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Autore: stylinsonsupporter    10/07/2013    6 recensioni
Questa è una traduzione, l'opera originale non è stata né scritta né ideata da me.
Louis è un talentuoso ballerino, molto dedito alla sua arte.
Harry è il misterioso skater del parco all'incrocio dello studio.
Un po' di vandalismo costringe Harry a delle ore di servizio utile alla comunità. La punizione giusta per un crimine, deve pulire lo studio di danza finché le sue ore non saranno scadute.
Il mondo di Louis era perfettamente in equilibrio, ma un certo riccio ribelle viene a scuotere le cose con i suoi modi corruttori.
Genere: Angst, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, OOC, Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Capitolo 2.
 

«Oh, bentornato!», disse Zayn dal divano, prendendo un enorme morso di cibo cinese. Louis aveva appena varcato la soglia di casa e si stava sfilando il maglioncino bianco.
Come entrò in sala, lanciò al ragazzo un sorriso compiaciuto, appendendo il capo alla spalliera di una sedia.
 
«Grazie, amico», ringraziò, sfilandosi le Toms per lasciar respirare i suoi piedi nudi.
«Ti ho ordinato del riso. E' lì sul tavolo e dovrebbe essere ancora caldo», aggiunse e Louis si alzò entrando in cucina. Come previsto, una scatola bianca aperta, proveniente dal suo ristorante cinese preferito, campeggiava sul bancone. 
Afferrò le bacchette e si accertò di prendere anche un cucchiaio, nel caso non riuscisse a mangiare con i bastoncini.
 
«Alla salute», disse poi, cadendo di peso su una poltrona in pelle nel soggiorno, beandosi della sensazione della sua schiena nuda a contatto con il materiale della poltrona. 
«Allora, come è andata la giornata?», domandò il bruno educatamente, accavallando le gambe sul tavolino al centro della stanza.
Louis sospirò, inclinando la testa all'indietro e riflettendo sugli eventi della giornata
«La data dello spettacolo verrà detta alla fine della settimana», cominciò Louis, decidendo che era la notizia più importante.
«Oh, figo», rispose l'altro, ovviamente senza capire quanto quella news fosse rilevante.
«Il che significa, nel caso te lo stessi chiedendo, che decideranno chi sono i nostri mentori. Probabilmente non mi sarà consentito di continuare le mie lezioni con Marius», aggrottò la fronte, realizzando la seconda frase per la prima volta.
 
«Ma se sei avvantaggiato ce la farai, giusto?», chiese Zayn, portandosi una forchettata di fritto alle labbra «Non hai nulla di cui preoccuparti.»
Louis ridacchiò, trafiggendo una manciata di riso con un bastoncino.
 
«Sono un novellino lì, Z», spiegò «Sarò fortunato se avrò un ruolo secondario, magari un balletto di gruppo se andrà bene.»
Zayn alzò gli occhi al cielo e scoccò un'occhiata all'amico.
 
«Onestamente, sembra che tu pensi di non aver alcun talento.»
 
«Parlando di talento», iniziò Louis, volendo portare la conversazione su un argomento che non lo riguardasse «Oggi ho visto un ragazzo allo Skate Park che è veramente riuscito ad impressionarmi. Per un attimo, chiaramente, però l'ha fatto.»
Zayn inarcò un sopracciglio, interessato. 
«Ah, sì? Non uno delle solite schiappe?», Louis scosse la testa, masticando il cibo soprappensiero. Il ragazzo era strano, questo è certo. Un vago ricordo del volto del ragazzo dai capelli ricci s'infilò fra i suoi pensieri. Strinse gli occhi cercando, nella sua testa, di cogliere i dettagli dello sconosciuto.
 
«Eh», Louis si strinse nelle spalle, trovando che quel pensiero gli stava rubando un minuto di troppo «Probabilmente non lo vedrò di nuovo, stava marinando la scuola e non l'ho più rivisto nel pomeriggio. Povero ragazzo, probabilmente l'hanno sgamato.»
Louis evitò di menzionare il rumore delle rotelle che avevano echeggiato in tutto l'isolato durante il suo tragitto verso casa. Non poteva essere lo stesso ragazzo, no?
 
«Ricordo i giorni in cui marinavo la scuola», ricordò Zayn malinconicamente. Louis scoccò un'occhiata al suo compagno di stanza.
«Vuoi dire la settimana scorsa?», lo accusò con un sopracciglio alzato.
Zayn rise, sporgendosi per afferrare una bottiglie di birra, «volevo dire prima dell'università, coglione.»
«Quindi l'anno scorso. Dev'essere piuttosto difficile per te ricordare un tempo così lontano, dato i tuoi modi festaioli», lo prese in giro. Dal suo posto sul divano, Zayn gli fece il dito medio.
Louis ridacchiò, concentrandosi nuovamente sul suo cibo. Zayn accese la tv e si mise a guardare il telegiornale della sera.
 
"L'aumentano dei sospetti sull'attività di una gang in città ha allarmato la polizia. Le pattuglie verranno incrementate fino a che questa tendenza non mostrerà segni di declino...", spiegò la bionda giornalista.
Sullo schermo vennero trasmesse immagini di alcuni graffiti e di un ragazzo costretto ad entrare in un'auto della polizia. Louis si mise in ascolto, interessato.
«Piedini fatati?», Zayn guardò il suo amico con le sopracciglia corrugate «Farai così tardi anche domani?»
«Non dirmi che sei preoccupato per me», lo schernì Louis, ignorando la domanda del ragazzo «è solo una notizia.»
In ogni caso, quando la telecamera inquadrò una strada vuota e, in lontananza, si udirono i suoni di una sparatoria, Louis non poté fare a meno di sentirsi un po' nervoso.
«Vengo a prenderti domani», decise Zayn con un cenno del capo «non perché sono preoccupato, ma perché mi devi una cena.»
Louis roteò gli occhi, ma sorrise con gratitudine al suo compagno.
«Faresti meglio a non andare a scuola domani notte, non mi dispiacerebbe aiutarti a marinare», lo rimproverò il più grande, portando l'ultima cucchiaiata di riso alla bocca per poi gettare il contenitore nel cestino sotto il tavolino.
«Nah, non farò tardi questa volta. Peccato però, di notte sono molto più attivo», rispose Zayn, alzandosi per mettere tutta la spazzatura in una busta vuota.
«Oh credimi, lo so.»
 
«Vuoi qualcosa per dessert, Lou?», Zayn era andato in cucina per buttare l'immondizia. Louis esaminò le poche cose che potevano mangiare per dessert. Appuntandosi mentalmente di andare a fare la spesa il prima possibile, Louis rifiutò.
"Penso che ci sia una bella doccia che mi sta aspettando", pensò invece, alzandosi con uno strattone. Anche il minimo riposo portava i suoi muscoli ad intorpidirsi.
L'esercizio costante tendeva a fare questo effetto.
 
Sentendo un lieve scoppiettio alle sue spalle, la testa di Zayn sbucò dalla porta.
«Prendi anche i tuoi antidolorifici, ok?», quella frase parve turbare il ragazzo di Bradford, di solito non era così irritabile. Borbottando un vago assenso, Louis si diresse verso il bagno, in un disperato bisogno del caldo massaggio di una buona doccia assieme alle sue pillole.
 
***
 
Il calore del giorno se ne andò, portandosi dietro il sole.
Un freddo pungente stroncava la pelle scoperta del gruppetto di ragazzi accalcati nel parco di Skate.
Il leader del gruppo, un moretto allampanato con le punte dei capelli tinte di varie tonalità, fece cenno agli altri di avvicinarsi.
Gettando diversi sguardi taglienti attorno a loro per assicurarsi di essere soli, i ragazzi si riunirono tra di loro.
I loro respiri parevano degli sbuffi, che si mescolavano fra loro al centro della piccola cerchia.
«Tutti conoscete il piano, giusto? Distruggete tutto ciò che quegli spocchiosi figli di puttana amano», ringhiò il ragazzo mezzo tinto, indicando con la mano un'accozzaglia di strumenti che avevano portato.
«Perché?», esitò una voce delicata. Era come se non avesse nemmeno voluto ascoltare.
«Cosa?», fu l'amara risposta. Il gruppo lanciò uno sguardo nella direzione da cui era provenuta la voce.
«Che cosa ti hanno fatto?», il timido biondino che parlava gettò un'occhiata al teatro vuoto. Si mordicchiava le labbra fra i denti mentre si voltava verso l'inquietante gruppetto.
«Stiamo solo facendo il punto. La città ama il balletto, sì? L'espressione artistica e tutte quelle stronzate. Beh, è la stessa cosa che facciamo in modo diverso no? Ci esprimiamo artisticamente e finiamo come Matt», il ragazzo si passò una mano fra i capelli, preso dal suo discorso «Così stiamo andando a far capire loro che si sono messi contro la gente sbagliata, e che ciò che facciamo noi è giusto.»
«Distruggendo un edificio perfetto...», sospirò il biondo.
«Zitto», sussurrò qualcuno accanto al biondo.
«Meglio che ascolti il tuo amico», lo avvertì il leader «o te ne vai. Credo che tu già conosca le conseguenze.»
Un brivido scosse l'intero gruppo e l'atmosfera si fece più tesa. Gli occhi marroni fissavano quelli blu del biondo, in una battaglia di ingegni.
Il biondo fu il primo a distogliere lo sguardo, abbassando la testa, remissivo.
«Altre domande?»
«Posso prendere io la mazza?», chiese il ragazzo dai capelli ricci accanto al biondo, scatenando un coro di risate.
«Ne avrai quante ne vuoi, ora andiamo.»
 
 
Carichi di armi di ogni tipo e forniti di bombolette di vernice spray di tutti i colori, la banda partì verso il teatro. Grazie ad un piede di porco entrarono nello stretto corridoio sul lato dell'edificio e s'intrufolarono dentro.
Era un palazzo vecchio, completamente privo di qualsiasi forma di allarme. Era stato proprio quell'errore di valutazione a permettere ai ragazzi di dare libero sfogo sulla proprietà.
Dipinsero immagini oscene sulle pareti, distrussero gli specchi con martelli e pugni, le finestre vennero spaccate a colpi di mazza.
 
Non ebbero il tempo per distruggere completamente il posto; vi erano alcuni punti che erano stati programmati per la notte. Comunque, il danno sarebbe stato costoso. Tutto sarebbe potuto essere sostituito o coperto, ma ci sarebbero voluti tempo e denaro, e questo era tutto ciò che importava.
Il suono stridulo delle sirene della polizia in lontananza interruppe i loro atti di vandalismo. Numerosi "Codice rosso, via!" echeggiarono per l'edificio e tutti si affrettarono ad evadere attraverso le finestre rotte e le porte scardinate. 
I sospiri dei poliziotti sostituirono il rumore delle sirene quando la banda se ne andò.
 
Un ritardatario, seduto nel camerino che gli era stato ordinato di radere al suolo, contemplava il grande specchio incorniciato da luci. Appoggiati sul tavolo, di fronte a lui, vi erano cataloghi di danza, segnalibri e post-it scritti con calligrafia disordinata. Opuscoli di balletti erano stati amorevolmente fissati sotto lo specchio, come a ricordare a tutti i ballerini che vi stavano davanti quali erano i loro obiettivi, i loro sogni.
 
Uno squillo più forte di un'auto della polizia costrinse il ragazzo ad uscire. Scagliò la mazza contro lo specchio, numerose schegge volavano in tutte le direzioni, disseminando solo ricordi e creando una ragnatela di vetro sul pavimento. Il ragazzo uscì.
Nella fretta, il cappellino che aveva indossato quella mattina scivolò dai suoi riccioli scuri, finendo sul pavimento, evidente.
 
***
 
«Oh mio Dio!», sentì gridare Louis quando raggiunse la fine dell'isolato, diretto allo studio. Era arrivato presto, non era nemmeno riuscito a vedere Zayn uscire dalla classe. Era una mattinata frizzante, contando il ritmo vivace con cui era uscito di casa.
 
Sentendo il grido angoscioso, Louis decollò in una corsa verso il teatro. Era tutto stranamente silenzioso: niente cinguettio degli uccelli, niente ruotare delle rotelline degli skateboard, nessun amabile chiacchiericcio mattutino.
 
Raggiungendo finalmente la sua meta, Louis riuscì a capire perché. 
Il teatro, il suo teatro, era un relitto.
Vetri rotti giacevano a terra e un disegno grezzo era stato dipinto sull'erba del prato con diversi colori.
La parola "froci" era stata dipinta su tutte le principali porte d'ingresso. Artisticamente erano impeccabili, certo, ma erano comunque terribilmente offensivi. Il respirò gli si mozzò in gola, delle lacrime spuntarono ai suoi occhi.
Era tutto uno scherzo malato, un sogno.
 
Marius era su un lato,  mentre conversava con la polizia, quindi Louis si avvicinò a Madame Dominika. Stava imprecando in russo, in sintonia con la facciata del teatro alla pallida luce diurna.
«Cosa è successo, Madame?», domandò Louis sommessamente, gli occhi fissi sulla struttura smantellata.
«Vandali, sporchi vandali», sputò fuori lei. Il moro scosse la testa.
«Quanto è ridotta male?»
«Possiamo ripararla», spiegò la donna, osservando i ballerini stupiti che si avvicinavano «ma ci vorrà del tempo. Andremo avanti come previsto fino ad allora.»
La sua forza è leggendaria, notò Louis con un piccolo inchino.
Non c'era modo che lui stesse senza ballare.
Che sia in uno studio immacolato o in una stanza distrutta, sarebbe rimasto vicino alla sua compagnia.
 
Sembrava che la maggioranza dei suoi compagni fosse d'accordo, anche se vi erano lamenti addolorati e grida di rabbia, scandite dal pesante silenzio del palazzo.
 
«Potete andare a casa per oggi», disse Madame Dominika quando tutti si calmarono «siete invitati a restare e ballare; alcune stanze sono state risparmiate. Ho il sospetto che la maggior parte di voi avrà bisogno di tempo per recuperare. Vi chiedo anche se avete intenzione di restare in questa società: comprenderemo se qualcuno di voi deciderà di proseguire danza altrove mentre affrontiamo questo momento difficile.»
 
Mormorii sommessi si spargevano nel gruppo che si era appartato per parlare fra loro. Come previsto, la maggioranza si diresse verso le auto parcheggiate e le fermate degli autobus.
Louis, così come pochi altri, restarono ad aspettare, sistemandosi le borse sulle spalle e calciando le schegge di vetro. La signora sorrise.
«Venite con me», disse.
Li condusse verso l'uscita laterale che era, per fortuna, priva di calunnie (anche se una delle porte era stata buttata giù), e il piccolo gruppo procedette all'interno.
Istintivamente, Louis si separò dal gruppo di quasi sole donne per entrare nello spogliatoio maschile.
 
Il cuore gli balzò in gola mentre osservava il danno.
Le sedie erano rovesciate, i vasi rotti e, peggio ancora, un paio di scarpette da ballo completamente distrutte.
Con attenzione, Louis si fece strada verso il posto che ormai gli apparteneva. Non curandosi del pericolo, spazzò via i pezzi di specchio rotto dai suoi cataloghi e locandine.
Mentre li stringeva con cura, una scheggia trafisse il palmo della sua mano. Lasciò cadere tutto ciò che aveva con un sussulto, guardando mentre i fogli si spargevano a casaccio sul pavimento.
Si chinò a raccogliere i suoi tesori, quando lo vide.
 
Un cappellino ossessivamente familiare giaceva proprio sotto la sedia, chiaramente lasciato lì per sbaglio.
Louis lo raccolse assieme alle sue cose, si sedette su una sedia non rovesciata prima di esaminarlo con una sensazione di terrore.
 
Sì, aveva già visto quel cappello.
Apparteneva allo skater punk, quello che era riuscito ad impressionarlo l'altra mattina. Sapeva molto poco di quel ragazzo, a parte la sua abilità sulla rampa, tuttavia, in qualche modo, ora Louis si sentiva personalmente coinvolto.
Era un criminale.
 
Un inspiegabile senso di colpa prese piede quando Louis toccò il cappello. Se avesse detto a qualcuno del rumore di rotelline che aveva sentito rincasando, tutto questo casino si sarebbe evitato? Era stato lui stesso a pianificare ed eseguire quell'atto vandalico al suo amato edificio?
 
Se avesse avuto la possibilità d'impedirlo... Louis rabbrividì solo al pensiero.
 
Usando la sedia come supporto, Louis infilò le scarpette. Pregò che nessun pezzo di vetro lo graffiasse quando attraversò nuovamente la porta. Al posto della disperazione, vi era una gran furia in Louis, quando guardò i volti induriti dei suoi istruttori e compagni di ballo.
Quel ragazzo aveva distrutto il loro futuro con la sua maledetta bravata, e meritava di essere catturato.
«Ho trovato questo», annunciò Louis, gettando l'oggetto fra le mani di Marius «potrebbero trovare qualche capello che ci riconduca all'identità o qualcosa del genere, giusto?»
 
Il più anziano annuì prima di indietreggiare e raggiungere i poliziotti in attesa.
Una scintilla di vendetta si agitò dentro Louis quando vide i suoi compagni avvicinarsi alle sbarre stroncate e gli studi dipinti.
 
Alcune fra le stanze private erano state risparmiate. Avevano ancora un paio di pianoforti, gli altri erano stati ricoperti di graffiti. Fortunatamente, tutti gli strumenti funzionavano ancora.
Volutamente o meno, quando il primo accordo richiamò i ballerini per iniziare il riscaldamento, Louis fu contento per miracolo.
 
La giornata trascorse in un attimo. I poliziotti occasionalmente allontanavano Madame Dominika per qualche breve interrogatorio. Ad un certo punto lei indicò Louis e l'uomo baffuto fece un cenno d'approvazione. Louis ricambiò goffamente, prima di tornare a concentrarsi sul suo battement.
 
Per il pranzo, il gruppetto decise di ordinare a domicilio, non sapevano se fossero stati in grado di sopportare lo shock di avvicinarsi al loro amato teatro per la seconda volta in un giorno.
Dividendo una salutare pizza, i ballerini si stesero sul pavimento della sala prove. Il chiacchiericcio era volutamente leggero, tutti evitavano accuratamente di parlare di ciò che era successo.
 
Ad un certo punto, però, allontanarono i loro pensieri già negativi e li indirizzarono verso qualcosa di più pessimistico: lo spettacolo ci sarebbe stato?
Marius si sporse per inserirsi nella conversazione, offrendo al gruppo un dolce sorriso.
«Ci sarà uno spettacolo. E prometto che la fedeltà che avete mostrato oggi nei confronti della compagnia non sarà dimenticata», spiegò. Marius sosteneva lo sguardo di Louis. «Si sistemerà tutto, e questo delitto verrà risolto.»
 
Come promesso, Marius permise a Louis di fare un faccia-a-faccia. La loro stanza era stata una fra quelle risparmiate e, nonostante Louis si separò un po' a malavoglia dal gruppo già guidato da Madame Dominika, non poteva nascondere il suo desiderio di ballare la sua routine con Marius.
Il pianoforte che l'uomo portò in stanza avevano alcune parole maligne scritte sulla superficie lucida, ma le chiavi erano ancora forti per sopportare la pressione delle dita.
Louis mise tutte le emozioni che aveva represso per tutto il giorno nella sua danza: ansia, tristezza, rabbia, paura.
Bruciava come un combustibile, stimolando i muscoli, e faceva del suo meglio per essere perfetto.
Iniziò a sudare molto presto e si cambiò diverse volte.
 
Il suo sangue pulsava al ritmo del pianoforte e, passo dopo passo, scorreva nel suo corpo come un fiume di energia. Volava al ritmo della canzone, il pericolo della spossatezza teneva non lo faceva pensare a ciò che era successo, come aveva fatto per tutto il giorno.
Louis aveva saltato più in alto, si era allungato il più possibile e aveva messo il cuore in ogni mossa.
 
Quando la canzone arrivò al termine, Louis era del tutto senza fiato come non lo era da un po'. Uscì dalla piroetta per terminare il movimento in una posa a tempo con l'ultimo accordo del pianoforte.
Gettando uno sguardo ad uno specchio per verificare la presenza di difetti nella posa e poi a Marius, Louis non riusciva a smettere di ansimare. Mantenendo la posa un attimo in più, non trovò nulla da correggere.
La stanza era silenziosa, tralasciando il ritmo sostenuto degli accordi morenti e il suo respiro affannoso.
 
Strisciando una mano sulla sua fronte, Louis ruppe la posa. «Meraviglioso», si congratulò sommessamente. Qualcosa in Louis scattò e corse verso l'uomo di cui si fidava, abbracciandolo in un turbine di emozioni.
 
Nonostante sapesse che fosse poco professionale, Louis si aggrappò a Marius, seppellendo il viso nell'incavo fra il collo e la spalla, avvolto da un calore confortante. Per quanto si sforzasse, il ballerino non riuscì a frenare l'ondata di lacrime che stava trattenendo dal momento in cui vide ciò che era rimasto del suo teatro, il suo rifugio.
Le braccia di Marius avvolsero Louis in modo sicuro. «Perché? Perché qui?», cantilenò fra i singhiozzi e l'insegnante lo strinse un po'di più.
 
Il balletto era la sua vita, il suo tutto.
Le cose stavano andando bene ed ora qualche maledetto ragazzino aveva messo tutto in attesa.
E per che cosa? Un po' di divertimento per una notte, frantumando i vetri e calpestando le speranze altrui.
Certo, le cose sarebbero migliorate.
Il denaro avrebbe sostituito ciò che era stato rotto, ma il senso di sicurezza? A teatro, Louis si era sempre sentito come a casa, al sicuro. Come poteva anche solo avvicinarsi di nuovo sapendo che in un momento qualunque qualche ragazzino all'incrocio della strada potrebbe stare tramando qualche piano criminale?
 
Louis si strinse al corpo tonico del suo istruttore, facendo del suo meglio per soffocare i rumori osceni che faceva quando tirava su col naso. «Mi dispiace», mormorò debolmente, soffocando una risatina a fior di labbra.
«Non esserlo», lo avvertì Marius «questo teatro è come un figlio, non essere dispiaciuto per esserci così affezionato.»
Louis si staccò, asciugandosi gli occhi arrossati. Guardò Marius che gli offrì un fazzoletto tirato fuori da chissà dove. Un sorriso triste gli illuminò il viso, accettandolo e soffiandosi il naso. «Tutto questo resta fra di noi?», domandò, anche se già conosceva la risposta.
 
«Certo, Louis.»
 
Gli diede un ultimo abbraccio, prima di tornare al centro della stanza. «Possiamo riprovare il mio Pas de Deux di nuovo? Penso di poter fare di meglio», chiese il ballerino, la voce gli stava tornando normale.
Marius iniziò a suonare le prime note proprio quando un uomo in divisa entrò in stanza.
«Abbiamo l'identità di uno dei sospettati», annunciò in tono burbero, guardando Louis che si drizzava nella sua posa d'apertura «un certo Harry Styles, è in custodia. Ci vuole solo qualche ricerca.»
 
«Grazie», disse Marius congedandolo con un cenno del capo.
 
Harry Styles, pensò Louis con una smorfia quando tornò in posa. 
Il nome del ragazzo che odiava era Harry Styles.


ARICIAO!
Siamo noi (: perdonate il ritardo immondo ma ci sono stati alcuni contrattempi che non stiamo qui a spiegarvi uu anyway, ecco il secondo capitolo :) compare il nostro caro Harry, seppur per poco. Personalmente ci piace parecchio, voi che ne pensate? Lasciateci i vostri pareri, come sempre uu.
Cogliamo l'occasione per ringraziare le già numerose persone che seguono questa storia :D 27 seguite solo per il primo capitolo è un numero straordinario, grazie veramente! Grazie anche alle 8 preferite, 5 ricordate e alle 5 personcine che hanno recensito il primo capitolo! Siete tutte splendide, grazie di cuore (:
Ah, l'ultima cosa: dato che alcune fra le traduttrici sono in vacanza, gli aggiornamenti saranno -ahimè- più irregolari! Ma non disperate, non vi lasceremo mai (sì, è una minaccia, temeteci.)
E questo è tutto :)! Fateci sapere cosa ve ne pare, leggere i vostri commenti è sempre bellissimo!
E se non l'avete già fatto, qui c'è il link dell'altra storia che traduciamo, è sempre Larry (ovviamente HAHAHA), e se vi va di dare un'occhiata passate pure, ci fa solo piacere :P
Kisseeeees xxx,
G. M. B. S.

Qui la fanfiction originale
Qui il video trailer
Qui il permesso dell'autrice

 

  
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