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Autore: Astry_1971    22/01/2008    10 recensioni
"In tutto il mondo magico, non esisteva un Pozionista capace come il suo ex insegnante, nessuno era stato mai in grado di eguagliarlo.
Se c’era un mago in grado di salvare suo figlio, questo era lui, e il fatto che fosse morto non era un motivo sufficiente per rassegnarsi."
Questa storia è stata scritta sull'onda dell'emozione suscitata dagli avvenimenti dell'ultimo libro. Ho sentito il bisogno di restituire ad una persona speciale, quello che la Rowling ha voluto negargli.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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ladymarie, mmmm! Ti riferisci, per caso ad una certa pietra della resurrezione? Ehm ehm… no, la pietra è la prima cosa che ho scartato, visto che la Rowling ha dimostrato chiaramente che riesce solo a peggiorare le cose, e poi sarebbe stato troppo semplice e scontato, no?
Summers84, oooh, beh, Harry è uno specialista nel ficcarsi nei guai, ti pare che uno come lui se ne sta buono buono a veder morire il figlio senza tentare anche l’impossibile? La cavolata la farà e bella grossa pure, ma, per evitare di beccarmi anatemi dai fan di Harry, metto le mani avanti e vi dico: state tranquilli, il santo protettore di Potter è sempre vigile. Non gli torcerò un capello in questa ff, beh… più o meno.
Dunky se stai pensando anche tu alla pietra, mi dispiace dirtelo, ma sei fuori strada.
rosy823, sì hai ragione a dire: povero piccolo Albus, ma avevo bisogno di un buon motivo per far fare a Harry quello che farà.
iaco, già in questo capitolo saprai dove sto andando a parare.

Buona lettura!


Cap. 2 L’unica possibilità

Si trovava lì già da alcune ore, ormai quasi sommerso da una pila di vecchi libri.
Il reparto proibito della biblioteca era rischiarato unicamente dalla fioca luce delle candele. Gli bruciavano gli occhi.
Nulla, non aveva trovato niente di utile.
Quando, Ginny gli si avvicinò posando la mano sulla sua spalla, il mago la strinse fra le sue.
Era umida, segno che la donna si era appena asciugata le lacrime.
“Non c’è niente qui, ma io non mi arrendo,” mormorò.
“Harry, non credi che dovresti andare da tuo figlio, invece di sprecare il tempo a leggere?”
L’ansia aveva reso particolarmente acuta e stridula la sua voce.
“Non serve a niente, non l’hai ancora capito?”
Il mago scattò in piedi.
“Ti sei arresa? Vuoi che me ne resti in infermeria a guardare mio figlio morire lentamente? E’ questo che vuoi? Vattene! Vai a piagnucolare ai piedi del suo letto, se non vuoi renderti utile, ma io troverò il modo di portargli un vero guaritore, lui avrà il miglior Pozionista, lui è mio figlio!” gridò, finché il rumore secco di uno schiaffo e l’improvviso bruciore alla guancia lo zittì improvvisamente.
“Piton è morto Harry, non c’è modo di riportarlo indietro, e nessuno ti ridarà tuo figlio, quando non ci sarà più,” urlò la strega fra le lacrime, poi, prendendo il viso di Harry tra le mani, lo supplicò: “Va da lui, ti prego, Albus ha bisogno di suo padre”.
Il mago la fissò sconcertato. Poi, il suo viso s’indurì nuovamente.
“Non posso, non senza aver tentato ogni possibilità.”
Si voltò e si avviò verso l’uscita della biblioteca.
“Hermione. Lei saprà aiutarmi.” mormorò, prima di sparire dietro il massiccio portone.


* * *



Hermione Granger non si era fatta attendere: appena ricevuto il messaggio del suo amico si era precipitata a Hogwarts.
I due maghi trascorsero tutto il tempo in biblioteca, mentre Ginny se ne stava chiusa nel suo dolore al capezzale di suo figlio.
Hermione aveva portato con sè anche alcuni libri rari, testi di magia oscura, che era riuscita a collezionare negli anni: possedeva ormai una biblioteca così fornita da far invidia a quella di Hogwarts.
Dopo due giorni di ricerche ininterrotte, ormai sembrava che non ci fosse più alcuna speranza di trovare una cura per il piccolo Albus, né, tanto meno, un modo per far tornare in vita Severus Piton.
Il Velo sembrava essere l’unica soluzione possibile, l’unico collegamento con il mondo dei morti, ma nessuno era mai tornato da quel passaggio.
Hermione continuava a sfogliare lo stesso volume scuotendo il capo, mentre Harry la fissava con le labbra serrate e gli occhi colmi di lacrime.
Non si era mai sentito così impotente: si era affidato ai libri, quegli amici inseparabili di Hermione che, da sempre, erano parsi in grado di tirarlo fuori dai guai.
Fin dal primo anno di scuola, ogni volta che la situazione si faceva disperata, la sua migliore amica era riuscita a trovare nelle parole stampate un incantesimo, un’informazione, la salvezza.
Ora quelle pagine sembravano aver tradito anche lei, se ne stavano mute, mentre suo figlio moriva.
Il mago si alzò di scatto, colpendo col dorso della mano la pila di libri sul suo tavolo, che crollò rumorosamente sul pavimento.
La strega sollevò appena lo sguardo, ma sapeva che qualunque cosa gli avesse detto, non sarebbe servita. Sospirò affondando un'altra volta il viso tra le pagine ingiallite dell’antichissimo libro.
Poi, improvvisamente, capì: stavano cercando l’incantesimo sbagliato.
Forse la soluzione era più semplice di quel che credeva.
Le persone morte appartengono alla Morte, era questo che insegnava la vecchia favola dei tre fratelli, e la Morte non restituisce mai le sue prede.
Per questo nessuno avrebbe mai potuto attraversare il Velo, nessuno poteva tornare e nessuno poteva suicidarsi oltrepassandolo, nessuno che non fosse destinato a morire, ma, forse, era possibile fare uno scambio, era possibile ingannarla.
Nel momento stesso in cui la sua mente formulò questo pensiero, la maga chiuse di colpo il libro.
No, non poteva essere quella la soluzione.
Come poteva dire al suo migliore amico che per salvare suo figlio avrebbe dovuto morire?
Si alzò e seguì silenziosamente Harry in infermeria.


* * *



Non c’era nessuno all’interno, tranne Ginny e suo figlio più grande. Sembrava che medici ed infermieri avessero rinunciato a curare il bambino. Ormai potevano solo attendere l’inevitabile.
Hermione si appoggiò alla porta. Guardò l’amico sedersi accanto a sua moglie e abbracciarla.
Quanto avrebbe voluto non essere lì in quel momento, non sapeva cosa fare. Capiva come doveva sentirsi Harry, se fosse successo a lei, probabilmente non avrebbe esitato ad offrire la sua vita in cambio di quella del proprio figlio o, almeno, in cambio dell’unica persona che aveva una qualche possibilità di salvarlo.
Se Harry avesse saputo che gli stava nascondendo la soluzione, non glielo avrebbe mai perdonato.
Si voltò, dando le spalle ai suoi amici, mentre le lacrime premevano per uscire.
Si portò una mano sulla bocca a soffocare i singhiozzi: doveva dirglielo, non poteva più aspettare. Avrebbe voluto un po’ più di tempo per decidere, ma quanto? Un tempo infinito non sarebbe bastato.
Perché aveva aperto quel libro? Sarebbe bastato solo non sapere.
Si sentì in colpa per il suo egoismo, non voleva perdere il suo amico, ma non poteva privarlo dell’ultima speranza.
“Harry!” mormorò senza voltarsi. “Harry, devo parlarti.”
Il mago la raggiunse nel punto in cui il corridoio s’immetteva nelle scale.
Hermione si era appoggiata alla balaustra e gli porgeva un vecchio libro, tenendolo aperto su una pagina in cui era appena visibile un disegno sbiadito.
Gli occhi di Harry indugiarono per un attimo sull’immagine, la riconobbe immediatamente: era l’arco con il Velo che si trovava al Ministero.
Guardò Hermione, e poi di nuovo il disegno, in attesa che lei gli dicesse qualcosa. Non lesse ciò che era scritto in caratteri minuti sotto l’illustrazione, aveva persino paura di sapere, di sperare.
Il pensiero che la sua amica potesse aver trovato la soluzione, si era fatto strada prepotente nel suo cervello, ma l’espressione di Hermione non lasciava presagire nulla di buono.
Perché, se aveva scoperto qualcosa, non era corsa da lui piena di entusiasmo, come aveva fatto altre volte?
Perché non gli aveva semplicemente lanciato le braccia al collo, gridando che suo figlio era salvo?
Perchè se ne stava lì, muta, con quel libro tra le mani, fissando un punto imprecisato sul pavimento? “Che significa?” furono le uniche parole che riuscì a pronunciare.
“Possiamo farlo tornare,” mormorò.
L’ombra di un sorriso si dipinse sul volto di Harry, ma fu solo un istante.
“Ma…?” la voce del mago tremò.
“Ma…qualcuno dovrà prendere il suo posto.” Hermione guardò l’amico negli occhi. “Mi dispiace Harry, io… io non volevo che tu lo sapessi.”
“Tu, non volevi?” afferrò il libro, strappandoglielo dalle mani e lesse avidamente.
“Qui dice che è possibile richiamare qualcuno dal Velo, offrendo un’altra vita in cambio. C’è un incantesimo: bisogna creare una zona di passaggio, una zona in cui entrambi possono esistere contemporaneamente, la persona viva e colui che si vuol richiamare.”
Sollevò lo sguardo, speranzoso.
“Hermione, tu, tu sei in grado di farlo? Mi aiuterai?”
“Harry, ma hai capito? Ti rendi conto di cosa significa?”
“Sì, certo che mi rendo conto: posso salvare mio figlio.”
“Harry…” la strega lo afferrò per le spalle. “La persona che attraverserà il Velo, morirà.”
“Lo so.” Harry fissò l’altra sorridendo. “Ho capito benissimo, ma non m’importa, io attraverserò quel Velo.”
“Harry, non puoi dire così, non puoi. Tu non ragioni: è la disperazione che ti fa parlare. Non sappiamo nemmeno se Piton sarà in grado di guarirlo.”
“Nessuno conosce la magia oscura come lui.”
“Getterai via la tua vita, solo per aggrapparti alla remota possibilità che Piton trovi una cura? Qualcosa che non è riuscito a fare quando era vivo? E’ follia.”
La strega gridava, ma si zittì di colpo fissando l’amico come se, improvvisamente, non lo riconoscesse più.
“Tu… tu speri che lui decida spontaneamente di tornare indietro?” balbettò, quasi senza fiato. “Pensi davvero che Piton possa fare una cosa del genere? Harry, lui vorrà, vivere, come è normale che sia.”
“Infatti, la mia decisione è definitiva. So quello che ho scelto, lo so benissimo. Sono pronto a morire ora, come lo sono stato diciannove anni fa. Non ho chiesto sconti allora e non lo farò adesso. Se Piton salverà mio figlio, gli dovrò molto più della mia vita, e non gli domanderò di restituirmela,” chiuse il libro e lo riconsegnò alla strega. “Ti prego, pensa tu a tutto, io devo parlare con Silente e con…”
“…Ginny.” lo anticipò Hermione. “Cosa le dirai?”
“Non lo so, credo che le dirò che va tutto bene.” mormorò.


* * *



“Harry devo pregarti di non farlo, non hai idea delle conseguenze.” Silente si era alzato e si sporgeva dalla cornice quasi come se fosse una finestra. “Diglielo tu, Severus.”
“Ormai ho deciso: se il professor Piton non può aiutarmi in altro modo, lo riporterò qui in carne ed ossa”
“Sciocco!” anche il mago vestito di nero si era alzato e aveva fatto un passo indietro allontanandosi dalla cornice.“La tua idea è folle. Il fatto che tu sia disperato per quello che sta succedendo al ragazzo, non ti da il diritto di sconvolgere le leggi naturali.”
“Io attraverserò quel Velo, e la riporterò indietro, che lo voglia o no! La morte avrà la sua vittima, sarà uno scambio equo.”
“E’ una pazzia, Harry ti prego, rinuncia,” lo supplicò il mago più anziano.
“Uno scambio? Credi di poter mercanteggiare con la morte, Potter?” ringhiò Severus. “E, soprattutto, cosa ti fa credere che io sia disposto ad aiutarti?”
“Lo farà, sono certo che lo farà. Le sto offrendo la possibilità di tornare a vivere, potrà essere felice e finalmente libero.”
Piton si rabbuiò, fissò Harry Potter con le labbra serrate, poi sospirò scotendo il capo.
“Non sai quello che dici.”
“Invece lo so benissimo, ho avuto tempo di pensare in questi anni, ho pensato a cosa deve aver passato dopo la morte di mia madre.”
Piton continuava a fissarlo senza parlare.
“Credo di doverle qualcosa, mi aiuti ancora una volta ed io le darò in cambio una nuova vita.”
“Io non voglio una nuova vita, Potter, io… tu non hai il diritto di decidere per me, tu...”
“Allora potrà riattraversare il Velo se lo vorrà,” lo interruppe. “Lo scambio sarà solo temporaneo, ma la prego, deve salvare mio figlio.”
I due ritratti si scambiarono uno sguardo d’intesa. Silente annuì, mentre Piton fece un profondo sospiro.
“Dunque, mi aiuterà?” esultò Harry.
“Quella che vuoi tentare è una magia molto antica.” disse Silente lisciandosi la lunga barba. “Nessuno è mai tornato indietro dalla morte. Né la pietra della resurrezione, né il Prior Incantatio, hanno mai riportato in vita qualcuno, eppure al Ministero hanno studiato per anni il mistero più grande del nostro mondo. Il Velo è l’unico passaggio che si conosca, ma non è possibile attraversarlo volontariamente, né da una parte, né dall’altra. Nessuno potrebbe decidere di morire passando semplicemente dall’altra parte. Chi ci ha provato non è andato più in là di qualche passo oltre l’arco”.
“Ma Sirius è morto attraversando il Velo.”
“Black non lo ha attraversato volontariamente,” intervenne Piton, non tentando nemmeno di reprimere la sua insofferenza nell’udire il nome del padrino di Harry.
“Beh, io lo farò.”
“Perché il tuo piano funzioni, dovremmo attraversare il Velo nello stesso istante, ma, visto che non puoi mandare un gufo dall’altra parte per avvertirmi di aspettarti sulla soglia, credo che tu non abbia alcuna possibilità di riuscita.”
“Troverò il modo.”
“Io non accetterò mai.” ruggì.
“Professore, la prego… lei è la mia ultima speranza.”
“Non è della mia approvazione che avrai bisogno, Potter: io sono solo una macchia di colore magico su una tela. È l’uomo che è dietro il Velo che dovrai convincere. Ora sei accecato dal dolore, non ti rendi conto di ciò che pretendi. Severus Piton non accetterà mai di vivere uccidendo ancora.”
Il ritratto di Silente annuì.
“Non puoi chiederglielo, lui non rivorrà indietro la sua vita a prezzo della tua, e allora cosa farai? Gli chiederai di morire per la seconda volta?” la voce del ritratto di Piton tremava e Harry si sentì gelare.
“Mi, dispiace…”mormorò Harry. Oramai le lacrime scendevano copiose sul volto del giovane uomo. “… ma, per salvare mio figlio, lo farò.”
In quell’istante la porta dello studio del preside si spalancò e Ginny entrò di corsa.
“Harry, Harry, sta peggiorando, l’infermiera mi ha fatta uscire, ti prego, io volevo restare con lui, io… oh Harry, il mio bambino.” si aggrappò alla tunica del marito, affondando il viso rigato di lacrime tra le pieghe della stoffa.
Harry sollevò gli occhi: Hermione era in piedi sulla soglia, si avvicinò e stringendo l’amica per le spalle, la accompagnò verso l’uscita, si voltò solo un istante, facendo un cenno a Harry, che annuì.
Era tutto pronto: Hermione, come sempre, aveva pensato ad ogni cosa. Ora doveva solo andare al Ministero e… morire.



Continua…






  
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