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Autore: Lavi Bookman    11/07/2013    0 recensioni
Raccolta di momenti, reali e non, senza apparente filo logico. Alla fine, ne avranno uno. Alla fine.
"Sentì la porta aprirsi alle sue spalle e non si scompose. Avvertì distintamente un battito bloccarsi e una contrazione alla schiena. Se i muscoli avessero potuto staccarsi, lo avrebbero fatto. E ancora quella sensazione di bruciatura, formicolio sottopelle, distrazione delle persone minuscole.
"Ed eccolo, il tuo incubo privato", pensò."
Genere: Angst, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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A volte, ancora faceva male. A volte, solo a volte, quando ricordava. Quando si fermava e tutto le veniva sbattuto in faccia e si stupiva di rimanere in piedi, di non crollare a terra urlante.
Prese la forza di buttare giù l'ennesimo bicchierino che le era stato passato. “Solo un altro”, avevano detto, “vediamo chi vince”. E lei voleva vincere, per una qualche strana idea che, non arrendendosi lì, avrebbe dato dimostrazione di forza. Così beveva, e rideva, e ammiccava quando capitava, e aveva la vista annebbiata, ma con una scrollata di spalle lasciava aumentare la confusione mischiata alle proposte, i sorrisi, i “vieni qui, vieni con noi”.
Si ritrovò poco dopo piegata in avanti, con i pantaloni calati e la maglia tirata malamente su, che baciava una ragazza mentre dietro di sè sentiva il ragazzo che l'aveva presa in braccio spingere per entrare. Si chiese a malapena come potesse starci quella “cosa” dentro il suo corpo, rendendosi conto che non voleva neanche averla una risposta. Le sue labbra furono riprese, morse leggermente, e decise che era ok: andava bene così, poteva sopportare, sarebbe sopravvissuta, aveva subito di peggio, e anche se non vedeva l'ora che finisse continuava a fare quello che sapeva fare meglio, grazie anche all'alcol che attutiva il dolore continuo: allontanare il mondo da sè stessa, proteggere all'interno ciò che fuori veniva distrutto. Una Dorian Gray al contrario. E il suo corpo veniva usato, baciato, accarezzato, combattuto, mentre la sua saliva si mischiava a quella degli altri due e automaticamente faceva ciò che le veniva chiesto. Così, forse, sarebbe durato meno, almeno un po'.
Quando avvertì che si era fermato, che riprendeva fiato, decise che era il momento, e si allontanò, senza badare le lamentele, entrando in casa, dove si teneva la festa e dove tutti erano ubriachi. E mai stanchi, e non capiva da dove arrivasse loro tutta quella energia. Poi lo vide, il suo piccolo angelo, il suo migliore amico. Lui non l'avrebbe tradita, non l'avrebbe lasciata, non le avrebbe fatto nulla, e anche sapendo cosa aveva appena fatto, le avrebbe sorriso.
Così lo baciò. Tra alcol, umori altrui, lacrime assaggiate, e altro alcol, lui rispose al bacio. In fondo, si amavano.
In fondo, insieme, sembrava che le cose facessero meno schifo.
Ma i demoni non urlavano meno, nelle sue orecchie. Erano sempre lì, sempre pronti a ricordarle cosa non andava, cosa aveva perso, cosa amava e non c'era. In quei momenti, lei distanziava l'universo da sè, distanziava chiunque e qualunque cosa. Una lotta vera si fa senza spettatori, e la sua era così intima e personale che anche un solo rumore estraneo l'avrebbe fatta sentire spiata.

  
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