Disclaimer-
Non conosco i My chemical romance e io loro
personaggi non mi appartengono.
I mean this, I’m okay
(Trust me)
E’ interessante testare
quanto sia difficile e contorta la mente umana.
Prendete me ad esempio,
sono sempre stata una ragazza quadrata, a cui piaceva vedere le cose fatte
bene, con una passione sfrenata per la matematica e la stanza sempre in ordine.
Poi prendete il mio equilibrio e troverete l’esatto contrario, un disastro;
sono capace – come ho testato- di non riuscire a
tenere in orizzontale un vassoio (chiaramente pieno di roba calda e liquida che
mai e poi mai andrebbe versata in qualcosa che non è l’apparato digerente di
una persona) per più di… diciamo trenta secondi.
Ed è una vera catastrofe, perché nella
situazione in cui mi trovo non ho tempo né di cercare, né di fare un altro
lavoro che non sia la cameriera in questo bar a due passi dal mio appartamento.
Stamattina mettendo la
divisa ho fatto anche degli esercizi di rilassamento, della serie: inspira,
espira, inspira, espira, ma non c’è niente da fare, sono appena le dieci e ho
già rotto tre tazze, due delle quali accanto a tavolo che stavo servendo,
mentre una neanche è arrivata al di là del bancone.
Ed è solo il mio terzo giorno di lavoro.
Chissà perché il capo già
mi odia.
Mi metterei a piangere se
potessi, se continuo così mi verrà una crisi isterica,
mi cadranno tutti i capelli, il capo mi caccerà fuori a calci minacciandomi
con una mazza da baseball di non tornare
più, insomma, succederà qualcosa di brutto.
Ok, è finita, io e questo
lavoro abbiamo chiuso, è la quarta, non è possibile.
Facciamo così, adesso servo l’ultimo tavolo e me ne vado. Senza dare troppo
nell’occhio, mi levo il grembiule e dico a Sally che vado via, non penso che il
capo sarà molto dispiaciuto dalla cosa. Tanto devo
solo servire l’ultimo tavolo, non è una cosa difficile, posso farcela.
-Puoi farcela, Crystal, ne sono
convinta- Ecco lo sapevo, adesso parlo
anche da sola. I primi segni della crisi. Mi passo una mano fra i capelli,
giusto per controllare. Ok, almeno lì è ancora tutto a posto.
Prendo l’ordinazione,
quattro ragazzi, quasi tutti caffè normale tranne un doppio.
E’ semplice, è semplice. Continuo a
ripetermelo sperando che mi faccia un qualche effetto, ma penso che non serva
proprio a niente. Tiro fuori tutta la professionalità che ho, e fredda ed
impassibile vado verso il tavolo. Ci sono, mi mancano due passi e i caffè
neanche si muovono! Si!
-Crystal!- una voce
squillante mi chiama, mi volto un momento per vedere cosa vuole Sally e succede
quello che non dovrebbe essere mai successo.
Un secondo dopo sono per terra tutta imbrattata di caffè.
-Maledizione!- urlo
disperata – ci ero quasi arrivata. Perché,
perché, perché?-
Alzo lo sguardo che ho quasi le lacrime agli occhi e mi ritrovo un volto
preoccupato e pochi centimetri.
-Scusami tanto, è colpa
mia, non guardo mai dove cammino. Mi dispiace-
Spiazzata mi ritrovo a
balbettare che non fa nulla e che si può rimediare.
Invece no, proprio no! E’ un disastro!
Mi alzo e mi accorgo che
anche lui non è stato risparmiato dal fiume di caffè, una grossa macchia scura
spicca sulla maglietta rossa che indossa.
-Brucia!- mi ritrovo a dire, il caffè scotta
tantissimo. Guardo la mia camicetta bianca e soffoco un gemito. Potevo metterne
una nera? Del resto dovevo immaginarmelo dati i miei precedenti…
sono sempre troppo ottimista.
-Frankie sei sempre il
solito, ma com’è possibile che non ne fai una giusta?- dice un ragazzo seduto
al tavolo dell’ordine. Dopo qualche secondo di silenzio scoppiano tutti a
ridere, tranne la mia rovina che mi guarda con aria colpevole abbozzando un
sorrisetto.
-Mi dispiace
veramente tanto.- ripete.
-Guarda, non ti
preoccupare, sono io il problema, infatti questa era
la mia ultima ordinazione, non è proprio il mio lavoro- affermo sconsolata
Mentre mi piego a
raccogliere i resti dell’incidente Sally mi si
avvicina con un’espressione che non mi piace per niente.
-Crys, ti avevo chiamato
per dirti che il capo è appena arrivato…-
Io generalmente non sono
una persona volgare ma…
-Merda!-
-Già- dice lei guardandomi con gli occhi lucidi –
mi ero affezionata a te, eri come un tenero cucciolo da salvare-
E’ seria? Si…
Scoppio a ridere.
-Ma Sally, hai solo tre anni più di me!-
Lei fa spallucce e mi
sorride, poi improvvisamente cambia espressione.
-Senti, non è che io non
ti voglia aiutare ma…-
Non mi serve girarmi per
capire a cosa si riferisce.
-Vai Sally, è meglio
essere al riparo quando arriva la tempesta-
Fa gesto di mandarmi un
bacio e scappa via, non dico correndo, ma quasi.
Più depressa che mai
continuo ad impilare quello che rimane delle tazze pronta
a quello che mi aspetta.
-Crystal!- tuona un voce con un tono per niente rassicurante.
Ciao, ciao uscita di
scena silenziosa.
-Si, capo?- rispondo
senza entusiasmo.
Alzo la testa e lui è lì,
più spaventoso che mai, rosso di rabbia.
O mio Dio… e se per caso, un colpo di fortuna,
adesso il pavimento si aprisse e mi risucchiasse via per farmi arrivare in un
altro stato a chilometri da qui?
Ma, perché non prevenire? E’ meglio di curare
no? Anche se ormai è un po’ tardi…
-Prima che possa dire niente, le volevo dire che avevo già in mente
quello che sta per fare lei ora, quindi evitando urla e brutte scenate ecco il
grembiule e il blocco. Piacere di averla conosciuta-
Eh Crystal, speri di
cavartela così?
-Dove credi di andare?- dice con evidente sforzo i mantenere un tono di voce
normale.
-Non lo so, per ora molto lontano da qui, poi chissà, in futuro…-
Alle mie spalle sento una
risatina per niente coperta da un colpo di tosse e con orrore mi accorgo che i quattro- ora cinque- ragazzi al tavolo e tutti i tavoli a
portata d’orecchio ci stanno fissando.
-Lo sai che potrei farti
ripagare tutti i danni? Lo sai che potrei denunciarti?- pronuncia
quest’ultima frase con fare minaccioso.
Denunciare una ragazza
appena ventenne perché ha rotto qualche tazza? Assurdo…
-E lo sa che io potrei denunciarla per danni
psicologici?- dico io imitando il suo tono.
Lo vedo vacillare per
qualche secondo. Ma che mi ha creduto? Il senso
dell’umorismo non esiste più…
-Vincerei sicuramente io,
non hai speranze contro di me-
Oddio… ma siamo matti,
qui rasentiamo i limiti della sanità mentale. Ha per caso due anni e nessuno me
l’ha mai rivelato? Mi sembra di essere tornata ai tempi in cui giocavo con le
Barbie e me le litigavo con le altre ragazzine.
-Senta, seriamente, non ho tempo per queste cose.
Abbiamo capito tutti e due che questo lavoro non fa
per me ma non mi sembra il caso di farne una tragedia, adesso me ne vado e
chiudiamo qui la faccenda-
Una corrente di aria gelida ci avvisa che qualcuno è venuto a far visita
al locale e si sente distintamente il rumore di tacchi sul parquet, non potete
immaginare quanto diventi silenziosa la gente in questi frangenti.
Tutti immobili guardiamo il capo osservare donna in tailleur appena entrata
che fa cenno al ragazzo macchiato di caffè seduto al tavolo con gli altri, e
questo sembra scatenare qualcosa nel suo cervello, sono quasi sicura si essere
riuscita a vedere una lampadina che si accendeva nel vuoto della sua scatola
cranica. Fissa ancora una volta la donna, la macchia sulla
maglietta del ragazzo e la mia faccia, in questo preciso ordine.
-E’ stata lei a farti
quello?- chiede al ragazzo.
Ma che caspita di domande sono? Secondo te?
-Si, ma, non è niente, è colpa m…-
Neanche finisce la frase
che il mostro si avventa su di me. Pensavo quasi di
essere passata in secondo piano.
-Ma tu sai chi sono quelli? Sai che si doveva
svolgere un’intervista qui? Lo sai che verranno dei fotografi? Lo sai cosa hai
combinato? Eh?-
Ok, adesso urla veramente.
-No, non so chi sono, ma
in ogni caso mi scuso, non ero di certo intenzionata a fare quello che ho fatto- rispondo impassibile.
-No. Non fare la stronzetta con me. ADESSO TU TE
NE VAI DA QUI, E VEDI DI NON FARTI Più RIVEDERE O DAVVERO TI FACCIO PAGARE I
DANNI!!-
Mi verrebbe voglia di
urlare tante brutte parole ma mi trattengo, del resto
è quello che voleva, attirare un po’ l’attenzione e fare colpo su quei
deficienti che devono essere intervistati, sono stata punita e adesso sono
tutti più contenti. Al diavolo.
Con molta calma mi metto
il cappotto, la sciarpa ed esco. Nevica anche, perfetto.
Faccio qualche passo e vorrei volare via, il più lontano possibile, ma riesco
solamente ad accasciarmi tristemente sulla prima panchina che mi capita. Un lacrima fugge dal mio controllo. Che
ci devo fare? E’ il mio modo di reagire alla rabbia.
Sento dei passi
avvicinarsi velocemente per poi fermarsi nella mia visuale. Delle Etnies,
carine.
-Senti, Crystal, giusto?
Veramente, non volevo combinare questo casino…-
Ecco la mia prima fic sui chimici, ebbene si ci sono
arrivata anche io! Spero vi sia piaciuta^^ Al prossimo capitolo!