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Autore: hellostrangerimadisaster    03/07/2013    1 recensioni
Perché giallo è il colore della stella Sole, ché le persone sole non alzano mai lo sguardo verso il cielo: guardano sempre in basso. Lungo le rotaie, lungo i binari di un treno in corsa, quando decidono per un attimo di risalire a galla, per ritornare alla realtà squallida e lacerante – ma non per captare ossigeno, altro ossigeno, ossigeno puro – levando gli occhi dalle pagine di un libro.
E Tommaso e Beatrice ne leggevano di libri, durante i loro viaggi in treno; ne leggevano a palate.
Le loro mete, lungo andare, non erano mai precise: il treno era un semplice pretesto per immergersi in vite altrui anche se, per la prima volta, le proprie bastavano loro: l'uno aveva l'altra, avevano fottuto Zeus, e sì, erano ancora due anime infuocate, ma che adesso bruciavano in una sola fiamma: ognuno aveva trovato la propria metà perduta. Ognuno aveva trovato l'altro. Adesso erano insieme.
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abbassò lo sguardo e le vide, vide le gambe di quella ragazza: s'allungavano e si ritraevano di nuovo, prendendo forma, quasi come un animale che esce dal proprio guscio; e il suo era di raso, una floreale gonna blu, corta fin su il ginocchio, ricamata di bianco all'estremità.

Poggiato alle gambe teneva un pugno chiuso, lasciando in disparte il pollice.

Un raggio di luce si posava proprio sulle sue gambe opalescenti, intervallato da una striscia d'ombra, quella della finestra.

E sul tavolo invece, sopra le sue gambe, si stendeva una tovaglia di foglie che finiva con frange dorate.

Era lievemente messa di sbieco, la ragazza: la vecchia sedia di legno su cui era seduta la reggeva solo in parte; ma non perché questa non fosse abbastanza robusta, bensì perché era la ragazza stessa ad avere quella tendenza che la faceva rimanere per metà sulla terra, per metà sulle nuvole in quel momento quasi assenti.

“Cercavo la signora Cordero” il ragazzo si rivolse a lei, perché era la sola a trovarsi in quella soleggiata stanza.

“Mia nonna dorme” sussurrò, chiedendogli gentilmente di parlare a sommessa voce mettendosi l'indice davanti alle labbra.

Allora il ragazzo tacque, rimase zitto e s'avvicinò al tavolo soltanto col busto: vi lasciò dei fogli di giornale.

“Per chi sono?” chiese così la ragazza dalla gonna floreale.

“Be', quelli sono per tua nonna” rispose, tenendo il tono di voce il più basso possibile.

Poi si voltò, raggiunse la porta in fondo al corridoio e poco prima di uscire alzò il braccio per un saluto: la ragazza lo fissava da lontano, si era voltata e rivoltata dalla parte opposta del tavolo per guardare i fiori dentro la carta di giornale e, col busto incrociato, alzò un braccio e ricambiò il saluto.

Lui si richiuse la porta alle spalle e andò via, scese le scale, raggiunse la macchina.

E intanto lei guardava fuori alla finestra, i lunghi capelli castani, lievemente ondulati di spazzola, le scendevano lungo le spalle come scivoli sull'acqua.

L'aveva notato, quando se n'era andato.

Lo vide salire in macchina, non allacciarsi la cintura e far manovra; con lo sguardo lo seguì, finché un palazzo dai mattoni color pesca, bloccò la sua visuale.

E intanto si chiese, tra sé e sé, chi lui potesse essere; si domandò: “perché nonna non me ne ha mai parlato? perché vengo a scoprir di lui soltanto ora?”.

Decise di farsi avanti: Ofelia si sarebbe svegliata e le avrebbe parlato di quel così gentile ragazzo.

   
 
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