“Come ti senti?”
Loredana mi guardava, sorridendo gentilmente. Ero nel suo studio, seduta su una poltrona morbida. Ormai era da un po' che ci andavo. Non so quanto funzionasse, in verità, quella terapia. Ma ero decisa ad andare avanti, non si trattava più solo di me, ma anche dell'esserino che mi portavo dentro. Sarebbe stato da irresponsabili smettere, con la collera e la vergogna che mi dilaniavano, e il rischio di trasmetterle alla mia bambina.
“Ehi!, ha scalciato!” strillai. In verità era da un bel po' che la sentivo muoversi, ma ogni volta era una sorpresa. Loredana rise. Io calmai subito la mia eccitazione nel sentire la piccola che scalciava.
“In verità” dissi alla fine “non lo so come mi sento. Quando sento la piccola muoversi dimentico quello che è successo, almeno per un po'. Ma devo dire che sono terrorizzata.”
“E da cosa?”
Sollevai un sopracciglio, come a dire 'secondo te?'. Lei ridacchiò, come sempre quando vedeva il mio sopracciglio sollevarsi.
“Giorgia, io lo so cosa ti terrorizza. Ma è meglio se esprimi ciò che senti.”
“Ho paura di vedere il suo viso. Non so cosa farò se scopro che è uguale a suo padre. E se per questo motivo mi ritrovo a trascurarla, o maltrattarla?”
Loredana annuì. Poi mi disse “Sai, forse non dovrei dirti una cosa del genere, anche perché non ho vissuto neanche lontanamente l'orrore che hai vissuto tu. Però, insomma, fossi in te non mi preoccuperei troppo. Se sei qui è perché ti importa di lei. E lo vedo da come strilli ogni volta che si muove che già la ami. Secondo me, sarai abbastanza matura da prenderti cura di lei a prescindere dal suo aspetto. Hai un vero cuore di mamma. E comunque, fidati, quando la terrai tra le braccia, sarà tutto diverso. Avrai meno dubbi in proposito.”
“Come lo sai?”
“Perché ci sono passata anch'io per i tuoi stessi dubbi. Quando mio marito mi ha lasciata, io ero incinta dei miei due figli. Ero terrorizzata all'idea di ritrovarmi delle copie in miniatura del mio ex. Cosa che è successa, alla fine. Ma sai una cosa? Me ne sono fregata. I miei bambini non sono il mio ex marito. E tua figlia non è il tuo stupratore. È fondamentale ricordarselo.”
Tacqui, con una lacrima che mi solcava la guancia.
“Come la chiamerai?”
Mi riscossi “Beh, non lo so ancora, di preciso. Pensavo al nome Greta.”
Loredana sorrise. “È un bel nome.”