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Autore: _fighter    07/07/2013    6 recensioni
Venezia, Italia.
Lei è una bellissima ragazza di vent'anni, dolce e gentile con tutti che dopo il liceo si trasferisce a Venezia, per andare all'Università.
Lui è un ragazzo di quasi ventidue anni, dolce e sicuro di se stesso ma irritante e irrimediabilmente bello, che a volte gira su Chatroulette.
"Se la prima è stata un caso, la seconda una coincidenza, la terza sarà destino?" scoppiammo entrambi a ridere.
 
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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                                                                    6. Appuntamento.
 


Passarono i giorni e il tanto atteso venerdì dell'appuntamento, era arrivato.
In quei quattro giorni, Anya non mi aveva chiesto nulla riguardo il mio comportamento di domenica sera, ma in quei quattro giorni, avevamo incontrato ogni singola mattina Gianluca, che ovviamente, era accompagnato dal suo brillantissimo amico, Matteo.
Matteo, lo stesso, non mi aveva chiesto nulla di quella domenica.
In ogni caso, facevamo colazione insieme, tutti i giorni, nella caffetteria dove lavoravo.
"Ma è qui che lavori? Ci vengo spesso, ma non ti ho mai vista, fai il turno di notte per caso?"
Scoppiarono a ridere tutti tranne me, non faceva ridere, non era una battuta degna di risata. 
Insomma, non è che mi dispiacesse poi così tanto fare colazione con loro, solo che Matteo era troppo irritante, certe volte. Era sempre pronto a fare qualche battuta su di me. Oppure faceva dei complimenti, ma non sapevo se prenderli come tali o come prese per il culo. Oltre le battute, si può dire che parlavamo come delle persone normali.
Eravamo... amici, diciamo. Avrei dovuto comunque tollerarlo, perché era il migliore amico di Gianluca, ma non mi dispiaceva così tanto.
C'era ancora un po' di astio, ma forse era l'imbarazzo. Ci conoscevamo comunque da poco. Non eravamo già in confidenza, ma eravamo ad un buonissimo punto.
La mattina passavano a prenderci loro, con la macchina di Gianluca.
"Azzurra" eccola la voce irritante. 
Io e Anya li stavamo aspettando fuori il palazzo, parlando un po' con Giovanni.
Roteai gli occhi e voltandomi vi trovai un Matteo stupendo (come al solito), con un jeans scuro e un maglioncino grigio aderente.
Non potevo e non volevo negarlo, quel ragazzo un po' mi attraeva, era stupendo.
"Matteo" feci un sorriso tirato.
"Oggi avremo il nostro appuntamento" mi stritolò con le sue braccia, alzandomi da terra.
Va bene che ero bassa, ma stringermi come un cuscino e alzarmi da terra, era troppo.
"Fammi scendere, imbecille!" cercai di liberarmi, anche se era abbastanza divertente.
E poi profumava, profumava di buono. Mi piaceva il suo odore. Ero tentata di allungare le braccia al suo collo e abbracciarlo, però mi sarei esposta troppo.
Perché avrei dovuto abbracciarlo? Non eravamo "amici per la pelle", quindi mi limai a scalciare, non prendendolo da nessuna parte.
Mentre scalciavo, lo guardavo in faccia. Eravamo poco distanti. Lui se la rideva, io invece ero troppo concentrata a colpirlo.
"Come siamo aggressive, ti sei svegliata con la luna storta, acidona?" mi lasciò a terra, sistemandosi il maglioncino.
No, sei tu che mi irriti e odori di buono, avrei voluto dirgli.
"No, sono nervosa per l'appuntamento, a me è di giorno" gli dissi, strafottente, ricordando che il suo appuntamento sarebbe stato la sera, in un pub, con una 'sua vecchia amica'.
"Meglio, no? Non ci andrai a letto" mi guardò, neutro.
"Cosa? Io nemmeno ci avevo pensato, non lo conosco. Tu invece, la tua vecchia amica la conosci ed è anche di sera" risposi, incrociando le braccia sotto il petto, guardando altrove.
"E a te che frega a chi posso concedermi?" si avvicinò. "Gelosa, Azzurrina?" mi diede una gomitata, leggera, nelle costole. Sottolineò Azzurrina e io lo odiai.
"Ma cosa? No. Sei tu il primo ad aver pensato al sesso!" alzai un dito contro il suo petto, come a colpevolizzarlo.
"Ah scusa" indietreggiò. Aveva una faccia da schiaffi.
"Allora? Vi state scannando? Ditemi di no, vi prego" chiese Gianluca, quando arrivò.
"No, sono tranquilli" Anya corse per abbracciarlo. La scena era alquanto buffa.
Anya e Gianluca erano abbracciati e io e Matteo eravamo dietro di loro.
Entrambi li guardavamo a braccia conserte e aspettavamo che la smettessero.
Sbuffai appena e mi voltai verso Matteo, non li stava guardando più.
Guardava me, e anche in modo irritante.
"Sei carina quando sbuffi e ti arrabbi, Azzurrina" sottolineò ancora una volta quell'orribile nomignolo. Sbuffai e arrossii a mala pena. Ancora non riuscivo a capire se erano battutine o veri complimenti. Matteo non lo capivo mai. 
"Andiamo a fare colazione?" ci chiese Anya, proprio quando stavo per rispondere Matteo. Finalmente, lei e Gianluca si erano allontanati. Era stata una fortuna, non sapevo che dire a Matteo, dopo tutto.
"In realtà, volevo cercare Marco" non me la sentivo di fare colazione, avevo lo stomaco chiuso.
"Va bene, sai dov'è?" mi chiese ancora Anya.
"No, ma le lezioni non ancora iniziano quindi lo becco qui in giro!" 
"Ti accompagno" si offrì Matteo, all'improvviso.
Doveva darmi per forza fastido?
"Ma no, non ti preoccupare, vai a riempire il tuo stomaco, Matteuccio" gli dissi, picchiettando la sua pancia... sempre se quella si potesse chiamare pancia, non ne aveva nemmeno un po'. Con lo sguardo cercavo di farglielo capire: non volevo che venisse con me.
Lui aveva afferrato il messaggio, ma ovviamente doveva dar fastidio.
"Ho già mangiato a casa, quella che faccio con voi è sempre una seconda colazione, quindi sto bene" sorrise sornione.
Lo sapeva che non lo volevo intorno, lo faceva apposta.
Poi... cosa? Faceva colazione anche a casa? Ma dove lo metteva tutto quello che mangiava?
Feci uno strano verso, un verso esasperato.
"E va bene, muoviti, imbecille!" gli urlai quasi, voltandomi.
"Che dolce" mi disse seguendomi. Si sentirono le risate di Anya e Gianluca in sottofondo. "Azzurra, ci vediamo a casa verso le due e mezza - tre?" mi chiese Anya, prima che fossi troppo lontana..
Mi voltai, annuii e poi mi voltai di nuovo.
"Perché sei voluto venire con me? Potevi fare tranquillamente la tua seconda colazione" gli dissi appena svoltato l'angolo.
"Perché voglio conoscere quella checca che uscirà con te" sorrise. Che bastardo.
"Se fosse stato una checca non mi avrebbe chiesto di uscire, non credi, razza di imbecille?" 
"Ci vuole coraggio per chiederti di uscire e quindi lui è una checca" 
Che affermazione stupida era quella? Non risposi neanche, era troppo idiota.
Cercammo nel primo piano dell'Università e trovammo Marco proprio lì.
"Ciao Marco" lo salutai, appena si voltò.
"Azzurra" mi salutò da lontano, raggiante. "Come stai?" si rese conto di Matteo solo dopo essersi avvicinato.
"Io bene, tu?" non mi rispondeva, si era incantato a guardare Matteo.
Matteo si stava trattenendo per non ridere.
"Oddio, scusa, lui è Matteo" gli presentai quell'imbecille, dandomi della stupida mentalmente.
"Sì, piacere" Matteo tese la mano per stringere quella di Marco.
"Piacere, Marco!" disse lasciando la mano di Matteo. Stava sudando?
"Ti senti bene, Marco?!" gli chiesi, quando tornò a guardarmi.
"Sì, sì, ci vediamo all'una al muretto, va bene?" annuii e mi liquidò con un sorriso. Era quasi spaventato da Matteo.
"MA CHE GLI HAI FATTO?!" urlai, quando Marco fu abbastanza lontano.
Mi piazzai davanti a lui, con le braccia conserte, scontrosa.
"Io? Ma sei stupida? Ora l'ho conosciuto!" fece, quasi arrabbiato anche lui.
"Era terrorizzato appena ti ha visto e stava sudando!!"
"C H E C C A" mi scandì le parole in faccia, una ad una.
"Cosa checca?" che voleva dire?
"Io non lo conosco. E' una checca, ricordi che nessuno può resistermi? Lui è l'esempio, ed è una checca. Ti ha dato appuntamento a pranzo, non a cena. Quindi vuol dire che non ha intenzione di portarti a letto. Meglio che non lo faccia.
E sudava perché appena mi ha visto, il suo coso in basso stava per alzarsi.
E ancora, questo spiega perché ti ha liquidata così, non salutandoti allegro come prima, che non aveva visto me. Simple" terminò con un sorriso semplice, quasi dolce.
In ogni caso, Marco non era una checca, se no non mi chiedeva di uscire.
E poi, il fatto che non volesse portarmi a letto alla prima uscita non faceva di lui una checca, ma un bravo ragazzo, con un cervello.
Non come lui che quella sera sarebbe uscito, e poi si sarebbe fatto la vecchia amica.
E infine, non era così irresistibile da far alzare il coso ai maschi.
Okay, forse quest'ultima parte no.
"Ci hai pensato che non sono tutti bastardi come te e che forse non vuole portarmi a letto al primo appuntamento perché ha un cervello? Ci vediamo, Matteo!" lo salutai arrabbiata e mi voltai per andare in classe.
Era rimasto di stucco, ben gli sta, stupido idiota.
Quella mattina avevo cinque ore. La prima era Francese. Mi ricordava Matteo... e il compito. Oh, il compito! Lo avevo consegnato il lunedì mattina, e il mercoledì il professor Micheloni me lo aveva addirittura corretto.
'Perfetto come al solito, signorina Azzurra' mi disse fiero.
Mi era sempre piaciuto l'Inglese, però dovevo ammetterlo, senza Mattero sarei stata persa. Matteo, Matteo, Matteo, sempre in mezzo.
Era il mio salvatore e il destino aveva voluto farmelo incontrare o era una stupida coincidenza? 
Passate le cinque ore, uscii dall'Università e mi incamminai al muretto.
Marco già mi aspettava, con le mani in tasca e lo sguardo rivolto verso la strada.
"Ehy Marco!" urlai, quando stavo per avvicinarmi.
"Azzurra!" urlò di rimando, per poi sorridermi.
"Eccomi, dove andiamo?"
"Sorpresa, ora monta in macchina!" mi sorrise, portandomi nella sua bella renault clio.
"Bella e comoda la macchina" gli dissi, appena entrata.
"Grazie" rise, per poi partire.
Nel tragitto con la coda dell'occhio un po' lo guardavo e un po' guardavo avanti, per sapere dove mi portava.
E se tutto quello che avesse detto Matteo era finto e una volta aveva incontrato Marco per picchiarlo o minacciarlo o cose del genere?
No, era impossibile, uno perché Matteo non avrebbe fatto del male a nessuno e due perché non sembrava affatto che fingesse. Però non era gli credevo.
Quando Marco svoltò in una stradina, pensavo che tutto quello che avesse detto Matteo era finto e che Marco fosse un maniaco. Mi ero irrigidita e lui si era voltato.
"Tutto bene, Azzurra?" mi chiese, quasi preoccupato.
"Uhm, sì..." mi spostai più vicino la portiera. Se mi metteva le mani addosso, potevo scappare.
"Uhm... va bene, comunque siamo arrivati!" sorrise, indicandomi con la mano un piccolo ristorante vicino ad un piccolo lago.
Sospirai e ebbi paura che mi avesse sentito. Mi ero preoccupata per nulla, che sciocca.
Scendemmo dall'auto e entrammo nel ristorante.
"Ho prenotato un tavolo per due a nome Marco Acri" disse sorridente al primo cameriere che trovammo. "Sì, seguitemi". Lo seguimmo e ci portò in una sala grande, con una finestra enorme che si affacciava su quel piccolo lago... che tanto piccolo non era.
C'era poca gente e la sala era veramente bella.
"Abbiamo messo un tavolo per due proprio vicino alla vetrata" continuò il cameriere.
"Bene, grazie" rispose Marco, cortese sedendosi.
Io feci lo stesso. "Arrivo tra poco per ordinare" e il cameriere se ne andò.
"Ti piace?" mi chiese, passandomi un menù.
"Sì! E' un posto bellissimo, solo che... sembra nascosto nel nulla" risi, guardando il menù.
"Hai ragione, però me lo hanno consigliato. Hanno detto che si mangia benissimo"
Arrivò il cameriere e ordinammo. Guardando il laghetto, iniziammo a parlare di mare e quindi l'argomento si spostò su di me.
"Quindi l'acqua della Campania è bella?" mi chiese, interessato.
"Insomma, dipende dalle zone. In alcune è inquinata, però tutto sommato un bagno decente riesci a farlo"
Arrivò il cameriere con i nostri piatti e mentre mangiavamo, non smettevamo di parlare un attimo.
Marco era davvero simpatico, avevo scoperto che era di Padova, ma aveva trovato un appartamento a Venezia per l'Università.
Aveva concluso gli studi a Padova e poi si era trasferito a Venezia.
I suoi erano rimasti a Padova con le sue due sorelle gemelle di diciotto anni.
Aveva fatto da poco ventuno anni e lavorava in un negozio di abiti firmati per pagarsi l'appartamento e metà della spesa dell'Università, che divideva con i suoi genitori.
Insomma, era un ragazzo apposto.
La mia curiosità però era troppa e quello che Matteo aveva detto mi aveva infastidita.
"Quante ragazze hai avuto?" chiesi, un po' timida ma sicura.
Lui restò sorpreso, però poi mi rispose.
"Non ho avuto molte storie serie, ma tante storielle ,quindi duravano tutte poco... tu?" alzò lo sguardo, per chiedermi lo stesso. Era stato molto vago...
"E' da un po' che non esco con qualcuno, il mio ultimo ragazzo era di Salerno, sai... lì tutto era un gioco per quei ragazzi, quindi trasferirmi qui è stato un toccasana" gli dissi sincera.
"Quindi qui non avevi un ragazzo?"
"No, sono uscita solo un paio di volte con un ragazzo, ma siamo solo buoni amici" gli risposi, pensando a Federico.
Non fece altre domande e lo ringraziai.
Non ero una ragazza che si fidanzava facilmente, anzi non ero una ragazza che si fidanzava spesso. Mangiammo anche il dolce e poi ce ne andammo.
Ero quasi saltata addosso a Marco quando mi aveva detto che pagava tutto lui.
Ho capito che era un appuntamento, ma non volevo che pagasse tutto.
"Alla prossima pago io" gli dissi, salendo in macchina.
"Contaci, Azzurra!" rise.
Il tragitto per casa fu breve e gli diedi le indicazioni per arrivare a casa mia. 
Non parlammo molto, ero abbastanza stanca, si erano fatte le quattro, altro che due e mezza - tre. Anya non mi aveva proprio chiamata, sul cellulare non risultavano chiamate.
Quando arrivammo sotto casa mia scesi dalla macchina e Marco fece lo stesso.
"Ehm, allora ci vediamo domani all'Università" si portò una mano dietro la nuca. Che dolce, sembrava essere in imbarazzo.
"Certo, mi sono divertita" gli dissi, sorridente.
"Anche io" mi sorrise, abbassando la mano. Io ero ferma, non volevo andarmene.
Volevo avvicinarmi io, ma il primo passo non è dei ragazzi? E poi avevo vergogna, non lo avrei mai baciato per prima.
Dai Marco, baciami. Baciami, così non penserò a Matteo che mi dirà "non ti ha baciata perché è una checca".
Si stava avvicinando...
'Forza e coraggio, pochi passi' pensavo, mentre gli guardavo le labbra. Aveva delle belle labbra e anche gli occhi erano carini.
'Eccolo, Azzurra, zitta e bacialo' certo, ero ferma e zitta, pensavo soltanto.
Mancava un centimetro e le nostre labbra si sarebbero toccate.
"Azzurra!" voltai il capo a destra, verso il portone, e il bacio di Marco mi arrivò sulla guancia. Ma potevo essere più sfigata? Volevo baciare Marco!
Chi poteva mai chiamarmi? Matteo! Proprio in quel momento, ma che sfiga!
"Ehm... io vado, ciao Azzurra" mi liquidò, ancora una volta, con un sorriso.
Un misero bacio sulla guancia. No. No. No. Volevo baciarlo, ma non potevo certo fermarlo e baciarlo? Matteo, tutta colpa sua. Sempre Matteo. Ha rotto quel ragazzo.
"COSA VUOI, RAZZA DI DECEREBRATO ROVINA APPUNTAMENTI E BACI POST-APPUNTAMENTI?!?!?" sbraitai, quando Marco era andato via e lui si era fatto più vicino.
"Ci ha impiegato cinque minuti per cercare di darti un bacio, se questo non è da checche" fece le spallucce, restando con una faccia seria, arrabbiata e velata da un filo di preoccupazione.
"COSA? CI STAVI GUARDANDO? E PERCHE' MI HAI CHIAMATA MENTRE STAVA PER BACIARMI?!" urlai spintonandolo. "E CHE CI FAI FUORI IL MIO PALAZZO?" urlai ancora.
"Azzurra, datti una calmata!" anche lui alzò un po' la voce.
"Sono qui con Gianluca che è sopra con Anya. Era preoccupata perché non ancora venivi e non rispondevi a quel maledetto cellulare. Io volevo lasciarli soli e quindi sono sceso giù per vedere se tornavi!!" rispose serio, arrabbiato e preoccupato,
"Potevi chiamarmi prima o dopo il bacio, non credi?" gli dissi, in tono più calmo, ma sempre forte. Non mi rispose neanche, mi sorpassò ed entrò nel palazzo.
Giovanni non c'era oggi. Entrai anche io e salii le scale dietro di lui.
Poteva aspettare che Marco mi baciasse, ha indirettamente detto che ci stava guardando. Poteva aspettare. Se gli faceva tanto schifo, si voltava.
"L'ho trovata" disse, quando entrò nel mio appartamento.
Sentii dei sospiri di sollievo dal salone e vi entrai, dopo Matteo.
"Mi spieghi dove cazzo hai quel cellulare? Nelle mutande? Mi sono spaventata a morte, non mi rispondevi e sono le quattro!" mi disse Anya, rossa dalla rabbia seduta su Gianluca.
"Scusami tanto se non ho il cellulare in mano ogni due secondi e volevo stare un po' sola con qualcuno! Non ho sentito nulla, non c'era campo, forse, non ne ho idea! E ancora, credo di essere abbastanza grande e matura da badare a me stessa!" risposi, con lo stesso tono.
C'era tensione. Preoccupazione, rabbia e non so cos'altro erano presenti nel salone.
"Senti, mi dispiace di averti fatta preoccupare e ti ringrazio di esserti preoccupata, avrei fatto lo stesso, ma ripeto, credo di saper badare ancora a me stessa" le dissi ancora seria,con voce calma.
"Potevi almeno avvisare!" disse Matteo all'improvviso, arrabbiato peggio di Anya.
Ma cosa voleva? Oltre ad avermi rovinato la fine dell'appuntamento, voleva litigare ancora?
"Ci hai fatti preoccupare!" continuò ancora, buttandosi sul divano passandosi una mano sul volto. Voleva apparire stanco e frustato? Io di certo non gli ho chiesto di preoccuparsi per me.
"Di solito ci si preoccupa di qualcuno se non si fa vedere per 24 ore, non per 2 - 3 ore scarse!" risposi ancora più arrabbiata, verso Matteo.
"Ma fai come ti pare e noi che ci eravamo anche preoccupati. Sta bene ed è sempre la solita scorbutica del cazzo! Gianluca ti aspetto in macchina!!" Matteo si alzò dal divano infuriato e uscì dall'appartamento, chiudendosi (sbattendosi) la porta alle spalle.
Ora si arrabbiava e mi insultava anche, ma che cazzo aveva nel cervello?
Cercai di calmarmi, ero troppo arrabbiata e... triste.
Perché mi aveva chiamata in quel modo? Davvero pensava quello di me?
Un brivido mi percorse la schiena. 
Nessuno mi aveva mai dato della scorbutica, io che ero sempre felice, spensierata e gentile con tutti, anche con chi non conoscevo.
Stavo diventando una scorbutica del cazzo? Grande, tutta colpa sua.
"Vado in camera, sono stanca e alle sei devo andare a lavoro" mi voltai e andai dritto in camera mia. Avevo gli occhi lucidi, me lo sentivo, stavo per piangere. Per uno stupido insulto di uno stupido coglione.
In realtà, non pensavo di essergli così antipatica... ci ero rimasta davvero male!
Misi la sveglia, strinsi i pugni e mi buttai sul letto, ancora vestita.
Mi addormentai soltanto quando una lacrima mi scivolò lungo la guancia.


*spazio autrice*

CIIIIIAO A TUTTI.
Ecco il capitolo, scusate se non l'ho pubblicato ieri.
Volevo dirvi che ora ci metterò di più a pubblicare, il settimo non è ancora pronto, oggi mi metto e scrivo.
Allora, bhe questo è un capitolo importante diciamo.
Matteo sembra essere geloso di Marco e lo chiama checca. Marco sembra aver paura di Matteo, ma cosa è successo?
Ah bho ahahahah Voi che team siete? Azzeo o Azzarco? AHAHAH
Voglio sapere i vostri commenti, fatemi capire se la storia vi piace :C
Ringrazio, per ora, i seguiti/preferiti/ricordati e chi ha recensito, davvero.
Grazie per i complimenti e tutto ahahah
RIPETO: AGGIORNO SOLO DOPO DELLE RECENSIONI.
Il capitolo cerco di finirlo oggi. 
Alla prossimaaaa :)
Anna x

 
  
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