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Autore: nephylim88    07/07/2013    1 recensioni
Giorgia Casiraghi non può essere definita fortunata. a diciassette anni è stata rapita e stuprata. Quindici anni dopo, dopo tutti gli sforzi fatti per lasciarsi tutto alle spalle, si ritrova con sua figlia in ospedale, malmenata e stuprata anche lei...
ogni riferimento a fatti e persone esistenti è puramente casuale.
Spero che la storia vi piaccia! Come ho promesso ne "la cacciatrice di anime", la storia qui presente è già completa. Pubblicherò in capitoli ogni due o tre giorni al massimo! Buona lettura!
Genere: Drammatico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Lo avevano arrestato. Era stato condannato a vent'anni di carcere per il mio rapimento e il mio stupro! Buon Dio, ce l'avevo fatta! Ero salva! Li avevano condannati tutti e tre!

Ora, non mi restava che ricominciare la mia vita da capo. Più semplice a dirsi che a farsi. Ci misi un po' prima di uscire di casa. Ci misi un altro po' a uscire di casa senza sobbalzare ad ogni rumore. I miei genitori, i miei amici...furono tutti meravigliosi, mi stettero vicino in ogni momento. Anche quando cominciai a notare che il mio ciclo ritardava in modo sospetto.

Mi sentii mancare il terreno sotto i piedi quando, a due mesi e mezzo da quei disgraziati dieci giorni, il test di gravidanza risultò positivo. E certo! La pillola del giorno dopo me l'avevano data, ma avrebbe fatto effetto solo sugli ultimi stupri, quelli dei primi giorni non erano coperti!

Ah, beh, non avrei certo tenuto dentro il proseguimento genetico di quel bastardo!

E tuo, non dimenticartelo!”

Cosa?” sobbalzai. Diavolo, di nuovo quella mia vecchia abitudine di intavolare finte discussioni con gli oggetti intorno a me per mettermi in ordine le idee! Questa volta, era il rotolo della carta igienica a parlare, mentre me ne stavo seduta sul water fissando quel bastoncino bianco con due righette rosse nella griglia del risultato.

Intendo dire” proseguì il rotolo, con tono paziente “che il bambino che porti dentro non è solo il proseguimento genetico di quel Leto. È anche un tuo proseguimento.”

Può darsi.” annuii “Ma che importanza può avere? Come faccio a crescerlo?”

Ti basterà ricordare che quel bambino è te, almeno per metà.”

Già, mentre l'altra metà è un sadico narcisista.”

Lo sai anche tu che i geni non valgono granché. Dipende tutto da te.” questa volta fu la bilancia, a prendere la parola.

Ma io non posso dimenticare chi è suo padre. Che vita darei a un bambino nato in queste circostanze? Destinato a essere disprezzato da sua madre per colpa di un pezzo di merda che gli ha fornito metà dei cromosomi...”

La vasca pretese di dire la sua: “Ma lo sai anche tu che non ha colpa di questo.”

Lo so. È per questo che andrò ad abortire. Non voglio condannare un piccolo innocente ad una vita d'inferno. Non sarei in grado di sopportare l'idea di non volergli completamente bene a causa di suo padre. Che razza di madre sarei? No, no, sarà molto più felice se se ne tornerà in mezzo agli angeli.”
“Ti chiedi che madre saresti? Saresti un'ottima madre. Stai facendo questi ragionamenti preoccupandoti seriamente per lui.”

Emisi un verso sprezzante. “Andiamo! Un'ottima madre! Ho diciassette anni e mezzo! Che madre sarebbe, una diciassettenne stuprata?”

E sia,” lo specchio si aggiunse alla discussione “vai pure ad abortire. Ma prima fatti una domanda: sei sicura che sia veramente questo, quello che vuoi? Che sia la decisione giusta per la tua vita?”

Uscii dal bagno.


Una settimana più tardi ero in ospedale. Avevo appena fatto la visita per l'aborto. E stavo aspettando il mio turno per entrare in sala operatoria. Mi si avvicinò un'infermiera. “Sei sicura di volerlo fare? Non si torna indietro.” annuii. In verità, non ne ero così sicura. Ma era la cosa migliore. L'infermiera mi guardò con evidente disprezzo. Scrollai le spalle. Che facesse pure. Dopo dieci giorni di stupro e la scoperta di una gravidanza decisamente indesiderata, cosa mi importava di una perbenista del cazzo!!

Eppure... eppure... non potevo non pensare a quel piccolino che mi cresceva nella pancia. Lui stava lì, tranquillo e fiducioso, non immaginava che entro breve sarebbe stato praticamente buttato via. Davvero potevo fare una cosa simile a un esserino indifeso? Non sarebbe stato crudele? Ma come potevo farlo crescere nella mia pancia e farlo nascere, sapendo che tipo era il padre? Oltretutto, avevo solo diciassette anni! Ok, quando sarebbe nato ne avrei avuti diciotto, ma non cambiava poi molto! Non potevo mantenerlo io da sola, andavo ancora al liceo! In più, sapevo già che darlo in adozione era decisamente fuori questione. Conoscevo la mia indole, non avrei mai potuto abbandonarlo. Me lo sarei tenuto, anche solo per senso di colpa nei suoi confronti. No, no, meglio l'aborto! Ucciderlo prima ancora di immergerlo in una vita segnata dalla sofferenza e prima di un qualsiasi coinvolgimento emotivo da parte mia! Sì, sì, meglio così! Oppure no?

Un rumore mi fece sobbalzare. Era appena uscita una donna dalla sala operatoria. Era stesa in un lettino. La scena che vidi subito dopo mi ghiacciò il sangue nelle vene. La ragazza piangeva. Era rintronata dall'anestesia, ma potevo vedere le lacrime che nonostante tutto scendevano copiose sul suo viso. La stessa infermiera che mi aveva chiesto se volevo davvero abortire le si avvicinò. La sentii chiaramente dire alla ragazza “è inutile che piangi, ora, assassina!”. La ragazza cominciò a singhiozzare. Il tempo attorno a me sembrò rallentare. Mi alzai e mi avvicinai al lettino. Presi la ragazza per mano. Lei ricambiò la stretta. Vidi la sua disperazione. Capii che non aveva voluto disfarsi di suo figlio. Si era solo sentita costretta dalle circostanze. Ma quell'evento l'avrebbe segnata a vita. Mi dispiacque per lei. La accarezzai sul viso, sperando di calmarla un po' e di farle capire che aveva qualcuno vicino. Mi guardò, con espressione sorpresa. Poi fece un mezzo sorriso e mimò un grazie con le labbra. Lasciai andare la sua mano. Mentre gli infermieri si allontanavano con il lettino, cominciai ad avvertire qualcosa di strano dentro di me. Sentivo qualcosa che si muoveva nel mio basso ventre, come un pesciolino che nuotava da una parte all'altra. Possibile che...

Mi scusi?” fermai un dottore che passava di lì per caso.

Mi dica.” rispose quello, un po' sorpreso.

Sono incinta di quasi tre mesi. Può essere che riesca a sentire il bambino muoversi dentro di me?”

Beh...” lui sembrò un po' perplesso “sì, in realtà sì. Il feto” Dio, come odio questo termine! “comincia a muoversi presto, e capita che la madre lo senta anche a inizio gravidanza, anche se può sentirlo solo lei.”

Oh... grazie...”. Il medico fece un mezzo sorriso, poi si allontanò.

Il 'pesciolino' continuava ad agitarsi dentro di me. Mi resi conto che... beh, questo cambiava davvero tutto. Oh, certo! Finalmente i miei dubbi avevano risposte! Sapevo esattamente cosa fare.

Giorgia Casiraghi?”

Mi voltai. Feci un cenno con la mano.

Tocca a lei.” quell'infermiera sembrava più cordiale della simpaticona che insultava le donne intenzionate ad abortire.

No.” risposi.

Come, prego?”

Dica al dottore che annulli l'intervento. Non voglio più abortire.”

Feci per andarmene. Mi ritrovai di colpo davanti all'infermiera 'simpatica'. “Alla fine non abortirò,” le dissi “ma si lasci dire che lei è proprio una grandissima stronza!”

Davanti alla sua espressione esterrefatta e offesa mi sentii ancora meglio. Me ne tornai a casa canticchiando.

  
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