima di noi ci sono solo un centinaio di persone- mormorò ironica, riuscendo a far nascere un sorriso sulle mie labbra.
Riuscimmo ad avvicinarci al banco delle iscrizioni solo dopo un periodo di tempo che a me sembrò un'eternità. Mi avvicinai all'uomo addetto a compilare vari moduli mentre borbottava parole incomprensibili e aspettai in silenzio che ci notasse, ma questo non accadde. Così presi io l'iniziativa.
-Scusi non ha notato che ci sono delle persone davanti a lei?- la mia voce era fredda e distaccata, avvolta da un vago tono di rimprovero.
Riuscii nella mia impresa. L'uomo calvo si voltò verso di noi e ci guardò con aria irritata, alla quale io risposi alzando un sopracciglio e storcendo le labbra.
-Nome?- ordinò mostrandomi un falso sorriso cordiale.
-Alexis Marie Stoner.- ricambiai il sorriso.
-Data e luogo di nascita?-
-23 febbraio 1997 a Manchester.-
-Attuale luogo di residenza?-
-Manchester.-
Il nostro breve dialogo diventò sempre più freddo ad ogni nostra affermazione, un po' come la temperatura della sala d'attesa.
-Abbiamo finito?- domandai ricevendo un'occhiata di disappunto e rimprovero da parte di mia madre che fino a quel momento era rimasta nell'assoluto silenzio.
-La prego di perdonare il comportamento infantile di mia figlia- disse senza staccare lo sguardo da me. -E' stressata per la lunga attesa-
-Immaginavo- borbottò il calvo mostrandomi un sorriso acido che ovviamente ricambiai all'istante, fingendo di non aver ascoltato mia madre.
-Ecco a lei, povera signorina divorata dallo stress- il suo tono di voce era ironicamente compassionevole. Mi diede un foglietto adesivo sul quale era scritto il mio numero, 155204, affiancato da una grande X rossa.
-La ringrazio, pover'uomo dai capelli divorati dalla vecchiaia- altro sguardo inceneritore di mia madre. Ma come prima, non battei ciglio. Salutai l'uomo con un sorriso forzato ordinatomi dalla donna al mio fianco che mi strattonò il braccio destro senza farsi notare e andai a sedermi in sala d'attesa. Prima che mia madre mi raggiungesse infilai le cuffie nelle mie orecchie, sapendo che avrei ricevuto l'ennesimo rimprovero per il mio comportamento infantile e ripassai mentalmente la canzone che avrei cantato nel tentativo di stupire i giudici. 



 

 EHI GENTEEEEEEEEEEEE :)
Sono tronata con il secondo capitolo di questa ff, wohoo!
Allora, stiamo cominciando a entrare nel vivo della storia.
Si, le nostre due care Emma e Alexis si sono iscritte a X-Factor, il famoso talent show che ha lanciato i nostri tanto amati idoli :3
Ragazze complicate, contorte e con varie sfaccettature...
Che succederà? Se volete scoprirlo ci vediamo al prossimo capitolo, sennò... Vi perderete la parte forte!
Come sempre ringrazio smile_1D_ che è la ragazza con cui sto scrivendo questa ff, ringrazio chi ha letto il primo capitolo, chi l'ha recensito, chi l'ha messo tra seguite/preferite/ricordate.
Grazie ancora e tanti saluti :)
Fra xx

  

  
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