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Autore: hermyDdC    10/07/2013    5 recensioni
1987. Una nuova opportunità per Sirius Black, racchiusa dentro un libro. L’opportunità di regalare una nuova vita a Remus Lupin, una nuova famiglia al piccolo Harry Potter… perché è questo che vogliono, tutti e tre. Ma ci vorrà uno shock per dare loro la forza di ammetterlo…
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Sirius
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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… sono commossa. Non mi aspettavo tanto feedback, visto che la storia è un po’ particolare…

Grazie mille a chi ha commentato/seguito/ricordato/preferito! <3

Poi… confesso che ero indecisa su dove far finire il primo capitolo, ma visti i commenti mi sa proprio che ho scelto un punto azzeccato! :P Ora, per tutti quelli che si stavano chiedendo "e ora che diamine s’inventa Sirius per evitare che ‘sto povero bambino rimanga traumatizzato per la vita"… eccovi il secondo e ultimo capitolo! Se baby Harry vi ha divertito nel primo, penso che vi divertirà anche qui ;)




 

 

Quella sera alla Tana si cenò presto: il quinto libro era finito, e tutti erano d’accordo di prendersi una pausa e iniziare il sesto la mattina dopo. Mentre i Weasley e gli altri ospiti decidevano cosa fare per il resto della serata, Sirius prese per mano il piccolo Harry e si alzò, seguito da Remus.

«Noi vi salutiamo», annunciò alla stanza. «Vorremmo passare… una serata in famiglia, e Remus è stato così gentile da mettere a disposizione la sua stanza per la notte. Sempre che non abbia cambiato idea in questo momento», aggiunse, perplesso, notando lo sguardo di Remus.

«No, no», lo rassicurò lui. «È che la mia stanza è un po’ piccola per voi… Io dormo lì e vi lascio il lettone dei miei, così state più comodi».

«Certo, non vi preoccupate», disse Molly. «Ci vediamo domattina.»

Nessuno obiettò: capivano tutti la situazione. Erano tutti sconvolti, ma era normale che Remus e Harry lo fossero più degli altri… Anche Harry adulto aveva le lacrime agli occhi, e aveva l’aria di stare per chiedere di unirsi a loro, ma Hermione, accanto a lui, gli tirò una gomitata neanche troppo furtiva. "Santa Hermione", pensò Sirius. "Già sarà un problema gestire un solo Harry… ma due, dove li mettiamo?!?"

«Buonanotte… A domani», disse Remus, prendendoli per mano, e si Smaterializzò con loro.

 


 

«Cos’è questa storia?» chiese scherzosamente Sirius, appena misero piede nel salotto di Remus. «Da quando io e Harry dormiamo da soli?»

«Hermione adulta mi guardava strano», si giustificò lui.

«… Dici che i ragazzi dal futuro lo sanno?»

«Beh… Harry non credo», rifletté Remus. «L’avremmo visto dal libro, non ti pare? Però Hermione non mi stupirebbe.»

«Sì… Harry in queste cose non è che sia proprio una cima…» concordò Sirius. «Senza offesa, piccolo… Parlo della tua controparte dal futuro», aggiunse rivolto al piccolo Harry, che ci era rimasto male. «Ora stai con noi e vedremo di rimediare…»

«Sei tu questo?» Harry chiese improvvisamente al padrone di casa, indicando una foto incorniciata su uno scaffale.

«Sì, sono io, alla festa per il diploma», rispose Remus, sorridendo al ricordo. «C’eravamo tutti e quattro… Bisognerà tirar fuori un po’ di foto!» decise.

«Non le hai bruciate?» domandò Sirius; sembrava sollevato.

«No…» Ci aveva pensato, ma non c’era mai riuscito: anche se guardarle era uno strazio indescrivibile, bruciarle sarebbe stato come dar fuoco a una parte di sé… «Sono sotto chiave, ma ci sono ancora tutte… Forse qualcuna un po’ strappata!» Indietreggiò per osservare meglio lo scaffale. «Qua ci starebbe proprio bene una bella foto di noi tre!» Si voltò con un sorriso verso l’uomo e il bambino accanto a lui. Sirius era raggiante. Harry invece sembrava irrequieto: si vedeva che avrebbe voluto giocare, correre, sfogare un po’ di energia in eccesso… «Tu non vuoi andare a dormire, vero?»

«No…» rispose il bimbo, con un faccino triste, come se pensasse che lo zio Lunastorta lo volesse spedire in castigo.

Remus si guardò intorno, imbarazzato. «Purtroppo non ho giocattoli per bambini… e di libri mi sa che per adesso ne hai avuto abbastanza», disse, indicando gli scaffali pieni. Non era per niente preparato ad avere una piccola peste in giro per casa…

«Ho un’idea. Torno subito.» Remus non ebbe neanche il tempo di voltarsi: Sirius si era già Smaterializzato.

«Dov’è andato?» domandò Harry.

«Non ne ho idea… ma, conoscendolo, starà per fare una delle sue pazzie.» Altro che Harry, pensò sorridendo. La vera peste era quel Malandrino patentato del suo fidanzato… La vita non sarebbe stata più la stessa a casa Lupin.

Sirius ricomparve dopo qualche secondo, con una scopa giocattolo in spalla. «È quella che hai provato l’altro giorno, ho chiesto a Molly di prestarmela per stasera. Poi appena abbiamo tempo ne compriamo una tutta tua… ti va?»

Il piccolo sgranò gli occhi. «Davvero?!»

«Sì, davvero… Che dici, ti va di volare un po’?»

«Sììì!!» Harry afferrò la scopa e corse verso la porta.

«Dove vai?» lo richiamò il suo padrino.

«… non andiamo fuori a volare?» chiese perplesso il bimbo.

«Non se ne parla», rispose fermo Sirius. «A parte il freddo e il buio… fuori da solo sulla scopa non ti ci mando. Se perdi il controllo, poi chissà mai dove finisci… non me lo perdonerei mai.»

«Ma… avevi detto che…»

«Lo so. Puoi volare qui dentro.»

«… In salotto?»

«Sì, non c’è problema», lo rassicurò Remus. «Basta un paio di incantesimi…» Lanciò rapidamente una serie di Infrangibili alle finestre e a tutti gli oggetti fragili, infine completò l’opera con un paio di Incantesimi Cuscino sul pavimento e sugli spigoli dei mobili. «Ecco», gli sorrise, «così non ti fai male… Vuoi provare?»

Ancora un po’ confuso, Harry tese la mano sulla scopa. «Su!» La scopa si sollevò obbediente e lui montò senza esitazioni. Quel bambino era davvero un talento… Tutto suo padre, senza dubbio.

Sirius cominciò a dargli istruzioni. «Datti una spinta, piano… Ok. Ora inclinati un po’ in avanti… Più ti inclini, più vai veloce! … Attento, ora curva…»

Ci fu un tonfo: Harry aveva cercato di curvare in uno spazio troppo stretto e aveva urtato un libro, facendolo cadere. Preoccupatissimo, tornò coi piedi per terra all’istante; Remus gli si avvicinò.

«Tutto bene?» Il bimbo fece cenno di sì, continuando a fissare il libro con aria contrita. Remus gli sorrise benevolmente. «Non è successo niente… I libri non si fanno male», disse, rimettendo il volume al suo posto. «Devi solo fare un po’ di pratica. Ti diamo tempo mezz’ora e secondo me non andrai più a sbattere neanche una volta… Scommettiamo?»

«Quindi tra mezz’ora si va a dormire?» chiese Harry, cercando di non apparire troppo deluso: si vedeva che avrebbe voluto giocare di più, ma aveva paura di fare i capricci.

«E chi l’ha detto?» intervenne Sirius, strizzandogli l’occhio. «Si va a dormire quando finiscono le energie… Puoi volare tutto il tempo che vuoi! Sempre se non le finiamo prima noi di te…»

Il viso del piccolo si illuminò, mentre rimontava sulla scopa senza perdere un istante. «Allora voi andate a giocare di là?» chiese.

I due Malandrini si guardarono divertiti. «Sì… diciamo di sì», rispose Sirius.

«Ci vediamo tra un po’!» si congedò Remus, e fece strada verso la camera più grande. Chiuse a chiave la porta alle sue spalle e si fermò per un istante a fissare l’uomo accanto a lui. «Non mi sto sognando tutto…?»

«No, cucciolo…» Sirius gli prese il viso tra le mani, come per dimostrarlo. «Sono vivo… Sono libero…» gli sussurrò, la bocca che gli carezzava lievemente il collo ad ogni parola, «… e sono tuo», concluse con un bacio infuocato sulle sue labbra. Remus si lasciò andare e iniziò a spogliarlo con foga, senza smettere mai di baciarlo. «Ehi… quanta fretta», si stupì lui, facendosi strada a sua volta sotto i suoi vestiti. «Non ti ricordavo così focoso… Maledetta memoria annebbiata…»

Beh, sì, in parte, pensò Remus. Il vero motivo era un altro… «Ti devo sentire», sussurrò, la voce roca, premendo il petto nudo contro il suo. «Vicino a me. Dentro di me.»

Sirius si lasciò cadere sul materasso, trascinandolo sopra di sé. «Ai tuoi ordini, Lunastorta.»

 


 

Harry raggiunse lo scaffale più alto, fece un ultimo giro della stanza, senza mandare fuori posto neanche una piuma, e tornò rapidamente al suolo.

C’era voluto qualche tentativo, ma ben presto ci aveva preso le misure, aveva capito quando curvare per non andare a sbattere e aveva iniziato a inanellare giri su giri, ora più in alto, ora più in basso. A fare le picchiate, poi, si divertiva un mondo… sempre che si potesse chiamare picchiata una discesa da un’altezza di tre metri scarsi. Doveva chiedere a Sirius di fargliele provare fuori: andando più in alto doveva essere ancora più uno spasso…

Smontò dalla scopa, sbadigliando. Davvero, non si era mai divertito tanto in vita sua, e avrebbe tanto voluto continuare a zigzagare su e giù per la stanza, ma le palpebre gli stavano calando: le forti emozioni di quel giorno iniziavano a farsi sentire. Si mise la scopa in spalla e andò alla ricerca di Sirius e Remus.

Si fermò fuori da una porta e provò a spingere la maniglia, ma la stanza era chiusa a chiave. Bussò piano; per un paio di secondi pensò che loro non se ne fossero accorti, poi sentì la voce di Sirius rispondergli dall’interno. «Vengo…»

Ok, si disse Harry, e aspettò; ma la porta non si aprì. Aveva appena alzato una mano per bussare di nuovo, quando sentì il suo padrino gridare: «Remus!». Ansimava come se avesse appena corso per un chilometro.

Il bambino ripensò a quello che gli aveva detto Sirius quel pomeriggio: non aveva voluto spiegargli com’era il gioco che facevano loro, ma gli aveva detto che lui non lo poteva fare, perché il suo corpo non era pronto e doveva ancora crescere… Beh, a quel punto non aveva più alcun dubbio. Se il suo padrino, grande e forte com’era, si sfiancava a quel modo facendo quel gioco, cos’avrebbe mai potuto combinare lui, un bimbo mingherlino che di corsa non riusciva a fare neanche mezzo giro della scuola?

«Sirius…» chiamò Remus, al di là della porta; sembrava esausto.

Decisamente, pensò Harry, il loro gioco non faceva per lui. Troppo faticoso… Bussò di nuovo. «Papà, zio Lunastorta… state bene?»

 


 

Wow. Era tutto quello che riusciva a pensare Sirius in quel momento. Era sfinito, ma ne valeva la pena mille volte. Non ricordava più che si potesse provare una sensazione simile. Non esisteva niente e nessun altro al mondo: solo lui e il suo Lunastorta, e quella sensazione di assoluta felicità…

No. Errore. Qualcun altro esisteva. Qualcuno di sette anni, che aveva appena bussato alla porta chiedendo loro se stessero bene… «Vuoi la verità? Anche troppo», disse a mezza voce al suo compagno. «Sì, tranquillo», gridò verso la porta, ancora col fiatone.

Remus si allungò stancamente a recuperare la sua bacchetta; pulì tutto, Appellò qualcosa dall’armadio per tutti e due e si rivestì. Sirius lo imitò: se doveva far entrare Harry, almeno dalla vita in giù qualcosa indosso bisognava che ce l’avesse. Meno male che, smagrito com’era da Azkaban, i vestiti del fidanzato gli entravano senza problemi. Appena anche lui fu presentabile, Remus puntò la bacchetta in direzione della porta e la serratura scattò. «Entra.»

La maniglia si abbassò e comparve Harry, con la scopa in spalla e l’aria mezza addormentata. «Hai sonno?» chiese Remus; il bimbo annuì barcollando. «Dunque… ti serve un pigiama…» Ne Appellò un altro dei suoi e lo rimpicciolì fino alla taglia giusta. «Ecco», disse, facendolo levitare fino alla porta. «La scopa e i vestiti puoi lasciarli anche a terra, ci pensiamo domattina… Ti faccio vedere dov’è il bagno?» chiese, alzandosi sui gomiti.

«Ho visto…» rispose Harry, e uscì con il pigiama in mano.

Remus fece per scendere dal letto, poi cambiò idea. «Ma noi dobbiamo proprio schiodarci da qui?» chiese svogliatamente, lasciandosi ricadere sul cuscino.

«No… chi l’ha detto?» Sirius lo attirò contro il suo petto e lui gli si strinse, accarezzandolo piano.

«Ehi, Felpato…» gli sussurrò. «Domani voglio la rivincita…»

«Puoi contarci», promise lui, mentre Harry rientrava nella stanza e puntava verso il lettone. «Vieni qua», gli sorrise, invitandolo accanto a sé.

Il bimbo si arrampicò e si strinse anche lui al suo padrino. Sirius non ebbe nemmeno il tempo di dargli la buonanotte: dormiva già. Sorrise commosso, stringendo più forte a sé l’uomo che amava e il bambino che aveva ormai cominciato a considerare suo figlio, e l’ultima candela si spense.


 

 

Bonus track ^^

Per quelli di voi che si sono incuriositi riguardo a BFTF, e per quelli che hanno pensato "oddio, cinque libri, non ce la farò mai a leggerli tutti"… voglio darvi un assaggio. Questa immagine contiene alcuni passi del terzo BFTF, quelli che mi hanno fatto venire gli occhi a cuore e/o il sorrisone a 36 denti *-* (con tanto di commenti miei, gli screen vengono dal mio profilo facebook).

Questa storia finisce qui… Grazie per averla letta e grazie a chi vorrà commentare anche questo capitolo! A presto 

hermy

  
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