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Autore: Frozen tear    17/01/2008    7 recensioni
(...)Ed è solo il mio terzo giorno di lavoro.
Chissà perché il capo già mi odia.
Mi metterei a piangere se potessi, se continuo così mi verrà una crisi isterica, mi cadranno tutti i capelli, il capo mi caccerà fuori a calci minacciandomi con una mazza da baseball di non tornare più, insomma, succederà qualcosa di brutto.
(...)-Frankie sei sempre il solito, ma com’è possibile che non ne fai una giusta?- dice un ragazzo seduto al tavolo dell’ordine. Dopo qualche secondo di silenzio scoppiano tutti a ridere, tranne la mia rovina che mi guarda con aria colpevole abbozzando un sorrisetto.
(...)Sento dei passi avvicinarsi velocemente per poi fermarsi nella mia visuale. Delle Etnies, carine.
-Senti, Crystal, giusto? Veramente, non volevo combinare questo casino…-
Genere: Romantico, Malinconico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Frank Iero, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer- Non conosco i My chemical romance e io loro personaggi non mi appartengono

Disclaimer- Non conosco i My chemical romance e io loro personaggi non mi appartengono.





I mean this, I’m okay (Trust me)

I mean this, I’m okay (Trust me)

E’ interessante testare quanto sia difficile e contorta la mente umana.

Prendete me ad esempio, sono sempre stata una ragazza quadrata, a cui piaceva vedere le cose fatte bene, con una passione sfrenata per la matematica e la stanza sempre in ordine. Poi prendete il mio equilibrio e troverete l’esatto contrario, un disastro; sono capace – come ho testato- di non riuscire a tenere in orizzontale un vassoio (chiaramente pieno di roba calda e liquida che mai e poi mai andrebbe versata in qualcosa che non è l’apparato digerente di una persona) per più di… diciamo trenta secondi.

Ed è una vera catastrofe, perché nella situazione in cui mi trovo non ho tempo né di cercare, né di fare un altro lavoro che non sia la cameriera in questo bar a due passi dal mio appartamento.

Stamattina mettendo la divisa ho fatto anche degli esercizi di rilassamento, della serie: inspira, espira, inspira, espira, ma non c’è niente da fare, sono appena le dieci e ho già rotto tre tazze, due delle quali accanto a tavolo che stavo servendo, mentre una neanche è arrivata al di là del bancone.

Ed è solo il mio terzo giorno di lavoro.

Chissà perché il capo già mi odia.

Mi metterei a piangere se potessi, se continuo così mi verrà una crisi isterica, mi cadranno tutti i capelli, il capo mi caccerà fuori a calci minacciandomi con  una mazza da baseball di non tornare più, insomma, succederà qualcosa di brutto.

Ok, è finita, io e questo lavoro abbiamo chiuso, è la quarta, non è possibile. Facciamo così, adesso servo l’ultimo tavolo e me ne vado. Senza dare troppo nell’occhio, mi levo il grembiule e dico a Sally che vado via, non penso che il capo sarà molto dispiaciuto dalla cosa. Tanto devo solo servire l’ultimo tavolo, non è una cosa difficile, posso farcela.

-Puoi farcela, Crystal, ne sono convinta-  Ecco lo sapevo, adesso parlo anche da sola. I primi segni della crisi. Mi passo una mano fra i capelli, giusto per controllare. Ok, almeno lì è ancora tutto a posto.

Prendo l’ordinazione, quattro ragazzi, quasi tutti caffè normale tranne un doppio.

E’ semplice, è semplice. Continuo a ripetermelo sperando che mi faccia un qualche effetto, ma penso che non serva proprio a niente. Tiro fuori tutta la professionalità che ho, e fredda ed impassibile vado verso il tavolo. Ci sono, mi mancano due passi e i caffè neanche si muovono! Si!

-Crystal!- una voce squillante mi chiama, mi volto un momento per vedere cosa vuole Sally e succede quello che non dovrebbe essere mai successo.

Un secondo dopo sono per terra tutta imbrattata di caffè.

-Maledizione!- urlo disperata – ci ero quasi arrivata. Perché, perché, perché?-

Alzo lo sguardo che ho quasi le lacrime agli occhi e mi ritrovo un volto preoccupato e pochi centimetri.

-Scusami tanto, è colpa mia, non guardo mai dove cammino. Mi dispiace-

Spiazzata mi ritrovo a balbettare che non fa nulla e che si può rimediare.

Invece no, proprio no! E’ un disastro!

Mi alzo e mi accorgo che anche lui non è stato risparmiato dal fiume di caffè, una grossa macchia scura spicca sulla maglietta rossa che indossa.

-Brucia!- mi ritrovo a dire, il caffè scotta tantissimo. Guardo la mia camicetta bianca e soffoco un gemito. Potevo metterne una nera? Del resto dovevo immaginarmelo dati i miei precedenti… sono sempre troppo ottimista.

-Frankie sei sempre il solito, ma com’è possibile che non ne fai una giusta?- dice un ragazzo seduto al tavolo dell’ordine. Dopo qualche secondo di silenzio scoppiano tutti a ridere, tranne la mia rovina che mi guarda con aria colpevole abbozzando un sorrisetto.

-Mi dispiace veramente tanto.- ripete.

-Guarda, non ti preoccupare, sono io il problema, infatti questa era la mia ultima ordinazione, non è proprio il mio lavoro- affermo sconsolata

Mentre mi piego a raccogliere i resti dell’incidente Sally mi si avvicina con un’espressione che non mi piace per niente.

-Crys, ti avevo chiamato per dirti che il capo è appena arrivato…-

Io generalmente non sono una persona volgare ma…

-Merda!-

-Già- dice lei guardandomi con gli occhi lucidi – mi ero affezionata a te, eri come un tenero cucciolo da salvare-

E’ seria? Si…

Scoppio a ridere.

-Ma Sally, hai solo tre anni più di me!-

Lei fa spallucce e mi sorride, poi improvvisamente cambia espressione.

-Senti, non è che io non ti voglia aiutare ma…-

Non mi serve girarmi per capire a cosa si riferisce.

-Vai Sally, è meglio essere al riparo quando arriva la tempesta-

Fa gesto di mandarmi un bacio e scappa via, non dico correndo, ma quasi.

Più depressa che mai continuo ad impilare quello che rimane delle tazze pronta a quello che mi aspetta.

-Crystal!- tuona un voce con un tono per niente rassicurante.

Ciao, ciao uscita di scena silenziosa.

-Si, capo?- rispondo senza entusiasmo.

Alzo la testa e lui è lì, più spaventoso che mai, rosso di rabbia.

O mio Dio… e se per caso, un colpo di fortuna, adesso il pavimento si aprisse e mi risucchiasse via per farmi arrivare in un altro stato a chilometri da qui?

Ma, perché non prevenire? E’ meglio di curare no? Anche se ormai è un po’ tardi…

-Prima che possa dire niente, le volevo dire che avevo già in mente quello che sta per fare lei ora, quindi evitando urla e brutte scenate ecco il grembiule e il blocco. Piacere di averla conosciuta-

Eh Crystal, speri di cavartela così?

-Dove credi di andare?- dice con evidente sforzo i mantenere un tono di voce normale.

-Non lo so, per ora molto lontano da qui, poi chissà, in futuro…-

Alle mie spalle sento una risatina per niente coperta da un colpo di tosse e con orrore mi accorgo che i quattro- ora cinque- ragazzi al tavolo e tutti i tavoli a portata d’orecchio ci stanno fissando.

-Lo sai che potrei farti ripagare tutti i danni? Lo sai che potrei denunciarti?- pronuncia quest’ultima frase con fare minaccioso.

Denunciare una ragazza appena ventenne perché ha rotto qualche tazza? Assurdo…

-E lo sa che io potrei denunciarla per danni psicologici?- dico io imitando il suo tono.

Lo vedo vacillare per qualche secondo. Ma che mi ha creduto? Il senso dell’umorismo non esiste più…

-Vincerei sicuramente io, non hai speranze contro di me-

Oddio… ma siamo matti, qui rasentiamo i limiti della sanità mentale. Ha per caso due anni e nessuno me l’ha mai rivelato? Mi sembra di essere tornata ai tempi in cui giocavo con le Barbie e me le litigavo con le altre ragazzine.

-Senta, seriamente, non ho tempo per queste cose. Abbiamo capito tutti e due che questo lavoro non fa per me ma non mi sembra il caso di farne una tragedia, adesso me ne vado e chiudiamo qui la faccenda-

Una corrente di aria gelida ci avvisa che qualcuno è venuto a far visita al locale e si sente distintamente il rumore di tacchi sul parquet, non potete immaginare quanto diventi silenziosa la gente in questi frangenti.

Tutti immobili guardiamo il capo osservare donna in tailleur appena entrata che fa cenno al ragazzo macchiato di caffè seduto al tavolo con gli altri, e questo sembra scatenare qualcosa nel suo cervello, sono quasi sicura si essere riuscita a vedere una lampadina che si accendeva nel vuoto della sua scatola cranica. Fissa ancora una volta la donna, la macchia sulla maglietta del ragazzo e la mia faccia, in questo preciso ordine.

-E’ stata lei a farti quello?- chiede al ragazzo.

Ma che caspita di domande sono? Secondo te?

-Si, ma, non è niente, è colpa m…-

Neanche finisce la frase che il mostro si avventa su di me. Pensavo quasi di essere passata in secondo piano.

-Ma tu sai chi sono quelli? Sai che si doveva svolgere un’intervista qui? Lo sai che verranno dei fotografi? Lo sai cosa hai combinato? Eh?-

Ok, adesso urla veramente.

-No, non so chi sono, ma in ogni caso mi scuso, non ero di certo intenzionata a fare quello che ho fatto- rispondo impassibile.

-No. Non fare la stronzetta con me. ADESSO TU TE NE VAI DA QUI, E VEDI DI NON FARTI Più RIVEDERE O DAVVERO TI FACCIO PAGARE I DANNI!!-

Mi verrebbe voglia di urlare tante brutte parole ma mi trattengo, del resto è quello che voleva, attirare un po’ l’attenzione e fare colpo su quei deficienti che devono essere intervistati, sono stata punita e adesso sono tutti più contenti. Al diavolo.

Con molta calma mi metto il cappotto, la sciarpa ed esco. Nevica anche, perfetto.

Faccio qualche passo e vorrei volare via, il più lontano possibile, ma riesco solamente ad accasciarmi tristemente sulla prima panchina che mi capita. Un lacrima fugge dal mio controllo. Che ci devo fare? E’ il mio modo di reagire alla rabbia.

Sento dei passi avvicinarsi velocemente per poi fermarsi nella mia visuale. Delle Etnies, carine.

-Senti, Crystal, giusto? Veramente, non volevo combinare questo casino…-

 

 





Ecco la mia prima fic sui chimici, ebbene si ci sono arrivata anche io

Ecco la mia prima fic sui chimici, ebbene si ci sono arrivata anche io! Spero vi sia piaciuta^^ Al prossimo capitolo!

  
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