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Autore: Take_Me_ Home    06/07/2013    3 recensioni
Brava la mia piccola. Ti amo, lo sai?
Se mi aveva fatto fare tutto quello per farmi capire che non dovevo fare quelle cose da “persone normali” era perché voleva proteggermi, e le persone proteggono coloro che amano, no?
“Sì, lo so. Ti amo anch’io”, risposi.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cap 4

Mi svegliai per colpa di un calore insopportabile proprio al livello del volto. Solo dopo aver aperto gli occhi mi resi conto che era per colpa del sole che era riuscito a sfuggire dalle tende e che mi puntava proprio in faccia. Sbuffando mi misi a sedere e controllai la sveglia: ero in anticipo di mezz’ora. Decisi comunque di alzarmi e di prepararmi con comodo.

Buongiorno tesoro.

Buongiorno Lou”, risposi.
Mentre mi concedevo una doccia rilassante mi tornarono in mente le parole di Louis della scorsa notte. Non era arrabbiato, era solo preoccupato che, nei momenti in cui non riusciva a sentirmi, potessi fare qualche macello. Dal canto mio sapevo che le sue paure erano fondate, perché da quando avevamo quei buchi nella comunicazione avevo cominciato a comportarmi diversamente, a disubbidirgli. Ormai mi ero fatta qualche idea sul perché di quei vuoti nella mia testa ed ero arrivata alla conclusione che mi succedesse ogni qualvolta mi trovavo in una situazione diversa dal solito, o con persone diverse. Naturalmente non ne avevo fatto parola con Louis perché poi avrei dovuto spiegare quali erano queste “situazioni diverse dal solito” e proprio non mi andava di sorbirmi i suoi rimproveri. Lo amavo, ma a volte era pesante. Scesi in cucina e, come pochi giorni prima, ci trovai mia madre.
“Come mai così presto?”, mi chiese mentre era intenta ad imburrare una fetta biscottata. Io feci spallucce prendendo uno yogurt dal frigo.
“Ricordati che oggi hai la seduta dalla psicologa. Ti vengo a prendere a scuola e ti ci porto io, va bene?”. Io annuii distratta. Una seduta dalla psicologa voleva dire che Louis non sarebbe stato in contatto con me per molto tempo. Mi fermai un momento a pensare alla mia ultima seduta. Prima di andare via mi aveva chiesto di provare a conoscere Niall ed io avevo deciso di non darle ascolto, ma ultimamente le cose erano cambiate. Avevo parlato con Niall e avevo scoperto che non era per niente male, anzi, mi stava quasi simpatico, ma sapevo che non sarebbe durata. Io non ero come gli altri e parlare con Niall non mi avrebbe aiutata in nessun modo. Di certo non ci avevo parlato per fare un favore alla psicologa. Era solo successo, e non volevo che si prendesse chissà quale merito. Sapevo comunque che mi avrebbe chiesto se avessi seguito il suo consiglio e io mi sarei trovata a dover dire di sì.
Poco dopo uscii di casa con lo zaino in spalla, pronta per una nuova giornata scolastica.

Oggi devi andare di nuovo dalla psicologa, vero?

“Sì”, dissi con la voce piatta.

Quindi non potremo parlarci per un po’.

“Già”, mi limitai a dire mentre attraversavo il cancello della scuola, ancora gremito di gente, segno che la campanella non era ancora suonata. Mi diressi verso la solita panchina per ripassare un po’ matematica, dato che alla seconda ora avrei avuto il compito. In quel momento successe qualcosa di strano. Percepii un tocco proprio sulla mia spalla, ma non fu quello a farmi sobbalzare sulla panchina, bensì quello che quella mano mi trasmise. Fu come una scossa elettrica non dolorosa che mi attraversava la spina dorsale e che mi infondeva... fiducia? Era fiducia quella che sentivo? Ormai non lo sapevo più nemmeno io.
“Ciao Rachel”, mi salutò Niall. Lo guardai solo per un attimo per poi posare lo sguardo sulla sua mano ancora posata sulla mia spalla. Lui intercettò il mio sguardo e, evidentemente imbarazzato, la tolse per poi portarla a scompigliare ancora di più i suoi capelli biondi.
“Volevo chiederti se ti andava di venire a prendere un gelato con me, oggi pomeriggio”, disse arrossendo. Sentii lo stomaco sgretolarsi e il respiro mozzarsi. Mai, in tutta la mia vita, ero stata invitata ad andare da qualche parte da nessuno. Per me quella era una situazione del tutto nuova e per questo non sapevo come comportarmi. Stavo per rispondere quando dei pensieri espressi sotto forma della voce di Lou mi riempirono la mente.

Uscire con lui questo pomeriggio è da persone normali, e tu non lo sei Rachel! Non importa quanto ci provi, non lo sei e non lo sarai mai. Ecco perché oggi devi andare dallo
psicologo, sei diversa, nessuno può capirti.


Giusto, lo psicologo, non ci avevo pensato. Ma comunque, anche se fossi stata libera, non avrei mai accettato il suo invito. E poi perché avrebbe dovuto invitarmi? Gli facevo pena? Di certo non era perché gli interessavo.
“Scusa ma... no”, risposi per poi raccattare tutte le mie cose velocemente per andarmene da lì al più presto. Mi sentii prendere per il polso e per la sorpresa i libri mi caddero di mano. Mi voltai verso Niall che sembrava incurante dei miei libri sparsi per il pavimento.
“Perché no?”, mi chiese con gli occhi puntati nei miei. Già, perché no? Chi mi impediva di andare con lui? Ero io, soltanto io a fissarmi su quelle cose. Non sarebbe stato un dramma se avessi passato del tempo con qualcuno. Rimanemmo così per un po’ di tempo, i suoi occhi puntati nei miei, che mi incatenavano in un modo che, anche se avessi voluto, mi avrebbe impedito di distogliere lo sguardo.
“Va bene”, sussurrai, sorprendendo persino me stessa. Il volto di Niall si aprì in un sorriso che fece perdere un battito al mio cuore.
“Allora ci incontriamo qui davanti e andiamo insieme, ti va?”, mi chiese sempre sorridendo. Io annuii e finalmente mi lasciò il polso. Neanche due secondi dopo il suono della campanella ci interruppe. Mi diede una mano a raccogliere i libri e, dopo un altro sguardo fugace, corremmo ognuno verso la propria classe. Non ci potevo credere, avevo accettato di uscire con un ragazzo che prima di pochi giorni fa non avevo neanche mai visto, cosa mi era successo? Appena mi fui allontanata da Niall però un’altra voce, oltre alla mia, mi occupò la testa.

E’ impossibile vivere con questi buchi! Devo capire perché a volte non riusciamo a sentirci. Stai bene tesoro?

Mi chiese Louis preoccupato.
“Sto benissimo”, risposi triste. Lo stavo facendo di nuovo: stavo tradendo la mia unica ragione di vita, ma non potevo farci niente. Ormai tutte le mie decisioni non erano spinte da... chiamiamolo un “istinto di sopravvivenza”, ma dalla voglia di vivere davvero, e avevo come la sensazione che per farlo dovessi cambiare abitudini e questo includeva anche mentire a Louis. Le lezioni passarono in fretta perché ero completamente distratta e sarebbe stato impossibile concentrarmi anche se avessi voluto con la voce di Louis nella testa che si mescolava alla voce di Niall dei miei pensieri. Quando suonò la campanella che ci avvisava della fine delle lezioni corsi nel cortile, sperando vivamente di scorgere una chioma bionda e un paio di occhi blu mare nella folla, ma niente.

Chi cerchi?

“Nessuno”, risposi sconsolata. Mi avviai a passo lento verso la macchina di mia madre parcheggiata vicino al cancello chiedendomi perché fossi stata così stupida. Perché volevo vedere Niall? Non mi seppi dare una risposta ma il mio cuore fece una specie di salto quando, proprio dopo essere salita in macchina, vidi Niall appoggiato al muro che mi salutava sorridente. Gli sorrisi, o almeno ci provai.
“Chi era quel ragazzo?”, mi chiese mia madre dopo aver messo in moto la macchina.

Quale ragazzo?

“Ehm... nessuno”, risposi ad entrambi.
“Come nessuno! Ti stava salutando. E poi sembrava carino. Come si chiama?”, continuò mia madre.

Di che sta parlando Rachel?

“Non stava salutando me, mamma”, risposi con un tono che indicava la fine della conversazione.
“Se lo dici tu... allora pronta per un’altra visita dalla psicologa? Quella donna mi sembra simpatica, vero?”, continuò a parlare. Io mi limitai a fare spallucce mentre cercavo di dare ascolto ad un’altra voce, proprio dentro alla mia testa.

E’ vero quello che le hai detto, su quel ragazzo?

“Sì”, risposi in modo da zittire anche mia madre.
“Come si chiamava? Lana... Lara...”, continuò lei.

Ci risentiamo quando torni a casa, così mi potrai spiegare tutto. Ti amo.

“Anche io”.
“Cosa?!”.
“Niente mamma. Si chiamava Lara”. Il resto della strada la percorremmo in silenzio, ma la mia mente, anche se Louis era momentaneamente assente, era tutt’altro che silenziosa. Tra meno di 2 ore avrei dovuto incontrare Niall, e ancora non ero sicura su come dovessi comportarmi. In più Louis mi aspettava tra un’ora e, notando la mia assenza, si sarebbe posto delle domande. Ecco, quello era il motivo per cui non potevo fare cose “normali”, creavo sempre dei casini. Forse perché io non c’entravo niente con quel mondo, non riuscivo a capire gli altri.
“Siamo arrivati, passo a prenderti tra un’ora”, mi salutò mia madre. Scesi dall’auto e mi avviai verso il portone che portava allo studio della psicologa. Appena entrai mi riaccolse l’ambiente tranquillo e pulito della sala d’attesa. Non feci in tempo a mettermi seduta su una delle sedie libere che il mio nome venne urlato dallo studio della dottoressa. Presi un respiro profondo e mi avviai verso la porta bianca lasciata aperta.
“Rachel! Prego, mettiti comoda”, mi accolse la psicologa.
“Ci siamo viste due giorni fa, come sono andate le cose da l’altro ieri? Hai notato qualche miglioramento? Hai seguito il mio consiglio?”, mi chiese sempre sorridente mentre prendeva posto su una grande poltrona bianca.
“Sì”, dissi solo.
“Sì... cosa?”.
“Ho seguito il suo consiglio e ho notato qualche miglioramento”.
“Benissimo! Allora, raccontami com’è andata con quel ragazzo... Niall, giusto?”. Come faceva a ricordarsi il suo nome? Doveva esserselo scritto da qualche parte, giusto per poi usarlo nelle nostre sedute.
“Ecco, ci ho parlato e si è rivelato... carino, credo”, risposi arrossendo.
“E poi?”, mi incalzò Lara. Era così evidente che ci fosse dell’altro? Decisi di dire la verità, almeno per una volta, ad una persona che non fosse Louis.
“Mi ha chiesto di uscire, oggi, ed io ho detto di sì”, dissi tutto d’un fiato. Gli occhi della psicologa si illuminarono e il suo sorriso, se possibile, si allargò ancora di più.
“E’ fantastico! Dove andrete?”.
“A prendere un gelato”, risposi atona.
“E come ti senti, a questo proposito?”. Eccola, la domanda che sapevo sarebbe arrivata e che temevo più di tutte. Non era facile capire come mi sentissi in quel momento. Da una parte mi odiavo a morte perché sapevo che stavo tradendo Louis e perché ero cosciente che uscire con un ragazzo, passare del tempo con lui... fossero cose che di norma non mi sarei neanche sognata di fare. Ma poi c’era quella strana sensazione, proprio alla bocca dello stomaco, che mi annebbiava il cervello e che non mi faceva pensare più di tanto alle conseguenze. Ogni volta che pensavo a quello che avrei fatto quel pomeriggio il sorriso di Niall mi si parava davanti agli occhi e mi infondeva un coraggio che non credevo di avere. Quel sorriso era in grado di cancellare tutte le preoccupazioni.
“Credo di essere combattuta. Da una parte sono felice, dall’altra triste”, risposi dopo aver pensato qualche secondo.
“Perché ti senti felice?”.
“Perché... non lo so, ma l’idea di passare del tempo con Niall, di fare qualcosa di diverso... mi rende felice”.
“E invece perché ti senti triste?”. Mi bloccai a quella domanda. Ed ecco che si tornava a Louis. Come faceva quella psicologa a condurmi sempre a lui?
“Perché... è come se stessi tradendo... qualcuno”. La psicologa si fece pensierosa e si sporse verso di me, fissandomi intensamente.
Chi?”. Un suono fastidioso e prolungato interruppe il silenzio che si era creato. Doveva essere la sveglia che avvisava Lara che l’ora a nostra disposizione era finita, perché se ne uscì con un:
“E’ tardi e l’ora è finita. Per la prossima volta vorrei che tu mi raccontassi come ti sei sentita a stare con Niall da soli, va bene?”.
“D’accordo”, risposi alzandomi.
“Ci vediamo tra una settimana. Ciao Rachel”, mi salutò. Ricambiai con un gesto della mano e uscii dall’edificio. Durante il tragitto ignorai le chiacchiere di mia madre e pensai solo a come fare per ingannare Louis, in modo da poter uscire con Niall. Com’era brutta quella parola: ingannare. Non avrei mai pensato di poter anche solo provare ad ingannarlo, invece ora mi stavo preparando ad uscire con un ragazzo, tutto alle sue spalle. Dopo aver salutato mia madre che doveva tornare a lavoro andai in camera mia per prepararmi ad uscire.

Dove vai?
“A... comprare della frutta”, risposi, sperando che se la bevesse.

Perché proprio ora?
“Perché ne ho voglia e...”.

No.
“Cosa?!”.

Ho detto di no. Non voglio che ti muovi da qui. Non stiamo più insieme da troppo e voglio averti qui con me. Vieni subito.
“Ma Lou...”.

No, vieni subito.
Perfetto, non avevo vie di scampo. Tra dieci minuti avrei dovuto incontrare Niall davanti alla scuola e mi trovavo bloccata con Louis. Ma non so cosa in quella situazione mi aprì la mente, facendomi capire.  
Capii quello che per 18 anni mi aveva tenuta prigioniera.
Capii quello che mi ero sempre rifiutata di capire.
Non ero io ad essere diversa, ma c’era qualcosa che mi spingeva a crederlo. Ero come tutti gli altri ragazzi, ma qualcuno mi diceva il contrario da ormai troppo tempo, tant’è che ormai avevo finito pure per crederci. Ecco perché tutti i discorsi della psicologa portavano a lui, ecco perché quando era con Niall mi sentivo diversa: lui non c’era. Capii cosa, o meglio chi, aveva distrutto la mia vita: Louis. 
“No”, dissi trai denti.

Come?!
“Non rimarrò qui. Basta, mi hai stancato! Sono 18 anni che mi dici cosa devo fare, ora è tempo che io decida per me!”, urlai.

E’ uno scherzo? Tu non saresti niente senza di me, NIENTE! E’ solo merito mio se sei diventata quello che sei ora!
“E cosa sono, Louis? Sono una ragazza che non ha amici, che non vede mai i suoi genitori e che parla solo con una persona che non è nemmeno reale! Probabilmente non lo sei mai stato!”.

Non ero reale? E la tua felicità? Non era reale nemmeno quella?
Quale felicità? Mi hai tenuta al guinzaglio per tutta la vita, facendomi credere di essere diversa, quando invece ero normalissima! Sei tu la causa di tutti i miei problemi! Ti odio!”.

Ah, tu mi odi, eh? Non sembravi odiarmi però quando ero l’unico con cui potessi parlare, però. Non mi odiavi quando ti baciavo e ti rassicuravo!

“Io ti ho sempre odiato perché nel profondo ho sempre saputo che fossi tu la causa di tutto questo!”.

ORA BASTA! Ti proibisco di parlare ancora!

“Tu non puoi dirmi cosa devo fare! Non sei nessuno, non sei nemmeno reale!”.

Ah sì? E nemmeno le tue cicatrici sono reali?

Istintivamente mi passai la mano sui segni evidenti dei tagli sul mio polso.
“Sei un mostro! Mi hai costretta ad isolarmi, a ferirmi... tutto per colpa delle tue convinzioni!”.

Amore, hai appena detto che non sono reale, non pensi allora che tutte le cose che hai fatto le hai fatte perché volevi farle?

Mi bloccai a pensare a quello che aveva detto. Era impossibile che fosse reale. Un essere senza un corpo non può essere reale, ma io lo sentivo, mi parlava da tutta la vita ormai! Che fossi pazza? No, non poteva essere...

Tutto quello che ti ho detto, anche queste parole sono solo frutto della tua mente. Sei tu che vuoi sentirtele dire perché sai che sono solo la verità.

“No...”.

TU NON SEI NORMALE, RACHEL!

“No...”.

NON SEI NORMALE!

“NOOOOOO!”, urlai e poi vidi solo buio, un buio che ti spinge giù, sempre più lontano dalla possibilità di risvegliarti.


Saaaaaaaaaaaalve.
Solo 4 parole: Cosa è questo scempio?
Scusate davvero, questo doveva essere il capitolo più importante di tutti e mi è venuto fuori una cacca che neanche le mosche vorrebbero.
Però ho aggiornato in orario, visto?
Anche se non so quanti di voi lo eggeranno adesso, perché il mio cervellino mi ha detto di aggiornare all'una di notte.
Tranquilli, sono io a prendere le mie decisioni, non c'è nessun Louis (?).
Tornando al capitolo, cosa ve ne pare?
Rachel ha trovato la forza di ribellarsi! Ha capito che Louis non le fa bene ed è pronta a combattere per avere una vita normale.
Eh, era ora figlia mia.
Niall è sempre più cuccioloso.
Un attimo, Niall! Cosa farà il nostro Niall se Rachel è bloccata a casa con Louis?
Lo scoprirete nel prossimo capitolo! Ahahahahahaahha.
Vi dispiacerebbe lasciarmi una piccola recensione per farmi sapere se vi piace la storia?
So che avete ancora tanti dubbi, ma le risposte arriveranno, tranquille.
Allora vi lascio.
Siete libere di insultarmi quanto volete ahahahahaha.
Un bacio.

  
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