Fanfic su artisti musicali > Taylor Swift
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Autore: Readme    09/07/2013    4 recensioni
"Ma a otto anni, nessuno ti dirà che cantare è solo un bel sogno. A dieci anni, nessuno ti dirà che ovunque andrai, nulla in te andrà bene. A dodici anni, non ti confesseranno che nessuno crederà nella tua musica, perchè a nessuno interesserà davvero quella. A nessuno interesserà il tuo nome, perchè tu sarai solo la fidanzata di qualcuno, la puttana di turno. A quattordici anni, nessuno ti racconterà che il mondo della musica non è fatto di musica, ma di odio, invidia, cattiveria. A sedici anni, quando quella bambina ti riconoscerà per strada, non penserai che forse quando crescerà ti odierà, ti odierà per essere uscita con il suo idolo. E nessuno, ti chiederà mai ad otto anni, se ne varrà mai la pena".
Taylor lascia il mondo della musica dopo lo SNT. Non è la ragazza forte che tutti si aspettavano. Non dopo averle fatto sanguinare il cuore fino ad ucciderla.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Dodicesimo Capitolo.











Aspettare non era mai stata una mia virtù. Il pendolo dell'orologio era l'unico rumore che scandiva il tempo passato. Ricordo quando da bambina suonavo la chitarra e cercavo di andare a ritmo dell'orologio, la scala delle note risuonava per il piccolo giardino, mentre Britney beveva una limonata e canticchiava sulla musica. Ricordo così bene il passato, eppure guardavo sempre verso il futuro, il mio sguardo puntava un palcoscenico, un futuro pubblico, non riuscivo a vivere il presente, era una bestemmia vivere la propria infanzia. Volevo brillare. Strinsi il manico della borsa laccata, il verde bottiglia della borsa sembrava più pallido alla luce dell'ufficio. Sentii gli occhi della segretaria puntarmi da ormai un quarto d'ora. Mi girai per sorridere timida e non sembrare troppo scorbutica. - “Si, sono Taylor Swift” - dissi alla fine scocciata, la donna si girò di scatto, arrossì e prese un telefono vicino facendo finta di non avermi mai prestato attenzione. Poco dopo, mentre il telefono era ancora tra le mani della segretaria, l'apparecchiatura suonò realmente. Imbarazzata fece cadere il telefono per terra, lo riprese goffamente e rispose. - “Hm, si, la signorina Swift è ancora qui, la faccio entrare? Bene” - sussurrò. Chiuse la chiamata e mi guardò più agitata di prima, potevo vedere la fronte sudata da lontano. - “Mrs. Swift, può andare” - mi indicò la porta bianca, mi alzai ed il suono delle mie oxford che si poggiavano sul lineolum chiaro rimbombava nella piccola sala d'attesa. Poggiai la mano sulla manopola ed entrai. Richiusi la porta dietro le me spalle e presi un'utima boccata d'aria ansiosa.

 

-“Taylor, non pensavo di rivederti!” - l'esclamazione di Mariana mi prese alla sprovvista, tremai un'attimo e risposi, - “Nemmeno io, stanne certa” - trattenni una risata isterica. Mariana si aggiustò un ciuffo di capelli nascondendolo dietro l'orecchio. Tra le mani arrossate e piene di calli, reggeva una penna rosa ed il solito quaderno su cui avrebbe preso appunti. - “Siediti, mettiti a tuo agio” - la sua voce si era fatta fredda, professionale, ma il suo volto era comunque cordiale, amavo il distacco comunque non troppo evidente che si istaurava tra noi due. Avevo bisogno di un parere oggettivo, che quasi venisse dall'alto. Si girò solo per prendere un barattolo di caramelle di ogni genere e posarlo su un tavolino vicino alla sedia. - “Come stai?” - fui scioccata dalla sua domanda. In molti me la porgevano, in pochi ascoltavano la risposta, di questo ne ero grata. Abigail me la faceva di continuo, Selena ne era fissata, ma io non prendevo mai sul serio nessuna conversazione, non volevo essere consolata, né ascoltata, volevo solo stare in silenzio, non avevo fatto un album intero su ciò che provavo? Sul buco nello stomaco che le farfalle avevano fatto? Era tempo di tacere. - “Non lo so” - risposi sincera, o forse mentivo anche a me stessa. Era tanto illogico dover dire ogni mio pensiero? - “Non cambi mai, eh?” - chiese come se avesse letto ogni mia singola riflessione. - “Ho saputo che saresti stata a New York per una conferenza, non potevo non vederti” - dissi cambiando argomento. - “Sei bravissima a cambiare argomento. Ho accolto la tua richiesta nel vedermi solo per sapere dei tuoi progressi.” - ammise con una smorfia e trascrivendo qualcosa. - “Va tutto bene, mi sento bene” - dissi accennando un sorriso mentre continuavo a stringere la borsa con più forza. - “Allora puoi andare, giusto? Se volevi rivedermi e basta potevamo prenderci qualcosa in un Bar” - il suo tono era ingannevole. Cercava di tirarmi fuori qualcosa. - “Hai ragione” - mi alzai irritata. Cosa mi era venuto in mente? Venire da lei. Per cosa? Stavo bene. Andava tutto bene. Il mio album era platino in diverse nazioni. Avevo avuto un grande successo in Europa, avevo superato i record di Psy e Lady Gaga. I videoclip erano perfetti. Io ero perfetta.

 

Un perfetto disastro.

 

Arrivata alla porta, socchiusi gli occhi e cacciai indietro le lacrime. Mi girai per rivedere lo sguardo di Mariana, identico a quello di prima. - “Va tutto bene. Allora perchè io mi sento così?” - mi resi conto di star singhiozzando quando, dopo essermi riseduta, la bruna mi passò un fazzoletto. - “Perchè sei qui?” - chiede. - “Mi hanno nominata ai Grammy, in più di tre categorie” - sorrisi realmente, ne ero così felice. - “Pensi di non essere pronta ad affrontare un intera giuria?” - posò la penna sul tavolo e mi fissò. - “No” - dissi palesemente convinta, aggrottai la fronte. Non era questo il problema, allora qual era? - “Devo esibirmi. Mi hanno invitato per l'esibizione ed io ho accettao” - finii la frase con un tono più basso, quasi come se mi sentissi in colpa.

Afferrai il mio cellulare dalla borsa, mi collegai su Twitter e mostrai a Mariana il tweet che mi aveva portato fin là.

 

'@lovefortaytay: Canta All too well ai Grammy! Siamo TT! Lo vogliamo tutti! Per favore x13'.

 

-“Voglio solo renderli felici. Sono tutto quello che ho.” - dissi. Gli occhi umidi si riflettevano sullo schemro del telefono e quindi sul messaggio. Lo rimisi in borsa e cominciaia a fissare le punte delle mie oxford laccate. - “Cosa ti spaventa?” - questa era la domanda giusta. - “Non sono riuscita a cantare 'All too well' nemmeno alla presentazione del mio cd. Non ho intenzione di renderlo un 'singolo'. Ho tagliato molte parti di questa canzone. Non voglio che qualcuno capisca, non voglio che lui sappia, non voglio sembrare così distrutta. Non ce la farei, crollerei, non sono così... Cosa mi è saltando in mente? Non doveva esserci questa canzone in Red, non doveva esserci lui nella mia vita. NON DOVEVA ANDARSENE” - urlai. Mariana non disse nulla, annuì. Non prese nessun appunto ed io arruffai la mia frangia con le mani. Ero già distrutta. - “Hai mai pensato che tu sei abbastanza forte da pubblicare la tua vita? Da poter prendere il tuo dolore e farlo diventare poesia? Non hai mai pensato che 'All too well' sia stata la tua cura? Che una canzone ti ha dato la forza di ritrovare te stessa? Che tu non debba più cercare nulla Taylor, perchè questa sei tu? Hai solo bisogno di superare questo ostacolo.” - concluse parentoria. - “Quale ostacolo?” - chiesi con ormai le lacrime sulle ciglia. - “Devi credere in te stessa” - Mi asciugai una lacrima e mi inumidii le labbra. - “E se non avessi creduto in te stessa, non sarebbe esistito 'Red'. Devi solo capire questo.” - L'orologio cominciò a suonare. Era passata l'ora, i sessanta minuti. - “Devo andare” - dissi sorridendo. - “Fatti rivedere, chiamami se hai bisogno” - disse formale.

 

Mi avvicinai alla porta come avevo fatto già prima. - “Ma credo tu non ne abbia più bisogno” - disse sorridendo Mariana. Mi rigirai per sorriderle, ma lei continuò a parlare. - “Lo ami ancora?” - chiese a bruciapelo. Rimasi interdetta, strinsi forte la manopola della porta e mi morsi le labbra. - “No” - risposi senza esitazione. Fissò la mia borsa accennando un sorriso. - “Vieni la settimana prossima, dobbiamo ancora lavorare insieme” - socchiusi la bocca scioccata, non risposi ed uscii da quella stanza. Non salutai la segretaria, indossai degli occhiali scuri e mi incamminai fuori da quell'enorme edificio. Fuori mi aspettava Jake, con l'auto. Mi accomodai all'interno, appoggiai la testa sul sedile.. Guardai la borsa verde bottiglia accanto a me. La svuotai con rabbia. Chiesi a Jake di fermarsi in un angolo o vicino un cestino. Aprii il finestrino nero ed appena arrivati buttai la borsa nella spazzatura. Jake non disse nulla e mi riportò in hotel.

 

Come diavolo avevo potuto portarmi la borsa che Harry mi aveva regalato per il mio compleanno?




 



 

Arrivata nella mia stanza, mi tolsi la giacca per restare comoda. L'estate stava arrivando, ma il tempo a New York continuava ad essere freddo. Camminai più volte per la mia camera, riflettendo sulle parole di Mariana. Era stata la mia psicologa, quando – durante la mia pausa – avevo smesso di curare me stessa, quando mi ero lasciata andare. Depressione. Nulla di più, nulla di meno. Avevo saputo del suo arrivo a New York per degli studi e avevo voluto incontrarla. Ho quattro nominazioni ai Grammy. Quattro. Miglior album pop, Miglior singolo country, Miglior videoclip, Migliore canzone scritta per un film. Avevo esultata dasola, mia madre non aveva potuto seguirmi ed Abigail era dovuta ripartire per i suoi studi. Ricordo che non pensavo sarei stata nominata quest'anno, troppo tardi con l'album, ed invece... Louis me lo ripeteva, se saremmo stati nominati ai Grammy, avremmo passato la notte a festeggiare con le solite schifezze e qualche cupcake. Louis. Non l'ho più sentito, in più cercare notizie su di lui non mi avrebbe aiutato. Soprattutto se avessero riguardato il mio nome. - “Ti odio” - dissi ad alta voce, ma me ne pentii subito. Era impossibile odiare Louis. Il mio LouLou. Anche vederlo in fotografie con Eleanor mi spezzava il cuore. Lei aveva tutto quello di cui io avevo bisogno per vivere. Era così patetico rivedermi in una canzone che avevo scritto a sedici anni. Ma non ero innamorata di Louis, lo volevo solo accanto a me.

 

Il telefono che squillava mi fece sobbalzare, vidi che era Harry. Decisi di rifiutare la chiamata, non avevo tempo per lui. Non avevo tempo per dirgli 'Si, andiamo a prenderci un caffè', perchè lo volevo con tutto il cuore. Pochi minuti dopo il telefono squillò nuovamente, pensai fosse ancora Harry così ignorai la chiamata, ma era Abigail. Mi morsi le labbra ed aspettai che richiamasse, al nuovo squillo risposi senza esitare. - “Hei Abs, sono appena tornata. Scusa, pensavo fossi Harry e non ho risposto” - dissi sbuffando. Come risposta sentii una risata soffocata e pensai che Abigail avesse compagnia. - “Abs?” -

 

-“Perciò hai rifiutato la mia chiamata signorina Swift?” - sentii il mio respiro più pesante. Signorina Swift. Come la prima volta che ci eravamo conosciuti. - “Harry” - sussurrai il suo nome. - “Si, sono io. Vuoi provare a chiudere la chiamata?” - chiese e poti sentire nel suo tono, una nota ansiosa. - “No” - dissi ormai senza via d'uscita. - “Perfetto, perchè non accetterò un no. Andiamo a prenderci questo caffè?” - fissai il calendario appeso sul figro con una calamita rossa. - “Sbaglio o sei partito ieri?” - chiesi apoggiando la testa sul letto. - “Sbaglio o temporeggiavi proprio per questo? Così non avremmo potuto incontrarci” - affermò affascinato dalla mia astuzia. - “Sarà per la prossima volta” - allora confermai. - “Sei vestita?” - lo sentii più vicino ed io arrossii di colpo. - “Sei impazzito?” - chiesi isterica. - “Cosa vai a pensare? A me piace toccare le cose, non sentirle da un telefono. Per quello c'è youporn” - ridacchiò per niente imbarazzato mentre le mie guance si gonfiavano. - “Jeans. Jeans e maglietta” - dissi scocciata. - “Ti bastano dieci minuti per prepararti?” - chiese spensierato. - “Cosa? Non dirmi che stai qua sotto..” - lascia la frase in sospeso ed arrossii leggermente. Non era partito per potermi vedere? Sorrisi. - “Sbagliato ancora una volta. Sono atterrato da poche ore, ma ho il computer con me. Ti piacerebbe fare colazione insieme?” -

 

-“Certo Harry, prendo un aereo e ti raggiungo. Mi sa che sto da te per cena, dovremo rimandare la colazione” - dissi sarcastica e trattenendo una risata. - “Geniale, ora sei anche sarcastica. Potremmo fare colazione insieme vedendoci su Skype” - disse smorzando la mia risata. - “Cosa?” -

-“Webcam, tu vedi me, io vedo te. Tecnlogia, ricordi?” - disse lentamente come se fossi stupida. - “So cosa vuol dire” - dissi irritata ancora una volta. - “Allora preparati. Perlomeno non potrai evitarmi” - concluse calmo, per poi chiudere la chiamata. Mi aveva fregato. Ma potevo rifiutare la chiamata, non accendere il computer. Eppure... Guardai l'armadio accanto al letto. Andavo bene così. Non dovevo cambiarmi. Non dovevo rispondere affatto! Colazione poi, alle dieci del mattino passate. Sentii il mio stomaco brontolare per qualche secondo. Infine fissai nuovamente l'armadio e presa da nessun senso di colpa, cercai velocemente un vestito da indossare.

 

Forse potevo ricominciare di nuovo









Angolo dell'autrice :

Non aggiorno da due settimane. Oddio. Scusatemi. Ho avuto problemi a casa, in più non avevo ispirazione. In effetti il capitolo è corto cc
Non so che dire... Sono a corto di parole, scusatemi..

Ci sentiamo alla prossima?

Contattatemi, mi piacerebbe conoscervi! Sono @onesposide - su twitter - e su ask 
http://ask.fm/EspositoItaly

  
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