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Autore: jaredvbae    05/07/2013    4 recensioni
Il braccio tatuato di Harry scivolò a sinistra, andando a lasciare un bigliettino sul banco di Rosalyn. La bionda lo osservò dagli occhi grandi per qualche secondo, poi lo afferrò e, reggendolo tra le dita sottili, lesse le parole scritte a matita dal compagno di banco.
"Ohana significa famiglia."
Un sorriso di apprezzamento si estese su quelle labbra sottili sporcate di lucidalabbra.
Finalmente Rosalyn capì.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due.
 
"Te ne vai?!" esclamò Nate dall'altra parte del telefono.
 
La prima cosa che Rosalyn fece appena si svegliò dopo il lungo pianto, fu telefonare al migliore amico per informarlo della notizia.
 
"Così sembra." mormorò la ragazza, mordendosi quel poco di unghie che le erano rimaste.
 
"Non può essere."
 
Nate e Rosalyn si conoscevano dai tempi del pannolino. Nate diventò la cotta di Rosalyn quando, al suo sesto compleanno, le lanciarono una torta in faccia e Nate disse "hai bisogno di sciacquarti la faccia!" ridendo così forte, facendo diventare Rosalyn completamente rossa sotto alla crema e al pan di spagna che la salvarono dal mostrare a Nate l'imbarazzo che nacque sulle sue gote. Poi, all'inizio della scuola media, Nate si trovò una fidanzatina e il cuore di Rosalyn si spezzò in centinaia di migliaia di pezzi.
La cotta passò definitivamente in prima superiore al lieto fidanzamento di Rosalyn con un artista della sua classe: Kyle. Purtroppo quest'ultimo non si rivelò il ragazzo della sua vita, e alla rottura fra i due, Nate fu l'unico che rimase vicino a Rosalyn.
 
"Scusa Nate, devo andare. Ci si vede domani, ok?"
 
"A domani." concluse Nate, amareggiato.
 
Rosalyn rimase ferma per qualche secondo, fissando in direzione della porta chiusa. Si era addormentata nel primo pomeriggio e si risvegliò poco prima di cena. La poca luce in quella camera era data dalla lampadina che emanava una luce fioca, il vuoto che stava osservano si riempì della figura di sua madre.
 
"E' ora di cena." la informò.
 
"Arrivo." disse distrattamente lei.
 
Aspettò che la madre se ne fosse andata prima di mettersi una mano nei capelli e spingersi verso il naso gli occhiali neri.
Scese le scale a chiocciola che sbucavano in cucina. Il padre, sempre composto, seduto vicino alla moglie, e Rosalyn davanti a loro due. La cena passò silenziosa e veloce, nessuno dei tre ebbe il coraggio di iniziare un discorso, non come gli altri giorni, in cui la ragazza raccontava delle cose accadute a scuola e i genitori ascoltavano con aria entusiasta. A pasto concluso, Rosalyn scappò in camera, e quando si buttò a pancia in giù con la testa sul cuscino, i suoi occhi furono come sotto effetto di un sonnifero.
 
***
 
"Chi mi terrà il posto in pullman a Londra?" scherzò Rosalyn, appena salita sul mezzo di trasporto giornaliero.
 
Nate rise, con un finto sorriso sul volto. Rosalyn cercava di non pensarci, ma era difficile non lasciarsi trasportare dall'aria malinconica che trasmetteva il ragazzo.
 
La giornata a scuola trascorse noiosamente lenta, nessuno dei due osava parlare del viaggio e a un certo punto Rosalyn fu costretta a uscire dalla classe, trattenendo le lacrime che minacciavano di uscire fino a che non giunse alla porta del bagno. Entrò in bagno e liberò le goccioline salite sulle sue guance rosa. Si diede una sciacquata in viso e uscì. Al banco la aspettava un Nate preoccupato, che prese a farle mille domande alla quale Rosalyn non rispose.
Il viaggio di ritorno in pullman lo trascorsero parlando di come era andata la giornata a scuola, anche se lo sapevano perfettamente.
Rosalyn non ripetè il copione della giornata prima, buttò lo zaino a terra ma non raggiunse i genitori, i quali avevano lasciato un biglietto sul tavolo con scritto che sarebbero tornati per cena. Quella sera non cenò con loro, portò il piatto in camera sua e passò la serata a guardare film alla televisione davanti al suo letto. Si addormentò molto tardi, a causa dei pensieri che si ammassarono in ogni angolo del suo cervello. Cercava di scacciarli alzando il volume della musica o mettendosi a guardare i programmi discreti trasmessi a quell'ora in tv, ma i brutti pensieri non se ne andarono. Alla fine il sonno ebbe la meglio e si addormentò pesantemente qualche ora prima di doversi svegliare di nuovo.
 
A month later.
 
Le porte automatiche dell'aereoporto fecero accedere la famiglia in quel mondo di gente frettolosa, felice, triste, emozionata, tutti lì per prendere l'aereo e partire, andare chissà dove, oppure lì per aspettare un parente che tornava, lasciarne uno che partiva, rivedere il partner dopo un lungo lasso di tempo passato a distanza... l'unica che sembrava non provare emozioni era Rosalyn.
Il suo sguardo era vuoto, spento.
Il volo fece ritardo di un'ora e mezza, e durò altrettanto a lungo.
Presero un taxi. Londra era bella, pensò Rosalyn, ma proprio non riuscì a vedere la sua vita trascorrere felice lì. Senza amici, senza conoscere la città, non aveva idea di come sarebbe andata.
Il taxi lasciò la famiglia proprio davanti al portone di casa loro.
Era grande. Era davvero bella, ben arredata e la luce entrava abbondantemente dalla porta a finestra sul muro del salotto. Nonostante stesse piovendo, il cielo era visibilissimo e le nuvole erano chiare.
Per un attimo, a Rosalyn parve di essere felice lì. Ma poi tornò alla realtà.
 
 
 
 
 Angolo Autrice
 
aiuto so che questo capitolo fa schifo vi prego perdonatemi.
oddio.
boh, spero di riscattarmi con il prossimo. nel prossimo capitolo rosalyn andrà nella nuova scuola e incontrerà i suoi compagni aksdhj
quei cinque arriveranno nel prossimo capitolo e.e
lasciate una recensione dddai jasdsj, a preeesto!
Emma x 
 
  
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