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Autore: PersephoneNebel_    13/07/2013    3 recensioni
Seconda parte della fafiction Carry me away from my pain, che mi vedo costretta a pubblicare con un altro account.
Nell'ultimo capitolo della precedente, Janika era stata picchiata dal suo ex ragazzo, ora si trova a a combattere contro il suo cuore e contro i suoi nervi; Infatti sia la sua vita sentimentale che quella materiale sono messi a dura prova dal destino.
Genere: Drammatico, Erotico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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children of bodom fanfiction4
Carry me away from my pain

Valta.

"Life is flesh on bone convulsing above the ground."
-the begotten


Janika si svegliò avvolta dalle coperte e appoggiata al petto di Janne. Si guardò intorno, era in camera sua, nulla sembrava cambiato più di tanto nelle ultime settimane. La libreria stracolma delle opere dei più famosi autori europei e sranieri troneggiava sempre di fianco alla scrivania di betulla su cui erano sparpagliati gli ultimi resoconti e i vari documenti; i quadri e le foto incorniciate di quando era adolescente stavano sempre appese alle pareti come per ricordarle che un tempo, forse troppo lontano, anche lei era stata felice. Eppure lei si sentiva cambiata. Sicuramente dal punto di vista fisico: il suo viso risultava più scarno ed emaciato, le labbra avevano un colore più spento e due perenni occhiaie le circondavano gli occhi opachi, inoltre era dimagrita visibilmente; ora le costole le si intravedevano sotto qualsiasi maglietta appena aderente e le clavicole sporgevano imperativamente dalla scollatura ma, nonostante tutto, continuava ad avere quel fascino da angelo indifeso che aveva stregato ben due ragazzi nel giro di poco tempo. Cercò di liberarsi dalla presa del tastierista e, non riuscendoci, dopo pochi tentativi si arrese. Restò qualche secondo a fissare il volto del ragazzo che dormiva beato, iniziò ad accarezzargli dolcemente i lunghi capelli e si mise a pensare. Dopotutto, cosa le rimaneva se non la consolazione nel rimpianto? Nel rimorso, probabilmente, e nell'odio cieco. Alexi l'aveva tradita, di questo ne era sicura. Certamente non si era portato a casa una ragazza per giocarci a poker, eppure si sentiva in colpa. Sapeva che alla fine tutto quanto era successo a causa sua. Ma ormai era tardi. Piangere sul latte versato non l'avrebbe sicuramente aiutata a risolvere la situazione. Per la prima volta dopo molto tempo aveva deciso di smetterla di autocommiserarsi e di iniziare a pensare che c'era un mondo al di fuori di lei e del suo ego. Si liberò dalla presa del tastierista senza provocare troppi danni al suo sonno e si alzò in piedi; era vestita, esattamente come il giorno prima quando era uscita dal processo, urtò con il piede la bottiglia di birra vuota sul pavimento e si chiese come, mezza ubriaca e con il ragazzo che amava, fosse riuscita a tenersi i vestiti addosso. Comunque non se ne preoccupò troppo pensando all'immagine di Janne che la appoggiava dolcemente fra le coperte e a lei che ci si avvinghiava immaginando di trovarsi in chissà quale luogo.
Scese in fretta le scale e si guardò intorno per qualche secondo. L'aveva fatto una volta, questa non sarebbe stata molto diversa. Ripensò alla piacevole sensazione provata in fondo allo stomaco, come se avesse vinto una gara o come quando, da bambina, riusciva a imporsi sugli altri coetanei. Potere. Ma non potere comune, quello che poteva avere il proprietario di un'azienda o la regina d'Inghilterra. Un potere più grande. Un potere che nessuno le aveva conferito, se l'era preso da sola. Con le sue mani. E con quelle stesse mani si era sentita Dio. Ma chi è Dio? Alla fine se l'Onnipotente non ha il Potere di fermare una ragazza con un coltello o un uomo violento, perché viene definito così? Janika sorrise pensando a quella strana figura: un vecchio con la barba bianca. Un vecchio che ha creato dei mostri sul quale ha perso il controllo. Quindi l'Uomo è riuscito a superare Dio. Perciò basta un oggetto per diventare come lui, per interrompere il suo progetto divino. E Janika faceva parte di quel club sempre più numeroso di persone speciali che avevano ottenuto la magnificenza. Il potere di Dio deriva dall'elevazione umana della sua figura, senza gli Uomini lui non ne avrebbe. Quello della giovane e di tutte le persone come lei, derivava da una presa di posizione. Una decisione, se questa fosse giusta o sbagliata a nessuno importava. Janika era il nuovo Dio.
Si diresse in cucina e aprì il cassetto della credenza; questa volta si sarebbe organizzata, non avrebbe lasciato nulla al caso. Dopotutto si sarebbe ritrovata in minoranza, due contro uno. Ma, conoscendo Alexi, la ragazza che si era portato a casa doveva essere una giovane spaurita e presa da chissà quale fondo di un'insignificante birreria. Forse lei non sarebbe stato un grande problema, ma lui sì. La prima volta aveva ucciso un uomo che odiava, perché l'aveva maltrattata moltissime volte, mentre ora si ritrovava a fronteggiare i suoi sentimenti. Ma quelli non le importavano. In realtà quello che temeva, e che sapeva si sarebbe verficato, era la fine dei Children of Bodom. Alexi Laiho non era solo un uomo. Lui era un icona, un simbolo, qualcuno che non poteva semplicemente morire. Eppure lei aveva questo potere, lei poteva decretare la fine di un idolo a cui si erano ispirati un sacco di adolescenti. Era lì, stringeva un coltello da macellaio nella mano destra e si sentiva potente. Provava di nuovo quella sensazione e assaporava  il gusto della morte.
Ma c'era qualcuno fra lei e tutto il suo potere. Janne. Stava in piedi sull'ingresso della stanza e fissava impaurito la giovane. Non sapeva esattamente se le sue paure fossero reali ma, ne era certo, stava per uccidere ancora. Ma chi? Lui? No. molto più probabilmente Alexi e la ragazza con cui l'aveva tradita. Perchè? L'omicidio non era sicuramente l'unica soluzione a questo tipo di problemi. Uccidere Trgve era stato davvero un gesto di difesa, un modo per evitare una nuova persecuzione, ma pur sempre un gesto estremo.
Il tastierista si avvicinò lentamente a lei e sussurò piano:
- Ja..Janika, cosa stai facendo..?-
La giovane sussultò e il suo cuore iniziò a battere all'impazzata. Non ci aveva pensato. Lui l'avebbe fermata, se non fisicamente almeno psicologicamente, perché Alexi era il suo migliore amico e, pur avendo il potere di farlo, non avrebbe mai separato Janne e l'unica persona a cui teneva davvero.
Cercò di sorridere piano riponendo il coltello dove l'aveva trovato. Sentiva le lacrime rigarle il viso, si voltò verso il ragazzo e lo fissò negli occhi, scrutandogli l'anima. Scosse la testa come per scacciare tutti i suoi pensieri e rispose:
- Nulla. Ero solo qui ... tu dormivi e non volevo svegliarti-
Janne ebbe l'impulso di abbracciarla e non riuscì a trattenersi, la strinse con tutta la forza che aveva accarezzandole la schiena, cercando di calmare i singhiozzi che diventavano sempre più forti. In realtà nessuno dei  due capiva davvero cosa stesse succedendo, semplicemente come moltissime altre volte erano abbracciati. Janika sentiva il cuore batterle forte e delle tremende fitte al petto e quell'orribile sensazione allo stomaco, si sentiva tradita e insultata; ma sopratutto sapeva che non avrebbe potuto fare nulla per porre rimedio alla situazione. Per Alexi quella ragazza non doveva significare nulla ma, dopotutto, la facilità con cui l'aveva tradita era la dimostrazione che nemmeno Janika significava molto.
Janne dopo averla calmata le sussurrò piano all'orecchio:
- Tranquilla ... Alexi è fatto così, agisce prima di pensare. E non pensava che ti avrebbe ferita. Lo sai, vedrai che si sistemerà tutto. Si sentirà in colpa, telefonerà e ti chiederà scusa. -
La voce calda e rassicurante del ragazzo riuscì a convincere Janika che si strinse più saldamente a lui ringraziandolo piano:
- Kiitos, Janne-
L'altro sorrise piano e rispose a bassa voce:
- Ole hyvä ...Sai che sono qui per te, non ho intenzione di abbandonarti. Io ... io non posso farlo. Lo so che sembra stupido, noi in realtà ci conosciamo davvero da poco ma, sei tutto. Non potrei lasciarti sola, mai. E' strano, ma sento il bisogno di proteggerti. -
Janika pensò che dopotutto non aveva tutti i torti, non era riuscito ad allontanarsi da lei nemmeno quando avrebbe dovuto. E ora erano lì. Abbracciati. Come eternamente uniti in quella stretta.
Il campanello trillò distoglendoli dai loro pensieri, i due si guardarono scambiandosi un'occhiata complice. Janne aveva ragione. Si diressero insieme verso la porta e il giovane la aprì. Esattamente come si aspettavano, Alexi era in piedi davanti a loro. Gli occhi arrossati e il viso stanco, sembrava stremato, come se fosse appena tornato da una gita di un mese nel deserto. L'amico gli sorrise e gli fece cenno di entrare. Lo sguardo di Alexi si illuminò quando vide la giovane seduta sul divano qualche metro più in là, guardando verso di lui a braccia conserte. Si sedette sulla poltrona lì di fianco e cercò invano di sostenere il suo sguardo. Era arrabbiato, si era ritrovato fuori dall'ospedale da solo. Ma poco dopo, una volta tornato a casa, si era ricordato del processo e del fatto che Janika doveva aver avuto qualche impegno irrevocabile. Si sentiva un verme. Aveva tradito la ragazza che amava e sbattuto fuori casa una che nemmeno conosceva dopo essersela portata a letto. Era imperdonabile. Eppure ora era lì, a testa bassa. Per la prima volta dopo tantissimo tempo era di nuovo a testa bassa. Aveva pensato che il successo e l'essere diventato Wildchild non l'avrebbero mai più ridotto così. Eppure lei aveva questo potere. Lei poteva farlo tornare bambino e fargli implorare pietà. Alexi aveva inesorabilmente bisogno di Janika.
Stava cercando le parole, ma l'altra lo precedette:
- Apprezzo il solo fatto che tu sia qui. Una telefonata mi avrebbe fatta decisamente incazzare. -
Il vocalist alzò lo sguardo e incontrò di nuovo i suoi occhi di ghiaccio. Sapeva esattamente cosa avrebbe dovuto dire eppure quella parola era bloccata nell'esofago e sembrava non voler uscire, come se quella parola avesse potuto uccidere la sua virilità. Ma trovò il coraggio di sputarla fuori:
- Anteeksi Janika. Io.. non so cosa mi fosse preso. Probabilmente mi vorrai lasciare e posso capirlo. Ma, ti prego, permettimi di poterti restare vicino. Almeno come amico, ma ti prego ... Ti sto chiedendo scusa, ti prego, perdonami. -
La ragazza si alzò e si sedette di fianco a lui, sul bracciolo della poltrona e gli accarezzò i capelli:
- Penso che dovremmo parlarne. Non voglio allontanarmi da te del tutto, penso solo che avremmo bisogno di un momento di pausa. -
Alexi annuì. E tornò a fissarla, stavolta riuscì a guardarla negli occhi e le sorrise piano. Non era una totale vittoria, avrebbe voluto essere perdonato del tutto, ma capiva che quella ragazza, la Sua ragazza, aveva bisogno di tutto meno che di un'altra ferita al cuore. La amava, in realtà l'aveva sempre fatto, ma in un modo quasi perverso e malato. Era un amore possessivo, qualcosa che cresceva da dentro e che portava a vadere Janika solo al suo fianco. Ma, dopotutto, era sempre stato l'unico modello di amore conosceva. Tutte le ragazze che si era portato a letto, persino Kimberly, erano state semplicemente un'avventura e nulla di più. Con Janika era diverso. Ogni secondo passato con lei lo rendeva felice e non gli importava di sembrare uno stupido adolescente quando la prendeva in braccio in mezzo alla folla e le baciava le morbide labbra rosee, era semplicemente tutto quello che un ragazzo potesse desiderare. Ma, in  realtà, nel profondo del suo cuore sapeva. Sapeva esattamente perché bramava in modo così ossessivo Janika: non era poi così difficile capirlo. Janika non era sua. Non gli era mai davvero appartenuta, il cuore della giovane era sempre stato nelle mani di Janne e non nelle sue. Quindi ora si ritrovava innamorata di una ragazza che amava il suo migliore amico e, quasi sicuramente, il suo migliore amico ricambiava.
"Bella merda" si limitò a pensare Alexi prima di alzarsi e andare in cucina a prendere una Heineken in frigorifero.

****
Ommioddio. Questo capitolo è davvero finito? O_O più che non trovare ispirazione per scrivere il problema è che ci ho messo un mese a scriverlo. xD E' già Luglio e io contavo di scrivere molto di più.

Anyway, questo è quanto :) Grazie di nuovo a tutti per la vostra paz... attenzione nel seguire il mio delirio programmato.
Al prossimo capitolo
PersephoneNebel_
  
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