Capitolo 2
Forever
Edward’s
POV
Da
quando Bella era entrata nella mia vita,
una settantina di anni prima, mi sembrava che il tempo fosse passato
troppo
velocemente. Come un sogno, un sogno meraviglioso.
Il
giorno prima eravamo tornati a Forks, il
paese dove ci eravamo conosciuti e che per entrambi aveva un
significato
speciale. Quella stessa mattina avevamo fatto il nostro ingresso nella
Forks
High School, e, in quel momento, eravamo in macchina, di ritorno da
Seattle.
Le
nuvole alte nel cielo filtravano la luce
rossastra del tramonto. Voltandomi verso Bella mi resi conto ancora una
volta
di quanto fosse dannatamente bella. Ogni volta che la guardavo, che la
sfioravo, dovevo concentrarmi per non perdere il controllo, per non
saltarle
addosso, proprio come quando era umana – anche se per motivi
differenti, pensai
con un sorriso. Sospirai a quel ricordo. L’odore del sangue
di Bella era
ineguagliabile, e mai, mai da allora, avevo risentito un profumo tanto
soave.
Dio quanto la amavo.
La
musica riempiva l’aria, e nonostante il
volume alto potevo sentire la voce di mia moglie – sorrisi
– canticchiare le
parole della canzone. Dal finestrino aperto entrava un vento freddo che
non
poteva scalfirci; le scompigliava i capelli color del mogano in onde
sinuose
attorno al viso. Era contenta, allegra, quel giorno. Sorrideva se
possibile
anche più del solito, mandandomi in estasi. Evidentemente
tornare a Forks le
aveva infuso una buona dose di euforia.
-
Allora? Te la immagini la nostra camera?
Sono ancora in dubbio se abbiamo fatto bene a prendere il grigio
perla…-
mormorò più a se stessa che a me. Le sorrisi,
stringendo la sua mano nella mia.
-
Sarà bellissima.-
Mi
rivolse un sorriso radioso. Se fossi stato
umano il cuore mi avrebbe fatto un triplo salto carpiato.
Uscii
dall’autostrada dirigendomi verso il
centro di Forks.
-
Ti dispiace se andiamo al cimitero?- mi
chiese, e potei distinguere una nota di tristezza nella sua voce. Mi
voltai a
guardarla, e scossi la testa.
-
Andiamo.- le dissi, e strinsi la presa
attorno alla sua mano. Lei mi rivolse un sorriso dolce.
Il
parcheggio del cimitero di Forks era orlato
di cipressi, piccolo nonostante la rinnovata grandezza del paese.
Spensi il
motore e, non vedendo nessuno attorno, con uno scatto uscii dalla
macchina e,
prima ancora che Bella potesse aprire la portiera, lo feci io per lei.
Ringraziò con un fluido movimento del capo. La presi per
mano, e passammo
camminando il cancello di entrata del cimitero. Il terreno piatto
attorno a
noi, circondato da alte mura, aveva un’aria di decadenza e di
desolazione.
Camminammo tra i vialetti, gettando sguardi distratti alle lapidi. Ogni
tanto
vedevo qualche nome che mi era familiare, allora gettavo uno sguardo
verso mia
moglie, solo per vedere la tristezza nelle sue iridi ormai scure.
D’un
tratto la sentii irrigidirsi. Mi voltai
verso la direzione del suo sguardo. Poco più in
là stavano due lapidi di marmo
bianco, e i nomi che ci vedevo incisi sopra mi causarono una morsa
dolorosa.
Isabella
Swan
Una
fotografia della mia Bella durante il suo
diciassettesimo anno di vita era incastonata nel marmo. Il suo viso era
sorridente, spensierato.
Charlie
Swan
Charlie
era morto. Bèh, era nell’ordine delle
cose, tutto sommato. La notizia era loro giunta grazie a Carlisle, che
manteneva i contatti con l’ospedale di Forks. A quel tempo,
Bella non aveva
voluto tornare per il funerale. Un giorno
tornerò, e allora potrò salutarlo senza rimorsi.
Così aveva detto. E io non
avevo avuto il coraggio di ribattere, perché la sicurezza
che i suoi occhi
esprimevano era sincera.
La
fotografia di Charlie ritraeva un uomo che
non ricordavo: vecchio, stanco. Dopo la morte apparente di Bella aveva
sicuramente sofferto molto. Io non potevo pensare di vivere senza il
mio amore;
no, non senza di lei. La strinsi a me con quel pensiero, circondandole
la vita
da dietro, stringendomela al petto e affondando il viso nel suo collo.
Il
profumo della sua pelle mi entrò nelle narici, lenendo la
ferita che mi aveva
causato il pensiero della sua assenza.
-
Sapevo che questo momento sarebbe arrivato;
ero preparata, ma…- un singhiozzo le uscì dalle
labbra, un sussulto che le
scosse il corpo. La strinsi più forte, posando le labbra
sulla sua pelle.
-
In realtà mi sento un’egoista. Avrei voluto
salutarlo, dirgli che gli volevo bene…- il suo pianto senza
lacrime continuava,
straziandomi dentro. Sentii che le sue ginocchia cedevano, e allora la
sostenni.
Bella
ci mise qualche minuto per calmarsi. Una
vecchia ci passò accanto, e sorrise nella mia direzione
quando la guardai.
-
Andiamo.- mi disse e, prendendomi per mano,
si diresse verso l’uscita del cimitero.
Risalimmo
in macchina. Una volta dentro la
strinsi a me, e la baciai con forza, cercando di trasmetterle un
po’ di amore.
Rispose con energia a quel contatto, e questo mi fece sorridere.
Mentre
già da un po’ eravamo ripartiti lei
parlò di nuovo:
-
Vorrei andare nella mia vecchia casa.- era
un sussurro, quasi impercettibile.
Le
sorrisi, e all’incrocio poche centinaia di
metri dopo girai a destra.
Seppi
che la casa era vuota ancora prima di
accostarmi. Parcheggiare nel vialetto di casa Swan era come tornare
indietro
nel tempo. Per un istante l’immagine della vecchia Bella che
usciva dalla porta
di casa, sorridendomi timidamente e rischiando una frattura multipla
con una
storta, si sovrappose a quella della mia compagna. Era una sensazione
piacevole, come di cose perdute e ritrovate. Guardai al mio fianco
Bella che
tratteneva il fiato, e seppi che pensieri simili ai miei affollavano la
sua
mente. Scendemmo dalla macchina e ci accostammo alla porta.
Istintivamente
Bella si chinò verso lo zerbino, sollevandolo. E la chiave
era lì. Entrammo in
casa. Potevo avvertire la sua emozione in ogni gesto, in ogni passo.
Niente
era cambiato in casa Swan dall’ultima
volta che ci ero entrato; niente se non lo strato di polvere che
copriva ogni
superficie. Seguii Bella al piano di sopra, la guardai attraversare il
corridoio ed entrare in quella che era stata la sua camera. Entrai
anche io, ed
eccole ancora lì, le mie memorie. Bella che dormiva
placidamente sul letto,
Bella che mi abbracciava, Bella che mi chiedeva dei suoi
“minuti umani”. Un
sorriso spontaneo mi curvò le labbra.
-
E’ tutto come l’avevo lasciato.- la voce di
lei traspariva incertezza e stupore. La vidi avanzare di qualche passo,
poi con
mani tremanti aprire le imposte della finestra che di solito usavo per
salire
in camera sua decenni prima. La raggiunsi e l’abbracciai da
dietro, incrociando
le mani sul suo ventre.
-
Adoravo venire qui a passare la notte.- le
dissi, le mie labbra a un centimetro dal suo orecchio. La sentii
rabbrividire,
una reazione che mi lusingò.
-
Adoravo che tu venissi qui a passare la
notte.- rispose.
-
Adoravo abbracciarti, stare nel letto con
te.- intonai qualche nota della ninna nanna che avevo scritto per lei.
-
Adoravo che mi abbracciassi, e adoravo
risvegliarmi con te accanto.-
-
Adoravo anche sentirti parlare nel sonno, e
sapere che mi sognavi.- lei sospirò; se avesse potuto
arrossire sono certo che
l’avrebbe fatto.
-
Adoravo sognarti, ma un po’ meno che tu mi
sentissi parlare nel sonno; era imbarazzante.- confessò, al
ché io ridacchiai.
Affondai il viso nel suo collo, tracciando una scia di baci fino
all’orecchio.
Mordicchiai un po’ il lobo; la sentii sospirare di piacere.
-
Ti amo.-
-
Ti amo anch’io.-
L’indomani
andammo a scuola con una manciata
di minuti di anticipo. Il parcheggio era quasi vuoto. Aiutai Bella a
scendere,
prima di prenderla per mano e camminare verso il cortile. Una
pioggerellina
fina e leggera scendeva dal cielo, ma non ce ne curammo. Quel giorno
avevamo la
prima ora insieme. Biologia. Una coincidenza davvero interessante.
Entrammo
nel secondo edificio scolastico, e
imboccammo la seconda aula a sinistra. La classe era vuota, eccezion
fatta per
noi due.
-
Questo fine settimana andiamo a Goat Rocks?-
mi chiese. Annuii, mentre distrattamente le carezzavo i capelli.
-
Bene. Che animali si trovano da quelle
parti?-
La
guardai. Era vero, Bella non aveva mai
cacciato nei dintorni di Forks.
-
Orsi, perlopiù. C’è qualche cervo,
qualche
volpe.-
Bella
sospirò, ma prima che potesse ribattere
avvertimmo un rumore di passi nel corridoio. Ci separammo
all’istante, ma con
svogliatezza. Mi appoggiai ad un banco, così fece anche lei.
Pochi secondi dopo
entrò nell’aula un gruppetto di ragazzi.
Troppo bella. Fu l’immediato pensiero
di un tizio, il più vicino a
me. Ero d’accordo con lui, ma l’idea che pensasse
alla mia compagna mi diede
fastidio.
-
Ciao.- salutò uno dei nuovi arrivati. La
voce gli uscì piuttosto incerta, facendo trasparire la
soggezione che gli
causava la nostra presenza.
-
Ciao.- lo risalutò Bella, rivolgendogli un
mezzo sorriso. I pensieri di quei tizi mi stavano mandando in bestia.
Rivolsi
loro un cenno del capo, a mo’ di saluto.
-
Suvvia Ed, sii cortese.- mi riprese sarcasticamente
mia moglie. Le scoccai un’occhiataccia che la fece
ridacchiare.
-
Siete nuovi, vero?- chiese un altro. Teneva
le braccia incrociate al petto, coi polsi nascosti, in una posizione di
inconscia difesa.
-
Sì, siamo arrivati qui ieri.- Bella mi lanciò
un’occhiata sfuggente, come a voler dire “siamo
arrivati qui solo una
cinquantina d’anni prima di voi!”.
-
Piacere, io sono Nick.- si presentò il primo
che aveva parlato. Bella gli rivolse un cenno del capo, aggraziatamente.
-
Sono Bella, e quello lì, - mi indicò con un
ghigno sulle labbra, - è Edward.-
-
Josh.-
-
Mike.- Al sentire il nome di quel ragazzo
una risatina sfuggì dalle labbra di lei, troppo bassa
perché quelli potessero
udirla.
Il
silenzio cadde nella stanza, interrotto
solo dallo scrosciare della pioggia all’esterno. Bella mi
guardava, un mezzo
sorriso divertito sulle labbra. Evidentemente aveva intuito il
perché della mia
stizza. Pochi secondi dopo era al mio fianco, che mi teneva una mano.
Strinsi
la sua con forza.
-
Ehi… stavamo dicendo… quando si parte?- me
lo chiese a voce abbastanza alta da farsi sentire dal gruppetto di
amici, che
nel frattempo aveva cominciato a chiacchierare di musica. Tra
parentesi,
avevano dei gusti abominevoli.
-
Penso venerdì sera, o al massimo sabato mattina,
amore.- calcai volutamente il tono sull’ultima parola. Bella
mi aveva di sua
spontanea volontà dato un’occasione per mettere in
chiaro le cose, ben sapendo
quanto fossi geloso nei suoi confronti. A volte sospettavo che
riuscisse a
leggermi nella mente. I pensieri dei ragazzi a quel punto avevano
assunto una
notazione di delusione, all’idea che la bellissima ragazza
nuova fosse
impegnata; ciò nonostante continuavano a immaginarsela nelle
pose più
depravate, facendomi salire – concessami la licenza poetica
– il sangue al
cervello.
La
campanella infine suonò, sancendo l’inizio
delle lezioni.
-
Ehm… Ciao.- una ragazza mi salutò, con voce
tremante. Porc… ma dove mi
è uscita la
geniale idea di salutarlo? Cristo Beth, la prossima volta che hai
queste trovate
vatti a ficcare nel cassonetto della mensa. I pensieri di
lei, che in
condizioni normali mi avrebbero fatto sorridere, in quel momento mi
lasciarono
piuttosto indifferenti. Stavo camminando verso la mensa, quando avevo
sentito
distintamente i pensieri di quel Nick rimbombarmi in testa. Aveva
intenzione di
chiedere a Bella di uscire con lui. Benché sapessi che non
c’era assolutamente
niente di cui essere
preoccupati, la ormai familiare sensazione di gelosia mi
attanagliò dentro.
-
Ciao.- le rivolsi un’occhiata tra l’annoiato
e il curioso. Chissà che si sarebbe inventata, considerando
che non aveva
niente da chiedermi.
-
Ehm… tu… tu sei quello nuovo, vero?- poco
originale.
Annuii,
mentre la mia testa era ancora
sintonizzata sui pensieri di quel tipo. Sentivo prudermi le mani.
-
O-o-o-k, ehm… io sono Bethany, piacere-
allungò una mano verso di me. Notai che tremava, ma almeno
apprezzai il
coraggio. La strinsi, dosando la forza in modo che sembrasse una presa
normale.
-
Edward.-
“Ciao
Bella!” E’ troppo figa… Madonna che
gambe… Nella testa di Nick sentii la
mia compagna rispondere al suo saluto, un po’ stupita. E ci
credevo. Di solito
nessuno osava rivolgere a quelli come noi la parola. Non per
più di una volta,
comunque.
-
Ci-ci si vede Edward.- la ragazzina chiamata
Beth nemmeno aspettò che la risalutassi. Corse via a gambe
levate.
Ricominciai
a camminare alla volta della
mensa.
“Ti andrebbe di
andare a bere qualcosa un
giorno di questi? Come amici, si intende.” Sì, come amici. Come no.
Che grandissimo ipocrita. Mi ritrovai ad
accelerare inconsciamente il passo. Accanto a Bella e a quel Nick
c’era Alice.
Nei suoi pensieri, che almeno non rischiavano di farmi impazzire di
gelosia,
vedevo distintamente la buffa espressione di Bella mentre cercava
qualcosa da
dire per rifiutare senza essere troppo sgarbata. La mia adorata
sorellina si
stava trattenendo dal ridere.
Imboccai
la porta della mensa che Bella ancora
stava valutando le parole. Non le lasciai il tempo, a conti fatti, di
rispondere. La salutai con un bacio sulle labbra che lasciava poco
spazio
all’immaginazione. Avevo infranto una delle nostre regole per
passare
inosservati, ma non me ne importava molto, sinceramente. Mia moglie,
che
all’inizio era rigida tra le mie braccia, ci mise ben poco a
sciogliersi. Un
minuto abbondante dopo ci separammo. Lei ridacchiò alla
vista della faccia del
tipo odioso, io ghignai.
-
Stavate dicendo?- chiesi, rivolto al
ragazzo.
-
Mh… niente, niente di importante. Ci si
vede.- detto questo fece retro front, uscendo dalla mensa senza nemmeno
aver
pranzato. Poverino, mi avrebbe fatto pena se non fossi stato capace di
sentire
i suoi pensieri.
-
Grazie, ti devo un favore.- mi sussurrò la
mia Bella, mentre ci accomodavamo al tavolo del giorno prima.
-
Quando vuoi.- le scoccai un bacio sulla
fronte. Poi mi alzai per andare a prendere i vassoi con il puzzolente
cibo
umano.
-
Sei divertente quando fai il geloso, sai?-
esordì quella notte Bella. Ce ne stavamo sdraiati sul letto,
sotto le coperte.
Anche non potendo dormire, stare così, abbracciati, era una
rilassante
sensazione.
Sbuffai
in risposta. Lei ridacchiò brevemente,
e si strinse ancora di più a me. Una delle spalline sottili
della sua camicia
da notte scivolò lungo la linea della spalla. La riportai al
suo posto con una
lenta carezza, sfiorando la sua pelle bianchissima con la punta delle
dita.
Bella fremette sotto il mio tocco.
Osservare
le reazioni del mio angelo era
qualcosa che avevo sempre adorato. Mi riempiva d’orgoglio
sapere di riuscire a
farla emozionare.
-
Oggi stavo pensando al passato.- mi disse.
La
guardai non capendo dove volesse arrivare.
Non poterle leggere la mente era snervante a volte.
-
Vorrei sapere come vanno le cose a
Sentir
nominare il cane mi causò un improvviso
fastidio. Bella se ne accorse, perché improvvisamente
aggiunse:
-
Se pensi che mi passi anche solo per
l’anticamera del cervello di andare laggiù allora
ti sbagli. So bene che non
posso, il patto è ancora valido. E comunque è
solo curiosità verso un vecchio
amico. Niente di importante.-
-
So che non sei una sciocca, stai tranquilla.
E’ solo che parlare di lui mi infastidisce. Né io
né te possiamo farci nulla,
suppongo.-
-
Suppongo di no.-
Chiuse
gli occhi, persa chissà in che
ragionamenti. Le carezzai i capelli, passando le dita tra le onde color
del
mogano.
-
E’ strano essere di nuovo qui, vero?-
-
Molto a dire il vero.- confermai.
-
E’ come tornare indietro nel tempo, ma
diverso in qualche modo. Non è la stessa Forks che
ricordavamo.-
-
No, non lo è. La gente cambia, i luoghi
cambiano. Ma sono ricordi dolci i nostri, ce li porteremo dentro e la
nostra
Forks sarà sempre come ce la ricordavamo.-
Bella
mi sorrise e annuì. Poi si alzò a
sedere.
-
Voglio andare alla nostra radura.- il più
dolce dei sorrisi si aprì sulle sue labbra, che non
resistetti a baciare.
-
Andiamo.- annuii.
Corremmo
insieme attraverso i boschi per una
decina di chilometri. Bella mi stringeva la mano forte, lasciando
trasparire
l’emozione. Quella stessa emozione che anche io provavo. Dopo
minuti
interminabili, cadenzati da frammenti di ricordi dei momenti
più belli della
mia vita, ecco finalmente aprirsi di fronte ai nostri occhi il grande
spiazzo
fiorito, circondato da ogni lato dai boschi. In lontananza scorreva il
ruscello, a nord, proprio come lo ricordavo. Sembrava che il tempo si
fosse
fermato per quel piccolo angolo di paradiso, quella piccola oasi che
era stato
lo scenario della nascita della nostra storia d’amore.
L’espressione
sul viso di Bella era qualcosa
di magico: gli occhi leggermente sgranati che riflettevano i raggi
lunari, le
labbra dischiuse, lo sguardo incantato perso nei ricordi. La
abbracciai,
travolto dalla forza del sentimento che provavo per lei. Sentivo la
gola secca
per l’emozione, per quanto questo fosse possibile.
-
E così il leone si innamorò
dell’agnello…-
sussurrai. In un primo momento temetti quasi che non mi avesse sentito,
tanto
piano l’avevo detto.
-
Che agnello stupido.- la sua voce era rotta
dall’emozione. Ascoltare quelle parole mi diede una scarica
elettrica.
-
Che leone pazzo e masochista.- la strinsi di
più a me. Eravamo entrambi a corto di fiato, che cercavamo
di riordinare le
idee confuse di quei pochi minuti. Era stato come rigiurarsi amore
eterno dopo
tanti anni, pensai.
-
Ti amo.- alzò gli occhi su di me. Vidi nelle
sue iridi scure tutti i sentimenti che si affollavano in lei: dolcezza,
emozione, commozione… amore.
-
Ti amo.- le dissi a mia volta. Se avessi
avuto un cuore funzionante sicuramente sarebbe scoppiato
dall’agitazione.
Mi chinai e, al chiaro di luna, nella nostra radura, la baciai con quanta passione avevo in corpo. Perché l’amavo, e l’avrei amata per sempre.
**** END ***
Ed ecco la fine di questa breve fanfic!
Niente di speciale, avevo avvertito!! Bèh, spero che abbiate gradito la lettura, almeno.
Ora passo a rispondere alle recensioni:
Giuggiolina: ma grazie mille! Davvero, mi fa molto piacere che ti sia piaciuto il primo capitolo... spero che questo non ti abbia deluso!
Nancy91: carissima! Da quanto tempo!! XD!! Glassie mille... e comunque concordo: Bella Swan è decisamente una ragazza con un gran di dietro (nel senso di fortuna; non ho ancora cambiato sponda!)!!! Un beso!
becky cullen: oh grazie grazie grazie!!! Spero che questo capitolo sia di tuo gradimento (^^)!
Yuna Shinoda: grazie! Spero che anche il finale ti sia piaciuto... avevo avvertito che non sarebbe successo niente di eclatante!
Elayne: mamma mia! Non merito tutti questi complimenti, davvero! Però grazie, mi hai resa felicissima!!
Libby: grazie, grazie, grazie!!! ^^
Elychan: non so sinceramente. Non mi pare che nei libri ci sia espressamente scritto, anche se sarebbe logico pensarlo. Però il fatto stesso di non fare educazione fisica tutti quanti non risulterebbe sospetto? In ogni caso grazie!
speednewmoon: *Gea con le lacrimucce agli occhi* Grassie... mi hai commossa... non merito tanti complimenti... XD
rosgreenday: confermo per la seconda volta: Bella è anche troppo fortunata! E noi povere comuni mortali rosichiamo... eh... Wow, sono stupita. Addirittura degna della Meyer? Wow. Non sono proprio d'accordo, ma ti ringrazio perché è uno dei più bei complimenti che mi abbiano mai fatto! ^.- Grazie millissime!
In definitiva, grazie di cuore a tutti quelli che hanno letto la mia fanfic. Ho il terrore che il finale sia davvero deludente... Non so, ditemi voi.
Ho in programma un altro piccolo esperimento su Twilight... vedremo che ne uscirà.
Ancora grazie, grazie mille, e un bacione a tutti!