(tiene presente solo in parte gli avvenimenti del settimo libro)
CAPITOLO 1: Come Back…something will change
Quell’anno, ad Hogwarts, era
iniziato apparentemente come tutti gli altri.
Ormai Harry Potter e compagni
avevano terminato gli studi, e il ruolo dei più vecchi ed esperti nell’antica scuola di magia era passato
ai loro migliori amici: Ginny, Colin, Nigel, Luna…
In apparenza quello era un anno come
tutti gli altri, con i ragazzi che si affrettavano a partire col treno, i
pesanti bauli sulla banchina, il banchetto inaugurale…
In apparenza quello era un anno
normalissimo per tutti. Si, apparentemente era così…ma le apparenze spesso
ingannano…
In verità qualcosa di strano
quell’anno c’era. Sotto sotto, non tutti lo notavano, c’era qualcosa di diverso.
Innanzitutto c’era la pace: la guerra era finita. Ed era una gran bella novità!
In secondo luogo non c’erano più guai a scuola…erano scomparsi assieme a quel
porta sciagure di Potter.
E poi…poi c’era un nuovo
studente…
Il banchetto di inizio anno era
bello come sempre. Migliaia di candele sospese in aria illuminavano la sala
grande, e centinai di studenti affamati si rimpinzavano di
prelibatezze.
Al tavolo di corvonero, alcune
ragazzine del quinto anno chiacchieravano tra loro
eccitate.
Una di loro, lunghi capelli castani
stretti in una coda di cavallo, sussurrò febbrile alle amiche – Ma lo avete
sentito? È arrivato un nuovo studente…proprio oggi!-. Un’altra ragazza, bionda,
si sporse oltre la spalla dell’amica cercando una faccia nuova al loro tavolo –
Davvero? E dov’è? Dov’è? E chi è? Cosa fa? Quanti anni ha?-. La mora le fece
cenno di tacere e con aria da cospiratrice si sporse verso le altre compagne –
Mi hanno detto che deve frequentare il settimo anno! È inglese, ma finora ha
vissuto all’estero…è appena tornato qui con la sua famiglia e ha deciso di
frequentare l’ultimo anno scolastico proprio ad Hogwarts!-. La biondina emise un
gridolino e con gli occhi sgranati esclamò – Sul serio? Forte…allora magari
parla anche un’altra lingua! E dove è stato smistato?-. La ragazza più ben
informata della scuola alzò gli occhi al cielo – Dio Emily come sei curiosa! E
comunque è andato a tassorosso! Sei contenta?-. Nella discussione intervenne una
spilungona con i capelli corti e corvini – Si, l’ho sentito dire anche io … - e
indicando con la mano di fronte a se bisbigliò - …e se vi interessa è proprio
quello lì, Jack Raynolds!-.
Jack Raynolds era il nuovo studente
di cui tutti parlavano. In una manciata di giorni era diventato una piccola
star, era sulla bocca di tutti e ogni studente avrebbe voluto conoscerlo, per
tante ragioni.
Ovviamente perché era di moda,
faceva tendenza. Nessuno sapeva nulla di lui, aveva il fascino del mistero e
dello sconosciuto. E il fatto che fosse anche piuttosto bello aiutava… Teneva i
capelli castani, quasi neri, non
molto lunghi, con le punte che gli sfioravano leggermente le spalle. Qualche
ciuffo ostinatamente fuori posto gli scendeva spesso sulle guance lisce o gli
copriva gli occhi scurissimi. Aveva poi sempre un sorriso dolce e gentile, che
nasceva lentamente sul suo viso per scoppiare poi in tutta la sua genuinità.
Le ragazze facevano la fila per
presentarsi e magari per scroccargli un appuntamento, mentre i ragazzi lo
volevano come amico e tentavano di coinvolgerlo nei loro passatempi.
Ma a
Jack tutto questo non interessava molto. Non che fosse asociale o solitario,
tutt’altro! Lo si vedeva spesso scherzare e ridere nei corridoi con i suoi
compagni di stanza, o giocare a scacchi e a gobbiglie con altri ragazzi… eppure
rimaneva comunque riservato e discreto.
Il suo fascino di bello e tenebroso
aumentò col tempo, soprattutto nel vederlo gironzolare spesso per il parco del
castello tutto solo con i suoi pensieri. Oppure non era affatto raro trovarlo in
biblioteca a leggersi qualche libro, seduto in un angolo o appoggiato ad una
parete.
Quante ragazze facevano la fila per
vederlo così, ma lui le degnava appena di uno sguardo. Certo, le ragazze gli
piacevano, e anche parecchio…forse troppo! Il problema era proprio quello… il
suo cuore ancora doleva per una ragazza. Aveva appena chiuso una storia seria,
di quelle che ti porti dietro per molto tempo, anche se non lo vorresti, e non
gli andava di dover mettersi alla ricerca di un’altra ragazza. “è presto per
questo” si ripeteva. E poi quelle lì…gli davano l’impressione di essere tutte
oche e galline…meglio evitare altre delusioni.
Col passare dei giorni e delle
settimane il giovane Jack Raynolds si era facilmente conquistato il soprannome
di “poeta maledetto”. Un soprannome coniatogli proprio dai suoi amici, che
sottolineavano sempre la sua somiglianza con quel genere di uomini. Forse un po’
per lo stile retrò e sofisticato, un po’ per la parlata educata e un po’ per le
sue lunghe passeggiate in riva al lago con un libro in mano, Jack sembrava
davvero un poeta di altri tempi.
Quella era una tranquilla domenica
di Ottobre. Il sole spuntava tenue dalle nuvole e l’autunno stava già cedendo il
posto al freddo e grigio inverno Scozzese.
Sulla riva del lago nero sedeva
un giovane studente con corti capelli castani e il viso semi coperto da una
sciarpa gialla e rossa. Anche quel giorno Jack aveva preferito rifugiarsi lì, in
solitudine a leggere un libro, piuttosto che sentirsi al centro dell’attenzione
collettiva al castello.
Ma purtroppo, i suoi propositi di
pace e tranquillità svanirono quando un gruppetto di ragazzine petulanti gli si
fecero incontro.
Una di loro, con lunghi capelli
castani, si sedette al suo fianco senza chiedere il permesso e sfoderando due
grossi occhioni dolci gli tese una mano – Ciao…io sono Julia! E tu dovresti
essere Jack Raynolds, vero?-. Il ragazzo alzò desolato gli occhi dal libro e le
strinse la mano con un mezzo sorriso imbarazzato – Supposizione esatta … sono
proprio io Jack Raynolds!-. Le ragazze attorno a lui sospirarono e si sciolsero.
Julia, che evidentemente doveva aver un certo ascendente sulle compagne iniziò a
blaterare qualcosa che Jack si preoccupò di non sentire. Sospirò rammaricato e
finse di ascoltare mentre la sua mente vagava già lontana. Il suo sguardo si
perse nel vuoto, in direzione del castello. Stava pensando di alzarsi e
andarsene quando qualcosa richiamò la sua attenzione. Dalla scalinata del
castello stava scendendo qualcuno.
Una figuretta minuta e delicata
correva sbarazzina verso il lago. Era una ragazza non molto alta con un
corpicino piccolo e grazioso. I biondi e fluenti capelli erano lasciati
completamente in balia delle raffiche di vento, ma lei non sembrava curarsene.
Correva nella loro direzione, ma sembrava quasi non averli visti. Aveva un passo
elegante e vivace, come il viso: delicato e con una perenne aria sognante.
Jack la guardò a lungo, seguendo ogni suo movimento, finché la biondina non
giunse in prossimità del lago Nero. Si era fermata a qualche metro da loro, ma
non li aveva degnati nemmeno di uno sguardo.
Si era chinata sulla riva e aveva
immerso qualcosa nell’acqua, e ora stava come aspettando
qualcosa.
Jack rimase colpito da quel modo di
fare assente e distaccato, ma al tempo stesso anche aggraziato e fanciullesco.
Il moro non si accorse nemmeno che Julia aveva smesso di colpo di parlottare e
aveva assunto un aria critica e superba. No, lui era troppo intento a osservare
la bionda figura poco distante da lui. Era incantato da quegli occhi chiari e
sognanti, e da quell’atteggiamento di distaccata superiorità che rasentava lo
svampito.
Dopo qualche secondo la fanciulla
bionda immerse una mano dell’acqua gelida, e Jack si stupì di non sentirle fare
la minima protesta. Avrebbe scommesso tutto quello che aveva che un’altra
ragazza avrebbe gridato e si sarebbe lamentata, ma lei non aveva detto nulla.
Con una naturalezza incredibile estrasse una piccola sfera di vetro dall’acqua e
come se nulla fosse ritornò sui suoi passi. Forse era uno strano
esperimento…
La ragazza non si voltò indietro, se non per un brevissimo
istante in cui i suoi occhi di cristallo incrociarono quelli scuri e profondi di
Jack.
Mentre la biondina ritornava al
castello saltellando soddisfatta Jack tornò alla realtà e sentì Julia sussurrare con voce
schizzinosa - … è proprio stordita! Se non fosse per Potter e gli altri nessuno
saprebbe nemmeno che esiste!-. Jack la fulminò con lo sguardo e chiese con voce
sicura e ferma – Voi sapete chi è quella ragazza?-. Julia alzò le spalle e con
aria superba disse – Si, si chiama Luna Lovegood, settimo anno di Corvonero! Ma
non è indispensabile che tu sappia il suo nome…-. Jack scattò in piedi ed
esclamò – Se permetti, scelgo IO cosa è indispensabile che sappia oppure no!-.
Julia e le altre ragazze rimasero per un attimo senza fiato, poi una di loro
sibilò sconvolta – Scusa, ma sai…lei è un po’…come dire? Strana! -.
Jack si
sentì avvampare. Quanto detestava i pregiudizio sulla gente! Non sopportava che
qualcuno potesse additare un'altra persona in quel modo… quante volte lui stesso
era stato ritenuto “diverso” solo perché straniero?
Il ragazzo chiuse con un colpo secco
il libro e guardò le ragazzine petulanti con sguardo gelido. Inspirò
profondamente e infine disse – è stato QUASI un piacere discorrere con voi,
signorine…ma temo che ciò non accadrà più!- e con queste parole girò sui tacchi
e tornò al castello.
()
OVVIAMENTE
Eccomi tornata a
scrivere, dopo tanto tempo! E questa volta con qualcosa di totalmente
differente…il grande mondo di Hogwarts e dintorni. Spero che vi attragga almeno
un po’ e spero che continuiate a leggerla…io farò del mio meglio per non
deludervi!
Mi lasciate qualche
commento, per favore? Grazie mille!
(becky)
(Questa storia è
dedicata al “mio” vero Jack…che mi fa arrabbiare ma poi perdonare come sempre…e
al mio grande correttore…Grazie cucciolo!)