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Autore: Gea_Kristh    22/01/2008    9 recensioni
Bella e Edward. Il tempo passa, e la memoria tende a svanire. Ma cosa succede, quando si ritorna dove tutto è cominciato?
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga, Contesto generale/vago
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Still and Forever

Capitolo 2

Forever

Edward’s POV

 Da quando Bella era entrata nella mia vita, una settantina di anni prima, mi sembrava che il tempo fosse passato troppo velocemente. Come un sogno, un sogno meraviglioso.

 Il giorno prima eravamo tornati a Forks, il paese dove ci eravamo conosciuti e che per entrambi aveva un significato speciale. Quella stessa mattina avevamo fatto il nostro ingresso nella Forks High School, e, in quel momento, eravamo in macchina, di ritorno da Seattle.

 Le nuvole alte nel cielo filtravano la luce rossastra del tramonto. Voltandomi verso Bella mi resi conto ancora una volta di quanto fosse dannatamente bella. Ogni volta che la guardavo, che la sfioravo, dovevo concentrarmi per non perdere il controllo, per non saltarle addosso, proprio come quando era umana – anche se per motivi differenti, pensai con un sorriso. Sospirai a quel ricordo. L’odore del sangue di Bella era ineguagliabile, e mai, mai da allora, avevo risentito un profumo tanto soave. Dio quanto la amavo.

 La musica riempiva l’aria, e nonostante il volume alto potevo sentire la voce di mia moglie – sorrisi – canticchiare le parole della canzone. Dal finestrino aperto entrava un vento freddo che non poteva scalfirci; le scompigliava i capelli color del mogano in onde sinuose attorno al viso. Era contenta, allegra, quel giorno. Sorrideva se possibile anche più del solito, mandandomi in estasi. Evidentemente tornare a Forks le aveva infuso una buona dose di euforia.

 - Allora? Te la immagini la nostra camera? Sono ancora in dubbio se abbiamo fatto bene a prendere il grigio perla…- mormorò più a se stessa che a me. Le sorrisi, stringendo la sua mano nella mia.

 - Sarà bellissima.-

 Mi rivolse un sorriso radioso. Se fossi stato umano il cuore mi avrebbe fatto un triplo salto carpiato.

 Uscii dall’autostrada dirigendomi verso il centro di Forks.

 - Ti dispiace se andiamo al cimitero?- mi chiese, e potei distinguere una nota di tristezza nella sua voce. Mi voltai a guardarla, e scossi la testa.

 - Andiamo.- le dissi, e strinsi la presa attorno alla sua mano. Lei mi rivolse un sorriso dolce.

 Il parcheggio del cimitero di Forks era orlato di cipressi, piccolo nonostante la rinnovata grandezza del paese. Spensi il motore e, non vedendo nessuno attorno, con uno scatto uscii dalla macchina e, prima ancora che Bella potesse aprire la portiera, lo feci io per lei. Ringraziò con un fluido movimento del capo. La presi per mano, e passammo camminando il cancello di entrata del cimitero. Il terreno piatto attorno a noi, circondato da alte mura, aveva un’aria di decadenza e di desolazione. Camminammo tra i vialetti, gettando sguardi distratti alle lapidi. Ogni tanto vedevo qualche nome che mi era familiare, allora gettavo uno sguardo verso mia moglie, solo per vedere la tristezza nelle sue iridi ormai scure.

 D’un tratto la sentii irrigidirsi. Mi voltai verso la direzione del suo sguardo. Poco più in là stavano due lapidi di marmo bianco, e i nomi che ci vedevo incisi sopra mi causarono una morsa dolorosa.

Isabella Swan

 Una fotografia della mia Bella durante il suo diciassettesimo anno di vita era incastonata nel marmo. Il suo viso era sorridente, spensierato.

Charlie Swan

 Charlie era morto. Bèh, era nell’ordine delle cose, tutto sommato. La notizia era loro giunta grazie a Carlisle, che manteneva i contatti con l’ospedale di Forks. A quel tempo, Bella non aveva voluto tornare per il funerale. Un giorno tornerò, e allora potrò salutarlo senza rimorsi. Così aveva detto. E io non avevo avuto il coraggio di ribattere, perché la sicurezza che i suoi occhi esprimevano era sincera.

 La fotografia di Charlie ritraeva un uomo che non ricordavo: vecchio, stanco. Dopo la morte apparente di Bella aveva sicuramente sofferto molto. Io non potevo pensare di vivere senza il mio amore; no, non senza di lei. La strinsi a me con quel pensiero, circondandole la vita da dietro, stringendomela al petto e affondando il viso nel suo collo. Il profumo della sua pelle mi entrò nelle narici, lenendo la ferita che mi aveva causato il pensiero della sua assenza.

 - Sapevo che questo momento sarebbe arrivato; ero preparata, ma…- un singhiozzo le uscì dalle labbra, un sussulto che le scosse il corpo. La strinsi più forte, posando le labbra sulla sua pelle.

 - In realtà mi sento un’egoista. Avrei voluto salutarlo, dirgli che gli volevo bene…- il suo pianto senza lacrime continuava, straziandomi dentro. Sentii che le sue ginocchia cedevano, e allora la sostenni.

 Bella ci mise qualche minuto per calmarsi. Una vecchia ci passò accanto, e sorrise nella mia direzione quando la guardai.

 - Andiamo.- mi disse e, prendendomi per mano, si diresse verso l’uscita del cimitero.

 Risalimmo in macchina. Una volta dentro la strinsi a me, e la baciai con forza, cercando di trasmetterle un po’ di amore. Rispose con energia a quel contatto, e questo mi fece sorridere.

 Mentre già da un po’ eravamo ripartiti lei parlò di nuovo:

 - Vorrei andare nella mia vecchia casa.- era un sussurro, quasi impercettibile.

 Le sorrisi, e all’incrocio poche centinaia di metri dopo girai a destra.

 Seppi che la casa era vuota ancora prima di accostarmi. Parcheggiare nel vialetto di casa Swan era come tornare indietro nel tempo. Per un istante l’immagine della vecchia Bella che usciva dalla porta di casa, sorridendomi timidamente e rischiando una frattura multipla con una storta, si sovrappose a quella della mia compagna. Era una sensazione piacevole, come di cose perdute e ritrovate. Guardai al mio fianco Bella che tratteneva il fiato, e seppi che pensieri simili ai miei affollavano la sua mente. Scendemmo dalla macchina e ci accostammo alla porta. Istintivamente Bella si chinò verso lo zerbino, sollevandolo. E la chiave era lì. Entrammo in casa. Potevo avvertire la sua emozione in ogni gesto, in ogni passo.

 Niente era cambiato in casa Swan dall’ultima volta che ci ero entrato; niente se non lo strato di polvere che copriva ogni superficie. Seguii Bella al piano di sopra, la guardai attraversare il corridoio ed entrare in quella che era stata la sua camera. Entrai anche io, ed eccole ancora lì, le mie memorie. Bella che dormiva placidamente sul letto, Bella che mi abbracciava, Bella che mi chiedeva dei suoi “minuti umani”. Un sorriso spontaneo mi curvò le labbra.

 - E’ tutto come l’avevo lasciato.- la voce di lei traspariva incertezza e stupore. La vidi avanzare di qualche passo, poi con mani tremanti aprire le imposte della finestra che di solito usavo per salire in camera sua decenni prima. La raggiunsi e l’abbracciai da dietro, incrociando le mani sul suo ventre.

 - Adoravo venire qui a passare la notte.- le dissi, le mie labbra a un centimetro dal suo orecchio. La sentii rabbrividire, una reazione che mi lusingò.

 - Adoravo che tu venissi qui a passare la notte.- rispose.

 - Adoravo abbracciarti, stare nel letto con te.- intonai qualche nota della ninna nanna che avevo scritto per lei.

 - Adoravo che mi abbracciassi, e adoravo risvegliarmi con te accanto.-

 - Adoravo anche sentirti parlare nel sonno, e sapere che mi sognavi.- lei sospirò; se avesse potuto arrossire sono certo che l’avrebbe fatto.

 - Adoravo sognarti, ma un po’ meno che tu mi sentissi parlare nel sonno; era imbarazzante.- confessò, al ché io ridacchiai. Affondai il viso nel suo collo, tracciando una scia di baci fino all’orecchio. Mordicchiai un po’ il lobo; la sentii sospirare di piacere.

 - Ti amo.-

 - Ti amo anch’io.-

 

 L’indomani andammo a scuola con una manciata di minuti di anticipo. Il parcheggio era quasi vuoto. Aiutai Bella a scendere, prima di prenderla per mano e camminare verso il cortile. Una pioggerellina fina e leggera scendeva dal cielo, ma non ce ne curammo. Quel giorno avevamo la prima ora insieme. Biologia. Una coincidenza davvero interessante.

 Entrammo nel secondo edificio scolastico, e imboccammo la seconda aula a sinistra. La classe era vuota, eccezion fatta per noi due.

 - Questo fine settimana andiamo a Goat Rocks?- mi chiese. Annuii, mentre distrattamente le carezzavo i capelli.

 - Bene. Che animali si trovano da quelle parti?-

 La guardai. Era vero, Bella non aveva mai cacciato nei dintorni di Forks.

 - Orsi, perlopiù. C’è qualche cervo, qualche volpe.-

 Bella sospirò, ma prima che potesse ribattere avvertimmo un rumore di passi nel corridoio. Ci separammo all’istante, ma con svogliatezza. Mi appoggiai ad un banco, così fece anche lei. Pochi secondi dopo entrò nell’aula un gruppetto di ragazzi.

 Troppo bella. Fu l’immediato pensiero di un tizio, il più vicino a me. Ero d’accordo con lui, ma l’idea che pensasse alla mia compagna mi diede fastidio.

 - Ciao.- salutò uno dei nuovi arrivati. La voce gli uscì piuttosto incerta, facendo trasparire la soggezione che gli causava la nostra presenza.

 - Ciao.- lo risalutò Bella, rivolgendogli un mezzo sorriso. I pensieri di quei tizi mi stavano mandando in bestia. Rivolsi loro un cenno del capo, a mo’ di saluto.

 - Suvvia Ed, sii cortese.- mi riprese sarcasticamente mia moglie. Le scoccai un’occhiataccia che la fece ridacchiare.

 - Siete nuovi, vero?- chiese un altro. Teneva le braccia incrociate al petto, coi polsi nascosti, in una posizione di inconscia difesa.

 - Sì, siamo arrivati qui ieri.- Bella mi lanciò un’occhiata sfuggente, come a voler dire “siamo arrivati qui solo una cinquantina d’anni prima di voi!”.

 - Piacere, io sono Nick.- si presentò il primo che aveva parlato. Bella gli rivolse un cenno del capo, aggraziatamente.

 - Sono Bella, e quello lì, - mi indicò con un ghigno sulle labbra, - è Edward.-

 - Josh.-

 - Mike.- Al sentire il nome di quel ragazzo una risatina sfuggì dalle labbra di lei, troppo bassa perché quelli potessero udirla.

 Il silenzio cadde nella stanza, interrotto solo dallo scrosciare della pioggia all’esterno. Bella mi guardava, un mezzo sorriso divertito sulle labbra. Evidentemente aveva intuito il perché della mia stizza. Pochi secondi dopo era al mio fianco, che mi teneva una mano. Strinsi la sua con forza.

 - Ehi… stavamo dicendo… quando si parte?- me lo chiese a voce abbastanza alta da farsi sentire dal gruppetto di amici, che nel frattempo aveva cominciato a chiacchierare di musica. Tra parentesi, avevano dei gusti abominevoli.

 - Penso venerdì sera, o al massimo sabato mattina, amore.- calcai volutamente il tono sull’ultima parola. Bella mi aveva di sua spontanea volontà dato un’occasione per mettere in chiaro le cose, ben sapendo quanto fossi geloso nei suoi confronti. A volte sospettavo che riuscisse a leggermi nella mente. I pensieri dei ragazzi a quel punto avevano assunto una notazione di delusione, all’idea che la bellissima ragazza nuova fosse impegnata; ciò nonostante continuavano a immaginarsela nelle pose più depravate, facendomi salire – concessami la licenza poetica – il sangue al cervello.

 La campanella infine suonò, sancendo l’inizio delle lezioni.

 

 - Ehm… Ciao.- una ragazza mi salutò, con voce tremante. Porc… ma dove mi è uscita la geniale idea di salutarlo? Cristo Beth, la prossima volta che hai queste trovate vatti a ficcare nel cassonetto della mensa. I pensieri di lei, che in condizioni normali mi avrebbero fatto sorridere, in quel momento mi lasciarono piuttosto indifferenti. Stavo camminando verso la mensa, quando avevo sentito distintamente i pensieri di quel Nick rimbombarmi in testa. Aveva intenzione di chiedere a Bella di uscire con lui. Benché sapessi che non c’era assolutamente niente di cui essere preoccupati, la ormai familiare sensazione di gelosia mi attanagliò dentro.

 - Ciao.- le rivolsi un’occhiata tra l’annoiato e il curioso. Chissà che si sarebbe inventata, considerando che non aveva niente da chiedermi.

 - Ehm… tu… tu sei quello nuovo, vero?- poco originale.

 Annuii, mentre la mia testa era ancora sintonizzata sui pensieri di quel tipo. Sentivo prudermi le mani.

 - O-o-o-k, ehm… io sono Bethany, piacere- allungò una mano verso di me. Notai che tremava, ma almeno apprezzai il coraggio. La strinsi, dosando la forza in modo che sembrasse una presa normale.

 - Edward.-

 “Ciao Bella!” E’ troppo figa… Madonna che gambe… Nella testa di Nick sentii la mia compagna rispondere al suo saluto, un po’ stupita. E ci credevo. Di solito nessuno osava rivolgere a quelli come noi la parola. Non per più di una volta, comunque.

 - Ci-ci si vede Edward.- la ragazzina chiamata Beth nemmeno aspettò che la risalutassi. Corse via a gambe levate.

 Ricominciai a camminare alla volta della mensa.

 “Ti andrebbe di andare a bere qualcosa un giorno di questi? Come amici, si intende.” Sì, come amici. Come no. Che grandissimo ipocrita. Mi ritrovai ad accelerare inconsciamente il passo. Accanto a Bella e a quel Nick c’era Alice. Nei suoi pensieri, che almeno non rischiavano di farmi impazzire di gelosia, vedevo distintamente la buffa espressione di Bella mentre cercava qualcosa da dire per rifiutare senza essere troppo sgarbata. La mia adorata sorellina si stava trattenendo dal ridere.

 Imboccai la porta della mensa che Bella ancora stava valutando le parole. Non le lasciai il tempo, a conti fatti, di rispondere. La salutai con un bacio sulle labbra che lasciava poco spazio all’immaginazione. Avevo infranto una delle nostre regole per passare inosservati, ma non me ne importava molto, sinceramente. Mia moglie, che all’inizio era rigida tra le mie braccia, ci mise ben poco a sciogliersi. Un minuto abbondante dopo ci separammo. Lei ridacchiò alla vista della faccia del tipo odioso, io ghignai.

 - Stavate dicendo?- chiesi, rivolto al ragazzo.

 - Mh… niente, niente di importante. Ci si vede.- detto questo fece retro front, uscendo dalla mensa senza nemmeno aver pranzato. Poverino, mi avrebbe fatto pena se non fossi stato capace di sentire i suoi pensieri.

 - Grazie, ti devo un favore.- mi sussurrò la mia Bella, mentre ci accomodavamo al tavolo del giorno prima.

 - Quando vuoi.- le scoccai un bacio sulla fronte. Poi mi alzai per andare a prendere i vassoi con il puzzolente cibo umano.

 

 - Sei divertente quando fai il geloso, sai?- esordì quella notte Bella. Ce ne stavamo sdraiati sul letto, sotto le coperte. Anche non potendo dormire, stare così, abbracciati, era una rilassante sensazione.

 Sbuffai in risposta. Lei ridacchiò brevemente, e si strinse ancora di più a me. Una delle spalline sottili della sua camicia da notte scivolò lungo la linea della spalla. La riportai al suo posto con una lenta carezza, sfiorando la sua pelle bianchissima con la punta delle dita. Bella fremette sotto il mio tocco.

 Osservare le reazioni del mio angelo era qualcosa che avevo sempre adorato. Mi riempiva d’orgoglio sapere di riuscire a farla emozionare.

 - Oggi stavo pensando al passato.- mi disse.

 La guardai non capendo dove volesse arrivare. Non poterle leggere la mente era snervante a volte.

 - Vorrei sapere come vanno le cose a La Push… se Jacob sta bene. Era il mio migliore amico.-

 Sentir nominare il cane mi causò un improvviso fastidio. Bella se ne accorse, perché improvvisamente aggiunse:

 - Se pensi che mi passi anche solo per l’anticamera del cervello di andare laggiù allora ti sbagli. So bene che non posso, il patto è ancora valido. E comunque è solo curiosità verso un vecchio amico. Niente di importante.-

 - So che non sei una sciocca, stai tranquilla. E’ solo che parlare di lui mi infastidisce. Né io né te possiamo farci nulla, suppongo.-

 - Suppongo di no.-

 Chiuse gli occhi, persa chissà in che ragionamenti. Le carezzai i capelli, passando le dita tra le onde color del mogano.

 - E’ strano essere di nuovo qui, vero?-

 - Molto a dire il vero.- confermai.

 - E’ come tornare indietro nel tempo, ma diverso in qualche modo. Non è la stessa Forks che ricordavamo.-

 - No, non lo è. La gente cambia, i luoghi cambiano. Ma sono ricordi dolci i nostri, ce li porteremo dentro e la nostra Forks sarà sempre come ce la ricordavamo.-

 Bella mi sorrise e annuì. Poi si alzò a sedere.

 - Voglio andare alla nostra radura.- il più dolce dei sorrisi si aprì sulle sue labbra, che non resistetti a baciare.

 - Andiamo.- annuii.

 Corremmo insieme attraverso i boschi per una decina di chilometri. Bella mi stringeva la mano forte, lasciando trasparire l’emozione. Quella stessa emozione che anche io provavo. Dopo minuti interminabili, cadenzati da frammenti di ricordi dei momenti più belli della mia vita, ecco finalmente aprirsi di fronte ai nostri occhi il grande spiazzo fiorito, circondato da ogni lato dai boschi. In lontananza scorreva il ruscello, a nord, proprio come lo ricordavo. Sembrava che il tempo si fosse fermato per quel piccolo angolo di paradiso, quella piccola oasi che era stato lo scenario della nascita della nostra storia d’amore.

 L’espressione sul viso di Bella era qualcosa di magico: gli occhi leggermente sgranati che riflettevano i raggi lunari, le labbra dischiuse, lo sguardo incantato perso nei ricordi. La abbracciai, travolto dalla forza del sentimento che provavo per lei. Sentivo la gola secca per l’emozione, per quanto questo fosse possibile.

 - E così il leone si innamorò dell’agnello…- sussurrai. In un primo momento temetti quasi che non mi avesse sentito, tanto piano l’avevo detto.

 - Che agnello stupido.- la sua voce era rotta dall’emozione. Ascoltare quelle parole mi diede una scarica elettrica.

 - Che leone pazzo e masochista.- la strinsi di più a me. Eravamo entrambi a corto di fiato, che cercavamo di riordinare le idee confuse di quei pochi minuti. Era stato come rigiurarsi amore eterno dopo tanti anni, pensai.

 - Ti amo.- alzò gli occhi su di me. Vidi nelle sue iridi scure tutti i sentimenti che si affollavano in lei: dolcezza, emozione, commozione… amore.

 - Ti amo.- le dissi a mia volta. Se avessi avuto un cuore funzionante sicuramente sarebbe scoppiato dall’agitazione.

 Mi chinai e, al chiaro di luna, nella nostra radura, la baciai con quanta passione avevo in corpo. Perché l’amavo, e l’avrei amata per sempre.

**** END ***

Ed ecco la fine di questa breve fanfic! 

Niente di speciale, avevo avvertito!! Bèh, spero che abbiate gradito la lettura, almeno.

Ora passo a rispondere alle recensioni:

   Giuggiolina: ma grazie mille! Davvero, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto il primo capitolo... spero che questo non ti abbia deluso!

   Nancy91: carissima! Da quanto tempo!! XD!! Glassie mille... e comunque concordo: Bella Swan è decisamente una ragazza con un gran di dietro (nel senso di fortuna; non ho ancora cambiato sponda!)!!! Un beso!

   becky cullen: oh grazie grazie grazie!!! Spero che questo capitolo sia di tuo gradimento (^^)!

   Yuna Shinoda: grazie! Spero che anche il finale ti sia piaciuto... avevo avvertito che non sarebbe successo niente di eclatante!

   Elayne: mamma mia! Non merito tutti questi complimenti, davvero! Però grazie, mi hai resa felicissima!! 

   Libby: grazie, grazie, grazie!!! ^^

   Elychan: non so sinceramente. Non mi pare che nei libri ci sia espressamente scritto, anche se sarebbe logico pensarlo. Però il fatto stesso di non fare educazione fisica tutti quanti non risulterebbe sospetto? In ogni caso grazie!

   speednewmoon: *Gea con le lacrimucce agli occhi* Grassie... mi hai commossa... non merito tanti complimenti... XD

   rosgreenday: confermo per la seconda volta: Bella è anche troppo fortunata! E noi povere comuni mortali rosichiamo... eh... Wow, sono stupita. Addirittura degna della Meyer? Wow. Non sono proprio d'accordo, ma ti ringrazio perché è uno dei più bei complimenti che mi abbiano mai fatto! ^.- Grazie millissime! 

In definitiva, grazie di cuore a tutti quelli che hanno letto la mia fanfic. Ho il terrore che il finale sia davvero deludente... Non so, ditemi voi.

Ho in programma un altro piccolo esperimento su Twilight... vedremo che ne uscirà.

Ancora grazie, grazie mille, e un bacione a tutti!

Gea Kristh

   
 
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