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Autore: SC_Swami    05/07/2013    3 recensioni
Selene, a corto di soldi, e innamorata del suo capo Luke, conosce una bella ragazza che le propone di fare una pubblicità televisiva per guadagnare qualche spiccio. Ma qualcosa di quella strana donna la attira particolarmente. Si ritroverà presto a combattere in un triangolo amoroso senza via d'uscita. Chi sceglierà?
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Coincidenze




< Dido, che diavolo è successo? Ero sotto la doccia e si è spento tutto! Ora non paghi più neanche le bollette della luce? Non pensavo fossi caduto così in basso! >
 
< Ti zittisci per favore? Mi sto concentrando. > l’uomo era su di un tappetino intento a stirarsi con una posizione yoga.
< E’ possibile avere spiegazioni? >
< C’è stato un blackout zuccherino… nulla di più. > rispose tranquillo.
< Un blackout? Wow… non poteva scegliere momento migliore… mi sono ritrovata al freddo e al buio. >
< Possibile che stai sempre a lamentarti? Perché invece non ti asciughi i capelli e non vai a fare le tue commissioni? >
La ragazza rimase un po’ basita a quelle parole. Dido era di spalle, non si era girato mai a guardarla, come diavolo sapeva che avesse i capelli bagnati?
< Ho sentito le gocce cadere sul mio adorato tappetino per lo yoga! > spiegò, quasi a leggerle nella mente.
Emily sbuffò rumorosamente. < Vado a prepararmi. >
< Perfetto! >
 
< Dio… quanto sei petulante Dido! > gridò, già nell’altra stanza.
L’altro si perse in una affettuosa risata.
 
 
******
 
Lilian era in piedi di fronte allo specchio. La testa china sul lavandino e le mani poggiate ad esso per non andare giù.
Era preda delle emozioni. La paura di guardarsi piangere. Piangere, ancora una volta, per lo stesso rimpianto. Il rimpianto di aver buttato via tutto ciò che aveva di più bello.
Il suo amore, la sua felicità… la sua stessa vita, per paura di accettarsi.
 
Accettarsi.
 
Nei loro tanti litigi, mille volte lei le aveva detto che non era la parola giusta.
 
< Non c’è niente da accettare, Lilian! Niente! Ci siamo solo io e te. Io, te e il nostro amore… la nostra natura! Cosa c’è da accettare? >
< No, no, no. Non è una cosa naturale! Non è una cosa normale! >
< Ah, no? E cosa siamo allora? Uno strano scherzo della natura? Cosa sono io, Lilian? Un mostro? >
< No… ma non capisco come diavolo fai a farla tanto facile!
< Perché ti amo cazzo! Ti amo! E non mi importa nulla degli altri! Possono andare tutti a farsi fottere! Se vogliono giudicare… lo facciano pure! A me basta avere te! Saperti mia! Perché non lo puoi capire?! >
 
Le lacrime uscirono più dolorose dai suoi occhi, bruciavano a contatto con la pelle calda delle guance.
Perché non le aveva dato ascolto? Perché aveva ascoltato la voce della paura e non quella del proprio cuore?
Si era sempre spacciata per la persona più sicura e forte del pianeta.
E invece? E invece si trovava per l’ennesima volta a morire di dolore, in una vita che non le apparteneva. Quella vita che si era costruita con estremo sforzo, e che non era sua. La viveva tollerandola, o forse in realtà non la viveva affatto.
Fingeva. Fingeva con tutti. Con suo marito, con la sua famiglia, con i suoi dipendenti, con se stessa.
Quella ragazzina le aveva riaperto quella ferita mai guarita. Quella ferita ancora sanguinante.
Perché? Perché con tante persone sulla faccia della terra si era confidata proprio con lei? Era una punizione divina quella? Non bastava il dolore che già di per sé provava?
E Selene… non aveva un amico con cui parlarne? O un familiare? Un cucciolo di cane, un alieno? Qualunque altra cosa!?
 
Ricordò per un attimo se stessa. Ricordò quanto fosse sola.
Anche lei non sapeva con chi parlarne, con chi confidarsi. Portava quel segreto dentro da anni ormai. Non una volta aveva ammesso ad alta voce i propri sentimenti, così come i propri dubbi, con nessuno. Tranne che con lei.
 
Quegli occhi verdi le tornarono di colpo davanti. Quegli occhi che tante volte avevano pregato, in silenzio, che lei dicesse qualcosa, o facesse qualcosa. Quegli occhi che aveva deluso innumerevoli volte, e che poi aveva perso… facendoli uscire a forza dalla sua vita, ma non dalla sua mente.
 
Le gambe le tremarono. Per riuscire a tenersi in piedi stringeva il lavandino con forza tale da far diventare le dita bianche.
Fu in quel momento che qualcuno bussò alla porta e lei non poté fare altro che irrigidirsi.
 
 
*******
 
 
All’uscita dall’ascensore Selene trovò il caos più totale.
Da ogni postazione provenivano urla di dolore e dispiacere. Sembrava fosse passato l’angelo della morte e avesse seminato il caos ovunque.
Si avvicinò a Josh ancora un po’ provata da tutto quello che era successo in ascensore.
< Ehi J che diavolo è successo? >
< C’è stato un blackout! Dio, è un guaio! >
< Perché… dai è solo un blackout! Che vi è preso a tutti? > domandò indicando con la mano gli altri colleghi.
< I computer si sono spenti all’improvviso, ovviamente, quando è mancata la corrente e tutti hanno perso tutto. Tutti i lavori che stavano scrivendo. Tutti i documenti aperti, i nomi, le date, tutto! >
< Oh porca! >
< E’ un guaio! Un guaio! Quando lo saprà la strega poi! Che Dio ci aiuti tutti! > Il povero ragazzo si guardò intorno istericamente. Selene lo squadrò lentamente.
 
La strega.
Non era poi così strega come voleva far credere.
L’aveva ascoltata. Le aveva dato a modo suo sostegno e consigli.
Perché una persona tanto buona nel profondo doveva mostrarsi così orribile agli altri?
Perché mentiva a se stessa così spudoratamente?
Sicuramente, si disse, Lilian ci provava gusto.
 
< A proposito! So che sei rimasta chiusa con lei in ascensore! Mi sorprende che tu sia ancora qui, viva e vegeta! > Il ragazzo tornò a rivolgersi a lei.
< Eh? > persa un attimo tra le sue considerazioni, Selene ci mise un momento in più a ricollegarsi.
< Sì… sì. Sono stata con lei… > rispose.
< Poveretta. Ti vedo infatti un tantinello stordita… che strega che è quella. >
< Sai… sai per caso dov’è andata? > chiese dopo un po’ la biondina, sempre svegliandosi dal nulla.
< Perché? >
Selene sbarrò gli occhi. Perché? Perché avrebbe dovuto cercarla? Era un domanda lecita…
Improvvisò.
< Ho dimenticato di darle un articolo… voglio farlo il prima possibile. Conosci l’ira funesta… > si finse spaventata. Josh la guardò apprensivo.
< Hai ragione! Meglio non fargliene accorgere da sola… non so precisamente dove sia… - si guardò intorno – l’ultima volta che l’ho vista andava verso i bagni… puoi provare a cercarla lì… magari è nell’ufficio sport che è lì vicino. >
< Ti ringrazio tanto! > sorrise felice Selene e con un cenno si congedò da lui.
 
 
*******
 
Primo obbiettivo: trovare un lavoro.
Secondo obbiettivo: trovare una casa.
Certo… ce la posso fare in un giorno… come no!
 
Emily era appena uscita dal Lolà, indecisa già su che direzione prendere.
Cosa stava cercando?
Sarebbe stato carino almeno sapere quello.
Ma non ne aveva idea. Non ne aveva nessuna idea.
Cominciò a camminare senza una meta precisa. Avrebbe dovuto cercare un’agenzia?
Forse. O forse sarebbe dovuta andare in giro a chiedere, magari questo era il modo più diretto per agire in velocità. Fidarsi di sé e delle proprie capacità.
Avrebbe fatto così.
La prima volta aveva funzionato. Il locale in cui tutt’ora lavorava se l’era scelto da sola, purtroppo.
Purtroppo… perché era stato proprio un suo guaio. Poteva trovarsene uno migliore! E invece no..
Era sfruttata, sottopagata e lo stipendio arrivava sempre e costantemente in ritardo.
E lei odiava i ritardatari.
La direzione era inesistente… tutto andava a rotoli lì dentro.
 
La bruna diede un calcio ad una malcapitata scatoletta di cartone sul marciapiede, stizzita.
 
Abbassò gli occhi e fu attirata da qualcosa di colorato sul pavimento. Focalizzò meglio lo sguardo, incuriosita. Era un disegno di un arcobaleno. Sicuramente improvvisato da un bambino.
Molto tenero. Pensò.
Tornò a guardare la strada davanti a sé, e un’idea le balzò in mente.
 
< Cavolo! Perché non c’ho pensato prima! >
 
 
*******
 
Richy camminava tranquillo per le vie del quartiere gay.
Il circolo LGBT era sempre stato il suo posto preferito. Ogni volta che aveva un problema serio e non riusciva a venirne a capo era sempre stato aiutato da tutti in quel luogo. Nessuno mai aveva esitato a porgere una mano o un braccio intero in suo aiuto, se ne aveva bisogno.
Nei primi periodi di vita nella grande mela Richy aveva scoperto, grazie ad un suo ‘amico’, quel circolo, e da quel momento non era più riuscito a separarsene. Adorava ogni angolo dell’edificio. Adorava ogni bandiera con l’arcobaleno al contrario appesa. Adorava ogni persona vi ci entrasse.
In quel luogo si sentiva protetto e al sicuro da ogni sopruso.
Cosa che non accadeva ancora all’esterno.
 
Di tanto in tanto doveva ancora affrontare spiacevoli incontri. Gli omofobi c’erano e ci sarebbero sempre stati purtroppo. Ma almeno quando succedeva qualcosa il biondino sapeva a chi rivolgersi.
 
 
Era appena uscito dal palazzo in questione, dopo una riunione importante tenutasi per l’argomento ‘Pride’ che iniziava a premere e a passare di bocca in bocca alla velocità della luce, come ogni anno, già di quei tempi. Tutti al circolo aspettavano solo quello.
Era un’occasione per essere liberi totalmente di vivere la propria natura senza alcun timore.
Un’occasione che capitava solo una volta all’anno purtroppo.
 
Una testa riccia gli passò davanti e lo distolse dai suoi pensieri.
Non ne era totalmente certo ma aveva il presentimento di conoscere quella sagoma, almeno vagamente. Guardò con più attenzione, convinto che fosse qualcuno del circolo, ma quei due occhi verdi lo folgorarono. Li riconobbe al primo sguardo. Erano rimasti sempre bassi fino a quel momento e al momento in cui si incrociarono coi suoi, non ebbe più dubbi.
La ragazza bruna non lo riconobbe probabilmente, ma gli rivolse un cortese sorriso e continuò, con le mani nelle tasche, a camminare.
 
Aspettò che quella svoltasse l’angolo per iniziare a seguirla.
La vide entrare in un locale e senza esitare prese il cellulare dalla tasca e chiamò.
 
 
*******
 
 
Selene si avvicinò alla porta dei bagni e tentò invano di aprirla.
Era chiusa a chiave.
Con le nocche bussò piano, incerta sul da farsi.
< C’è qualcuno? Lilian? >
Un movimento avventato tradì la ragazza all’interno, e Selene non ebbe più dubbi.
< Lilian aprimi. Sono Selene, aprimi. >
Ancora nessuna risposta.
< Rimarrò seduta qui fuori fin quando non aprirai. Sappi solo questo. >
Con fare calmo scivolò a terra, spalle alla porta, e si mise in attesa.
 
 
*******
 
< Salve. Cerco Jill… sono una sua vecchia amica. >
La ragazza al bancone la squadrò da capo a piedi.
< Chi la cerca? >
< Emily. Emily Winterson. >
< Vado a chiamarla… >
 
La bruna la guardò allontanarsi con pacatezza. Di sicuro non era una delle nuove dipendenti, aveva l’aria troppo sicura per esserlo. Si riavviò un po’ i capelli, guardandosi allo specchio.
Non vedeva Jill da mesi ormai, e un po’ quasi le mancava quella pazza scalmanata della sua amica.
Da quando, col suo aiuto, aveva aperto quel locale, la ragazza era costretta a trascorrere la maggior parte del tempo lì dentro. Non che a lei dispiacesse, ma aveva di gran lunga ridotto la sua possibilità di crearsi una vita sociale. D’altro canto però non poteva neanche lamentarsi, essere lesbica ed avere un locale per sole donne, in un quartiere gay, non era un vantaggio da poco.
Non c’era bella ragazza che Jill non avesse visto almeno una volta passare nel suo locale, uno tra i più alla moda di Manatthan.
 
< Ma guarda un po’ chi si è decisa a farsi rivedere! La mia cara socia! > La ragazza dai capelli rossi si avvicinò velocemente all’amica e la avvolse in un sincero abbraccio.
< Lo so, lo so… sono imperdonabile. Non mi faccio mai vedere in giro… ma sono una donna piuttosto impegnata, e lo sai. > Emily si aggiusto il colletto vestendosi di un’aria importante.
< E così la donna impegnata si dimentica delle vecchie amiche… > Sorrise la rossa. < Allora ‘donna impegnata ’… cosa ti porta da queste parti? Qualche ‘importante’ commissione? > La schernì l’altra, virgolettando le parole.
< In realtà… > si grattò la testa impacciata. < Mi servirebbe un favore… >
< Oh… Ogni tuo desiderio è un ordine per me… Se non ci fossi stata tu, di sicuro questo posto non sarebbe mio… Quindi spara pure! > Sorrise.
< Ecco vedi, sono stata sfrattata da casa qualche giorno fa… e al lavoro la paga tarda ad arrivare… quindi… >
< Quindi sei venuta a prelevare ciò che è tuo di diritto… ho capito… > La rossa si finse dispiaciuta ed Emily ci cascò in pieno, abbassando lo sguardo imbarazzata. < Ma è ovvio che avrai la tua parte scema di una socia! > sbottò urlando Jill.
< Cos… cosa? Sei impazzita o cosa? >
< Tesoro sono sempre stata una pazza! E mi stupisco che tu te ne sia dimenticata! Cavolo sarà meraviglioso tornare a lavorare insieme! >
Emily la guardava con gli occhi spalancati.
< Mi ci voleva una socia come te che diamine! Sono ammazzata di lavoro già da troppo tempo! Cercavo disperatamente una persona di cui potermi fidare e mi rispunti tu dal nulla! Il locale va alla grande, ma io sono fin troppo strapazzata. E tu… - la puntò con l’indice -  Tu sei perfetta! >
< Oh… Bene! Ottimo. Mi hai fatto sentire malissimo brutta idiota! > Ammise la bruna ridendo.
< Coraggio socia… Vieni dentro, fatti offrire un caffé, che poi ti porto a fare un giro del locale. Ho recentemente rinnovato… Non sai che bello è dentro ora. >
< Ti seguo tesoro! Ah… Jill… - abbassò il tono di voce - Non… non dovremmo coinvolgere la tua amica lì? > Sussurrò quasi per non farsi sentire.
L’altra le si avvicino serena. < Tranquilla è una dipendente… ed è davvero poco affabile… Meglio lasciar perdere per ora, o potresti fare una brutta fine. >
Emily sbarrò gli occhi spaventata.
< Ma quanto ti fai prendere in giro facilmente tu? > Rise di lei la rossa. < Monica, facci due caffé! >
E dicendolo tirò la nuova socia all’interno del locale.
 
 
 
********
 
 
< Avanti apri Lilian, è un’ora che sto qui fuori, tra poco anche gli altri inizieranno a cercarti e sarà di certo un bello spettacolo per loro trovare la temibile strega spaventata e chiusa in bagno. >
Bussò lievemente.
< Lilian… >
La serratura scattò. < Ma che testarda sei! Non schioderesti nemmeno se ti pagassi vero? >
< Lilian! Cavolo finalmente! Iniziavo a pensare che tu ti fossi suicidata! >
< Da quando ti preoccupi per la tua strega preferita? >
< Da quando quella strega della mia capoufficio è scappata via dopo avermi dato il miglior consiglio di sempre… - Sbuffò – ti devo un favore… >
< Stamattina non ti ho licenziata… Direi che me ne devi due! > Abbozzò un sorriso triste, poi si spostò di lato per farle spazio e permetterle di entrare.
< Perché diavolo sei chiusa qui dentro da un’ora? >
< Beh.. Se ti dicessi che la troppa vicinanza a te e alla tua incompetenza mi ha debilitata… smetteresti di fare domande? >
Selene alzò il sopracciglio sinistro tanto che l’ispanica per un attimo pensò che potesse uscirle dalla faccia e cadere sul pavimento. < Direi di no. > Si sentì rispondere.
< Avanti parla Lilian… la tua reazione non è stata per niente normale! Hai gli occhi rossi come la mutanda di Superman, a meno che tu non abbia fumato ganja, e dubito tu l’abbia fatto, hai pianto. > Alzò un braccio ad indicarla. < Tu hai fatto parlare me… ora ti passo il testimone. >
L’ispanica alzò le mani in difesa a quel fiume di parole.
< Wo, wo, wo. Calmati ragazzina! >
< Insisterò finché non parli, e penso sia chiaro che da qui non schiodo. > e dicendolo serrò le braccia, incrociandole sotto il petto.
< Non hai nient’altro di meglio da fare? >
< No! Cavolo cosa può essere più interessante di braccare il proprio capo?! >
< Già… > Lilian fece poi per sedersi a terra, ma venne fermata.
< Ehm… Non ti fa tipo schifo sederti per terra in bagno? >
< No… sono iperpuliti questi bagni. Due anni fa l’ispettore sanitario ci trovò scartafacci e scarichi intasati, all’azienda fu fatta una multa tanto salata che il capo decise di togliere soldi dai salari dei dipendenti pur di far pulire il bagno ogni ora. >
Selene ad occhi spalancati allargò le braccia.
< E’ questo il motivo dei quattro spiccioli che prendo di stipendio!?!?!? Cavolo lo pulisco io il bagno a patto di un aumento! >
L’altra sorrise di una finta ilarità e infine si sedette, seguita dalla bionda, riprendendo con lei la posizione assunta nell’ascensore precedentemente.
 
< Dunque? > Spezzò il silenzio la più piccola.
Lilian poggiò la testa all’indietro contro il muro.
< Questa non è la mia vita… > cominciò.
< Cos… cosa? Che significa? >
< Ho smesso di vivere anni fa… >
< Perché? >
< Per paura… > Sposto la testa e abbassò lo sguardo sul pavimento. < Vedi io… amavo una persona… > Sospirò.  < Amavo una ragazza… Più della mia stessa vita… e l’ho lasciata andare. > Strinse le mani. < Da allora ho iniziato a sopravvivere senz’aria, in una vita che non mi appartiene. Sto per sposarmi con un uomo fantastico, che mi tratta come fossi una regina nonostante il mio pessimo carattere. Ma che non amo. > Sorrise del sorriso più amaro del mondo. < E probabilmente è questo il motivo per cui sono tanto stronza… Perché sono infelice. >
Si girò a guardare Selene che intanto l’ascoltava in silenzio.
< Nascondo sempre tutto, lo faccio da sempre. Indosso una perpetua maschera da anni… e lo faccio così bene diavolo! Poi arrivi tu e come fosse nulla riapri tutte le ferite. >
< Mi dispiace… > sputò triste la bionda.
< No… tranquilla… Lotto con me stessa da una vita, non è un problema questo. Ma vedi il fatto è… > Prese una pausa leggera. < Il fatto è che tu, Selene, non devi fare i miei stessi errori. Cercala. Anche in capo al mondo. E fa in modo che torni con te. >
Selene scattò verso di lei e l’abbracciò.
 
In quel momento squillò il cellulare.
 
 
****
 
< Sel? Dove sei? >
< Richy che succede, calmo! >
< Sel sono nel quartiere gay, camminavo tranquillamente e poi ad un tratto l’ho incontrata! L’ho incontrata Sel! Poi l’ho pedinata! Sì, l’ho pedinata con vera classe! E ora le sto facendo la posta! >
< Richy di chi stai parlando? Calmati! >
< Devi correre Sel, corri! >
< Chi hai incontrato dannazione! >
< Lei Sel! Emily! > 




Angolo Autrice.

Sono passati quasi due anni O.O Sono da ammazzare. Non ho giustificanti.. ma chiedo lo stesso perdono. 
Non aprivo efp da più di un anno, ma più di una volta ho avuto la voglia di riprendere in mano la storia.
Questo capitolo è pronto dal Natale di due anni fa!! L'avevo archiviato con l'intenzione di scriverne altri e pubblicare poi più velocemente.. (l'intenzione era buona >.<) Ma tante cose sono cambiate, compresa me! Il mio modo di scrivere soprattutto..e quasi non mi riconosco più in questa storia.. ma voglio portarla a termine. 
Per chi ha ancora intenzione di seguirla dopo così tanto, un grazie speciale.

Ps. Mi è stato proposto di fare di questa storia una 'web series'.. mi piacerebbe un vostro parere a riguardo :) 

Baci!

Stef.
   
 
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