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Autore: Chiara Marinucci    12/07/2013    0 recensioni
Raquel, Jane, Cassie, Luvian, quattro angeli custodi inviati sulla terra per proteggere determinati esseri umani ritenuti fondamentali dal Fato. Ma se accadesse loro qualcosa che il destino non è stato in grado di prevedere? Se ognuna di queste quattro donne incontrasse un uomo in grado di sconvolgere il procedere della loro esistenza? Scoprite con me i misteri del mondo della prima di questi angeli: Raquel, (angelo Raguel) soprannominata "Il cavaliere del vento".
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

 

« Corri se non vuoi morire. »
All'assassino bastò sentire quelle semplici parole per spalancare gli occhi, voltarsi nel vicolo buio e scappare.
Raquel sospirò, erano tutti così stupidi, eppure da questo, che se ne intendeva del mestiere, si era aspettata una reazione più interessante.
Prese a rimirarsi le unghie laccate di nero, le belle mani bianche che parevano non conoscere il peccato risplendevano alla luce chiara della luna piena.
« Tre, due, uno...sto arrivando. » Con un salto incredibilmente alto la ragazza salì sul tetto di uno dei condomini popolari vicino a cui si trovava e cominciò a correre ad una velocità spaventosa. Annusando l'aria cambiò improvvisamente direzione, saltò sul tetto successivo.
L'assassino era terrorizzato, fuggiva senza curarsi di lasciare notevoli tracce che la avrebbero condotta da lui solo più facilmente. Tutti i tetti che Raquel stava superando in corsa erano identici l'uno all'altro, in quei quartieri dove le case erano costruite allo stesso modo chiunque si sarebbe potuto smarrire “Ma non io” Un sorriso crudele le nacque sul bel viso. Quell'incarico per lei era stata solamente un'ulteriore seccatura, l'uomo che stava inseguendo era solo un semplice assassino che voleva uccidere il suo protetto, ma con lei non aveva nessuna possibilità di scamparla.
Da parecchio scarseggiavano incarichi veramente interessanti, gli assassini su commissione, gli autodidatti, e i terroristi di talento scarseggiavano, diverstirsi in quegli ultimi tempi per quelli come lei era diventato più complicato.
Dare il tempo di fuggire alle sue prede le era sempre piaciuto, inseguirle sapendo che sarebbero morte di lì a poco la faceva divertire.
Ma ormai tutte reagivano allo stesso modo, nessuna si degnava minimamente di provare anche solo ad affrontarla e cominciava a diventare noioso.
La giovane improvvisamente si fermò.
Non sentiva più l'odore dell'assassino provenire dalla strada, era molto più vicino. Camminando con calma si affacciò dal bordo di uno dei tetti, nel vicolo stretto e buio vi era solo una prostituta mezza svestita che parlava con un uomo, ma non era il tizio che lei stava inseguendo.
Si guardò intorno, impossibile che fosse riuscito a salire così velocemente su uno degli altri tetti che erano lì intorno: le scale di emergenza erano arrugginite e traballanti, sarebbe stata in grado di sentirne il rumore a distanza se qualcuno vi fosse salito sopra.
Piuttosto imbrobabile che fosse stato in grado di entrare nei condomini, era di fretta, il tempo di fare le cose con calma per non farsi sentire dagli inquilini non lo aveva, le finestre erano tutte chiuse, nessuna era stata rotta e nessuna era aperta.
Dove poteva essersi andato a nascondere?
Un sibilo le giunse alle orecchie, si volto di scatto: l'assassino le stava davanti, a gambe divaricate tenendo saldamente in mano una pistola.
Una gran bella pistola anche, forse troppo piccola per le sue grosse mani.
Fino a quel momento non aveva notato che in realtà non doveva essere molto più grande di lei, una decina d'anni forse. Era vestito in modo da non farsi notare, pantaloni neri e maglietta nera, ma nonostante quello era davvero troppo alto per passare inosservato.
A quanto pareva lo aveva sottovalutato.
« Tu, lurida puttana, credevi davvero di spaventarmi?! » L'uomo cominciò a ridere sguaiatamente come in preda ad un attacco di nervi: si, si era decisamente spaventato.
« No non volevo farti paura, volevo ucciderti. »
« Stai scherzando? Una ragazzina come te dovrebbe uccidere un assassino come me? » La sua risata aumentò di volume e Raquel potè sentire i passi affrettati della prostituta e del suo cliente che si allontanavano in tutta fretta; si voltò a guardarli, tenevano gli occhi puntati sulla scena che stava avvenendo sul tetto mentre correvano via, a quanto pareva non sembrava rassicurante nemmeno in un posto del genere vedere un uomo puntare una pistola contro una giovane.
« L'unica cosa che sapete fare voi uomini è sottovalutare le donne, un classico »
« Hai la lingua lunga piccola, dopo che ti avrò uccisa te la strapperò insieme ai tuoi bei capelli »
Raquel sospirò spostandosi una ciocca dei lunghi capelli dietro alle spalle, anche quella era una frase che sentiva spesso, quell'uomo non era il primo e non sarebbe stato nemmeno l'ultimo ad interessarsi alla sua stranissima chioma.
« Pensi davvero di potermi uccidere? Provaci, sottospecie di umano »
Lo sparo riecheggiò come una bomba nel silenzio della notte.
Raquel venne colpita direttamente al centro del petto, il sangue zampillò fuori copiosamente sporcandole il costoso maglioncino azzurro scollato e l'ultima cosa che vide prima di cadere dal tetto fu un ghigno soddisfatto aprirsi sul volto dell'assassino.

Quando l'uomo vide la ragazzina precipitare sorrise e tirò un sospiro di sollievo, si era spaventato davvero quando l'aveva vista comparire all'improvviso, ma in fondo si era solo comportato da stupido, che cosa mai poteva fargli una con un viso da angioletto del genere?
Non aveva mai visto dei capelli così strani però; era un vero peccato che si fossero macchiati di sangue.
L'Assassino diede le spalle al punto in cui prima vi era la ragazza, riprese la borsa piena di armi che aveva lasciato cadere per impugnare la pistola a due mani e si incamminò farfugliando per tornarsene al suo incarico.
Gli avevano chiesto di uccidere un avvocato, un lavoretto da nulla.
Un carcerato era riuscito a contattarlo dalla prigione, promettendogli una riguardevole somma di denaro in cambio dell'omicidio dell'uomo che lo aveva spedito al fresco.
Commissioni del genere erano una cosa all'ordine del giorno per lui, ma era abituato a non trovare mai nessuno che lo contrastasse, di certo non gli era mai accaduto che una giovane si mettesse tra lui e la sua preda.
« Che razza di cose devo fare, solo per uccidere un diamine di avvocato mi trovo questa gente in mezzo ai... »
Una risata cristallina lo interruppe.
L'uomo spalancò gli occhi, sudore freddo prese a colargli sulla fronte.
"Questo non è possibile, no”
Lentamente, impugnando saldamente la pistola, si voltò nella direzione da cui proveniva la risata; le sue gambe sembrarono non poterlo più sorreggere e cadde seduto a terra, tremante come una foglia.
Quello che stava vedendo non era umano.
La ragazza a cui aveva sparato fluttuava a mezz'aria davanti a lui, proprio dove era caduta.
L'assassino chiuse forte gli occhi ma quando li riaprì lei era ancora lì.
Il maglioncino azzurro era macchiato di sangue, come il collo e il viso; aveva le braccia incrociate sul petto, i meravigliosi capelli le fluttuavano aperti come un' onda intorno al volto, gli occhi neri come la pece lo guardavano annoiati e le labbra rosee erano aperte in un ghigno malefico.
Ma la cosa che più terrorizzò l'uomo fu un'altra: la vista delle enormi ali nere aperte dietro alla schiena della giovane.
L'assassino ritrovando improvvisamente la voce urlò con tutto il fiato che aveva nei polmoni, riuscendo ad alzarsi si girò per fuggire ma ricadde subito seduto quando si ritrovò davanti la ragazza.
« Come è possibile?! E-Eri là un secondo fa! » Urlò terrorizzato.
Raquel rise con la stessa risata cristallina che aveva usato poco prima
« Non sono umana, avrai capito che posso fare tante cose che a te non sono concesse »
Le enormi ali nere sbattevano ogni due secondi per tenerla in aria, erano grandi oltre tre metri ciascuna, avrebbero potuto scaraventare via qualsiasi cosa.
« C-Che cosa vuoi farmi demone?! » Più passavano i minuti più l'uomo era terrorizzato, ormai delirava, non riusciva a capacitarsi del mostro che aveva davanti.
Raquel rise scuotendo la testa.
« Per l'amor di Dio! Demone?! Io sono tutto il contrario caro il mio sciocco »
L'umano sembrò non capire così sbuffando Raquel gli spiegò.
« Io sono un angelo stupido. Il mio compito è di proteggere determinati umani da esseri come te, e si dà il caso che tu sia capitato a minacciare
proprio il mio protetto. »
« L'avvocato! »
« Accidenti non manchi di perspicacia! Si indovinato, e per questo tuo affronto ora devi morire. »
L'assassino urlò quando Raquel cominciò ad avvicinarsi, si ricordò improvvisamente di impugnare una pistola la puntò contro l'angelo e cominciò a sparare all'impazzata.
« Allora non capisci! »
La ragazza schivò con una velocità soprannaturale tutti i proiettili e in un battito di ciglia si trovò a cinque centimetri dal viso dell'umano.
Lui spalancò gli occhi sussurrando « Ti prego, non uccidermi. »
Nella mano di Raquel apparve all'improvviso una fiamma rossastra che brillò nell'oscurità e lei sorrise leggermente « Il fato ti vuole morto Jack »
Prima che lui potesse reagire appoggiò la mano di fuoco sul suo petto e chiuse gli occhi sibilando un ordine.
« Brucia. »
Il corpo dell'assassino prese fuoco e urla strazianti riempirono la notte.
Raquel si alzò guardando le ceneri di quello che era stato il suo avversario: aveva davvero un lavoro ingrato.
Si deterse il sudore freddo dalla fronte, si legò i capelli in una coda e indossò il cappellino da baseball con cui era solita andare in giro di notte.
La sua chioma bianco perla era troppo evidente sotto il bagliore della luna.

Raquel entrò in casa e chiuse la porta.
Sospirando vi si appoggiò contro; era davvero stanca.
Per colpa di quell'incarico erano parecchi giorni che non chiudeva occhio, nonostante non fosse stato un compito di notevole difficoltà era stata costretta a tenere d'occhio il suo protetto in qualsiasi momento, per evitare ogni genere di pericolo per lui.
Poggiò le chiavi sulla credenza e guardò lo stanzone; viveva in un bilocale che necessitava assolutamente di una ristrutturazione, era piuttosto piccolo e non si trovava in una zona particolarmente “sicura” della città ma non si lamentava, a lei andava benissimo così.
L'arredamente era piuttosto spartano, un divanetto di pelle nera, una televisione al plasma, una libreria colma di libri, una lampada e un paio di credenze. Nell'angolo c'era una cucinetta comoda e nell'altra stanza la camera da letto e il bagno. Non si era preoccupata di personalizzare il suo piccolo appartamento perchè spesso dopo aver concluso ogni incarico lei e le sue sorelle dovevano spostarsi o trasferirsi.

"Le mie sorelle...pensandoci dovrebbero chiamarmi da un momento all'altro.”
Come se le avesse letto nel pensiero in quell'istante il telefono squillò.
Raquel sorrise, si tolse velocemente le scarpe e corse a rispondere.
« Pronto? »
« Ehi Raq! »
La dolce voce di Jane le rispose dall'altro lato.
« Ciao Jane, hai novità da darmi? »
« Ma certo che ne ho! Il tuo attestato di dovuta protezione verso l'avvocato Spears si è cancellato, quindi immagino che tu abbia portato a termine il tuo compito »
« Si, l'uomo che voleva ucciderlo non è più un problema. »
Un lungo silenzio dall'altra parte della cornetta accolse le parole di Raquel.
« Raq è morto? » La voce di sua sorella aveva perso la spensieratezza di poco prima.
« Si Jane, ho dovuto farlo. Mi ha sparato, non sono stata in grado di dargli solo una morte spirituale »
Quando ricevevano l'incarico di liberare il proprio protetto da eventuali pericoli Raquel e le sue sorelle non erano solite uccidere i loro avversari, ma usavano una particolare tecnica che ne distruggeva l'anima e la conduceva all'inferno, cercavano spesso di evitare di recare dolore fisico.
Solo che a Raquel capitava un po' più spesso di non riuscire a contenersi.
« Raquel è già la terza volta di fila che uccidi corporalmente il tuo nemico »
Jane richiamò improvvisamente la sua attenzione sulla conversazione.
« Si lo so, hai ragione la prossima volta starò più attenta »
« Sai che non ci sarà una prossima volta se non ci fai davvero attenzione Raq, ti puniranno se accadrà di nuovo. »
« Non sono una bambina, so rendermi conto delle conseguenze Jane. »
Si sentì un sospiro rassegnato dall'altra parte.
« E va bene, domani mattina dobbiamo vederci per parlare del tuo nuovo incarico e di quello di Cassie »
A quanto pareva anche sua sorella Cassie aveva appena portato a termine il suo compito.
« Bene, allora a domani Jane. »
« A domani, buonanotte Raq »
« Buonanotte. »
La conversazione si chiuse pacificamente, le telefonate con Jane erano molto diverse da quelle con Luvian con cui finiva sempre per litigare.
Raquel sospirò e si diresse verso il suo piccolo bagnetto.
Si fece una veloce doccia per togliersi di dosso il suo stesso sangue e buttò nell'immondizia il maglioncino che sarebbe stato inutilizzabile.
Mentre si asciugava i lunghi capelli si guardò allo specchio.
I capelli bianchi le sfioravano la schiena ancora gocciolanti e i grandi occhi neri risaltavano enormemente sul suo viso stanco.
Anche quella volta il suo avversario aveva osato chiamarla ragazzina, incredibile, aveva vent'anni ormai e le persone che la incontravano osavano ancora chiamarla in quel modo.
Scuotendo la testa buttò via l'asciugamano e andò a sdraiarsi sul letto a due piazze, l'oggetto di mobilio che più preferiva in tutta la casa e con cui non veniva a contatto da troppo tempo.
Si mise con il petto schiacciato contro il materasso e liberò le grandi ali, un sospiro di sollievo le fuoriuscì dalle labbra.
Tenerle dentro era una vera tortura, liberarle era sempre meraviglioso.
Osservò le belle piume nere per qualche minuto.
« Vengo sempre scambiata per un demone a causa loro » sussurrò al buio improvvisamente.
Spesso si chiedeva perchè era nata così diversa dalle sue sorelle, risaltava molto per il suo aspetto e lei non voleva che questo accadesse.
La frustrava il fatto di differenziarsi così tanto dagli altri, attirava l'attenzione di personaggi sgraditi e non solo umani a causa della sua chioma e di quelle ali.
Con la mente che vagava per quei pensieri Raquel si addormentò accarezzando i morbidi simboli del suo dolore.

Salve a tutti! Spero che questo primo capitolo sia stato di vostro gradimento. Come vi sembra la nostra protagonista Raquel? Siete interessati a sapere che cosa le accadrà? Recensite e ditemi quello che pensate, mi farebbe davvero piacere.
C.

 

  
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